sabato 31 marzo 2012

Haiku del 31 marzo


Non c'è pioggia che,
col passare del tempo,
non si asciughi.


Non è possibile
misurar la grandezza
di un'anima.


E' l'Amore che
mi riporta a casa
ogni santo giorno.

venerdì 30 marzo 2012

Contro la routine



Viviamo in una società organizzata nei minimi particolari. Il Sistema ha stabilito orari, tragitti, tempi di produzione e di consumo. Persino lo svago, il famoso e sempre più raro "tempo libero", è organizzato quasi quotidianamente: c'è chi va in palestra, chi legge un libro, chi guarda la tv. Addirittura ci sono persone che, prima di tornare a casa, DEVONO comprare le sigarette o passare per il fruttivendolo.
Milioni di persone vivono così. Si alzano ogni mattina alla stessa ora, entrano in ufficio o a scuola alla stessa ora, escono alla stessa ora, vanno a casa o a fare sport, e la sera si cena e poi tv. Tutti i giorni, per anni.

Questa vita è la morte della vita. Perchè questa vita segue una sola legge: la routine. L'ordine. La ripetizione meccanica. La certezza dell'abitudine. Questi atteggiamenti non possono che far piacere al Sistema.

Invece no. Bisogna rompere la routine. Dato che non abbiamo la possibilità di rendere speciale ogni giorno che viviamo, cerchiamo almeno di renderlo diverso. Da quello precedente e da quello seguente. Non leggiamo sempre lo stesso libro: cambiamo ogni sera, sul nostro comodino, la nostra lettura. Non ascoltiamo sempre lo stesso cd in auto: cambiamo cd, o ascoltiamo la radio. Facciamo in modo che le lampadine di casa nostra non si accendano sempre alla stessa ora. Viviamo la pausa pranzo in maniera diversa: una volta mangiamo vegetariano, un'altra andiamo a mangiare fuori, una terza volta mangiamo fuori orario.
Abituiamo il nostro corpo e, soprattutto, la nostra mente ad una "concezione ciclica irregolare": tutto si ripete, ma sempre in maniera diversa.

E' una legge della natura e della storia. Vi consiglio di seguirla.

Anche le onde del mare si ripetono sempre. Ma non sono mai uguali l'una all'altra. Basta cavalcarle per rendersene conto.

Bodhi Channel sbarca anche su Vimeo



Dopo Youtube, il più famoso sito di video sharing, adesso tocca a Vimeo! Bodhi Channel, il canale di antoniolucignano.com, sbarca anche su questo nuovo network di video.
Iscrivetevi e seguitemi!

giovedì 29 marzo 2012

Bodhi e l'inizio del percorso



Trovai il foglietto tra le vecchie agende di Bodhi.
Aprii e lessi:


Inizio del percorso

Non abbiamo bisogno di imparare una dottrina per vivere bene. Abbiamo bisogno di vivere. Sperimentare. Soffrire e allontanare la sofferenza. Gioire di ciò che non abbiamo. La dottrina verrà dopo l'esperienza.

Non abbiamo bisogno di maestri. In ognuno di noi c'è un sentiero, da molte vite. Sta a noi, e solo a noi, ritrovarlo e percorrerlo nuovamente, modificarlo e metterlo in sicurezza, prestando attenzione alle deviazioni e ai dirupi. Nessuno è maestro o discepolo. Nessuno è nato per insegnare o imparare. Nessuno è nato per comandare o obbedire. Nessuno è nato per un unico fine. Siamo tutti effetto di qualcosa e causa di qualcosa.

Non abbiamo bisogno di risposte, fino a quando non impareremo a porci le domande. Non dobbiamo chiedere a noi stessi più di quanto sia giusto, sia equilibrato. Eccessi e insufficienze fanno male allo spirito, prima che al corpo. Su un filo o su una tavola da surf, su una bicicletta o sulla parete di una montagna, serve equilibrio. E la vita non è diversa. Segue le stesse leggi.

Non abbiamo bisogno di odiare. L'odio non esiste. E' assenza d'amore. Se dobbiamo passare del tempo alla ricerca di qualcosa, ricerchiamo l'amore verso noi stessi, verso il prossimo, verso ogni cosa. Non nuocere agli altri è l'unico modo che abbiamo per non nuocere a noi stessi.

Non abbiamo bisogno di desiderare. Il desiderio non è negativo, sia chiaro. Il desiderio è una forza, e come ogni forza va indirizzata. Il desiderio di fumare, ad esempio, produce dipendenza e fa male alla salute; viene soddisfatto, ma dopo si ha di nuovo voglia di fumare. Il desiderio di smettere di fumare, viceversa, rompe la logica della dipendenza e fa anche bene al corpo, quindi alla natura. Dobbiamo imparare a desiderare, altrimenti il desiderio ci consuma, ci arde, e poi ci spegne.

mercoledì 28 marzo 2012

Save the Amazon

antoniolucignano.com aderisce alla campagna di Greenpeace a favore della difesa dell'Amazzonia.



L'Amazzonia è la più grande foresta rimasta al mondo.
Un inestimabile scrigno di biodiversità da difendere.

L'Amazzonia, la nostra foresta, è in pericolo a causa della deforestazione e dei cambiamenti climatici. Greenpeace si batte per fermare la deforestazione in Amazzonia entro il 2015 e a livello globale entro il 2020.L'ammiraglia di Greenpeace, la Rainbow Warrior III, navigherà per due mesi sul Rio delle Amazzoni per mostrare al mondo la bellezza dell'Amazzonia. Oltre alle meraviglie del polmone del pianeta, denunceremo i responsabili della sua distruzione e dimostreremo che ci sono le soluzioni per raggiungere il nostro obiettivo comune: Deforestazione Zero in Amazzonia.
Accompagnaci in questo magico viaggio e aiuta il popolo brasiliano a salvare l’Amazzonia.

L'Amazzonia è vasta, maestosa e ospita un quarto delle specie conosciute. Il giaguaro, il delfino rosa, il bradipo, il fiore più grande al mondo, la scimmia piccola come uno spazzolino da denti e un ragno grande come una palla da baseball sono solo alcune delle specie che conosciamo. Ma ce ne sono ancora molte, tutte da scoprire.

L'Amazzonia è la casa di oltre 20 milioni di persone e centinaia di indigeni che non hanno mai avuto contatti con il mondo esterno.

L'Amazzonia è un enorme deposito di carbonio che ci aiuta a stabilizzare il clima e mitigare i cambiamenti climatici: trattiene tra 80 e 120 miliardi di tonnellate di CO2.

Da blog a sito: ecco a voi antoniolucignano.com



Perchè cambiare questo blog e trasformarlo in un sito? Graficamente rimarrà uguale, i contenuti a disposizione dei lettori resteranno i medesimi, lo scopo (informare e far riflettere) non è cambiato. A cosa serve, dunque, questo cambio di dominio?
A fare un salto. Non so se di qualità, ma sicuramente di mentalità. Non si tratta più di aggiornare un blog tardo adolescenziale con le proprie esternazioni. Si tratta di curare la gestione di un vero e proprio portale personale in cui tutto deve essere organizzato con una regolarità maggiore.
Potevo farlo anche continuando col vecchio blog? Certo che potevo! Nessuno o nulla me lo impediva. Il problema è che non volevo. Non ero motivato a fare questo salto.

Forse la recente paternità, forse le evoluzioni di pensiero, forse gli eventi lavorativi e familiari, sono state tutte concause di questo cambiamento. Bisognava sancirlo, in qualche modo. Ed ecco a voi http://www.antoniolucignano.com/.
Non ho cancellato i post precedenti, sia per dare continuità e sia perchè non c'è nulla da rinnegare. Se col passare dei mesi o degli anni dovessi scrivere un post che contraddice un altro scritto due anni fa, non ci sarà nulla di cui vergognarsi: il pensiero, come le persone, sono in continuo divenire. Questo sito parlerà proprio del mio stile di vita, della mia disciplina personale, della "cultura della tribù" (opposta alla cultura di massa) che tanto mi affascina e di cui sento di far parte. Parlerà di me OGGI  e di come vedo il mondo OGGI.
Voglio peccare d'immodestia: credo di essere cresciuto, di essere più maturo e, soprattutto, di essere una persona migliore rispetto a quella che inaugurò questo blog. Tante onde si sono succedute da quel giorno, e come è noto ogni onda è una esperienza nuova, diversa. La puoi affrontare su una tavola da surf o bodyboard, su una barca a vela o catamarano, su un windsurf o un kite: ogni onda è una esperienza nuova, una idea diversa di vita. Ecco, mettiamola così: questo sito è la nuova tavola con cui affronterà l'oceano della vita. Imponente, tempestoso, finito, eppur affascinante e ricco di sorprese.

Su youtube (http://www.youtube.com/user/AntonioLucignano80/),  su facebook (http://www.facebook.com/#!/profile.php?id=100000023316562) e su twitter (#antoniolucignano) continuerò ad essere presente, ma comunque la maggior parte degli sforzi saranno messi a disposizione di questo sito.

Chiunque voglia sostenere, anche economicamente, questo portale, può scrivere alla mail ant.lucignano@libero.it

venerdì 23 marzo 2012

Ci vediamo mercoledì



Scendo nella natìa Pozzuoli.
Sarò lì per quattro giorni.
Il mio piccolo Federico, per la prima volta, vedrà la sua sola ed unica "patria".
Perchè lui, come me, non ha una vera e propria patria.
E' apolide, anzi... NEAPOLIDE.

Ci si becca mercoledì.

Nostra patria è il mondo intero, nostra legge è la libertà ed un pensiero ribelle in cor ci sta.

Governo vs cittadini: il ring è la (contro)riforma del lavoro


Un governo che va contro il volere dei cittadini è un governo da contrastare.
Tutti i sondaggi proposti sui vari quotidiani o siti di informazione nazionali dimostrano che la (contro)riforma del mercato del lavoro non piace agli italiani. Siano essi di destra, centro o sinistra. Nessuno vuole una riduzione drastica dei diritti, dopo che ha già subito un aumento della tassazione (dati di ieri confermano che gli italiani sono i più tassati d'Europa) e dopo che la forbice tra "ricchi e poveri" si è ulteriormente allargata in questi anni, anche a seguito dell'aumento dell'inflazione che divora gli stipendi e della assenza di una tassazione equa e progressiva sulle grandi rendite e gli stipendi alti. E' vero: la politica non si fa coi sondaggi, perchè essi potrebbero essere indirizzati, se non plagiati, a seguito di un assalto mediatico che spinge l'opinione pubblica in una direzione piuttosto che in un'altra. Il problema, però, è proprio questo: tutti i mass media italiani, ad eccezione di rari encomiabili casi, sostengono più o meno caldamente il governo Monti. Gli stessi giornali dell'ex presidente Berlusconi sono passati dall'iniziale contrarietà ad un più moderato scetticismo, fino al recente possibilismo (dovuto anche al fatto che il PdL appoggia il governo Monti in maniera costante e decisiva).

Il governo Monti non è stato eletto da nessuno. Questo semplice dato tecnico dovrebbe già spingerlo ad una maggior prudenza. Sappiamo tutti, e lo stiamo constatando quotidianamente, che questo governo sta semplicemente facendo "il lavoro sporco", cioè quelle controriforme che i politici di professione non hanno avuto il coraggio di fare (per motivi prettamente elettorali) nonostante le lobbies che li foraggiano costantemente abbiano spinto più volte nella direzione della distruzione del tessuto sociale italiano.
Proprio quelle lobbies oggi gioiscono, nel vedere ciò che il governo Monti sta facendo o ha in progetto di fare.

giovedì 22 marzo 2012

Bodhi e il leone marino



Bodhi aveva un problema. Questo problema aveva tante soluzioni. Questo problema, però, causava un disagio, a lui e a chi gli stava vicino.
Bodhi non si preoccupava del problema: tra le tante soluzioni, avrebbe trovato la migliore. La meno dolorosa, o la più rapida. Bodhi si preoccupava del disagio. Per quello non c'erano medicine o cerotti. Perchè il disagio è una ferita dello spirito. Non la più profonda. Non la più sanguinante. Ma pur sempre una ferita dello spirito. Come curarla?

Bodhi rifletteva su queste cose, affacciato al terrazzo della sua casa sul mare. Sapeva che il mare gli avrebbe dato una risposta. Un sentiero d'acqua da seguire. Invisibile agli occhi mortali, troppo presi a riconoscere i sentieri d'asfalto percorsi quotidianamente. I sentieri d'acqua durano un attimo, poi si cancellano. Appena arriva un'onda, tutto si cancella. E tutto ricomincia.
Bodhi vide una coppia di leoni marini. Una femmina, accompagnata dal suo cucciolo. La madre lo spingeva e lo tirava a se. Lo coccolava e lo difendeva. Eppure lui sembrava infastidito, sofferente. Sfinita dai vari tentativi, la madre lo spinse su uno scoglio piatto e si mise di fianco a lui.
Bodhi vide la scena. Vide questa madre vicino al suo piccolo sofferente. Gli sembrò che quella femmina di leone marino stesse singhiozzando, mentre prendeva l'acqua e bagnava il suo piccolo. Di tanto in tanto, la madre si buttava in acqua, prendeva un pesce e lo portava al piccolo. Risaliva sullo scoglio e lo accudiva. Attendendo.

Bodhi capì. La madre aveva fatto e faceva tutto il possibile per alleviare i fastidi del piccolo. Se avesse potuto, la femmina di sealion avrebbe preso si di sè quei fastidi, quei disagi, ma non poteva. Non era possibile. La natura, nella sua perfezione, aveva concepito anche l'attesa che tutto passi. Una attesa che non significava inerzia: la madre si impegnava, faceva tutto il possibile.
L'attesa che tutto passi.
L'attesa che il disagio finisca.
L'attesa che la ferita si rimargini.
L'attesa che giunga l'onda, a cancellare il sentiero e il dolore.
L'attesa che sorga una nuova alba, dietro l'ultima onda.

mercoledì 21 marzo 2012

Un Vietnam parlamentare



Facciamo un gioco. Indovinate chi ha detto questa frase: "Sulla riforma del Lavoro, siamo pronti ad un Vietnam parlamentare e a scendere in piazza con i lavoratori e i disoccupati".
Un pericoloso bolscevico? Un estremista di sinistra? O un più moderato leader della sinistra italiana? Che so: Bersani, Vendola e/o Ferrero?
Sbagliato. A proferir tali parole di fuoco è stato Antonio Di Pietro. Un uomo che, per storia e cultura, non ha mai avuto alcuna vicinanza coi komunisti trinariciuti e con quel PCI da cui Bersani, Vendola e Ferrero provengono.

Antonio Di Pietro parla di Vietnam parlamentare. Ciò significa che il governo Monti è come l'esercito americano: macchina da guerra al soldo della superpotenza (ieri USA, oggi BCE) che deve spianare la resistenza dei vietcong (cittadini e lavoratori), utilizzando tutte le armi, compreso il napalm (la cancellazione dei diritti). Per quanto cruda e fuori dal tempo, la similitudine immaginata da Di Pietro non è poi tanto peregrina. I cittadini ed i lavoratori non rischiano la vita in senso materiale, almeno per il momento; rischiano, viceversa, la loro vita lavorativa, sociale e affettiva. E soprattutto, rischiano di perdere la loro libertà. La libertà di organizzarsi contro il padrone (pardon, datore di lavoro) che magari costringe a turni di lavoro massacranti o che decide di licenziare per non meglio precisati motivi economici. Ricordiamo che l'articolo 18 tutela i lavoratori licenziati senza giusta causa: un giudice stabilisce se il licenziamento è ingiustificato o meno.

Come se non bastasse, la riforma del Lavoro prevede altre norme in puro stile bocconiano: l'assicurazione sociale per l'impiego, ad esempio, sostituirà il sussidio di disoccupazione. Come funziona? Semplice! Per i primi sei mesi ci sarà un salario lordo... lordo... di 1119 euro mensili, che diminuirà del 15% nei successivi sei mesi. Domanda al ministro Fornero e al presidente Monti: voi riuscireste a vivere con queste cifre? Con un mutuo da pagare e con i figli da mandare a scuola? Con una benzina che sfiora i 2 euro al litro? Con l'IMU e le tante altre tasse da pagare? Domanda inutile. Gli esponenti del governo Monti, come gli esponenti della maggioranza parlamentare che sostengono questo governo, non hanno idea di questi problemi.
Loro sono il Potere, il Sistema.
Noi siamo i vietcong.


martedì 20 marzo 2012

Seadreamer


Chi conosce le catene, desidera la libertà. Il volo di un gabbiano a poppa. Il viso rivolto al tramonto. La brezza che accarezza le rughe, attraversando i capelli e spazzando via i pensieri.
Chi è libero, desidera un freno, un limite. Un'ancora di salvataggio. Un approdo sicuro durante la tempesta. Una radice ben piantata. Una sicurezza.

Chi ha fame gioisce di ogni briciola, di ogni tozzo di pane, di ogni sorso. Gode della Natura e dei suoi frutti.
Chi è sazio sogna un amaro che lo aiuti a digerire. Si ripromette che non mangerà mai più così. Comincerà una dieta. Andrà in palestra.

Chi va di fretta vorrebbe rallenatre. Godersi i paesaggi che popolano i finestrini. Fermarsi ad attendere che un gelato si sciolga mentre le onde si infrangono sugli scogli. Sedersi e osservare. Vedere. Sentire.
Chi ha una vita lenta vorrebbe un pò di brio. Una curva improvvisa da fare a tutto gas. Un tunnel da cui uscire per farsi sputare in faccia dal vento. La salsedine sulla pelle. E vaffanculo a tutti. Adesso si comincia a vivere.

E tu?
Io sogno il mare.

lunedì 19 marzo 2012

Le cose importanti



Oggi è il 19 marzo. E' la festa del papà. Per me è la prima festa del papà, visto che mio figlio è nato meno di due mesi fa.
Oggi dovrei essere inquieto. Perchè il governo continua a volere licenziamenti più facili. Perchè i sindacati non sono uniti. Perchè i partiti che sostengono il governo non vogliono la black list degli evasori. Perchè sono costretto a fare un bellissimo lavoro in un modo indegno. Perchè sto pieno di acciacchi fisici.
Eppure non ci riesco. So che a casa troverò mia moglie e mio figlio, e con loro festeggerò la mia prima festa del papà.
Sono incazzato. Nero. Ma sono sereno. Vedo tutto con chiarezza. Anche, anzi soprattutto, le cose più torbide. Mi sento equilibrato.
Non moderato, ma equilibrato. La differenza? E' la stessa che c'è tra farsi un bagno rilassante e fare surf. Nel primo caso, si predilige la calma, la moderazione dei gesti e delle parole. Nel secondo caso, si predilige l'azione. E l'equilibrio.

Le cose importanti si affrontano così. Ne sono certo. Non voglio atteggiarmi a filosofo, sia chiaro. Non lo sono. Però ho riflettuto e rifletto ogni giorno sul senso di questa bilancia di emozioni che chiamiamo vita. A volte scende, a volte sale, ma bisogna viverla. Il punto di equilibrio, il punto di scontro tra le due forze opposte, è il punto di osservazione. Di certezza. Di stabilità.

Non mi spaventa niente. Non esistono onde che non si possono cavalcare.

sabato 17 marzo 2012

17/3/1861 - 17/3/2012: Nulla da festeggiare



Un anno fa ero in piazza. Ma non avevo il tricolore in mano. Ero in piazza a contestare. Una sedicente Unità d'Italia che, a 150 anni dalla sua ratifica ufficiale, stentava ad essere vista, sentita, percepita. Contestavo da meridionale, consapevole della storia e della memoria delle mie terre e del mio popolo, che durante e dopo l'Unità fu distrutto, violentato, privato di onore e di verità.

Da quel giorno è passato un anno. Non c'è più il governo Berlusconi, che annoverava tra i suoi membri i secessionisti della Lega Nord, gli inventori della Padania. C'è il governo europeista e bocconiano guidato da Mario Monti. In entrambi i casi, quindi, due governi a-nazionali: quello localista e quello liberaleuropeista. L'Italia, ancora una volta, latita. Ancora una volta, non dà segni di vita. Ancora una volta, non esiste.
Nonostante i tanti libri commemorativi, le pagine di giornale, le fiction patriottarde e gli speciali di approfondimento storico, ci ritroviamo - un anno dopo - a dover constatare, per l'ennesima volta, l'inesistenza dell'Italia intesa come comunità. Di uomini e di spiriti. Di storie e di destini.

Facciamocene una ragione: l'Italia non esiste. Alcuni tentarono di farla nascere, repubblicana, democratica e popolare. Nacque monarchica, liberale e antisociale. Doveva unire i popoli della penisola. Realizzò una invasione del Regno delle Due Sicilie ed una conseguente guerra civile. Lo stesso Garibaldi, parlando delle cose subite dai cosiddetti italiani del sud durante la sedicente guerra d'indipendenza, le definì "cose da cloaca".
Non c'è altro da aggiungere. Ci si scopre italiani a giorni alterni, come le targhe. Pronti a sentirci fratelli quando gioca la Nazionale e in poche altre occasioni. Abbiamo un partito dichiaratamente antinazionale che prende percentuali spaventose nel Nord e che ha espresso ministri della Repubblica. Quanta ipocrisia. Fingere di essere ciò che non si è, non si è mai stati, non si sarà mai.

"Conosci te stesso", disse Socrate.
"L'Italia è una espressione geografica", disse Metternich.
Avevano ragione entrambi. Se provassimo a conoscere noi stessi, sapremmo che l'Italia è una invenzione. Manco tanto riuscita.

venerdì 16 marzo 2012

Mio articolo su Cado in Piedi

Vi (ri)propongo il mio articolo sulla Camusso che dice SI al Tav, pubblicato dal sito di informazione Cado in Piedi.
Lo trovate sul sito http://www.cadoinpiedi.it/2012/03/15/la_camusso_dice_si_al_tav_e_noi_diciamo_no_anche_a_lei.html

giovedì 15 marzo 2012

La "manutenzione" dei diritti




Il ministro del governo bocconiano Elsa Fornero sta realizzando, in accordo coi sindacati confederali, la (contro)riforma del mercato del lavoro. Invece di partire dai veri problemi del lavoro (precarietà, stipendi bassi, straordinari a iosa, disoccupazione), sul tavolo c'è la riforma dell'articolo 18, cioè di quell'articolo dello Statuto dei Lavoratori che tutela i lavoratori licenziati, è bene ricordarlo, senza giusta causa. Si parla di "manutenzione" della norma, prevedendo la possibilità che un lavoratore licenziato ingiustamente possa non essere reintegrato sul posto di lavoro, ma debba soltanto ricevere un indennizzo economico. Non è spiegato, ovviamente, a quanto ammonta questo indennizzo (un anno? due anni? sei mesi?) e chi lo debba pagare (la sola impresa? lo Stato? entrambi?): si sa solo che se un giudice sancisce un licenziamento ingiusto, il lavoratore avrà comunque perso il lavoro.
Siamo passati, quindi, alla monetizzazione dei diritti, alla "manutenzione" delle tutele. Non esistono più cose intangibili, come i diritti dovrebbero essere ontologicamente: tutto può essere messo in discussione, tutto può essere monetizzato, tutto ha un prezzo. E' la vittoria del Sistema sui cittadini e sui lavoratori. Bersani e Bonanni, cioè il leader del principale partito "di sinistra" italiano e il segretario del secondo maggior sindacato nazionale, si dicono disponibili alla manutenzione. Lo Statuto dei Lavoratori necessita di una revisione, secondo lorsignori. Come se fosse un'auto.
Peccato, però, che le manutenzioni dei privilegi, delle ricchezze patrimoniali, dell'evasione fiscale, della struttura produttiva (industriale e non) del Paese, della classe politica e imprenditoriale, delle caste, non sono sul tavolo di discussione. Eppure l'Italia ha bisogno proprio di una manutenzione, di una revisione generali di questi gangli, di questi apparati, di queste strutture.
Se passa questa norma, si potrà essere licenziati senza giusta causa e non si potrà essere reintegrati sul posto di lavoro se un giudice dirà che il licenziamento era illegittimo.
E questa sarebbe Giustizia?

E dunque addio, cara Signora Giustizia. Ancor oggi il nostro commiato mi peserebbe, se tu fossi ancora la donna che un tempo amavo. Ecco un ultimo dono lo lascio ai suoi piedi: le fiamme della libertà, belle e giuste. Ah, mia mia preziosa Vendetta…

martedì 13 marzo 2012

Fidelity card: si è vinta una battaglia, ma la guerra è ancora lunga.



Ieri è arrivata la notizia: la Tessera del Tifoso verrà sostituita, dall'anno prossimo, dalla Fidelity Card. Ovazioni di giubilo da parte di alcune tifoserie, qualche incazzatura da parte delle tifoserie tesserate (Milan e Inter su tutte), un pò di freddezza da parte della altre, tra cui la nostra. Perchè? Perchè bisogna capire, prima di esultare.

Sicuramente l'introduzione della Fidelity Card, con li conseguente accantonamento della Tessera del Tifoso, segna una vittoria per chi, da due anni, sta lottando contro questo strumento discriminatorio e - continuiamo a dirlo - incostituzionale. Invece che andare incontro ai tifosi, la Tessera discriminava gli stessi.

Vi erano, tra le tante cose, tre problemi fondamentali: uno riguardante la privacy, uno riguardante il legame col sistema creditizio e bancario della fu Tessera, uno riguardante l'articolo 9 del decreto Amato, che impediva l'acquisto della tessera a chi aveva avuto un Daspo NONOSTANTE avesse scontato la condanna.

Diciamolo subito: due di questi tre punti sono stati cambiati, e la Fidelity Card rappresenta una discontinuità rispetto alla Tessera di Maroni (che, per inciso, ieri rosicava a tutto spiano, ed è sempre bellissimo vedere un leghista e un nemico degli ultras rosicare in quella maniera...). Grazie agli interventi del Garante della Privacy e alla decisione del Consiglio di Stato, che ha definito illegittimo il legame tra Tessera del Tifoso e sistema creditizio e di commercializzazione, si è riusciti ad ottenere significativi cambiamenti.

Ma il punto principale, riguardante l'incostituzionalità dell'articolo 9, rimane. Anche con la Fidelity Card sarà vietato, per fare un esempio, l'acquisto di un abbonamento o di un biglietto per le trasferte ad un tifoso che magari 10 anni fa ha avuto una diffida e, dopo aver fatto i suoi 5 anni, non ha più commesso reati. In pratica: NONOSTANTE si sia pagato il proprio debito nei confronti della società, si è comunque impossibilitati ad ad accedere ad avvenimenti sportivi. In maniera perpetua. Come è noto, tale principio è TOTALMENTE INCOSTITUZIONALE visto che la nostra Costituzione prevede che, scontata la pena, un cittadino torni ad essere libero di andare dove vuole, di partecipare a tutti gli eventi sportivi o culturali o politici che vuole. I casi di interdizione perpetua riguardano solo - e nemmeno sempre - i mafiosi e i criminali più efferati.
Di certo gli ultras non possono essere messi in questa categoria!

Stiamo a vedere. Sicuramente la lotta sta cominciando a dare i propri frutti, ma la guerra è ancora lunga. La guerra al Sistema Calcio, che è solo una branca del Sistema in generale. Società come la Roma, già da quest'anno, prevedevano voucer elettronici anche per i non tesserati. De Laurentis, invece, pare proprio non volerci sentire. Non ha fatto MAI nulla a favore degli ultras partenopei.

Poco male. Vorrà dire che, ancora una volta, saremo soli. Non ci spaventa. Solo la lotta paga.

lunedì 12 marzo 2012

L'Uomo del 102012



Vi propongo un articolo di Repubblica.it

LONDRA - Pensare al futuro, per l'uomo d'oggi, generalmente significa prepararsi o preoccuparsi per quello che può accadere fra sei mesi (Israele attacca l'Iran per distruggere le centrali nucleari), fra due anni (l'economia mondiale ricomincia a crescere) o fra venti (la Cina è la nuova superpotenza planetaria). Ma nuovi studi stanno cercando di stabilire come sarà il nostro mondo non fra cinquant'anni e nemmeno tra un secolo o due, bensì fra 100mila anni: provando a immaginare, dati scientifici alla mano, che aspetto avremo, che lingua parleremo, dove vivremo, pressappoco nell'anno 102012.

Raramente ci azzardiamo a guardare così lontano, anche perché l'esercizio ci spaventa: fra cambiamento climatico, pericolo di pandemie provocate da nuovi virus, rischio che un asteroide gigante colpisca la terra, il catastrofismo è talmente diffuso che preferiamo non immaginare un domani troppo distante, nel timore che non ve ne sarebbe affatto uno.

Non per nulla la Global Catastrophic Risk Conference, tenuta a Oxford nel 2008, calcolava che gli esseri umani avevano solo il 19 per cento di probabilità di sopravvivere fino al 2100. Un simile pessimismo, avverte tuttavia il settimanale New Scientist, citando un crescente numero di pubblicazioni ed esperti, è prematuro, sbagliato.

La prima buona notizia, annunciata da scienziati della Long Now Foundation, creata a San Francisco con l'obiettivo di scrutare il futuro più remoto, è che fra 100mila anni ci saremo ancora.

Reperti fossili suggeriscono che i mammiferi possono sopravvivere un milione di anni, e alcune specie dieci volte più a lungo: perché il mammifero più intelligente, l'Homo Sapiens, non potrebbe essere fra queste?

Sulla base dei 200mila anni di esistenza umana sulla terra, Richard Gott, astrofisico della Princeton University, stima che vivremo altri 7 milioni e mezzo di anni. Disastri provocati da noi stessi (guerre termonucleari), nuovi killer virus pandemici (ce ne sono stati quattro nell'ultimo secolo) o l'eruzione di un super vulcano (ogni circa 50mila anni ce n'è una), potrebbero fare gravi danni, ma difficilmente farebbero scomparire 7 miliardi di persone distribuite su ogni angolo del pianeta.

Il pericolo più grave è che un asteroide gigante colpisca la terra, come accadde probabilmente 65 milioni di anni or sono, provocando l'estinzione dei dinosauri. Ma anche questo, secondo calcoli della Nasa, non provocherebbe la scomparsa dell'intera civiltà umana. Un rischio più concreto è il surriscaldamento del pianeta: se la temperatura crescerà nel prossimo secolo dai 2 ai 10 gradi, New York, Londra e Tokyo verranno sommerse dall'innalzamento degli oceani, intere isole finiranno sott'acqua, le zone tropicali diventeranno invivibili. Altre zone, tuttavia, oggi aride o semi inaccessibili, diventeranno abitabili e perfino floride, dalla tundra siberiana all'Antartico. Parte dell'umanità sarà costretta a traslocare, su per giù nei prossimi tremila anni, ma non a soccombere.

Stabilito che ci saremo ancora ma dovremo cambiare residenza, resta da decidere che aspetto avremo. Un vecchio esperimento immaginava la possibilità di prendere un uomo del Cro-Magnon (30mila anni fa), rasarlo, vestirlo e metterlo nel centro di New York: avrebbe riconosciuto i suoi simili? Sì, è la risposta degli antropologi, anche se non avrebbe riconosciuto nient'altro.

Facciamo lo stesso gioco: prendiamo un uomo del 2012 e mettiamolo nel 102012: riconoscerebbe gli individui e le cose che ha intorno? Sì e no. Potrebbero esserci cyborg e robot di silicio non a nostra immagine e somiglianza; ma così come l'uomo della preistoria non ci risulterebbe una forma del tutto aliena, allo stesso modo l'uomo del 100mila dopo Cristo non avrà tre gambe e un solo occhio ma continuerà in qualche modo a somigliarci, afferma lo studioso Graham Lawton.

Comunicare potrebbe però essere più complicato. Oggi non comprendiamo l'inglese di mille anni fa, e solo chi ha fatto il liceo classico capisce il latino di Roma antica. Le lingue si evolvono più radicalmente di chi le parla: l'Oxford Dictionary aggiunge 2.500 nuove parole all'anno, le regole grammaticali mutano. Ma forse dicendo "il mio nome è Mario" riusciremmo a farci capire anche nell'anno 100mila, sostiene il linguista Mark Pagel della Reading University.

Cos'altro vedono gli indovini del futuro a lungo termine? Finiremo alcune risorse, come petrolio e gas, ma ne troveremo delle nuove, più in profondità e su altri pianeti. A proposito: esploreremo il nostro sistema solare, ma sembra improbabile che raggiungeremo le stelle (a 40 mila km orari, impiegheremmo 115 mila anni a raggiungere la più vicina, Alfa Centauri).

Per cui è verosimile che noi terrestri continueremo a sentirci soli nell'universo: a meno che, nel frattempo, non venga a trovarci qualche specie più evoluta e più veloce della nostra.

Riforma del Lavoro: avanti verso la Dissoluzione



Comincia oggi una settimana che tutti o quasi definiscono fondamentale. Il Sistema deciderà, a quanto pare, la riorganizzazione del mercato del lavoro in Italia. Si rivedranno diritti e tutele, partendo da quell'articolo 18 che al Sistema non piace. Un articolo di civiltà conquistato dai nostri padri con decenni di lotte. Un articolo che difende il lavoratore, di una azienda con meno di 15 dipendenti, licenziato senza giusta causa. E' bene ribadirlo: SENZA GIUSTA CAUSA. Se tolgono l'articolo 18, potrete TUTTI essere licenziati SENZA GIUSTA CAUSA.
Il Sistema decidera anche la riorganizzazione degli ammortizzatori sociali, cioè di quelle cose che dovevano già essere attive e funzionanti in Italia, fin da quando si decise di aprire al dogma della flessibilità. Ci dissero, ricorderete, che la flessibilità non sarebbe mai diventata precarietà, proprio grazie agli ammortizzatori sociali. La stessa legge 30, strumentalmente rinominata "Legge Biagi" e origine dello sfacelo normativo e contrattuale in cui siamo, prevedeva un sistema di ammortizatori sociali, puntualmente inattivati.
Il Sistema, tramite il fido Monti e i suoi ministri "tecnici", prosegue nella sua marcia verso la dissoluzione sociale della Comunità dei Cittadini e dei Lavoratori, di cui tutti facciamo parte. Servendosi di coloro che ha formato in scuole come la Bocconi, e utilizzando le forze dell'ordine come braccio armato contro ogni moto di ribellione (anche il più pacifico), il Sistema sta tentando di realizzare ciò che da decenni si prefigge: il dominio del profitto sulla vita.
E ci stanno riuscendo.

domenica 11 marzo 2012

La Camusso dice si al TAV? E noi diciamo NO anche a lei!



Anche il segretario generale della CGIL, Susanna Camusso, si schiera a favore del TAV. In una intervista rilasciata al Corriere della Sera, in cui le si chiedeva un giudizio riguardante la partecipazione dei NO TAV alla manifestazione della Fiom, la leader del maggiore sindacato italiano ha risposto: "Nessuna forma d'iniziativa legittima può prevaricare la vita degli altri e sconfinare nella violenza. Penso che la Cgil debba avere un giudizio netto. Del resto la nostra posizione favorevole alla Tav l'abbiamo espressa al congresso: il Paese ha un disperato bisogno di investimenti. Dopodiché sarebbe meglio avere regole su come si decide. E comunque va ricostruito il dialogo: è impensabile fare i lavori per anni con la valle contro".
Non ha le idee chiarissime, la Camusso: tanto per cominciare, bisognerebbe ricordare a lei e a tanti altri che davanti a TAV va l'articolo al maschile, poichè trattasi di un acronimo di Treno ad Alta Velocità; in secondo luogo, non si riesce a capire perchè questo disperato bisogno di investimenti dovrebbe essere anteposto alla volontà di un popolo valligiano che non vuole bucare una montagna che contiene amianto per creare un corridoio che, secondo il progetto, dovrebbe collegare Lisbona e Kiev, senza nessun giovamento per i cittadini del luogo, nè in termini economici, nè in termini di traffico, nè in termini ambientali; inoltre, non si capisce da quando anche la CGIL ha cominciato ad analizzare la realtà partendo dagli investimenti e non dai diritti dei lavoratori e dei cittadini; infine, con un carpiato degno di Tania Cagnotto, la Camusso ricorda che va ricostruito il dialogo perchè non è possibile fare un'opera del genere avendo per anni la valle contro.
Tradotto: il Tav bisogna farlo, nonostante decine di inchieste e di analisi hanno dimostrato quanto quell'opera sia inutile, costosa e dannosa; va fatto in fretta, perchè in Italia devono arrivare gli investimenti; però bisogna farlo col dialogo, perchè non si può avere una opposizione sociale così numerosa. E come si fa, cara Camusso, a dialogare con chi parte da quegli stessi presupposti che adesso anche lei ha fatto propri? Come è possibile dialogare con chi ti dice: è stato deciso e va fatto, non me ne frega niente delle tue rimostranze, non me ne frega niente delle inchieste e degli studi alternativi, ci servono i soldi... però dialoghiamo. Cosa abbiamo da dire a loro, anzi a voi (visto che anche lei condivide la medesima impostazione)?

La Camusso dovrebbe sapere che l'Europa stanzia ingenti finanziamenti per le fonti alternative di energia, per la bioedilizia, per la riconversione industriale e per la risistemazione idrogeologica dei territori: perchè non provare ad attrarre quegli investimenti, che creano anche molti più posti di lavoro rispetto ai seimila promessi (???) dai lavori per il Tav? E se l'Europa stanziasse finanziamenti per le centrali nucleari, la Camusso sarebbe favorevole a costruirne un paio visto che "il Paese ha un disperato bisogno di investimenti"? Dato che ci servono i soldi, perchè non facciamo tutte le schifezze e le nefandezze per le quali sono stanziati i fondi?

Se anche la CGIL comincia a ragionare così, vuol dire che anche quel canale di lotta è otturato. I cittadini della valle, e in generale tutti i cittadini italiani ed europei, sono sempre più soli. Perchè oggi tocca alla Val di Susa, ieri toccava a Termini Imerese, l'altro ieri toccava a Terzigno, domani toccherà ad altri territori e ad altri cittadini.

giovedì 8 marzo 2012

Aumenta lo spread tra cittadini e Potere



Si è abbassto lo spread. Il differenziale coi Bund tedeschi è sceso sotto la soglia dei 300 punti. Quindi l'Italia pagherà meno interessi.
Tutti i principali quotidiani italiani celebrano la notizia come la fine del tunnel della crisi. Adesso ci aspetta una lenta, ma inesorabile risalita. Addirittura Monti arriva a sperare "che non aumenti lo spread tra i partiti", certificando con una battuta che le differenze tra Pd, Pdl e Terzo Polo (le tre componenti che sostengono l'attuale governo) sono davvero minime.

Lo spread tra cittadini e Potere è in aumento. Costantemente. E non accenna a diminuire, anzi: il governo bocconiano non sta facendo assolutamente nulla per diminuire questo divario. I cittadini continuano ad avere stipendi tra i più bassi d'Europa, una tassazione spaventosa, una precarietà lavorativa che si traduce sempre più spesso in precarietà di vita. Il Potere continua a speculare sulla crisi, a sostenere e a tutelare le solite lobbies, a mettere in discussione diritti acquisiti, a giustificare nefandezze di ogni tipo con la scusa "di evitare di fare la fine della Grecia".
E' di questi giorni la conferma che i precari della scuola non saranno assunti, mentre l'IVA raggiungerà il 23% e il costo della benzina sfiorerà a breve i due euro a litro. Come si vede, i costi della crisi vengono spostati dalle imposte dirette (come quelle sul reddito, ad esempio) alle imposte indirette. Con la conseguenza di colpire i più deboli e poveri e di tutelare i più forti e più ricchi. Tutto in puro stile bocconiano, visto che in quella famosa e famigerata università italiana si insegna esattamente questo.

Aumenta lo spread tra cittadini e Potere anche nella moralità e nell'austerità: aumenta quella dei cittadini, diminuisce quella del Potere. Le notizie di questi giorni (dal "caso Caltagirone" al "caso Boni", senza dimenticare Lusi e Penati, o la legge anticorruzione che non si riesce a fare) fanno da contraltare alla riduzione dei consumi delle famiglie italiani, che non solo non fanno più vacanze, ma addirittura stanno riducendo i consumi alimentari! Quindi: il Potere continua sulla strada del berlusconismo, che è la vera cifra di una Seconda Repubblica che sta facendo la stessa fine della Prima; i cittadini provano a ridimensionare le loro vite nonostante il continuo bombardamento consumistico che li spinge ad acquistare meno carne per poter comprare, il mese prossimo, lo smartphone di grido.

Aumenta lo spread tra cittadini e Potere per quanto concerne i servizi: i Potenti sfrecciano nelle auto blu sulla corsia d'emergenza, mentre noi siamo imbottigliati nel traffico di una Capitale, Roma, che ha solo due linee metro ed un trasporto pubblico imbarazzante; il Potere si serve di cliniche private finanziate dal Potere stesso, noi moriamo su una barella al Policlinico dopo 4 giorni senza aver ricevuto una cura.
Asili nido? Non hanno problemi a trovare posto. Noi si.

Invece di interessarsi solo dello spread economico, un governo degno di questo nome dovrebbe interessarsi dello spread civile che sta portando davvero l'Italia verso il default.

mercoledì 7 marzo 2012

Contro Monti, ma non per l'Italia



Moltissimi giornali (soprattutto quelli sovvenzionati da Berlusconi) stanno attaccando Monti per l'eccessivo europeismo e per la scarsa considerazione degli interessi nazionali. Un governo, detto in soldoni, troppo europeo e poco italiano (dando per scontato, quindi, che il governo Berlusconi tutelasse nella forma e nella sostanza il buon nome dell'Italia).

Questo patriottismo de noantri crea più danni che benefici. Basta guardare la vicenda Alitalia, che NON DOVEVA assolutamente andare ad Air France secondo i vari soloni nazionali. Soluzione? La CAI ha licenziato più lavoratori di quelli previsti nel piano Air France. Però Alitalia è rimasta italiana, eh....

Io contrasto nettamente Monti perchè egli ha difeso e difende gli ideali liberaldemocratici e liberisti che io contrasto senza sosta. Da bocconiano classico, il sig. Monti sta realizzando quelle politiche antisociali e antipopolari che manco Berlusconi è stato capace di fare. Il tutto in nome di un non meglio precisato "spauracchio Grecia", che viene sventolato a destra e, soprattutto, a manca (vedasi la condizione penosa e stomachevole del PD, che ormai è ufficialmente un partito NON di sinistra).
Monti è un uomo che ha in mente una idea di Europa OPPOSTA alla mia, visto che fondamentalemte Monti difende l'Unione BANCARIA e MONETARIA Europea, senza parlare di diritti europei, salari europei, ministeri europei, esercito europeo... insomma, Stato Europeo (cosa ontologicamente diverso dall'Europa-nazione tanto cara ai destrorsi).

E' chiaro: la caratura e la competenza di Monti e del suo governo sono DI GRAN LUNGA SUPERIORI al troiaio e all'ammasso di servi del precedente governo. Ciò non impedisce, però, di criticare aspramente questo governo. Il fatto che non sia stato eletto non rappresenta, per me, un problema: da amante della Costituzione, so bene che essa consente governi del genere, quindi mi va più che bene. Il problema non è il governo tecnico, bensì è l'insieme dei partiti che sostengono questo governo e le politiche che esso propone.

Infine, credo che il dialogo non ci possa essere con chi non vuole dialogare, o con chi mette le mani avanti: se vogliamo dialogare, rinunciate ai diritti (art. 18, ad esempio). Si può dialogare SOLO CON CHI vuole far pagare la crisi a coloro che l'hanno prodotta e a coloro che hanno di più. Altrimenti, non c'è dialogo possibile, ma solo scontro.
E scontro sia.

lunedì 5 marzo 2012

L'alternativa all'Europa è l'Europa



Con questo articolo voglio inaugurare una nuova fase di questo blog. Voglio dedicare maggior attenzione a temi sui quali, in effetti, questo blog è stato abbastanza carente. Mi riferisco, in particolare, alle tematiche di politica estera e, in generale, alla geopolitica intesa come scienza che tratta il divenire delle forze sociali, economiche, politiche e culturali in un determinato spazio.
Dato che lo spazio in cui vivo è l'Europa (in quanto credo nel superamento dell'ormai desueto concetto ottocentesco di Stato nazionale, quindi non mi riconosco nell'Italia), voglio cominciare con l'interessarmi dell'Europa, per poi passare agli Stati Uniti, all'America Latina, all'Africa mediterranea, al Vicino Oriente, alla Russia, all'Asia.


L'ALTERNATIVA ALL'EUROPA E' L'EUROPA

In questa fase storica è davvero difficile dirsi europeisti. Se questa crisi (finanziaria, poi economica, infine sociale) ha assunto le proporzioni che tutti sappiamo, sicuramente è anche colpa dell'incapacità dimostrata dalle istituzioni europee di affrontarla in tempo e con efficacia. Ciò ha generato sfiducia nei confronti dell'Europa, che in breve tempo si è tradotta in aperta ostilità. Le decisioni che la Troika ha preso per risolvere la "questione Grecia" hanno spaventato tutti i popoli europei, convinti che anche i loro governi nazionali utilizzeranno lo spauracchio della Grecia per imporre scelte economiche antisociali. E tutto ciò avviene a pochi anni dai referendum sul Trattato di Lisbona che, dove furono tenuti, videro sempre la sconfitta del fronte europeista.
Questa Europa non piace, c'è poco da fare. Ed è difficile dar torto a chi non si fida di questa Unione Europea che sembra  essere sempre più una unione economica, anzi monetaria, succube delle banche internazionali, e non una unione di popoli.
Il problema, però, non è rinunciare all'Europa in nome di un ritorno ai vecchi stati nazionali, o peggio ancora alle famigerate "piccole patrie" in nome delle quali si sono avute tragedie e divisioni. Chiunque immagini un ritorno al passato, fatto di piccoli nazionalismi di bottega o di nuovi micronazionalismi in salsa padano-celtica, dimostra di non essere capace di accettare le sfide della contemporaneità. Sfide che si combattono sempre più su scala continentale, prima ancora che globale.

Il problema, quindi, è come realizzare "un'altra Europa". Anche su questo tema si sono avute le più romantiche dissertazioni su "un'altra Europa è possibile" o sulla "Europa dei popoli": belle parole che, però, sono prive di un progettualità politica. Perchè è inimmaginabile contare qualcosa sullo scenario internazionale quando non si ha una sola e unica voce (per capirci, un unico ministro degli esteri europeo); è impensabile avere una unione monetaria senza una convergenza tra diritti, salari e stipendi, trattamenti pensionistici tra i lavoratori europei; è incomprensibile continuare a mantenere tutti questi eserciti, tra loro diversi per formazione ed equipaggiamento, senza puntare invece sun un esercito europeo; è impossibile far nascere un "sentimento nazionale" europeo senza un investimento costante sulla Cultura europea, che va insegnata nelle scuole e promossa e fomentata dai mass media.

Non c'è nessun ritorno al passato da realizzare, nè è possibile continuare sulla strada dell'Unione Bancaria Europea. Bisogna, viceversa, creare uno Stato europeo, che abbia tutte le strutture di uno stato unitario.

sabato 3 marzo 2012

T.reno A.lta V.oracità

Lo splendido editoriale di Marco Travaglio, durante l'ultima puntata di Servizio Pubblico, spiega in maniera perfetta perchè il TAV è un'opera inutile, dannosa e costosa. Oltre a evidenziare gli interessi economici delle solite lobbies, che tanta influenza hanno su Pdl, Pd e Terzo Polo, Marco Travaglio denuncia anche i comportamenti di quella grande fetta delle forze dell'ordine che stanno dando vita a mattanze cilene in Val di Susa.

giovedì 1 marzo 2012

"Il governo bocconiano e la Sindrome di Stoccolma" pubblicato su Cado in piedi


Vi propongo un altro mio articolo pubblicato sul sito Cado in piedi.
il link è
http://www.cadoinpiedi.it/2012/03/01/il_governo_bocconiano_e_la_sindrome_di_stoccolma.html

Abuso di Polizia



In questi giorni caldi in cui si solidarizza con un carabiniere chiamato "pecorella" da un manifestante No Tav (disarmato e a volto scoperto), l'informazione di regime evita di mostrare il vero volto della repressione. Un esempio è il video sopra postato, che testimonia l'ENNESIMO abuso di cui si sono resi protagonisti i poliziotti. Guardate e valutate.
Non voglio generalizzare: sicuramente tra le forze dell'ordine vi sono persone serie e competenti, che provano un ribrezzo ancora maggiore del mio nel vedere quali abusi sono capaci di realizzare i loro colleghi.
Va però detto che, per l'ENNESIMA VOLTA, questo abuso resterà impunito: non vi sono numeri identificativi su caschi e divise, pertanto i presenti non potranno far altro che denunciare "contro ignoti" questo episodio.
E tutto ciò si ripete ogni santo giorno, in Val di Susa come in piazza, allo stadio come in corteo. Abusi su abusi, senza che i colpevoli vengano mai beccati e condannati.

Una cosa, però, devo dirla. A tutta la sinistra e a tutti i sinistri: Pasolini ha scritto una CAZZATA nella poesia "Il PCI ai giovani"!
Sicuramente i poliziotti e i carabinieri saranno proletari e figli di proletari... ma hanno fatto una scelta di vita: servire il Potere. E se il Potere (come in Grecia) decide di dissanguare un Popolo, le forze dell'ordine si mettono CONTRO il Popolo. Se il Potere ha deciso che bisogna fare un'opera inutile, costosa e inquinante in Val Susa, per far pappare ai soliti noti i miliardi europei, e il Popolo che vive quelle terre si oppone... le forze dell'ordine si mettono CONTRO il Popolo.

Quindi, cari poliziotti e cari carabinieri: non ve lo ha detto il medico di fare questo mestiere. Se avete deciso di servire un Potere che ammazza, dissangua, distrugge con l'ingiustizia e il malaffare ogni speranza di democrazia e libertà, poi non vi lamentate dell'ostilità dei cittadini nei vostri confronti.