Ovunque mi giro c'è gente che si chiede: che fare?
Ora che siamo prossimi alla guerra in Siria, basata su prove labili quanto quelle che Colin Powell addusse per dichiarare guerra all'Iraq, e poi dimostratesi inventate, che possiamo fare?
Ora che il governo dell'inciucio guidato da Letta ha tolto l'Imu ed ha messo una nuova supertassa, la Service Tax, che dobbiamo fare?
Ora che i primi timidi accenni di ripresa economica non hanno generato una timida ripresa di occupazione, ma tutt'altro, che cosa dobbiamo fare?
Ora che i lavoratori tornano dalle ferie agostane e trovano le aziende chiuse coi catenacci e trasferite altrove senza preavviso, cosa possiamo fare?
Ora che la classe politica - che è stata votata, Porcellum o meno - sta discutendo sulla condanna di Berlusconi e non sulle cose che davvero interessano ai cittadini e ai lavoratori, cosa si deve fare?
Potrei continuare, ma mi fermo.
Tanto la risposta alla domanda è sempre la stessa: non ve lo dico cosa bisogna fare. Non per cattiveria, o per "cazzimma" (per dirla alla napoletana), ma semplicemente perchè non sono nessuno per imporre o semplicemente indicare una via.
Tocca ad ognuno e a tutti cercare la risposta alla domanda: che fare?
Tocca ad ognuno e a tutti cominciare finalmente a lottare, scendere in strada, organizzare forme di lotta e di resistenza. Creare momenti di condivisione e di rivendicazione sociale, culturale, esistenziale.
Invece di aspettare che qualcuno vi dica cosa fare, cominciate a fare: volantinaggi, attacchinaggi, assemblee, riunioni, iniziative, cortei, scioperi, presidi, blocchi, occupazioni, raccolte firme.
E diffidate da chi vi dice cosa fare. Non esistono soluzioni certe e universali.