sabato 30 luglio 2011

IL GRIDO TV - Terra Nostra



Il nuovo video de IL GRIDO TV.
Un omaggio al Sud, la nostra terra, la nostra patria.

Il canale youtube de IL GRIDO TV è:
http://www.youtube.com/user/AntonioLucignano80?feature=mhee
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Fallica (FdS): "Come far crescere il SUD"




Dalle prime anticipazioni del rapporto Svimez emergono dati allarmanti per il Sud: due giovani su tre sono senza un’occupazione, ed oltre il 30% dei laureati under 34 non lavora e non studia. Per il parlamentare nazionale di Forza del Sud, Pippo Fallica, però: “bisogna distinguere tra emergenza occupazionale ed esigenza di formare i giovani che si affacciano al mondo del lavoro. Per quanto concerne la formazione, il dato che emerge dal rapporto assume contorni preoccupanti. Se i nostri giovani non studiano, vuol dire che il sistema è carente. A tal proposito, auspico un intervento urgente del ministro dell’Istruzione per capire le ragioni di questa ‘disaffezione’. E poi, vorrei fare un’osservazione, al netto di accuse o polemiche sterili. Ad oggi, ancora non ho ben capito a cosa serva il Ministero della Gioventù: di certo, non ha mai dato la minima risposta ad alcuna tra le innumerevoli problematiche che riguardano i giovani”.

Mentre sul dato occupazionale?

“Il rapporto, purtroppo, conferma tutta la gravità di una crisi occupazionale che attanaglia il Sud e ripropone, come prioritaria, l’esigenza di un intervento da parte del Governo. Occorre un impegno urgente e costante, un confronto a tutti i livelli tra i ministeri del Lavoro e dello Sviluppo Economico affinché si mettano in campo tutte le misure necessarie per creare nuova occupazione. Data la saturazione dei posti di lavoro negli enti pubblici, è evidente che non può esserci crescita, sviluppo e, dunque, occupazione, senza un sostegno concreto alle imprese che operano al Sud”.

Cosa intende per sostegno alle imprese?

“Mi riferisco all’esigenza di sburocratizzare, ovvero snellire le procedure di concessione, le pratiche della sovrintendenza o dei vari Enti locali. In altri termini, mi riferisco alla necessità di sostenere ed agevolare l’insediamento sul territorio di nuove attività produttive. Purtroppo, registriamo moltissimi casi di imprenditori giunti al Sud grazie all’agevolazione degli sgravi fiscali che per colpa delle lungaggini burocratiche se ne sono tornati da dove erano venuti. Bisogna intervenire affinché ciò non accada”.

Il rapporto “disegna” un’Italia a due velocità anche per quanto concerne la crescita dei consumi nelle famiglie. Dal 2000 al 2010 la spesa famigliare al Nord è cresciuta dello 0,5%, nel Meridione è scesa dello 0,1%. Come si può invertire questa tendenza?

“Solo attraverso la creazione di nuovi posti di lavoro. Se in una famiglia ‘monoreddito’ è costretta a pagare il mutuo, le utenze di casa, le tasse universitarie e tutto ciò che attiene all’ordinaria amministrazione, è chiaro che i consumi che vengono tagliati non possono che essere quelli relativi ai beni voluttuari. Uno stato di cose che si acuisce con l’insicurezza del precariato. Come esponente di Forza del Sud, ritengo fondamentale ribadire la nostra contrarietà ad una forma di occupazione che non dia un minimo di certezza per il futuro. Se continuiamo a ragionare con i ‘Co.Co.Co’ o con i contratti a progetto, il reale rilancio occupazionale resterà un miraggio”.
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Anticipazioni Rapporto Svimez 2011

Stiamo sempre più inguaiati, e il divario col Nord cresce sempre di più.
Perchè siamo meno bravi e più sfaticati? NO! Il Rapporto Svimez, che a breve verrà pubblicato nella sua interezza, dimostra come questo governo, Pdl + LEGA NORD (!!!), non ha fatto assolutamente nulla per migliorare la questione meridionale, riuscendo viceversa ad aggravarla.
Le politiche filonordiste, che storicamente sono sempre state realizzate, negli ultimi anni (con l'ascesa della Lega) hanno visto aumentare la loro efficacia, costringendo il SUD ad arrancare.

Proprio per questo è necessario che nasca una "partito meridionale" (Fds+ Io Sud + Noi Sud) che quantomeno provi a fermare questa spirale di impoverimento totale, accelerata negli ultimi anni dallo strapotere della Lega.
Una battaglia di resistenza, oggi.
Una battaglia di (re)conquista, domani.




Il quadro, emerso dal paper “Nord e Sud: insieme nella crisi, divergenti nella ripresa” che anticipa il prossimo rapporto Svimez 2011, parla chiaro: il Sud arranca, pur lasciandosi alle spalle la recessione più grave dal dopoguerra, con alla testa Abruzzo, Sardegna e Calabria che guidano la ripresa, ma con un tasso di disoccupazione ancora troppo alto.

“In base alle valutazioni di preconsuntivo, nel 2010 il Mezzogiorno ha segnato rispetto all’anno precedente un modesto +0,2%, ben lontano dal +1,7% del Centro-Nord. Dal 2001 al 2010 il Mezzogiorno ha segnato una media annua negativa, -0,3%, decisamente distante dal + 3,5% del Centro-Nord. In termini di Pil pro capite, il Mezzogiorno e’ passato dal 58,8% del valore del Centro Nord nel 2009 al 58,5% del 2010. L’area che nel 2010 ha trainato il Paese è stata il Nord-Est (+2,1%), seguita da Centro (+1,5%) e Nord-Ovest (+1,4%).

A livello regionale, la forbice oscilla tra il boom del Veneto (+2,8%) e la flessione della Basilicata (-1,3%). All’interno del Mezzogiorno, la crescita più alta spetta all’Abruzzo (+2,3%), che recupera in parte il calo del 2009 (-5,8%) grazie alla ripresa dell’industria e alla buona performance dei servizi. Grazie alla crescita del terziario registrano segni positivi anche la Sardegna (+1,3%) e la Calabria (+1%). Se la Sicilia è praticamente stazionaria (+0,1%), regi-strano segni negativi Puglia (-0,2%), Molise e Campania (-0,6%).

Nel Mezzogiorno la regione con il Pil pro capite più elevato è stata l’Abruzzo (21.574 euro), che comunque registra un valore di circa 2.200 euro al di sotto dell’Umbria, la regione più debole del Centro-Nord. Seguono il Molise (19.804), la Sardegna (19.552), la Basilicata (18.021 euro), la Sicilia (17.488), la Calabria (16.657) e la Puglia (16.932). La regione più povera è la Campania, con 16.372 euro. A livello settoriale il Sud registra nel 2010 una crescita del valore aggiunto doppia rispetto al Centro-Nord (+1,4% rispetto al +0,7%) nell’agricoltura, che spezza il ciclo negativo iniziato nel 2005.

Riguardo all’industria in senso stretto, la crescita al Sud è del +2,3%, meno sostenuta che al Centro-Nord (+5,3%). Negli ultimi due anni il tasso di occupazione è sceso al Sud dal 46% del 2008 al 43,9% del 2010, al Centro-Nord dal 65,7% al 64%. Su 533mila posti di lavoro in meno in tutto il Paese dal 2008 al 2010, ben 281mila sono stati nel Mezzogiorno. Con meno del 30% degli occupati italiani, al Sud si concentra dunque il 60% della perdita di posti di lavoro. Valori drammaticamente bassi e in ulteriore riduzione si registrano in Campania, dove lavora meno del 40% della popolazione in età da lavoro, in Calabria (42,2%) e Sicilia (42,6%).

Nel Mezzogiorno il tasso di occupazione giovanile (15-34 anni) è giunto nel 2010 ad appena il 31,7% (il dato medio del 2009 era del 33,3%; per le donne nel 2010 non raggiunge che il 23,3%), segnando un divario di 25 punti con il Nord del Paese (56,5%).” (fonte ItalPress)
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Firmato l'accordo per i rifiuti di Napoli



di CRISTINA ZAGARIA, La Repubblica

"Assicureremo i fondi per arrivare al 66 per cento di differenziata entro fine anno", promette il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, che a Napoli firma un protocollo di intesa con Comune, Provincia e Regione. Il protocollo prevede anche discariche in cave abbandonate e trasferimento dei rifiuti fuori regione e oltre i confini nazionali. Nessuna intesa invece sul termovalorizzatore. "L'urgenza ora è fare altro", spiega la Prestigiacomo.

"La gente del Sud sa fare (e vuole fare) la raccolta differenziata, che non è mai decollata perché si sono spesi troppi soldi in campagne informative, mentre sono mancati i mezzi. Assicureremo i fondi per arrivare al 66 per cento di differenziata entro fine anno". Il ministro all'Ambiente, Stefania Prestigiacomo arriva a Napoli e tra una passeggiata, una sfogliatella e un caffè al Gambrinus firma un protocollo di intesa con Comune, Provincia e Regione. Il ministro parla apertamente di "ecomafia" e "di fondi investiti male", ma anche di "un approccio nuovo".

PAUSA DA GAMBRINUS PER SFOGLIATELLA E CAFFE'
I buoni propositi ci sono, anche perché il Comune, in accordo con il Conai, ha presentato un programma dettagliatissimo (curato dal vice sindaco Tommaso Sodano) per la differenziata. Meno certi i fondi. Il ministro parla dello "sblocco imminente" (ma non ancora avvenuto) da parte della Regione degli 8 milioni e 250 mila disposti dal decreto dirigenziale del 5 maggio 2010 e di "buona parte dei 10 milioni di euro pianificati dal governo per il 2012, perché per quest'anno i fondi sono finiti". Tra gli obiettivi del protocollo c'è, infatti, il raggiungimento, entro il 2012, di 500 mila cittadini per la differenziata porta a porta. "Il programma del Comune di Napoli è ambizioso ma realizzabile e porterà anche introiti per 15 milioni l'anno per la città", commenta Roberto De Santis, presidente del Conai. Il protocollo prevede oltre l'incremento della differenziata, anche la realizzazione degli impianti connessi, discariche in cave abbandonate, e trasferimento dei rifiuti fuori regione e oltre i confini nazionali.

Ma quando si apre il capitolo "impianti" scatta il secondo impasse. "Il termovalorizzatore di Napoli Est è un impianto necessario, ma l'urgenza ora è fare altro - spiega la Prestigiacomo - nel protocollo non c'è perché abbiamo evidenziato solo ciò su cui siamo d'accordo. Sul termovalorizzatore è in corso la gara di appalto, sulla quale il Comune ha fatto ricorso. Gli impianti sono di competenza regionale ne parleremo al momento giusto, quando sapremo i risultati del ricorso".
"Questo è lo spirito giusto. Possiamo farcela" commenta, a margine della firma, il sindaco de Magistris che sottolinea "l'importanza della collaborazione con il governo". Caldoro commenta, invece, la sentenza del Tar del Lazio che ha accolto il ricorso della Provincia di Avellino: "Le ordinanze, strumento eccezionale e derogatorio, sono necessarie finché ci sarà la crisi". E il presidente della Provincia, Luigi Cesaro, annuncia la firma dell'accordo di programma con i 22 Comuni dell'area nolana. L'accordo prevede piani di potenziamento della raccolta differenziata e l'autosufficienza dei comuni firmatari tramite la realizzazione, tra gli altri, di impianti di compostaggio o di digestione anaerobica. Esclusa l'apertura di discariche per il "tal quale". Intanto in città scatta un campanello d'allarme. Da giovedì è bloccato lo stir di Giugliano. "È l'impianto con la maggiore capacità - afferma Raphael Rossi, presidente Asia - se non si sblocca, il rischio è che aumentino le giacenze".

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giovedì 28 luglio 2011

Miccichè contro le cialtronerie leghiste



La video-dichiarazione di Gianfranco Miccichè, fondatore e leader di Forza del Sud, è assolutamente condivisibile. La Lega Nord non può chiedere di ridurre gli incentivi del fotovoltaico alle regioni del Sud, cioè quelle regioni che per posizione geografica e condizioni climatiche sono le più soleggiate della penisola italica.
Solo un partito di cialtroni, abituati alle buffonate dell'ampolla e dei ministeri al Nord, può produrre proposte politiche di così basso livello.

mercoledì 27 luglio 2011

No alla discarica di Corcolle-San Vittorino




Ma guarda un pò!
La zona est di Roma, dove stanno nascendo quartieri e dove i cittadini stanno provando a realizzare il sogno di una casa e di una famiglia, è colma di disservizi: non vi sono trasporti pubblici decenti, le stazioni ferroviarie sono chiuse, c'è una presenza di rom altissima, gli asili nido hanno pochissimi posti, non vi sono uffici comunali, alcune chiese sono realizzate dentro strutture prefabbricate, il traffico è congestionato, non esistono strutture sanitarie di pronto soccorso, non esistono strutture sanitarie convenzionate capaci di gestire una utenza che, negli ultimi 10 anni (dall'ultimo censimento del 2001) ha visto questo territorio ospitare circa 40 mila persone in più.
E cosa fanno, la Giunta Polverini e la Giunta Alemanno? Aprono le stazioni ferroviarie? Aumentano le corse dei bus? Ampliano gli asili nido? Realizzano un pronto soccorso o un consultorio?
No, pensano bene di mettere in questo territorio dimenticato UNA DISCARICA!

La Regione Lazio sta valutando in quali siti aprire una discarica, visto che Malagrotta sarà chiusa. E cosa hanno messo al primo posto? Corcolle - San Vittorino, periferia orientale, proprio dove sono nati i quartieri di Ponte di Nona, Colle degli Abeti, Colle del Sole e dove si sono sviluppati quartieri più antichi come Prato Fiorito, Borghesiana, Lunghezza.
Cioè: consentono ai loro amici costruttori (i soliti palazzinari) di costruire interi quartieri su terreni che erano agricoli; una volta costruiti i palazzi e vendute le case, nessuno si impegna a realizzare anche i servizi principali in tempi celeri; infine, pensano bene di piazzarci una discarica da 160 ETTARI (!) in un territorio ove scorre l'Aniene, fiume già gravemente inquinato.
Inoltre, la periferia est di Roma ha ancora una buona economia agricola, prodotti tipici, e l'ulteriore inquinamento del territorio, causato certamente da una discarica in cui verrà messo di tutto, visto che la raccolta differenziata a Roma è sotto la media nazionale.
Chi ci garantisce che in discarica andranno solo i rifiuti che debbono andarci? Fossimo a Salerno, ove la differenziata è al 71%, si potrebbe capire... ma a Roma, in questa Roma dove l'AMA funziona ad intermittenza e la raccolta differenziata porta a porta NON ESISTE, è una follia!
Va anche smascherata un'altra menzogna: le discariche sono inevitabili. Falso. Facendo una raccolta differenziata porta a porta, mettendo su un ciclio virtuoso basato sul riciclo e sul rifiuto, si può pensare di mettere in discarica solo il 5% (avete letto bene, non è un errore di stampa) dei rifiuti prodotti! E non stiamo parlando di utopie: a Treviso, 60 comuni già realizzano ciò!

PRIMA I SERVIZI, POI I DISSERVIZI!
ROMA EST CONTRO LA DISCARICA

Rinnovabile, la Lega prova a fregare il SUD



La Lega Nord vuole che il governo adotti “al più presto una revisione delle modalità per la determinazione dell’incentivazione al fotovoltaico, che introduca un correttivo perequativo collegato ai gradi-giorno delle zone climatiche, uniformando il valore dell’incentivo su tutto il territorio nazional”. Illustrando la risoluzione del Carroccio relativa al fotovoltaico e alle energie rinnovabili, il capogruppo della Lega Nord in Commissione Attività produttive a Montecitorio Alberto Torazzi, ha sottolineato: “A parità di impianto, rispetto alla Lombardia, in Sicilia gli incentivi sono più alti di circa il 40% mentre in Puglia del 30%. Questa differenza è inaccettabile”.

Immediata la replica del sottosegretario alla presidenza del Consiglio e leader di Forza del Sud Gianfranco Miccichè: “L’idea della Lega Nord di introdurre per gli incentivi al fotovoltaico un correttivo perequativo collegato ai gradi-giorno delle zone climatiche, uniformando il valore dell’incentivo su tutto il territorio nazionale è da cialtroni. Hanno scovato qualcosa che avvantaggia il Sud e vogliono subito eliminarla. E’ ridicolo che rispetto a tutto quello che c’è da perequare nel nostro Paese, i leghisti puntino il dito sulle rinnovabili, ribadisco, il loro è un atteggiamento da cialtroni”.

Poi l’affondo: “Su questo aspetto – avverte Miccichè – il Sud non è disposto a cedere un millimetro. Se il governo intende dare retta alla Lega sarà rottura profonda e irrevesibile”.
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Napolitano preoccupato per la buffonata dei ministeri al nord







Il Capo dello Stato rompe il silenzio sul decentramento dei ministeri al Nord e affida ad una nota del Quirinale tutti i suoi dubbi. Nel comunicato inviato ieri alle redazioni si legge che “il Presidente della Repubblica ha oggi inviato al Presidente del Consiglio una lettera contenente rilievi e motivi di preoccupazione sul tema, oggetto di ampio dibattito, del decentramento delle sedi dei Ministeri sul territorio”.

Numerose e immediate le reazioni del mondo politico. Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno ha sottolineato che “Dopo molti segnali confusi era inevitabile che il presidente della Repubblica facesse sentire la sua voce a difesa delle prerogative costituzionali di Roma Capitale”. Duro anche il leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini, secondo il quale Napolitano con il suo richiamo “interpreta un’esigenza di serietà avvertita in tutta la nazione”. Nei giorni scorsi il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e leader di Forza del Sud Gianfranco Miccichè aveva bollato la scelta del decentramento dei ministeri come “clientelare, inutile per creare sviluppo nei territori”.

Da via Bellerio, invece, traspare una certa irritazione. La Padania questa mattina pubblica un fondo dal titolo eloquente: “E Napolitano comincia a preoccuparsi”, corredato da un manifesto sui ministeri su cui campeggia la frase “Quando un popolo come quello padano cammina, piega la storia”.

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martedì 26 luglio 2011

Borghezio, esemplare di razza padana






Arop' 'a difesa 'e Radic e d''o norvegese Breivik, n'ata presa 'e posizione clamorosa


Borghezio: "Dart Fener tèn raggione!"


"Idee condivisibili, l'invasione d''o pianeta va fermata"


'A società aperta e multirazziale può accirere. Avimma fermà chilli terroni d''e jedi d''o sud!

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Le Lega contro tutti. Quando tutti contro la Lega?



Fanno le buffonate a Monza, aprendo uffici distaccati dei ministeri. Atti talmente inutili che bisognerebbe sorridere, invece che incazzarsi. Purtroppo, però, siamo in piena crisi economica, sotto attacco della speculazione finanziaria... e i sedicenti padani non hanno di meglio da fare che occuparsi di aprire uffici ministeriali a Monza.
Tremonti e la Brambilla, due ministri non iscritti alla Lega Nord, hanno pensato bene di sostenere la buffonata in salsa verde: il primo era addirittura presente a Monza, dove è stato aperto un ufficio del suo ministero; la seconda ha comunicato che aprirà in Brianza un ufficio del ministero del turismo.
Come sanno tutte le persone di senno, la Brianza non è certo una meta turistica! Inoltre, la scusa dell'Expo non regge.

A chi fa notare che queste sono buffonate indecenti, come il sindaco di Roma Alemanno (si, lo stesso che insieme alla Polverini imboccava Bossi e gli accendeva il sigaro) che pare essere rinsavito, la teppaglia o pattuglia padana risponde piccata. E nessun membro di questo governo difende il Sindaco della Capitale italica nè i cittadini meridionali da offese come quelle di Calderoli: "Inutile spostare il ministero del Lavoro a Napoli, perchè non sanno di cosa si tratta". Tutti muti.

Infine, il sempre disprezzabile Borghezio ci fa sapere di condividere le idee del neonazista norvegese che ha causato la morte di circa 70 persone.

Quando reagiremo? Quanto vogliamo ancora subire che questi esemplari ci rappresentino o ci governino?
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"Serve un partito del SUD che abbia peso a Roma"



La presentazione del volume di Michele Cimino e Rosanna Restivo, La Sicilia prima di tutto, si è svolta ieri pomeriggio alle ore 18 in un’affollata sala del Mondadori Multicenter a Palermo.

Presenti in sala rappresentanti del mondo politico siciliano, giornalisti e semplici curiosi, attratti dalla lunga fila che preme per trovare uno spazio nella stanza.

Tra i relatori, il professor Antonio La Spina, il giornalista Fabio Tricoli, il professor Gioacchino Lavanco, l’on. Gianpiero D’Alia, e l’on. Gianfranco Miccichè.

A Stefania Blandeburgo, attrice e speaker Rai, il compito di intercalare al dibattito alcune letture tratte dal volume.

Gli interventi si sono susseguiti nell’arco di un paio d’ore; ognuno ha affrontato il tema della necessità del riscatto del Sud, più o meno concordando sulle premesse di partenza ma non sempre sulle conclusioni e sul da farsi; ognuno, giustamente, secondo anche la propria inclinazione personale e “professionale”. Chi da sociologo, chi da psicologo, chi da giornalista e chi, infine, da politico.

Riporteremo parte dell’intervento del leader di Forza del Sud, presente anche per sostenere le ragioni del movimento arancione, intravedendo nel volume di Cimino e Restivo, un ottimo spunto di manifesto politico di Forza del Sud.

E l’inizio del suo intervento parte proprio da una provocazione lanciata precedentemente da un relatore sulla scelta di lanciarsi in un progetto tanto ambizioso quanto coraggioso:

“Sia io che Cimino potevamo starcene comodi sulle nostre poltrone, bastava un cenno, e invece abbiamo voluto rischiare e credere in un progetto nuovo. Ogni garanzia che avevamo la cestinavamo e per coerenza abbiamo deciso di andare avanti. L’accordo con Lombardo fu fatto sulla base della spaccatura col Pdl, sperando che altrettanto avvenisse dall’altra parte, così da creare un Partito del Sud realmente autonomo. Alcuni del Pd s’erano detti disposti a farlo, ma poi non misero in pratica nulla.

Quando il Pd infine entrò nella coalizione, allora noi uscimmo”.

E rispondendo all’on. Gianpiero D’Alia, in merito alla necessità di un Partito del Sud:

“Perché un Partito del Sud? Dite che bisognerebbe tornare alla vecchia logica, seria, dei partiti del novecento; sì è vero, ma è pur vero che questi partiti non hanno mai fatto nulla per il Sud. Oggi non esistono più.

Con la nascita della Lega 20 anni fa, Bossi capisce prima di altri che le ideologie sono cadute col muro di Berlino e che ciò che resta sono gli interessi locali.

Il cardine della nuova politica è garantire interessi di categoria, di settore che, infine, sono interessi legati al territorio.

Se si deve investire una somma per un nuovo tratto ferroviario, si deve scegliere se fare il terzo asse di collegamento in Lombardia oppure il primo in Sicilia, e la Lega ha fatto esattamente questo, fregandoci per anni con la minaccia di far cadere il Governo”.

E a chi dalla platea chiede dei fondi Fas:

“Nel 2003 abbiamo inventato i Fas e col fine di evitare sprechi e incomplete, decidemmo di finanziare solo i completamenti delle opere.

La cosa funzionò. Ma poi con Padoa Schioppa si ruppe il meccanismo.

Smantellarono l’impianto e oggi i Fas sono sotto controllo del Ministero dello Sviluppo, il cofinanziamento spetta al Ministero dell’economia e il Cipe alla Presidenza consiglio. Quindi non c’è più un regia unica”.

C’è tempo anche per un breve excursus, un’analisi del progetto leghista e della sua attuale evoluzione:

“Oggi la Lega è finita, impazzita; un momento prima fa arrestare Papa, e poco dopo salva Tedesco al senato. La verità è che hanno fallito: con tutti i soldi portati su, hanno perso comunque tutti i comuni del Nord non prendendo un solo sindaco alla scorsa tornata amministrativa”.

E a chi dice che in Italia c’è una proliferazione di partiti:

“Ci sono troppi partiti? Io dico di no. Il Pdl rappresenta tutto il centrodestra. L’Udc insieme a Fini rappresenta il centro. Oggi le ideologie non ci sono più, la gente non distingue più destra e sinistra come categorie. E tra chi sceglie destra e sinistra, io ho deciso di scegliere Sud.

Il Sud deve ottenere potere a Roma attraverso gli strumenti usati dalla Lega per 20 anni.

Noi valiamo cento volte culturalmente rispetto a loro e siamo coraggiosi mille volte. Serve avere un deputato in più perchè si riesca a condizionare la maggioranza.

Già coi numeri di oggi abbiamo ottenuto una risoluzione per Lampedusa e per il fotovoltaico.

Serve fare rivoluzione vera, non solo educare educare una nuova classe dirigente, ma serve, in particolare qui, derattizzare una certa burocrazia disfattista e cancerogena.

Serve una rivoluzione con un partito forte a Roma. La nostra battaglia in corso è sull’eliminazione del sistema delle autorizzazioni. Deve vigere la responsabilità personale dell’applicazione di una legge. Lo Stato deve limitarsi a controllare che si faccia secondo legge e non autorizzare una cosa già permessa per legge.

Perché altrimenti, dal Sud, le imprese scappano per le lungaggini della nostra burocrazia parassitaria.

Al Sud serve un partito che abbia peso a Roma, che possa ricattare, che educhi la burocrazia e la classe politica in base al principio della meritocrazia.

E io sono qua per questo.”
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lunedì 25 luglio 2011

Rogo stazione Tiburtina: nessuno pensa ai pendolari




Il rogo di ieri notte presso la Stazione Tiburtina di Roma sta creando molti disagi ai pendolari.

Cosa ampiamente prevedibile... eppure non prevista! Nessuno ha pensato di organizzare treni speciali per condurre comunque i pendolari ai luoghi di lavoro, oppure realizzare un servizio navette che trasportasse su gomma i tantissimi lavoratori che ogni giorno si recano a Roma su rotaie.

Si tenga anche presente che stiamo in estate, e oltre ai soliti pendolari vi sono anche moltissimi turisti che stanno affollando Roma e intasando la sua rete dei trasporti pubblici, già notoriamente deficitaria.

Chiediamo alle istituzioni, e al Comune in primis, come mai non è stato fatto nulla per limitare al massimo le ripercussioni negative del rogo sulla vita dei tantissimi pendolari romani. E' mai possibile che, con un giorno intero davanti, non si è riusciti a predisporre piani alternativi di mobilità?

Attendiamo risposte.

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domenica 24 luglio 2011

Cosa pensano di noi - 2




Sul sito de Il Mattino è possibile leggere questa illuminante riflessione del Ministro Calderoli, sedicente padano, a proposito dello spostamento dei ministeri:

BRESCIA - «Se anche gli altri ministri ci ascolteranno a Roma, ci saranno ministeri distribuiti su tutto il territorio, anche nel Mezzogiorno. Penso che anche il Mezzogiorno debba darsi una bella svegliata. Poi sono felice che qualcosa sia partito oggi».
Così il ministro della Semplificazione Roberto Calderoli, ieri sera a Brescia, alla festa cittadina della Lega Nord. Calderoli ha aggiunto: «Io credo che ci siano delle teste pensanti del nord, ma credo che ci siano anche delle belle teste pensanti del sud che vanno utilizzate per il bene del paese. E quando noi chiediamo i vari ministeri, francamente, noi chiediamo che ci sia una testa pensante che non sia Roma».

Ha quindi portato alcuni esempi: «Senza andare tanto lontano, credo che un ministero debba stare vicino al territorio, adatto per quelle competenze. Ha senso che il ministero dell'Agricoltura stia a Roma, nel centro di Roma? Io credo proprio di no, mettiamolo in un territorio agricolo. Ha senso che il ministero dello Sviluppo economico stia a Roma? Per me avrebbe più senso che stesse a Brescia, perché sarebbe come mettere il ministero del Lavoro a Napoli, dove non sanno di cosa si parla».

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Miccichè: "Monteremo un casino enorme"






Dal blog di Miccichè:

Spero che i rappresentanti delle regioni del Sud, che hanno partecipato alla ‘prima riunione operativa’ con Giulio Tremonti, per delineare gli obiettivi di sviluppo del nostro territorio non si siano fatti abbindolare ancora una volta dal ministro.

In questi anni il titolare di via XX settembre ha trattato il Sud come qualcosa con la quale giocare nel tempo libero. Non vorrei che il tentativo del ministro Tremonti di rafforzarsi politicamente, dopo alcuni momenti di sbandamento, gli si ritorcesse contro come un boomerang.

Perché, questa volta ad ogni impegno non mantenuto monteremo su un casino di proporzioni enormi.

Di riunioni operative per il Sud in questi anni ne sono state fatte e centinaia e tutte sono puntualmente terminate con grandi sorrisi dei partecipanti, ma con un enorme dispiacere per la gente del Meridione.

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Ministeri al nord? Altre clientele!






Dura presa di posizione del il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e leader di Forza del Sud Gianfranco Miccichè contro l’apertura a Monza degli uffici distaccati dei Ministeri dell’Economia, delle Riforme, e della Semplificazione normativa. “I ministeri al Nord, così come al Sud – evidenzia Miccichè -, servono esclusivamente ad alimentare clientele, non creano sviluppo. I popoli ‘padani’ non riceveranno alcun beneficio dalla nuova classe burocratica che con i suoi continui ‘no’ eroderà le loro speranze di crescita. Il Sud non vuole alcun ministero ma costruire il proprio futuro senza avere a che fare con i veti e le ingiustificate lentezze di certi burocrati”.

Per il leader del movimento arancione “se la Lega intende il distaccamento dei ministeri come un elemento qualificante del federalismo, allora, accetti la sfida della semplificazione amministrativa e sostenga assieme a noi il passaggio dal sistema delle autorizzazioni a quello del controllo. La prossima settimana – annuncia Miccichè – presenteremo un disegno di legge in tal senso, e ci aspettiamo che la Lega lo sostenga convintamente”.

Esercizi di memoria

Una nazione inventata

venerdì 22 luglio 2011

Senatori di Forza del Sud abbandonano gruppo PdL







Alea iacta est. La decisione era nell’aria da diversi giorni, ieri l’annuncio. I senatori di Forza del Sud hanno abbandonato il gruppo del Pdl per aderire a quello di Coesione Nazionale. Non un semplice cambio di casacca, ma l’avvio di un percorso che porterà all’affermazione nelle aule del Parlamento italiano di un grande movimento politico territoriale che guarda al Sud.

La distanza tra il Pdl, ancorato alle vecchie logiche proprie di un pachidermico partito nazionale, e Forza del Sud, agile e determinata realtà che ha come principale obiettivo lo sviluppo del Meridione, è sotto gli occhi di tutti. Le priorità sono diverse, così come la cultura politica di riferimento. Ormai il Popolo della libertà ha abdicato al ruolo di primo rappresentante dei valori liberali, soprattutto in campo economico, per abbracciare un’indistinta e sfocata ‘terza via’, dove ai principi garantisti e della libertà della persona si mescolano tendenze stataliste e ‘conservatrici’ tipiche di una cultura socialista. Forza del Sud, invece, vuole sciogliere i nodi dell’oppressione statalista e burocratica che frenano lo sviluppo del nostro Paese e del Meridione in particolare, attraverso una rigorosa politica che pone al centro la responsabilità personale e limita l’ingerenza dello Stato nella vita dei cittadini.

Ma il solco più profondo riguarda il Sud. Il Popolo della libertà è stato il complice occulto del sacco leghista. Il movimento nato dalle spoglie di Forza Italia, Allenaza Nazionale e altri movimenti si è mostrato fragile di fronte alla valanga padana. Assolutamente incapace di intraprendere una contrapposizione virtuosa con la Lega Nord che garantisse al Meridione la dovuta attenzione. Forza del Sud vuole proporsi come interlocutore privilegiato, diga sull’impetuoso fiume in piena leghista. E per fare questo bisogna avere il coraggio di rompere con il passato e intraprendere il sentiero della responsabilità. Così come hanno fatto i senatori.

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D.d.L. dei senatori meridionali




DISEGNO DI LEGGE COSTITUZIONALE

d’iniziativa dei senatori POLI BORTONE, VIESPOLI, CASTIGLIONE, CARDIELLO, CARRARA, MENARDI, PALMIZIO, PISCITELLI, SAIA, CHIAROMONTE e PETERLINI

COMUNICATO ALLA PRESIDENZA IL 13 GIUGNO 2011

Modifiche alla Costituzione in materia di istituzione del Senato delle autonomie, riduzione del numero dei Parlamentari, soppressione delle province, delle città metropolitane e dei comuni sotto i 5000 abitanti, nonché perfezionamento della riforma sul federalismo fiscale
Il presente disegno di legge prevede l’istituzione del Senato delle autonomie, la cancellazione del bicameralismo perfetto, la riduzione del numero dei parlamentari, la soppressione delle province e dei comuni sotto i 5000 abitanti ed il perfezionamento della riforma del federalismo fiscale.

Per quanto riguarda il primo profilo, una delle questioni di cui si è molto discusso è la trasformazione di una delle Camere (il Senato) in un’assemblea effettivamente rappresentativa dei territori. Si continua a sostenere, infatti, che una Camera deve avere connotati territoriali e questo sembra il momento più opportuno per attuare tale riforma, pur nel contesto della semplificazione del sistema. Il Senato delle autonomie, a nostro avviso, risponde pienamente a queste esigenze in quanto è espressione del suffragio espresso dai consiglieri comunali eletti in ciascuna regione e di un rappresentante designato da ciascun presidente di regione. Questa soluzione, che a nostro parere fotografa al meglio l’attuale fase di sviluppo del sistema autonomistico italiano, va inquadrata nella funzione stessa che ricoprirà il Senato delle autonomie.
È giunto il momento, infatti, di eliminare il bicameralismo perfetto il quale, se aveva ragion d’essere all’indomani del varo della Costituzione quando al Paese serviva una maggiore coesione sui valori costituzionali approvati dai Padri costituenti, oggi tende ad essere un elemento di freno allo sviluppo. In quel contesto storico-politico, infatti, il bicameralismo, il sistema elettorale proporzionale e la configurazione stessa del Presidente del Consiglio come un primus inter pares rispondevano all’esigenza di cementare la coesione sociale sui valori costituzionali, ma, a distanza di più di cinquanta anni, è giusto modernizzare la forma di Stato e di Governo, senza ovviamente dimenticare l’eccezionale valore che ancora riveste la nostra Carta costituzionale, una tra le migliori del mondo.
In questa prospettiva riteniamo che il legame fiduciario debba instaurarsi con la sola Camera dei deputati, mentre il Senato delle autonomie sarà competente ad approvare la legge di bilancio e potrà sollecitare il proprio intervento sulle altre leggi solo previa richiesta di almeno un terzo dei suoi componenti, con l’avvertenza che in caso di mancata approvazione di un testo già approvato dalla Camera dei deputati, quest’ultima potrà riapprovare lo stesso testo non più a maggioranza semplice bensì a maggioranza assoluta.
La citata riforma permetterà un ingente risparmio di risorse sia per effetto della maggiore celerità con la quale si approveranno le leggi, sia per effetto della riduzione stessa del numero di deputati e senatori, sia, infine, grazie al diverso appannaggio assegnato ai Senatori i quali saranno retribuiti sulla base delle missioni effettivamente svolte.
Il Senato delle autonomie, in questo modo, acquisirà un ruolo diretto solo in materia di approvazione del bilancio, mentre in tutte le altre ipotesi manterrà un’importante funzione di persuasione e stimolo dell’altra Camera.
Grazie a questa modifica costituzionale, le regioni e le autonomie territoriali diverranno corresponsabili della gestione del Paese ed in ossequio al bisogno di autonomia delle periferie troncheranno ogni tentazione di fuga verso il secessionismo o l’egoismo localistico. In questo stesso contesto si inserisce la riduzione del numero dei parlamentari.
A tal fine, il presente disegno di legge intende rispondere ad un’istanza di innovazione del nostro ordinamento costituzionale da tempo avvertita dalla società civile e che deve ritenersi condivisa da una larghissima maggioranza delle forze politiche e parlamentari. In questo senso abbiamo previsto la riduzione dei deputati da seicentotrenta a trecentoquindici e dei senatori da trecentoquindici a centocinquantaquattro – compresi i senatori delle tre nuove regioni – ai quali si aggiungono ventiquattro senatori designanti dalle regioni. Per il Senato non sono più previsti quelli eletti all’estero che, invece, rimangono solo alla Camera. Nessuna regione può avere un numero di senatori inferiore a tre, il Molise ne ha due e la Valle d’Aosta uno.
Un passaggio obbligato riguarda inoltre il perfezionamento della riforma sul federalismo fiscale. Tale obiettivo è realizzato in due modi: da un lato prevedendo in Costituzione che la compartecipazione ai tributi erariali (e più specificatamente all’I.V.A. come è stato deciso in sede di attuazione dell’articolo 119 della Costituzione) tenga conto delle imprese che operano in aree diverse rispetto a quelle in cui hanno la sede legale, prevedendo che il fatturato prodotto su un territorio sia calcolato ai fini della quota della compartecipazione ai tributi erariali di quel territorio. In secondo luogo riteniamo che tali quote di compartecipazione debbano essere calcolate avendo presente i ritardi della cosiddetta perequazione infrastrutturale, i quali danneggiano soprattutto le aree del Sud. Se, infatti, è nella logica stessa del federalismo fiscale promuovere una sana competizione tra i territori ed un forte stimolo alla creazione di condizioni generative di ricchezza, se l’effetto di tale riforma dovrebbe essere quello di selezionare una classe dirigente effettivamente capace ed all’altezza, allora è cruciale che tutte le regioni siano poste sullo stesso piede di partenza, circostanza che oggi non si verifica a causa dei gap infrastrutturali ancora esistenti tra Nord e Sud del Paese.
In tale prospettiva il Sud Italia e le sue popolazioni non ritengono opportuno che tale dislivello sia colmato con interventi provenienti dalle regioni del Nord a favore di quelle del Sud così consolidando gli slogan, spesso filosecessionisti, che dipingono il Sud come un territorio a «rimorchio» del Nord. Riteniamo opportuno, a tal fine prevedere un aumento a loro favore della quota di I.V.A. prodotta sul territorio quale compensazione del gap infrastrutturale esistente e dunque sino a quando le opere sino ad oggi semplicemente programmate non saranno effettivamente realizzate.
È lampante come la vera ricchezza del Paese e del Sud in particolare siano le bellezze naturali ed i beni culturali e, quindi, la valorizzazione del turismo. Si tratta quindi di promuovere una politica di forte respiro che abbini questi due elementi e promuova la creazione di opere infrastrutturali idonee, ad esempio, a collegare gli aeroporti con i porti e le stazioni ferroviarie delle principali città e creare delle reti ferroviarie interne che colleghino in modo rapido ed efficiente i territori dell’entroterra, i quali, soprattutto al Sud, sono ricchi di beni culturali e bellezze naturali, spesso sconosciute al turismo straniero: è questa l’unica ricetta che può permettere al Meridione d’Italia di essere competitivo, attraendo turisti da ogni parte del mondo.
Questo surplus di risorse permetterebbe alle regioni del Sud di intensificare la realizzazione delle opere infrastrutturali necessarie a ridurre i dislivelli esistenti, concretizzando ulteriori opere di grande importanza quali le reti telematiche di comunicazione le quali differenziano marcatamente il Sud rispetto al Nord dove invece si è da tempo in perfetta conformità ai livelli fissati dalle direttive europee.
Nella stessa prospettiva, la dimensione dei territori regionali non dovrebbe più rispondere solo ad un criterio identitario bensì anche al criterio della vocazione economica, capace quindi di unire i territori aventi comune inclinazione in una mission politica di lunga prospettiva. Per l’istituzione di nuove regioni il presente disegno di legge prevede una procedura semplificata e rispettosa delle istanze della collettività. La nuova formulazione dell’articolo 132 della Costituzione, (articolo 5) se elimina il riferimento alle delibere degli enti territoriali ai fini dell’attivazione del procedimento di istituzione di nuova regione, nello stesso tempo trasforma il referendum delle popolazioni interessate da consultivo in confermativo del progetto di legge costituzionale approvato, e, pertanto, si fonda sulla volontà popolare degli abitanti della costituenda regione.
È immaginabile, quindi, che sulla scorta di queste indicazioni si possa cogliere l’opportunità di ridisegnare le dimensioni regionali in un quadro di insieme molto semplificato anche per effetto di un’altra riforma che abbiamo proposto: la cancellazione delle province e dei cosiddetti micro comuni (articolo 2). È paradossale, come l’abolizione delle province che, sul piano delle proclamazioni di principio, vedrebbe d’accordo quasi tutti i gruppi parlamentari, dal punto di vista delle azioni concrete non sia stata effettivamente avviata: nessuno compie concretamente un gesto in tal senso! Eppure oggi la provincia viene vissuta come un ente poco partecipato dai cittadini, astrattamente ancorato ad un impianto ordinamentale burocratico di stampo ottocentesco, un ente generatore di costi ingenti e non più sostenibili dalla comunità: si calcola che ben 16 miliardi di spese l’anno vengano assorbite dalle province, risorse che potrebbero essere orientate verso obiettivi concreti di pubblica utilità.
Analogamente, nonostante l’articolo 114 della Costituzione equipari i comuni alle regioni ed allo Stato sotto il profilo dell’autonomia costituzionale è lampante come tale disposizione non possa riferirsi a tutti gli 8.100 comuni italiani: una riduzione del loro numero, accorpando i comuni sotto i 5000 abitanti ai comuni più grandi, favorendo la fusione di comuni o le unioni di comuni, è, parimenti, un’esigenza impellente sia a fini di semplificazione amministrativa che di contenimento dei costi.
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Isso, Indro




Isso era fascista, e io song contro ogni fascismo.
Isso era 'e destra, e io 'a destra 'a uso sulo pe' me rattà.
Isso era nazionalista italiano, e io song nazionalista meridionale.
Isso amava Milano, io non amo niente cchiù a nord 'e Roma.
Isso s'è accattato 'na mugliera 'e dudici anni. Io, mia moglie, l'ho corteggiata e conquistata.

Però isso era n'omm libbero.
E tanto basta per rendergli onore, in quest'Italia 'e servi.
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giovedì 21 luglio 2011

Il SUD non è terra di conquista, nè merce di scambio




di Maurizio Iapicca*

La Camera ha deciso di rinviare in commissione il decreto rifiuti che, come sostiene il ministro Stefania Prestigiacomo, avrà la possibilità di valutare al meglio gli effetti dell’ordinanza del Consiglio di Stato, letta dai campani in modo più favorevole rispetto alle previsioni del decreto. Ciò che sarà del provvedimento lo vedremo a partire da domani, ma ciò che deve essere chiaro a tutti è che il Sud non è terra di conquista e nemmeno merce di scambio. E così anche le aspettative di quasi sei milioni di cittadini della Campania, assediati da un’emergenza che non hanno creato, e nemmeno voluto. Il Sud non chiede elemosine. Rivendica semmai un ruolo che la storia e l’economia gli avevano riservato per secoli.

Lo fa con coerenza e convinzione, ben conscio che certe affermazioni potrebbero essere invise a chi, indossando l’abito dell’antistoricismo e della provocazione politica, predica la divisione del Paese.

A costoro – e non solo a loro – diciamo che interesse prioritario di Forza del Sud e del costituendo partito per il Sud è il varo di una strategia, che abbia come obiettivo il superamento del gap che, in Italia, esiste tra le prime nove regioni settentrionali – che sono tra le più ricche d’Europa, e il Sud. Un Sud lontano come il sole dalla luna da certi livelli di redditività del Paese. Ma che proprio per questo – diciamolo pure – offre straordinari margini di crescita, funzionali non solo alla rinascita del Mezzogiorno ma al rilancio dell’economia italiana. Compresa quella del Nord, che attualmente vive una fase di profonda stagnazione.

A dirci queste cose non è l’uomo della strada, ma l’analisi di Bankitalia, che per il Mezzogiorno individua tassi di crescita superiori a quelli dell’intero Paese. A dicembre 2010 – ci riferisce l’ultimo rapporto della Banca d’Italia – al Sud si registrava un tasso di crescita economico del +5%, che è il doppio della media nazionale. Un trend positivo riconfermato dai dati del primo semestre 2011. Nonostante ciò, nonostante che a parlare siano i dati diffusi dal più autorevole osservatorio economico del Paese, c’è ancora – su al Nord – chi crede che il Mezzogiorno sia una zavorra e non una risorsa per l’Italia.

Certo, il Sud è ancora vittima delle sue contraddizioni; sul Sud pesano ancora decenni di malapolitica e di malgoverno. Quegli stessi mali che a Napoli abbiamo imparato a conoscere con il nome di emergenza criminalità, emergenza occupazione, emergenza rifiuti… No, nessuno vuol negare l’evidenza dei fatti. Anzi…

Prendiamo l’ultima delle emergenze, quella dei rifiuti. Nessuno – nemmeno la Lega – può contestarci che il Governatore della Campania, Stefano Caldoro, non abbia messo in campo tutti gli strumenti che aveva a disposizione per far fronte all’emergenza. Quello che abbiamo chiesto per porre un argine a un disastro che affonda le sue radici nei dieci anni di gestione Bassolino, è un atto di solidarietà da parte delle altre regioni. Un atto di disponibilità caldeggiato dal Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Una solidarietà che la Lega – che i vari Bossi, Calderoli, Speroni, Borghenzio, Castelli, Tosi, Gentilini, Reguzzoni, Zaia, Cota… ma l’elenco potrebbe continuare – ci ha negato. Ci ha negato con l’arroganza e la tracotanza che, da sempre, contraddistingue i comportamenti e i ragionamenti delle camicie verdi.

Ma ciò che, anche adesso, ci irrita non è il loro monotono e davvero ingiustificato “no” al trasferimento dei rifiuti della Campania in altre regioni, quanto la strana amnesia che sembra aver colpito una parte del popolo leghista quando gli si chiede conto delle migliaia di tonnellate di rifiuti industriali che, per decenni, hanno viaggiato (e tuttora viaggiano) dal nord verso la provincia di Napoli e di Caserta, avvelenando quel che resta di un territorio oltraggiato dagli scarti industriali dell’Acna di Cencio e delle altre centinaia di industrie padane che per risparmiare sui costi dello smaltimento non hanno avuto remore nello scendere a patti con la camorra.

Tutto ciò non sta più bene a noi; non sta bene al Sud e non sta bene neppure all’Italia, che piaccia o non piaccia al partito del Carroccio, continuerà a essere un Paese unito, fortemente ancorato a quei valori che centocinquant’anni di storia unitaria del Paese hanno lasciato in dote a tutti gli italiani, homo padanus compreso.

* coordinatore regionale di Forza del Sud in Campania

"Anche sui rifiuti continua il ricatto della Lega!"




Intervista a Miccichè sul decreto rifiuti che l'ostruzionismo della Lega riporta in commissione.

di Miriam Giangiacomo da Clandestinoweb.com

Decreto rifiuti, l’esecutivo va due volte sotto sulle mozioni dell’opposizione, vota non seguendo le indicazioni del ministro dell’Ambiente Prestigiacomo e alla fine indirizza il decreto sui rifiuti (sgradito alla Lega) in Commissione.

Con i voti della sola opposizione è passata una parte di una mozione dell’Idv sui rifiuti, su cui il ministro dell’Ambiente aveva espresso parere favorevole, ma contro cui hanno votato i deputati di maggioranza e tutti i ministri. Prestigiacomo si è astenuta mentre tutti i membri del governo in aula votavano no. E nel centrodestra scoppia la bagarre.
A commentare la situazione in un’intervista a Clandestinoweb è l’onorevole Gianfranco Micciche ‘, leader di Forza del Sud.

Onorevole, come possiamo commentare quanto è avvenuto oggi alla Camera riguardo al decreto rifiuti?
“Purtroppo dimostriamo per l’ennesima volta sudditanza nei confronti della Lega Nord e per l’ennesima volta si evidenzia quanto sia necessaria l’esistenza di Forza del Sud. Finche’ continuera’ il ricatto della Lega gli scontenti aumenteranno ogni secondo e ci dovremo affidare, a causa di questa situazione, ai Responsabili“.

Cosa dovrebbe accadere, quindi, perche’ la situazione cambi?
“Berlusconi deve riassumere il suo ruolo di mediatore, ruolo che potrebbe riacquistare se ci fosse un partito che si contrappone alla Lega. In passato venivano rappresentate le esigenze di piu’ parti del territorio e Berlusconi mediava per arrivare a dei compromessi, oggi questa maggioranza è formata da Pdl e Lega, e tutto cio’ che dice la Lega si deve necessariamente fare. Bene, Forza del Sud vuole portare in Parlamento un numero di deputati tale da poter condizionare le scelte della maggioranza. Il Carroccio deve rendersi conto che non conquista piu’ il consenso degli elettori con questi atteggiamenti, non prende in giro piu’ nessuno. Conduce battaglie che gettano nello sconforto la maggioranza per ottenere cosa? Dei ministeri a Monza di cui non importa niente a nessuno. La Lega sta perdendo il suo consenso e sta cercando disperatamente di dire ‘come vedete siamo contro Berlusconi’ dicendogli no su argomenti vitali per il Paese. Ma non sanno quanto sbagliano! Tanto per capirci, c’è una novella di Menenio Agrippa che narra del fatto che un giorno le braccia, le gambe e gli altri organi di un essere umano, vedendo lo stomaco che poltriva stando li’ ad aspettare che gli arrivasse cibo, decisero di non portare piu’ cibo alla bocca: il risultato fu che si indeboli’ tutto il corpo fino a morire. Allo stesso modo la Lega sbaglia se pensa che indebolendo noi, non ne scaturisca una negativita’ complessiva per tutto il Paese, e di conseguenza anche per loro. Con il loro atteggiamento stanno compiendo un vero e proprio suicidio“.

Quanto pensa che potra’ contare Forza del Sud nel panorama politico italiano?
“Non dimentichiamo che l’unica zona d’Italia in cui è possibile immaginare una crescita di consensi è proprio il sud. Purtroppo oggi il Pdl è ancora arroccato sulla difesa di alcune posizioni, per cui fa di tutto per evitare che Forza del Sud cresca, senza rendersi conto che di fatto anche loro moriranno dentro questa maggioranza, mentre una posizione di dialettica vera sarebbe straordinariamente utile anche a loro. La speranza è che le cose possano cambiare con Angelino Alfano, ma è ancora presto per dire cosa effettivamente riuscira’ a fare per il centrodestra“.

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Devi morire. Con goliardia.






Mandorlini è l'allenatore d''o Verona. L'Hellas Verona. 'Na squadra e 'na tifoseria considerate, da sempre, tra 'e cchiù razziste.
Mandorlini, durante 'a presentazione d''a squadra, ha cantato "Ti Amo Terrone", rivolto ai salernitani.
Durante 'e doje partite 'e playoff d''a stagione scorsa tra Verona e Salernitana c'era stato quacche screzio tra Mandorlini e il pubblico salernitano.
E quindi oggi ha penzato bbene 'e cantà sta bella canzone contro 'i salernitani e 'i "terroni" in genere.
Deferito dalla FGCI, Mandorlini si difende: "Era solo goliardia".

Bene. Addà murì 'e 'na morte lenta e atroce. E spero che quaccheduno gli spacca 'a faccia. Cu golardia, si capisce.
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mercoledì 20 luglio 2011

Il Grido TV: Genova Brucia Ancora

'Ngopp 'o canale youtube de
IL GRIDO TV - la web tv meridionalista e identitaria:
http://www.youtube.com/user/AntonioLucignano80?feature=mhee

'o nuovo video in memoria d''i fatti 'i Genova 2001.



Non dimentiCARLO.

20/07/2001 - 20/07/2011: non dimentiCARLO




So' passati 10 anni, ma pare ieri.
10 anni fa 'e libbertà democratiche furono sospese pe' 3 juorni.
Scontri 'e piazza, zone rosse, manifestanti violenti e non violenti, black block e Rete 'i Lilliput. E Bolzaneto. E la Diaz. 'A polizia cilena.

E nu guaglione, 'nterra, cu nu passamontagna 'ncapa.
L'hanno sparato! L'hanno acciso!
Chi è stato? Nu cellerino, forse. Mario Placanica. Che però nun se ricorda niente. Che però è stato espulso dall'arma. Che però avette un incidente: gli avevano sabotato 'i freni d''a macchina. Però nun è muorto. Però da allora nun parla, sta zitto.
Pecchè ha sparato? Perchè stu guaglione cu passamontagna stava pe' lancià n'estintore. Imminente pericolo di vita. S'adda sparà.
Intanto, però, i colleghi d''o cellerino che stavano facendo? Caricavano, a tutta forza. Anche chi nun c'azzeccava niente. Anche chi era a Genova a manifestare PACIFICAMENTE.
E arrestavano. E deportavano. E torturavano.

Nun hanno mai voluto 'na sfaccimma 'e commissione d'inchiesta su Genova 2001. Sapimm buon o' pecchè: 'e magagne so' tropp, 'a democrazia libberale se n'è juta a fa' fottere. 'O sanno tutte quante, e 'o sapimm pure nuje: pecchè quanno hanno caricato int'a Diaz, ce steveno pure i giornalisti. Che hanno filmato, scritto, documentato, dimostrato.
LA MATTANZA CILENA.

Io nun voglio difendere Carlo Giuliani. Ma nun 'o voglio manco cummannà. Isso lottava contro 'o Sistema, come tanti altri guaglioni d''a mia generazione. C'è chi lo fa cu na carezza, e chi cu nu cazzimbocchio; chi 'o fa cu 'e mani pittate 'e bianco, e chi 'o fa cu 'i passamontagna neri.
Nessun martire, nè eroe.
Nessun terrorista, nè assassino.
Carlo Giuliani era nu guaglione.
Carlo Giuliani, ragazzo.
Non dimentiCARLO.

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giovedì 14 luglio 2011

Vi vogliamo così!



Cari fratelli e sorelle del Sud,
ecco il nuovo video visibile su
IL GRIDO TV - la web tv meridionalista e identitaria:
http://www.youtube.com/user/AntonioLucignano80?feature=mhee#p/u

Attendo vostri pareri!
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Forza del Sud, Io sud e Noi sud verso l'unità



di Mirian Giangiacomo


Un patto federativo tra i tre piu’ importanti movimenti politici meridionalisti, ovvero Forza del Sud, Noi Sud e Io Sud. Un sodalizio che prende vita oggi a Bari. Quali sono i progetti e gli obiettivi ce lo dice l’onorevole Pippo Fallica di Forza del Sud.

Onorevole, quali sono i progetti del neonato sodalizio?

“Sicuramente controbilanciare la situazione che ormai si è creata da anni, soprattutto con l’attuale governo. Mi riferisco allo spostamento del baricentro verso il nord Italia, dal momento che tutto è condizionato dalla Lega Nord. Forza del Sud rivendica un ruolo importante per difendere e proporre tutte le iniziative che spettano anche alle regioni del sud, chiedendo rispetto e coinvolgimento per un partito che sta raccogliendo grande consenso nel territorio del centrosud che va dall’Abruzzo alla Sicilia. Inoltre Forza del Sud punta, nelle prossime politiche, ad ottenere quanti piu’ parlamentari possibili per avere una degna e importante rappresentanza parlamentare e governativa. Forza del Sud è una forza di governo, anche se oggi abbiamo solo Gianfranco Micciche’, sopttosegretario alla presidenza del Consiglio, a rilanciare e difendere gli interessi della gente del sud”.

Cosa pensa che serva attalmente al meridione?

“Ci vuole un sud che non sia quello delle rivendicazioni e dei piagnistei. E’ necessario portare avanti soprattutto quelli che sono i veri investimenti nel meridione, intervenendo su una riforma ben precisa a cui tiene tantissimo Gianfranco Micciche’, e ottenendo un ridimensionamento delle autorizzazioni che hanno fatto scappare dalle regioni del sud tantissime imprese del nord”.

Quali sono gli altri obiettivi da raggiungere?

“Le infrastrutture, ad esempio: che ce ne facciamo di un ponte sullo stretto se non ci sono le infrastrutture della viabilita’ ne’ in Calabria ne’ in Sicilia? Prima bisogna creare le infrastrutture, poi le grandi opere faraoniche. Poi c’è l’occupazione giovanile: diciamo no al precariato, bisogna trovare nuove formule che consentano ai giovani di non essere illusi e disillusi da questo sistema che propone contratti a 3 o 6 mesi… per poi veder cadere il castello di sabbia. E poi gli investimenti: basta ai giovani che migrano al nord. Il governo centrale deve garantire un equilibrio occupazionale. Abbiamo sofferto la chiusura della Fiat di Termini Imerese e ora stiamo vivendo un simile, tragico momento con Iribus, un gruppo Fiat in Provincia di Avellino che chiude. E infine l’economia e l’agricoltura: si pensa solo alle quote latte ma non ai problemi dell’agricoltura del sud. Ultima, ma solo in ordine di tempo, le quote del tonno rosso, che in questo momento non si puo’ pescare, e ci sono 3-4mila addetti che rischiano il posto di lavoro”.
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Gli emendamenti di Forza del Sud




di Francesco Armetta

“Per dire sì a questa manovra pretendiamo interventi anticiclici, in grado di far ripartire le piccole e medie imprese, l’occupazione e lo sviluppo infrastrutturale del Sud”. Il senatore di Forza del Sud Salvo Fleres, componente della commissione Bilancio di Palazzo Madama, ha le idee molto chiare sulla manovra in discussione da oggi al Senato: “così com’è questo testo, non può essere votato. Non aiuta il Meridione. E allora abbiamo proposto al governo una serie di modifiche volte alla perequazione infrastrutturale e alla semplificazione burocratica, sulle quali è calato un silenzio assordante”.

Non proprio in linea con i propositi di apertura a modifiche da parte del governo e del Pdl.
“Appunto, da un lato si accoglie a parole l’invito del Capo dello Stato alla coesione nazionale, dall’altro si ordiscono trame non tanto chiare per tentare di blindare una manovra che non aiuta il Sud. Esigiamo chiarezza, di certo non possiamo dare il nostro assenso ad un testo così povero di misure per i nostri territori”.

Per questo gli emendamenti?
“Certo, una necessità”.

Ne potrebbe illustrare i contenuti?
“Innanzitutto la creazione di un fondo di rotazione per la progettazione di opere pubbliche al Sud finanziato dal Cipe, questo per rendere concreta l’utilizzazione dei Fas. Senza questo strumento nessun ente locale potrà usufruire delle risorse per la realizzazione opere pubbliche. Tale fondo permetterà la creazione di un parco progetti grazie al quale chiedere il finanziamento delle opere pubbliche necessarie a realizzazione quella perequazione infrastrutturale prevista dal federalismo fiscale”.

Poi?
“Un concreto sostegno alle piccole e medie imprese che stanno per fallire per colpa dei ritardi della burocrazia e dei pagamenti da parte delle pubbliche amministrazioni. Vogliamo la possibilità di effettuare la cessione dei crediti così da permettere alle Pmi ed alle Onlus il pagamento degli oneri contributivi e dei debiti. È grave che l’economia del Sud sia in mano ad amministrazioni e burocrati fannulloni che bloccano lo sviluppo e l’occupazione e non pagano per beni o servizi già ricevuti”

Forza del Sud sempre pronta a sostenere l’economia reale?
“Per far fronte alle speculazioni di borsa non si può pensare solo alla grande finanza. Il Sud è fatto di una vasta rete di piccole e medie imprese per risollevare le quali è necessario varare un piano di piccole opere pubbliche destinate proprio a permettere la ripresa produttiva di questo tipo di aziende e rilanciare l’occupazione produttiva. Il provvedimento del governo non individua interventi anticiclici di questo tipo, quindi non si occupa dei problemi economici reali di quelle aziende che da sempre costituiscono il tessuto connettivo del Paese, che contribuiscono a tenerlo in piedi e che non ordiscono trame di borsa favorevoli solo alle economie forti del Nord”.


Oggi, dopo una nottata passata nelle commissioni, si è giunti a questo:

Tenacia, costanza e determinazione. Grazie a queste caratteristiche peculiari dei parlamentari nazionali di Forza del Sud il governo e la maggioranza sono stati costretti a cambiare rotta. Adesso la manovra economica, che oggi sara’ votata al Senato, contiene delle misure a favore del Meridione. Dopo una lunga notte di battaglia in Commissione, i senatori del movimento arancione Salvo Fleres e Mario Ferrara, in una nota, annunciano che “governo si è impegnato a costituire il fondo di rotazione per le progettazioni, il fondo per le piccole opere pubbliche e ad individuare una soluzione per favorire la cessione dei crediti maturati dalle imprese, così da assicurarne la tenuta. Ma il successo maggiore riguarda l’accoglimento da parte del governo della modifica del patto di stabilità. Il testo predisposto su sollecitazione di Forza del Sud tiene conto delle differenti situazioni presenti nelle regioni meridionali e nelle regioni a statuto speciale come la Sicilia“.

“La svolta nell’atteggiamento del governo – rivelano i parlamentari nazionali di Forza del Sud – si è avuta dopo un incontro tra il leader di Forza del Sud, Gianfranco Micciche’, ed il presidente del Senato. Le soluzioni individuate non sono quelle ottimali ma tengono conto della drammatica situazione economica attraversata dal Paese e – concludono Fleres e Ferrara – delle reali esigenze del tessuto sociale ed imprenditoriale del Mezzogiorno”.

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mercoledì 13 luglio 2011

Nuovi sviluppi in Forza del Sud




Dal sito http://www.forzadelsud.it/ , il quotidiano online del neonato movimento politico:

Ci siamo quasi. La Lega del Sud, per tanto tempo pensata, immaginata, progettata, sta per trovare la sua alba.
”Il prossimo 14 Luglio a Bari, per la costituente del nuovo partito per il Mezzogiorno ci saranno oltre a me e Gianfranco Micciche’ anche altri 6 parlamentari”. Lo rende noto la presidente nazionale di Io Sud, Adriana Poli Bortone. Ad affiancarsi a Poli Bortone e Micciche’ saranno i senatori di Forza del Sud Salvo Fleres, Mario Ferrara e Roberto Centaro e i deputati di Noi Sud Elio Belcastro, Americo Porfida e Arturo Iannaccone. ”A Bari – spiega la senatrice – presenteremo una bozza di un documento comune tra i tre soggetti costituenti che sara’ sottoposto all’attenzione di tutti i movimenti e di tutte le associazioni che prenderanno parte al progetto”.
E’ annunciata inoltre, in qualità di presidente dell’associazione “Liberi per il Sud, la presenza di Gianni Lettieri (già candidato a sindaco di Napoli per il Centrodestra) e “non mancheranno altre sorprese” promette la senatrice. 
Staremo a vedere.

Intanto Forza del Sud esprime critiche alla manovra finanziaria:
La manovra economica in discussione al Senato è poco incisiva per il Sud, Forza del Sud ha pertanto presentato alcuni emendamenti mirati il cui accoglimento sarà decisivo per il sostegno al documento da parte dei senatori del movimento arancione. Una posizione netta presa dal sottosegretario Miccichè che in una nota spiega come “la manovra economica è tanto necessaria, quanto poco incisiva per il Sud. Proprio per ovviare a questa ‘incongruenza’ i senatori di Forza del Sud hanno proposto al governo alcuni emendamenti riguardanti lo sblocco delle opere pubbliche e delle progettazioni, nonché il sostegno alle piccole e medie imprese, anche a carattere sociale“.

Per il leader del movimento arancione “spesso ci si preoccupa molto dei giochi di borsa, orditi in qualche salotto internazionale a danno dell’Italia, ma si trascura l’economia reale che permette all’Italia di vivere e fa da argine alle speculazioni finanziarie“. Poi il monito: “l’attenzione da parte dell’esecutivo nei confronti del Sud è per noi decisiva. Decideremo il nostro atteggiamento dopo aver sentito il giudizio del governo sulle nostre proposte“.
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martedì 12 luglio 2011

Il Grido TV



Cari fratelli e sorelle meridionali,
comincia oggi una piccola avventura: il canale youtube "Il Grido Tv", la web tv meridionalista e identitaria, che ho creato e che curerò insieme a questo blog.

L'indirizzo del canale youtube de IL GRIDO TV è il seguente:
http://www.youtube.com/user/AntonioLucignano80


Attendo vostri suggerimenti e critiche!

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lunedì 11 luglio 2011

La questione meridionale OGGI






di Tiziana Gulotta



Dal 1861 ad oggi, il Pil del Mezzogiorno è cresciuto di 18 volte ma anche il divario tra Nord e Sud è aumentato, in particolare durante i primi 100 anni.
Svantaggio che è stato in parte recuperato dalle regioni meridionali nella cosiddetta ‘stagione aurea’ del secondo dopoguerra. Ed ancora, se nel 1861, il Pil tra le due aree era simile, cioè pari a 100 per entrambi, dopo 150 anni, nel 2009, i redditi del Mezzogiorno risultavano pari solo al 59% del Centro-Nord.

E ancora: mentre il tasso di occupazione meridionale nel 1951 era pari all’81% del Centro-Nord, quasi 50 anni dopo, era fermo al 68,9%. La dinamica Nord–Sud, dall’Unità d’Italia ad oggi, è stata ricostruita dalla Svimez, l’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno nel volume intitolato 150 anni di statistiche italiane: Nord e Sud (1861-2011).

In un’intervista, il presidente della Svimez, Adriano Giannola, illustra com’è cambiato il quadro sociale ed economico del Paese in questo secolo e mezzo e spiega perché il Mezzogiorno oggi si pone come opportunità strategica per il sistema Italia.

Durante la cosiddetta ‘Età dell’Oro’, il Meridione mostra un’importante dinamicità nella performance economica.
Per la prima volta nella storia unitaria, il Mezzogiorno recupera almeno 20 punti del ritardo che aveva accumulato negli anni precedenti, a partire dagli inizi degli anni ’50 fino alla metà degli anni ‘70. Siamo nella fase dell’intervento dello Stato a supporto della realizzazione della riforma agraria e della politica di industrializzazione che, dal ‘57 in poi, viene sviluppata e che serve a tutto il Paese per costruire, sotto l’egida della politica regionale, un’industria di base fondamentale per il successo dell’industria manifatturiera del Centro-Nord.
In questo periodo si assiste ad una complementarietà tra la politica regionale che attiva l’economia del Mezzogiorno ed il successo dell’economia italiana che, grazie alla simbiosi tra Nord e Sud, permette il miracolo economico nazionale. Con un costo sociale rilevante dato dall’enorme migrazione interna.

Come si arriva alla crisi della crescita nelle due aree Nord-Sud?
Dagli anni ‘70 in poi, i vari shock petroliferi, valutari e salariali, hanno messo in grave crisi l’industria e si è registrata anche una carenza di soluzioni nelle politiche industriali. Il divario Nord-Sud è cresciuto fino ad oggi e si attesta sui 40 punti. Ma negli ultimi 20 anni, in particolare dal ‘98, abbiamo anche assistito ad una dinamica di crescita estremamente modesta sia al Nord che al Sud. Se andiamo ad osservare, infatti, l’industria manifatturiera, che è il cuore del sistema produttivo settentrionale, notiamo che ancor prima della crisi finanziaria mondiale del 2008, c’è una perdita di produzione. Non è così per la Germania che è cresciuta del 14% e per la Francia del 10%.

In un ‘sistema Italia’ che non cresce, ha ancora senso parlare di dualismo?
Il meccanismo dualistico esiste ancora, mantiene cioè il divario ma la tendenziale stagnazione strutturale è simile al Nord e al Sud. Da qui l’esigenza, come sostiene il Governatore della Banca d’Italia, della ripresa della crescita. Nell’opinione pubblica il Mezzogiorno è considerato il luogo dello spreco, la palla al piede del Paese. Liberarsene consentirebbe al Nord una grande ripresa. Questa sarebbe una grande illusione pericolosa e una tentazione di chi interpreta il federalismo fiscale come strumento per attuare una strategia di liberazione della parte ricca dalla parte che lo starebbe traendo a fondo. Senza rendersi conto, però, che la parte ricca è in crisi proprio come quella meno ricca.

Quale ruolo dovrebbe avere il federalismo fiscale?
Il federalismo fiscale può essere uno strumento utile di razionalizzazione e responsabilizzazione ma non può essere visto come una strategia che risolva i problemi. Un sistema del tutto legittimo in regime di unione monetaria potrebbe essere la tanta evocata e mai nata ‘fiscalità di vantaggio’ nelle regioni meridionali viste come sistema.
In realtà la causa del declino non è l’esistenza di un Mezzogiorno che frena il Nord ma la perdita di competitività del nostro sistema produttivo che deve essere indirizzato meglio. Scambiare le cause per gli effetti è molto pericoloso.
Il federalismo può essere un utile strumento ma visto come strategia di soluzione è una pericolosissima illusione.

In un mondo globalizzato, il Mezzogiorno con la sua rappresentazione mediterranea, potrebbe diventare la frontiera di un nuovo ciclo di sviluppo?
Non è semplice mantenere la competitività nel mondo globale alle condizioni attuali. Ma ci troviamo nel Mediterraneo, divenuto il centro dei traffici mondiali, in una posizione logistica privilegiata per intervenire e intercettare le opportunità create da questa fase di sviluppo del commercio mondiale.
Se non ci muoviamo presto lo faranno la Spagna, la Francia mediterranea ed il Nord Africa. Sull’area euro-mediterranea dobbiamo presentarci come i leader: dai trasporti alla ricerca e alla logistica, per intercettare Cina e India, in modo da consentire ai nostri porti, se bene attrezzati, di essere il luogo dell’interscambio. Dobbiamo anche riposizionarci nei settori tradizionali, come quello della produzione energetica.
In Basilicata, potremmo raggiungere il 20% del fabbisogno nazionale di petrolio e attorno ad esso sviluppare anche ricerca e salvaguardia dell’ambiente. In sostanza, occorre reinterpretare il terri-torio in un mondo che è cambiato. Da questo punto di vista il Mezzogiorno è una grande opportunità per l’Italia.

Quali saranno i nodi che il Mezzogiorno dovrà sciogliere negli anni futuri?
I nodi da sciogliere sono quelli della ‘governance’. Le regioni del Mezzogiorno e lo Stato centrale devono coordinare una strategia che abbia e si dimostri coerente ad un disegno di interesse nazionale. Dobbiamo ritrovare una strategia coerente che metta gli interessi dei singoli territori in un disegno più ampio, in una visione di lungo periodo.

Come frenare l’emigrazione di giovani dal Sud?
Sembra utopistico un significativo spazio per rilanciare in Italia il nucleare laddove abbiamo già delle potenzialità energetiche nel Mezzogiorno: la Basilicata rappresenta la ‘Mecca’ petrolifera; il Sud in generale quella delle fonti rinnovabili e sostenibili. Ed ancora, la Campania ed il Mezzogiorno tirrenico, rappresentano un’altra ‘Mecca’ inesplorata: quella della geotermia.
Tra gli svantaggi competitivi dell’industria italiana, infatti, c’è proprio l’alto costo dell’energia. Proprio su questo tipo di energie occorre investire in futuro. A partire da una fiscalità adeguata, di vero vantaggio per attira-re risorse dal Nord e dal resto del mondo.
Altre aree importanti sono la logistica con la capacità di collegare porti e ferrovie, interporti e retro porti. Ed ancora l’agroalimentare. La revisione di queste aree potrebbe frenare l’emigrazione dei giovani. Negli ultimi 15 anni, di fronte all’inesistenza di alternative, molta gente è andata via. Su questo occorre intervenire perché le proiezioni demografiche ci dicono che se non si inverte questa tendenza tra venti anni ci saranno 2 milioni di persone in meno ed il Mezzogiorno non sarà più la parte giovane del Paese ma la parte vecchia in tutto dipendente dal resto d’Italia

tratto da http://www.sudmagazine.it/blog/quando-il-sud-era-italiano/

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Evasione: guardate le "oneste" regioni del Nord!



di Paolo Bricco, Sole 24 Ore

Prendi il reddito dichiarato al Fisco ai fini dell’Irpef. Pesalo sul Pil generato dalle singole regioni. E non troverai grandi differenze fra Nord e Sud. Anzi. La percentuale che ricavi è compresa fra il 48 e il 52 per cento.

Questo indicatore viene calcolato in un paper della Svimez dal provocatorio titolo ‘L’Italia unita nell’evasione fiscale’. Un breve saggio scientifico, scritto da Franca Moro e da Federico Pica, anche in risposta alla rappresentazione che l’Agenzia delle Entrate ha dato negli ultimi giorni delle differenze fra il Nord e il Sud. «E ci credo che l’Irpef è di 2.929 euro a testa in Liguria e di 1.249 euro a testa in Calabria. Ha un valore reale più alto dove c’è più ricchezza. Non ha senso fare passare il messaggio che, se in una regione l’Irpef procapite è più bassa, è perché lì alligna l’evasione», dice con energia al Sole 24 Ore Pica, docente di Economia pubblica all’università Federico II di Napoli, che in fatto di fisco e di squilibri fra Settentrione e Mezzogiorno è una figura intellettuale contrapponibile a quella di Luca Ricolfi, autore del volume ‘Il sacco del Nord. Saggio sulla giustizia territoriale’.

L’indicatore formato dal reddito dichiarato sul Pil, per quanto non consideri i diversi pesi assunti nelle specifiche realtà da stipendi privati e pubblici, ha un merito: cancella qualunque ipotesi antropologica che il meridionale evada più del settentrionale. La Sicilia è al 51 per cento. La Lombardia è al 49,3 per cento. «Se i lombardi fossero per natura più virtuosi – spiega Pica – sarebbero al 60%, se i siciliani fossero per natura più disonesti sarebbero al 40 per cento. Ma non è così». Allo stesso modo, in Trentino Alto Adige il reddito dichiarato vale il 47,8% del Pil, in Puglia il 53,2 per cento. Usando l’indice più sintetico, quello relativo alle aree del Paese, si scopre che il Mezzogiorno è al 51,2%, mentre il Centro-Nord è al 49,5 per cento. In generale, in tutto il paese il rapporto fra reddito dichiarato e Pil è pari al 49,9 per cento.

L’omogeneità dei comportamenti degli italiani viene confermata da un altro indicatore: il confronto fra il reddito dichiarato ai fini dell’Irpef e il reddito disponibile delle famiglie (depurato dalle prestazioni sociali, maggiori al Sud) è pari all’81% in tutto il paese, all’82% al Sud e all’80,7% nel Centro-Nord: secondo questi conteggi effettuati dalla Svimez su dati dell’Istat e dell’Agenzia delle Entrate, la quota di reddito evasa sarebbe di un punto superiore al Centro-Nord (19%) rispetto al Sud (18%).

«A livello regionale – scrivono Pica e Moro nel loro paper – il livello più elevato di evasione si registrerebbe nel Veneto (22,4%)». Pica non ha voglia di scadere nella polemica politica: «Il Nord-Est granaio elettorale della Lega? Non lo so. Le cronache raccontano di un fisco molto duro con i piccoli imprenditori di quell’area. Certo, però, osservando le statistiche, mi chiedo quanto siano bravi i commercialisti veneti…».

C’è, poi, un altro elemento che viene sottolineato dagli economisti radunati nel cenacolo che fu di Pasquale Saraceno e di Donato Menichella. Il tradimento strutturale dell’articolo 53 della Costituzione, che fissa la progressività del sistema tributario italiano: la percentuale di ricchezza sottratta ai contribuenti deve crescere al crescere del reddito, un principio ripreso dalla legge delega 42/2009 sul federalismo fiscale. Dunque, qualcosa che avrebbe dovuto caratterizzare la Prima e la Seconda Repubblica e che dovrebbe connotare anche la Terza.

La Svimez calcola che la pressione fiscale prodotta dall’Irpef, che è progressiva, è del 9,6% al Sud, mentre al Centro-Nord è del 12,1 per cento. Due punti e mezzo di differenza, in regioni molto diverse. Poca roba. C’è poi l’effetto compensativo dell’Ires (imposta proporzionale, l’aliquota è costante) e dell’Iva (nella sostanza regressiva). Alla fine, con tanti saluti alla progressività fissata per Costituzione, le imposte sul Pil sono pari al 21,4% al Sud e al 22,9% al Centro-Nord. «Con uno scarto così minimo – constata Pica – la progressività resta una pura enunciazione teorica».

Gli economisti della Svimez ricordano come l’evasione sia un fenomeno complesso, con tratti quasi incomparabili da regione a regione: «Al Sud ci sono tanti evasori per piccoli importi. Al Nord c’è una evasione più organizzata e per somme gigantesche. Nel Mezzogiorno l’evasione riguarda attività marginali artigianali e di servizio, visibili e diffuse sul territorio, che non pagando i tributi dovuti riescono a rimanere sul mercato. Al Nord a evadere sono contribuenti e imprese con elevati livelli di reddito che consumano la loro evasione non alla luce del sole, ma nei loro uffici e in quelli dei loro commercialisti. Si possono figurare una evasione per sopravvivenza al Sud e una evasione per accumulazione di ricchezza al Nord».

Sullo sfondo dello scenario delineato dalla Svimez, compare il problema della strategia attuata dall’Agenzia delle Entrate e dalla Guardia di Finanza. Studi di settore, controlli, ispezioni, verifiche. Spese da contenere, perché l’intera macchina fiscale deve rispondere a criteri di risparmio e di economicità. Budget da raggiungere. «Si combatte l’evasione – osserva a questo proposito Pica – in maniera uguale, a mio avviso, in tutto il territorio nazionale. L’Agenzia delle Entrate e la Guardia di Finanza dovrebbero avere strategie differenti. Non succede. E questo è un problema. Dato che l’evasione al Sud è una cosa. Al Nord è tutta un’altra cosa».

da Meridionalismo.it

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venerdì 8 luglio 2011

Primaria importanza





Berlusconi profetico: "Alfano sarà il prossimo candidato premier del centrodestra".
Formigone non è d'accordo: "Il candidato si scelga con le primarie".
Due al momento i candidati che piacciono a Berlusconi: uno si chiama Alfano, l'altro Angelino.
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giovedì 7 luglio 2011

Miccichè: non escludo alleanza col PD



ROMA - "Non escludo alleanza di Forza del Sud anche con il Pd. Alle condizioni attuali mi pare difficile, ma, anche magari con una nuova legge elettorale, non lo escludo affatto. Per il Sud siamo pronti ad allearci anche con il diavolo". Lo ha detto il leader di Forza del Sud e sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianfranco Miccichè, ai microfoni della 'Zanzara' su Radio 24. "Al Sud si evade principalmente per bisogno, mentre al Nord solo per arricchirsi", ha aggiunto.

Quanto alla posizione del ministro dell'Economia, Miccichè ha commentato: "Tremonti spero non stia facendo ammuina, ma non sono così sicuro. Io con lui mi ero molto arrabbiato in campagna elettorale".

Infine, sui ministeri al Nord, il sottosegretario al Cipe così ha risposto: "I ministeri al Nord? Una minchiata. La Lega sta perdendo la sua motivazione d'essere, o almeno quella che era un tempo: il rapporto col territorio, le quote latte...Ora puntano solo alle poltrone delle aziende, si sono romanizzati".

http://www.lapoliticaitaliana.it/Articolo/?d=20110614&id=37610

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