lunedì 31 ottobre 2011

La "sinistra" italiana tra Montezemolo e Renzi







Complimenti. Davvero complimenti.
Un governo "de destra" come quello Berlusconi necessiterebbe di una sinistra capace di essere radicalmente alternativa al berlusconismo. Di più: una sinistra ANTAGONISTA del berlusconismo.
E chi ci ritroviamo, come papabili candidati premier? Montezemolo e Renzi. Non solo loro, sia chiaro. Ma già il fatto che si stia discutendo di questi "leaderssss" mi fa venire l'orticaria.
Ce lo vedete voi un operaio, a cui Sacconi vuole togliere il diritto di non essere licenziato senza giusta causa, votare Montezemolo??? Ce lo vedete voi un neolaureato disoccupato o precario che, dopo aver creduto alle baggianate isolazioniste di Veltroni, mette una croce sul nome di Renzi?
Per carità, tutto è possibile. Anzi, dirò di più: è probabile. Probabile che la gente, pur di togliere di mezzo Berlusconi e il peggior governo della storia repubblicana, vada a votare per Montezemolo, Renzi e gli altri cavalli di Troia che il Sistema liberaldemocratico e capitalista vuole utilizzare quando Berlusconi non sarà più premier.

L'alternativa di governo può anche esserci con questi esemplari, ma non abbiate speranza in una alternativa di Sistema.
Se volete cambiare le cose, piantatela di pensare a Bersani, Di Pietro, Vendola, Montezemolo e Renzi.
Se volete cambiare le cose, smettetela di pensare che basti una croce su una scheda elettorale. E' importante, certo: ma non è mai stata e non sarà mai sufficiente, fin quando vivremo sotto questo Sistema.
____________________________________

domenica 30 ottobre 2011

Sacconi, il servo veggente





Il ministro Sacconi, autorevole servo di quel Sistema che, dopo avere imposto alla Grecia un default morbido, sta imponendo all'Italia le politiche socio-economiche più indegne della storia repubblicana, continua a buttare benzina. Sapendo che il fuoco lo appiccheranno a breve i vari imprenditori e industriali che, a seguito della letterina della BCE, cominceranno a realizzare politiche sanguinarie nei confronti dei lavoratori.
Dopo aver parlato apertamente di licenziamenti più facili ANCHE SENZA GIUSTA CAUSA, dopo aver redatto il famigerato articolo 8 che piace solo a Marchionne e ai marpioni come lui, adesso prova a utilizzare strumentalmente una delle tante cazzate proposte dal PD, tramite il senatore Ichino, per far capire che anche la sinistra dovrebbe sposare il "riformismo" liberale e abbandonare i sindacati (persino Cisl e Uil sono sul piede di guerra!) alle loro proteste conservatrici.

"Basta creare tensioni sulla riforma del lavoro che possono portare a nuove stagioni di attentati".
Le Brigate Rosse, o i gruppi terroristici komunisti, sono di nuovo attive?
Se si, Sacconi parli e denunci. Il Popolo italiano deve saperlo.
Se no, Sacconi vuole inquinare, anzi avvelenare, il clima.
E' lui il violento.
___________________________________

Perchè l'Italia non si ribella?






Perché non ci ribelliamo? In Italia la disoccupazione giovanile è al 29%, la più alta d'Europa. Tutti noi genitori abbiamo il problema dei figli, quasi sempre laureati, che non trovano lavoro o che devono accettare ingaggi precari molto al di sotto del loro titolo di studio, senza nessuna prospettiva per il futuro (questo è stato uno degli elementi scatenanti della rivolta tunisina innescata da un ingegnere costretto a fare il venditore ambulante e, impeditagli anche la bancarella, si è dato fuoco).

Tutti gli scandali più recenti, dal "caso Mastella" in poi, ci dicono che la classe dirigente italiana, intesa come mixage di politici, amministratori pubblici, imprenditori, finanzieri, speculatori, esponenti dello star system, piazzano i propri figli, nipoti, generi, amici degli amici, in posti di lavoro ben remunerati e sicuri. Del resto nemmeno un chirurgo, nel nostro Paese, può fare il chirurgo se non ha gli agganci giusti con questa o quella banda di potere. Perché il sistema clientelare di Mastella non è il "sistema Mastella" è il sistema dell'intera classe dirigente italiana. Se non altro Mastella ha lo spudorato coraggio e la spudorata onestà di non farne mistero.

I ceti popolari [...] schiumano rabbia ma non si ribellano. Perché? Le ragioni, secondo me, sono sostanzialmente due. In questo Paese il più pulito c'ha la rogna. Quasi tutti hanno delle magagne nascoste, magari veniali, ma ce l'hanno. Non che sia gente in partenza disonesta. Ma, com'è noto, la mela marcia scaccia quella buona. Se "così fan tutti", tanto vale che lo faccia anch'io. Così ragiona il cittadino. Per resistere a quel "tanto vale" ci vuole una corazza morale da santo o da martire o da masochista.

La seconda ragione sta in una mancanza di vitalità. Basterebbe una spallata di due giorni, come quella tunisina, una rivolta popolare disarmata ma violenta disposta a lasciare sul campo qualche morto per abbattere queste oligarchie, queste aristocrazie mascherate che, come i nobili di un tempo, si passano potere e privilegi di padre in figlio, senza nemmeno avere gli obblighi delle aristocrazie storiche. Ma in Tunisia l'età media è di 32 anni, da noi di 43. Siamo vecchi, siamo rassegnati, siamo disposti a farci tosare come pecore e comandare come asini al basto. Solo una crisi economica cupissima potrebbe spingere la popolazione a ribellarsi. Perché quando arriva la fame cessa il tempo delle chiacchiere e la parola passa alla violenza. La sacrosanta violenza popolare. Come abbiamo visto in Tunisia e in Egitto, come vediamo in Libia o in Bahrein (in culo al colossale Barnum del Circuito di Formula Uno, che è, in sé, uno schiaffo alla povera gente di quel mondo).

MASSIMO FINI
______________________________________

sabato 29 ottobre 2011

Blues room




In ogni stanza di studente o precario
deve esserci uno stereo che suona
un vecchio blues sgangherato,
come la vita che ci fanno vivere
camminando obliqui e stanchi
tra colloqui che finiscono tutti
con "le faremo sapere".

In ogni stanza fittata a prezzi
indegni e puzzolenti, deve esserci
uno stereo che suona
un vecchio blues stralunato.
Il rollio di una canna
o di una pistola che spara
curricula vitae.

In ogni stanza con le pareti
ingiallite dalla sporcizia
e dalla luce fioca di una lampada
comprata sottocosto da Ikea
deve esserci uno stereo che suona
un vecchio blues frantumato,
come i sogni di una gioventù
che non ha lottato abbastanza,
e adesso sta perdendo tutto.

In ogni stanza notturna e affumicata
deve esserci uno stereo che suona
un vecchio blues sfilacciato.
Amami stanotte, piccola,
perchè domani potrebbe essere un altro giorno
esattamente uguale a questo.
E' la notte che fa la differenza.
_______________________________________

giovedì 27 ottobre 2011

Cattivi Guagliuni



Ieri a Roma c'è stata la presentazione del nuovo album dei rinati 99 Posse. Erano presenti Zulù e Massimo. E' stato un pomeriggio bellissimo. In cui si è (ri)parlato di tematiche fondamentali ed attuali: le stesse di cui i 99 Posse cantavano dieci anni fa. Perchè il mondo, da allora, non ha fatto un cazzo di passo in avanti.
Zulù ha risolto i suoi problemi, e adesso sta molto meglio.
E soprattutto: non è cambiato.
E' cresciuto, ma non è cambiato.
Come me.
_____________________________________

L'ennesima figura di merda di Cisl e Uil




I segretari di Cisl e Uil, Bonanni e Angeletti, hanno passato gli ultimi anni a firmare qualsiasi cosa il Governo Berlusconi proponesse, e a criticare la CGIL colpevole, ai loro occhi, di essere un sindacato "che fa politica".
Vorrei vedere le loro facce oggi, alla luce della lettera che il governo Berlusconi ha inviato alla UE per confermare la cieca obbedienza dell'Italia ai dettami del Sistema liberaldemocratico e capitalista che governa il Mondo.
Vorrei vedere le facce degli iscritti alle loro confederazioni sindacali, che negli anni hanno dovuto subire sacrosanti rimproveri (verbali e talvolta fisici) da parte dei lavoratori che si rendevano conto che accordi come quelli di Mirafiori e di Pomigliani sono ONTOLOGICAMENTE antisindacali e antioperai.

Oggi si sono svegliati dal torpore, e annunciano: "Se il Governo dovesse modificare la normativa sui licenziamenti, siamo pronti allo sciopero generale". Strano, perchè la CGIL ha fatto due mesi fa uno sciopero generale su questi temi, ed in particolare sull'Articolo 8 della manovra, il quale articolo consentiva licenziamenti più facili. Sono veggenti quelli della CGIL? Avevano capito tutto con due mesi di anticipo? O sono semplicemente S-I-N-D-A-C-A-L-I-S-T-I, che leggono tra le righe dei contratti, degli accordi e dei disegni di legge gli attacchi più beceri ai diritti dei lavoratori?

Vorrei rivedere la faccia di Bonanni quando, durante una festa del PD, fo duramente contestato dai "komunisti dei centri sociali". Solo che, stavolta, la contestazione dovrebbe partire dagli iscritti alla CISL!
________________________________________

mercoledì 26 ottobre 2011

Articolo 8, ovvero la distruzione del lavoro






Da un'inchieta di La Repubblica, ecco cosa prevede il famigerato articolo 8 inserito nell'ultima manovra finanziaria:

"Tra le pieghe della manovra correttiva settembrina, il Governo ha inserito un articolo, l'articolo 8, che poco ha a che fare con la salute dei conti pubblici e molto con la salute del diritto del lavoro. Nei mesi del declassamento del debito pubblico italiano e dei conti in rosso, il Ministro Sacconi non rinuncia a mettere le mani su Contratto Collettivo Nazionale e Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. L'articolo 8 prevede la possibilità di derogare, con intese a livello territoriale, sia ai contratti collettivi nazionali di lavoro che alla legge, su un ampio ventaglio di materie: dal licenziamento, agli orari di lavoro, alla regolamentazione del part-time, alle mansioni e agli inquadramenti, fino alla disciplina delle assunzioni e dei rapporti di lavoro.

Concretamente significa che i diritti dei lavoratori sanciti dalla Legge e le condizioni previste nei Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro potrebbero non valere più. O, almeno, non per tutti, non ovunque. I contratti di "prossimità" (questa la dicitura utilizzata per le intese da attivare a livello aziendale o territoriale) potrebbero stabilire cose anche molto diverse tra luogo e luogo. Titolati a firmare queste intese i sindacati "comparativamente più rappresentativi" anche sul piano territoriale o aziendale: un sindacato presente in una sola impresa, magari perché gradito all'azienda e quindi magari meno autonomo dagli interessi dell'impresa, è, insomma, investito dello stesso ruolo di un sindacato nazionale.

Addio al principio di eguaglianza di trattamento tra lavoratori? Addio allo Statuto dei Diritti dei Lavoratori? Questa è la posta in gioco? Lo si vedrà a partire dalle (presumibilmente) numerose cause di lavoro che partiranno non appena questa norma farà i primi passi. Sì, perché la norma, oltre ad essere stata fin da subito molto contestata in ambito sindacale, tanto da scatenare una dura reazione della CGIL partita con lo sciopero generale del 6 Settembre 2011, è anche particolarmente confusa, ragion per cui è diventata oggetto di una pioggia di critiche da parte di una consistente porzione di giuslavorasti.

In realtà ciò che ispira l'articolo 8 sembra essere la generalizzazione a tutto il mondo del lavoro delle condizioni e del trattamento oggi riservate ai lavoratori precari. Per questo il modo migliore per raccontare le possibili ripercussioni di quella norma è raccontare la condizione di vita e di lavoro dei così detti "atipici", ormai sempre più numerosi, ormai sempre più "tipici".

Licenziamenti, mansioni e inquadramenti, orario di lavoro, compenso, malattia, disciplina: sono tutti temi sui quali a chi ha un contratto precario non è data alcuna garanzia, né alcuna certezza, come denuncia la campagna Giovani NON+ disposti a tutto della Cgil, che sulla condizione dei lavoratori precari e sui rischi dell'articolo 8 della manovra economica ha promosso la campagna "La precarietà non paga".

E' ipotizzabile, dunque, che un "contratto di prossimità" preveda che, a seguito di un licenziamento senza giusta causa, non ci sia la reintegra nel posto di lavoro, ma solo un indennizzo, magari irrisorio. Ecco che l'instabilità dei lavoratori precari irrompe anche nella vita di tutti gli altri.

Oppure ci si può attendere che a livello aziendale vengano attribuiti ai lavoratori mansioni e inquadramenti a prescindere dai titoli e dall'esperienza. Ed ecco quindi l'iper-qualificato a cui viene chiesto di svolgere compiti di segreteria o il dirigente con venti anni di anzianità spostato all'ufficio timbri. Oppure, il contrario: un lavoratore inquadrato a un basso livello cui viene chiesta un'assunzione di responsabilità sproporzionata. Esattamente come avviene oggi per quell'esercito di parasubordinati e lavoratori a termine a cui viene chiesto di far di tutto e di più pur di assicurarsi il rinnovo del contratto.

Si tratta degli stessi soggetti per cui lo stipendio lo decide, quasi sempre, il datore di lavoro. Ora, con l'articolo 8, rischiano di essere in larga compagnia. La retribuzione potrebbe diventare per tutti, anche per chi ha un contratto collettivo di riferimento, una variabile su cui intervengono i contratti di prossimità: stipulare intese sull'inquadramento del personale, infatti, potrebbe comportare anche un abbassamento della retribuzione, senza alcun rispetto per la professionalità e le competenze del lavoratore.

Ma l'articolo 8 interviene anche nel concreto svolgimento della propria prestazione di lavoro: sull'orario di lavoro, per esempio, si rischia di dire addio al limite delle 40 ore settimanali, così come sarà possibile una stretta sulle pause, sui riposi giornalieri e settimanali o sul lavoro notturno. Uno scenario simile a quanto accaduto nella nota vicenda della Fiat di Pomigliano (a cui l'articolo 8 della manovra dà il suo imprimatur) e a quello dei lavoratori precari costretti a lavorare con orari che lasciano poco spazio alla programmazione della propria esistenza, chiamati senza preavviso a coprire turni improvvisamente vaganti o a svolgere lavoro extra a parità di retribuzione.

Una stretta è assai probabile anche sul part-time, su cui potrebbe accadere quasi di tutto: il tempo di lavoro potrebbe essere organizzato a seconda delle esigenze dell'impresa e distribuito in modo variabile da periodo a periodo. Qualcosa di simile a quanto avviene oggi ai lavoratori con contratto "a chiamata": una delle tipologie contrattuali introdotte con la legge 30 e ritenute tra le più "precarizzanti".

E ancora, nell'universo delle possibili ripercussioni della nuova norma, ritroviamo la tutela della malattia, potenzialmente soggetta a restrizioni, e tutto ciò che attiene alla "disciplina del rapporto di lavoro", che significa uno spettro particolarmente ampio di ambiti: dal possibile allungamento del "periodo di prova" (oggi di massimo 6 mesi da previsione legislativa) producendo anche per questa via una surrettizia eliminazione dell'articolo 18; alla drastica riduzione degli scatti d'anzianità; all'ampliamento a dismisura dello spettro di sanzioni disciplinari possibili, alla limitazione dei diritti sindacali. Tutte cose che i precari non hanno sostanzialmente mai conosciuto."


Come si vede, questo articolo DISTRUGGE il sistema lavorativo italiano. DISTRUGGE le tutele dei lavoratori, conquistate negli anni a seguito di lunghe e faticose (talvolta anche tragiche) lotte. DISTRUGGE il Contratto Collettivo Nazionale, ponendo al centro i contratti "di prossimità" (aziendali e territoriali). DISTRUGGE le prospettive di crearsi una famiglia, di acquistare casa, di vivere una vita "borghesemente" onesta.
Mentre vi scandalizzate per la DISTRUZIONE di una vetrina o l'incendio di un auto, riflettete sulla DISTRUZIONE del lavoro e della vita che il Sistema realizza quotidianamente.

La violenza del Popolo è SEMPRE CONSEGUENZA della violenza del Sistema.

___________________________________

martedì 25 ottobre 2011

Barcollantes governi pensionanda (lat. maccheronicus)






Mentre tutti si chiedono se il governo Berlusconi, cioè il peggior governo della storia repubblicana d'Italia, cadrà o meno a seguito delle richieste IRRICIVEBILI della UE, le quali stanno creando notevoli mal di pancia a Palazzo Chigi e a Via Bellerio, io mi chiedo:
il prossimo governo che farà? Rispondera garibaldinamente "OBBEDISCO" ai diktati del Unione Capitalista Europea o si schiererà dalla parte dei Popoli lavoratori? Mi farà andare in pensione a 60, 65, 67, 73, o 128 anni? Privatizzerà o ripubblicizzerà?

In attesa dell'ardua sentenza dei posteri, sottoscrivo le parole sbiascicanti di Bossi: "Se lo facciamo, la gente ci ammazza!".
Ecco, bravo. Cominciate a tremare.
_____________________________________________

lunedì 24 ottobre 2011

Intervista a un Black Blocker

L'intervista de Il Fatto Quotidiano

Niente scontri, nessuna notizia






Con dispiacere, anzi con rabbia, devo dire che il Blocco Nero ha ragione. Se non nella pratica, quantomeno nella teoria. Se si vuole far accendere i riflettori su una iniziativa, un corteo, una istanza, è necessario alzare il livello dello scontro.
I telegiornali di ieri, e i giornali di oggi, danno (loro sì!) ragione al Black Bloc: la manifestazione pacifica dei NoTav in Val di Susa, che è stata pacifica e non violenta, è passata quasi inosservata. Servizi di meno di un minuto, nessun approfondimento, notizia messa in coda.
Sabato scorso, la manifestazione di Roma in cui il Blocco nero ha sfondato vetrine ed incendiato macchine, ha avuto le aperture dei Tg, le prime pagine dei giornali nazionali e internazionali, approfondimenti e speciali (dall'Arena di Giletti alle Porte di Vespa...).
Delle istanze del "movimento degli indignati" (passatemi questa forzatura) si è parlato per giorni; di ciò che ieri volevano fare e denunciare i valsusini, tramite il simbolico taglio delle reti del cantiere, nessuno si è interessato.
Domenica 16 ottobre, TUTTI gli esponenti politici parlamentari avevano rilasciato dichiarazioni; domenica 23 ottobre, viceversa, c'è stato solo silenzio.

E' proprio questo atteggiamento dei media e della Politica a spingere le persone ad adoperare strumenti di lotta politica violenta e/o vandalica.
Tra i due estremi (violenza e non violenza) è possibile, anzi necessario, solcare il sentiero della Disobbedienza Civile: sit in, blocchi stradali, occupazioni, presidi, picchetti. Con le telecamere belle in vista, così da dimostrare che eventuali scontri saranno stati causati dall'intervento delle forze dell'ordine, cui ovviamente non tutti hanno intenzione di porgere l'altra guancia.
_______________________________________

giovedì 20 ottobre 2011

Ci si vede lunedì

Un fine settimana lontano da Roma mi attende. Vado al nord, in quelle lande dove la Lega Nord dice che esiste la Padania. Ognuno è padrone delle proprie invenzioni, se ha l'intelligenza di brevettarle. Notoriamente, l'intelligenza manca ai leghisti e ai sedicenti padani.


Ci si vede lunedì, dopo la manifestazione della FIOM, dopo i due giorni di sciopero generale in Grecia, ma soprattutto dopo l'iniziativa dei NoTav in Val di Susa.


Il Movimento si sta interrogando sull'utilità e sull'inutilità degli scontri. Mi sto interrogando anche io, e da giorni: da quando ho pubblicato il post http://antoniolucignano.blogspot.com/2011/10/le-vere-domande.html .

Serve una Organizzazione. Lo spontaneismo sta mostrando la corda. Capisco il black bloc, ma forse ci serve qualcosa di diverso. Di più P-O-L-I-T-I-C-O. Altrimenti l'Opposizione Sociale difficilmente riuscirà a portare risultati importanti a casa.


Ci si vede lunedì.

__________________________________

Diamo un TAGLIO alla Tav!






Il 23 ottobre 2011 la Val di Susa sarà nuovamente protagonista: taglierà le reti che la vedono ostaggio della lobby del TAV dicendo no ai tagli allo stato sociale, alla sanità, alla cultura.
Le reti illegali che in Val di Susa delimitano un cantiere che non c’è difendono in realtà questo sistema.

In Val di Susa sono sospesi i diritti, la democrazia è ferita, le reti delimitano un’area di illegalità mentre una Procura della Repubblica strabica si scatena alla ricerca di improbabili sovversivi e criminali al di fuori delle reti: nei loro confronti usa le denunce e il carcere per intimorire un’intera valle e nel frattempo le ditte che manovrano ruspe e trivelle (alcune delle quali in evidente odor di mafia) si sentono protette e il partito degli affari si sente autorizzato a sperare che prima o poi partano i cantieri.

Il 23 ottobre La Val di Susa dimostrerà loro che aprire i cantieri è una speranza vana: migliaia di cittadini marceranno per tagliare le reti, per aprire varchi nel recinto, per riaprire spiragli di democrazia.
In migliaia dimostreremo a testa alta che con la forza ed il sopruso non è possibile aprire alcun cantiere, né oggi né mai.

da NoTav.info
_______________________________

Voi pensate a Gheddafi, io penso alla Grecia






Mentre tutto il Mondo sta guardando alla Libia, dove Gheddafi dovrebbe essere stato ucciso (il condizionale è d'obbligo, in questi casi), io guardo alla Grecia. Ai fratelli greci. Al secondo dei due giorni di sciopero generale.
Tutto è chiuso, tutto è fermo, nel giorno in cui il Parlamento ratificherà le misure imposte dal Sistema (tramite la BCE) sotto la minaccia del default: e nuove misure prevedono, tra l'altro, una riduzione del numero degli impiegati pubblici e un taglio al loro stipendio, aumenti delle tasse e il congelamento di convenzioni collettive.
Contro queste misure indegne cui il Sistema obbliga gli Stati contro il loro stessi Popoli, è giusto, anzi sacrosanto, manifestare. E contestare fuori al Parlamento greco tutti quei deputati che stanno votando.

Vi sono stati scontri, come era prevedibile. Ciò che non era prevedibile è che alcuni scontri avrebbero come protagonisti black bloc e servizio d'ordine del sindacato comunista PAME.
Questo fatto, se confermato, dimostrerebbe che vi è una spaccatura o un salto di qualità all'interno dei movimenti antisistemici greci. E questo fatto, inevitabilmente, avrà ripercussioni sui movimenti di tutt'Europa.

E domenica c'è la Val di Susa...
_________________________________________

martedì 18 ottobre 2011

The experiment

Differenze: se ne vedi più di una, sei un bifolco leghista dimmerda sedicente padano leccapalle di Borghezio e servo del Padre del Trota





Dopo 15 anni di esperimenti di repressione di massa negli stadi, il Sistema vuole esportare quelle forme anche nei cortei.
Infatti, il ministro leghista Maroni, condannato per aver azzannato una caviglia di un poliziotto ai tempi della lega secessionista (quindi prima che Berlusconi pagasse i debiti della Lega e si comprasse questi servi padani), ha avanzato proposte interessanti, che SICURAMENTE risolveranno il problema della violenza nei cortei: DASPO per i manifestanti, flagranza differita! Alla faccia del cazzo! Complimenti, ministro Maroni, lei è un genio! Dopo tre lustri di sperimentazione di repressione negli stadi, adesso esportiamo ovunque questo "metodo"? E tra poco che cosa ci proporrà, la tessera del manifestante?

A ciò si aggiunge un'altra intelligentissima proposta, tipica delle illuminate menti dei sedicenti padani: ci vogliono garanzie patrimoniali per manifestare. Signor ministro, per organizzare un corteo devo chiedere una fidejussione bancaria?
In puro stile liberalcapitalista: il denaro, la logica percatista, viene prima di tutto.
Intanto cresce il numero dei danni richiesti dall'associazione dei commercianti romani, notoriamente morti di fame: 5 milioni di euro. Domenica mattina era 1 milione. Ieri era 2,5 milioni. Tra un mese quanto vorranno?
___________________________________

L'incapacità del Sistema





Cos'è uno Stato? E' uno strumento del Sistema economico-finanziario che, tramite esso, determina le politiche e le vite dei Popoli.
Lo Stato italiano non si sottrae a questa ferrea legge della Liberaldemocrazia. Dopo gli avvenimenti di sabato 15 ottobre, la "risposta premeditata" dello Stato non si fa attendere. Diciamo "risposta premeditata" perchè era una risposta già pronta, da essere servita sul piatto dei media solo a seguito degli inevitabili scontri che ci sarebbero stati. Perchè credo che nessuno, nemmeno il più imbecille o il più addormentato dei notisti politici, può dirsi sorpreso per ciò che è accaduto.
Se gli scontri di sabato avessero davvero sorpreso lo Stato, ciò significherebbe che il nostro apparato di intelligence e le nostre forze dell'ordine sono totalmente inefficienti e impreparate: inefficienti, perchè non hanno saputo prevedere e prevenire ciò che stava per avvenire, nonostante i chilometrici rapporti dei servizi segreti al Copasir, nonostante le note infiltrazioni tra i gruppi più antagonisti, nonostante gli sviluppi di nuove tecnologie di monitoraggio e controllo, soprattutto del web; impreparati, perchè un manipolo di qualche centinaio di Black blockers è stato capace di tenere sotto scacco per mesi i servizi segreti e per ore le forze dell'ordine.

E lo Stato liberale italiano cosa fa?
Non essendo capace di tutelare il diritto dei manifestanti pacifici a fare un corteo, vieta i cortei a Roma. Alemanno consente solo sit in.
Non essendo capace di isolare i manifestanti "cattivi" dai manifestanti "buoni", pensa di tornare alla legge Reale, anzi fare una legge Reale 2.
Un pò come succede negli stadi: dato che lo Stato non riesce a garantire il diritto dei tifosi di assistere a partite di calcio in sicurezza, chiude gli stadi.

Questo atteggiamento, secondo lor signori, dovrebbe essere un deterrente? Ne dubitiamo, anche perchè chi propone queste cose rappresenta e difende un Sistema, la liberaldemocrazia, che impoverisce, sfrutta, invade, occupa, sequestra, uccide. Tutto per un solo motivo: Profitto.
____________________________________

lunedì 17 ottobre 2011

Le vere domande



Invece di continuare a perder tempo a prendere le distanze dai "violenti", a condannare gli scontri "senza se e senza ma", bisognerebbe cercare di dar risposte ad alcune domande.
Mentre tutti, da destra a sinistra, da Il Giornale a Repubblica, condannano gli scontri in nome del più becero buonismo, senza minimamente cercare di COMPRENDERE (non giustificare, ma comprendere) le ragioni che spingono migliaia di persone a scendere in piazza e occupare, caricare, sfondare, contrastare le forze dell'ordine... noi, che a questo gioco non vogliamo partecipare, ci poniamo alcune domande. Consapevoli che a queste domande, la politica istituzionale, sempre più serva del Sistema, non può e non sa dare risposte:
1) Come mai la manifestazione di Roma è stata la più partecipata d'Europa?
2) Come mai la manifestazione di Roma è stata l'unica in cui si sono verificati scontri di questa intensità?
3) Tra questi Black bloc e quelli di Genova 2001 ci sono o meno differenze, anche organizzative e simboliche?
4) Cosa ha fatto la Politica, da Genova 2001 ad oggi, per togliere "manodopera" ai black bloc, e ai "violenti" in generale?
5) Se non vi fossero stati gli scontri, si sarebbe parlato così tanto della manifestazione?
6) E' ancora valido l'aforisma "bene o male, purchè se ne parli"?
7) Il 15 ottobre è stato l'apice di un movimento che adesso perderà mordente, o sarà l'inizio di un nuovo percorso politico e di lotta?

Dato che i partiti istituzionali e i principali media non si pongono queste domande, probabilmente dobbiamo provare a dare noi risposte.

_______________________________

sabato 15 ottobre 2011

Il sole è tramontato



Una canzone dei 99 Posse iniziava che "il sole splende forte in Piazza Plebiscito".
Il sole, ora, è tramontato su Piazza San Giovanni, che è stata il teatro degli scontri più duraturi.
All'opera ancora i black bloc, che per qualcuno saranno sempre e comunque degli infiltrati che boicottano le manifestazioni e i cortei, e per altri saranno sempre e comunque gli unici veri combattenti contro il Sistema.
Io non mi iscrivo nè al primo partito, nè al secondo.
Io dico semplicemente questo: c'è chi crede che il Sistema si combatte con le raccolte di firme e gli scioperi della fame; chi crede che il Sistema si combatte con la resistenza passiva e la disobbedienza civile; chi crede che il Sistema si combatte anche con atti di vandalismo.
Ognuno scelga da che parte stare. Io l'ho scelto da tempo.

Il corollario scontatissimo di distinguo e di condanne da parte dei partiti istituzionali non mi sorprende affatto: di certo Berlusconi, Bersani, Bossi, Alfano, Gasparri, Cicchitto, Vendola, Schifani, Fini, Casini, non possono comprendere le ragioni (non giustificare, ma comprendere) che spingono alcune centinaia o migliaia di giovani a scendere in piazza e a realizzare atti che, secondo il lessico liberaldemocratici, sono "violenza da condannare, senza se e senza ma".
I figli di lor signori non sanno cosa significa lavorare per 500 euro al mese, avere contratti a 3 mesi, essere impossibilitati ad accendere un mutuo, a sposarsi, a mettere al mondo figli. E' facile chiedere sacrifici ai Popoli d'Europa quando si guadagnano parecchie migliaia di euro al mese!

Come sempre in questi casi, mi spiace anche per le forze dell'ordine, che in maggioranza sono composte da persone che fanno un lavoro di merda per 1200-1300 euro al mese. Sono "proletari in divisa", si sarebbe detto nel secolo scorso. Mi spiace perchè anche gli sbirri dovrebbero indignarsi per le condizioni in cui il Sistema li fa lavorare e vivere. Invece continuano imperterriti a difendere il Sistema e a difendere i loro colleghi che si rendono protagonisti di abusi stomachevoli (da Genova 2011 all'omicidio Cucchi, giusto per citare l'ultima decade).
Purtroppo quando il Sistema mette una barricata tra sè e i Popoli, le forze dell'ordine devono scegliere da che parte della barricata stare. E stanno sempre dalla parte del Sistema, ahimè.

E domani? Che si fa?
Io mi attiverò affinchè questo 15 ottobre sia un nuovo inizio, una nuova chance per l'Opposizione sociale al Sistema liberaldemocratico e capitalista. Non ho alcuna fiducia nei partiti che stanno in Parlamento e nei loro alleati/sostenitori extraparlamentari. La soluzione non è nel centrodestra nè nel centrosinistra.
La soluzione non è e non sarà mai una croce su una scheda elettorale.
Il sole è tramontato. Oggi.
Sta a noi farlo risorgere. Domani.
__________________________________

People of Europe, Rise up!




In piazza



Oggi in piazza.

Da domani si comincia a riflettere su cosa fare e come farlo. Perchè il 15 ottobre 2011 sia L'INIZIO di un percorso di lotta.

________________________

giovedì 13 ottobre 2011

Ecco cosa vuole il Sistema






La lettera che la BCE ha scritto e inoltrato al Governo Italiano è composta da punti molto interessante: è espressa, in maniera chiara ed inequivocabile, la volontà del Sistema. Cosa gli Stati devono fare, anche a scapito dei Popoli, pur di rimanere dentro al Sistema. ALtrimenti default, altrimenti nessuno comprerà il debito dei Paesi europei maggiormente in crisi (tra cui l'Italia).
Analizziamoli bene:

"E' necessaria una complessiva, radicale e credibile strategia di riforme, inclusa la piena liberalizzazione dei servizi pubblici locali e dei servizi professionali. Questo dovrebbe applicarsi in particolare alla fornitura di servizi locali attraverso privatizzazioni su larga scala".
Questo significa che, nonostante un referendum abbia chiaramente detto che IL POPOLO SOVRANO non vuole la liberalizzazione e la privatizzazione dei servizi, il Sistema se ne strafotte e vuole comunque che queste operazioni siano fatte. E hanno il coraggio di definirsi democratici! Non rispettano nemmeno l'esito di un referendum!

"C'é anche l'esigenza di riformare ulteriormente il sistema di contrattazione salariale collettiva, permettendo accordi al livello d'impresa in modo da ritagliare i salari e le condizioni di lavoro alle esigenze specifiche delle aziende e rendendo questi accordi più rilevanti rispetto ad altri livelli di negoziazione".
Questo significa che il Contratto Collettivo Nazionale, già gravemente ridimensionato, va reso totalmente inoffensivo, e a questo bisogna anteporre la contrattazione aziendale, o addirittura individuale. E secondo voi, i lavoratori sono più forti o più deboli in fase di contrattazione aziendale? Ovviamente, sono più deboli. Proprio perchè non hanno le tutele che il CCNL prevede PER TUTTI I LAVORATORI ITALIANI!

"Dovrebbe essere adottata una accurata revisione delle norme che regolano l'assunzione e il licenziamento dei dipendenti, stabilendo un sistema di assicurazione dalla disoccupazione e un insieme di politiche attive per il mercato del lavoro che siano in grado di facilitare la riallocazione delle risorse verso le aziende e verso i settori più competitivi".
Solita storia: dopo la flessibilità in entrata, i padroni vogliono flessibilità in uscita (licenziamenti più facili) ed in cambio promettono ciò che NON HANNO MAI FATTO: un sistema di ammortizzatori sociali degni di un welfare moderno e la ricollocazione in altri settori di coloro che perdono il lavoro. Perchè, se non lo hanno MAI FATTO in più di un decennio di PRECARIATO, adesso dovrebbero farlo? Perchè dovremmo crederci?

"E' possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012. Inoltre, il Governo dovrebbe valutare una riduzione significativa dei costi del pubblico impiego, rafforzando le regole per il turnover (il ricambio, ndr) e, se necessario, riducendo gli stipendi".
In pratica: riforma delle pensioni PEGGIORATIVA rispetto alle attuali forme, in particolare con l'innalzamento dell'età pensionabile SENZA TENER PRESENTE i lavori usuranti e la difficoltà di trovare lavoro (e quindi di versare contributi) prima di una età alquanto alta; stop al turnover nel pubblico impiego (quindi meno posti di lavoro), quindi meno insegnanti, meno dottori, meno infermieri, meno giudici, meno poliziotti, meno militari, meno impiegati, meno autisti, meno macchinisti, ecc...; riduzione degli stipendi per insegnanti, dottori, infermieri, giudici, poliziotti, militari, impiegati, autisti, macchinisti, ecc...

Che ne pensate di questa lettera? Ci vedete "sviluppo" o "progresso" in queste proposte?
Io no. Io ci vedo solo un Sistema (economico e finanziario, politico e militare) che vuole far pagare la crisi ai Popoli.
E questo Sistema non si può correggere: bisogna resettarlo.
_______________________________________________

La scintilla della parola




Le parole non cambiano il mondo. Le poesie, le canzoni non fanno la rivoluzione.
Tutto vero. E sapete perchè? Perchè la rivoluzione è un incendio.
Rivoltarsi, anzi ribellarsi, significa dare fuoco all'esistente, distruggere per ricosatruire. Come quelle strutture che non possono essere sistemate, ma solo abbattute.

La ribellione è un incendio.
E un incendio, per essere efficace e potente, deve avere tre cose:
una scintilla, una miccia, la benzina.
La benzina già c'è: è la nostra vita, il nostro lavoro, il mondo che abitiamo, il cibo che mangiamo, l'acqua che beviamo, le guerre che combattiamo, i licenziamenti che subiamo, i contratti precari che firmiamo, i colloqui che sosteniamo, i turni che facciamo, la disoccupazione nostra e dei nostri cari, gli stipendi da fame, il tasso usuraio delle banche, le mafie.
La miccia si sta formando: giovani, anziani, precari, ricercatori, studenti, lavoratori in mobilità, insegnanti, infermieri, addirittura anche qualche imprenditore e qualche esponente delle forze dell'ordine.
E la scintilla? La scintilla manca. Potrebbe essere uno dei partiti di opposizione? Non mi pare proprio. Uno dei sindacati? Solo la CGIL, soprattutto nella sua componente "filo FIOM", potrebbe essere la scintilla, a patto di non spegnersi quando al governo ci sta il centrosinistra.
E allora, questa scintilla?
La parola è la scintilla. La parola indignata, la parola incazzata, la parola che non scende a compromessi, la parola politicamente scorretta, la parola offensiva, la parola violenta, la parola minacciosa, la parola spaventosa, la parola pietrificata, la parola molotoviata, la parola sampietrinata.
Ognuno usi la parola nell'ambito più congeniale: in un romanzo o in una canzone, in fabbrica o in ufficio, su un volantino o in un comizio. Non abbiate paura di usare parole dure, violente, terrificanti: il Sistema DEVE tremare. E fino a quando non tremerà per le azioni del Popolo, facciamolo tremare per le parole del Popolo.

Nulla esiste se non viene detto. Dite "rivolta" e rivolta sarà.

_________________________________________

martedì 11 ottobre 2011

La democrazia è una lama



Trichet comanda: "Ricapitalizzate le banche"




La BCE è uno degli strumenti più pungenti utilizzati dal Sistema per determinare le politiche (e quindi la vita) degli Stati e dei Popoli.
Il capo della BCE, Trichet, non fa passare giorno senza ammonire i governanti europei: dovete ricapitalizzare le banche. Cioè? Che significa?
Significa utilizzare i soldi pubblici (cioe miei, tuoi, di tuo padre, di tuo nonno, di tuo figlio) per prestare soldi alle banche e ricapitalizzarle. Chi ci guadagna? Le banche, o meglio i banchieri, coloro che speculano e, se fanno profitti, li mandano nei paradisi fiscali. Se perdono, vedono gli Stati mettere soldi nelle loro banche e ricapitalizzarle. Si chiama "socializzazione delle perdite", un sistema equo e giusto, se non fosse collegato alla "privatizzazione dei profitti".
E Trichet, e tutti i servi del Sistema, non fanno altro che eseguire gli ordini di chi li paga: gli Stati devono togliere ai lavoratori e dare alle banche. Altrimenti il Sistema non funziona più.

Le misure per la Grecia? Insufficienti. E la Slovacchia? Rischia il fondo di sostegno. E l'Italia? La manovra economico-finanziaria è stata scritta e decisa dalla BCE, con una lettera a Tremonti. L'Italia è di fatto commissariata. Se, invece di Berlusconi, avesse governato il centrosinistra? Non sarebbe cambiato nulla: il Sistema, tramite Trichet e la BCE, avrebbe imposto anche a Bersani o Vendola la stessa identica manovra. E loro avrebbero obbedito.

Questa è la situazione. Non c'è più, nella politica istituzionale, possibilità di combattere il Sistema. La via liberaldemocratica è fallita. Le croci sulle schede elettorali non bastano più. Gli scioperi della fame non servono a un cazzo. Con le raccolte di firme si puliscono il culo.
Sappiatelo. E agite di conseguenza.

PEOPLE OF EUROPE, RISE UP!
______________________________________

lunedì 10 ottobre 2011

Verso e oltre il 15 Ottobre






Tratto da http://www.infoaut.org/

Il 15 ottobre si svolgeranno in tutta Europa le manifestazioni lanciate dal movimento 15M per estendere oltre i confini spagnoli la pratica della protesta contro la casta che pretende di farci pagare gli effetti della crisi finanziaria. La scadenza di Roma ha inevitabilmente convogliato su di sé le attenzioni e le aspettative dei soggetti sociali che, in Italia, ritengono sia giunto il momento di far sentire la propria voce, e credono che, senza un’Onda Italiana, le politiche di palazzo sapranno superare la crisi istituzionale nel segno di una continuità conservatrice, antipopolare e contraria agli interessi della maggioranza. Si è diffusa in molti una consapevolezza di fondo: l’attuale condizione storica richiede un salto di qualità nei nostri comportamenti politici. Il sacrificio in piazza di Mohamed Bouazizi, il ragazzo tunisino che si è dato fuoco il 17 dicembre 2010, ha aperto una nuova fase nel Mediterraneo. Il versante meridionale è entrato in una lunga e complessa fase rivoluzionaria, in grado di modificare in modo inaudito gli equilibri sociali interni a quei paesi e quelli internazionali. Sul versante settentrionale, anzitutto con le mobilitazioni di massa che attraversano la Spagna e la Grecia – paesi che, su un diverso livello, accusano pesantemente gli effetti della crisi mondiale, diventandone a loro volta propulsori – il conflitto sociale è entrato di prepotenza nel cuore degli equilibri monetari del nuovo secolo: l’Unione Europea.

Questi movimenti non sembrano analizzabili, e tanto meno governabili, attraverso ricette precostituite; ci consegnano un’evidenza che è impossibile non assumere nell’analisi generale: si è aperta una fase politica di sperimentazione dal basso. La primavera mediterranea non è e non sarà orientale o occidentale, democratica o dispotica, pacifica o violenta: le categorie in cui è rimasto impigliato gran parte del pensiero politico degli ultimi decenni, anche all’interno dei movimenti, saranno devastate dall’impatto dei conflitti sociali che già si affacciano su questo decennio. Il dato essenziale è il protagonismo di massa di soggetti sociali nuovi, moderni, che si pongono su un livello di rottura radicale tanto con i dispositivi di gerarchizzazione sociale e del reddito, tanto con le forme tradizionali della sovranità politica e territoriale. Dalle migrazioni di massa ai flussi grammatologici di insubordinazione attraverso il web, questi soggetti si presentano come sfuggenti, ingovernabili, insensibili tanto alle imposizioni delle frontiere politiche quanto a quelle linguistiche, giuridiche, informatiche. In questo scenario crediamo sia necessario ovunque consegnare ai movimenti, alle piazze e alle lotte tutta la nuova sovranità, la voce in capitolo, la progettualità rivoluzionaria. Non ci servono “alternative” di contenimento, né sul versante di una “guida” o “gestione” della crisi da parte delle istituzioni della casta, né all’interno dei movimenti.

La crisi non è un male obiettivo, naturale ed inevitabile, senza colpevoli, senza responsabilità soggettive; e le nostre chiamate alla mobilitazione devono essere cassa di risonanza dei desideri e della rabbia sacrosanta di tutte e tutti, senza limitazioni ideologiche o programmatiche, senza sovrastrutture progettuali che esulino dalla pura e semplice necessità di riprodurre nel nostro paese e nel mondo una dinamica estesa e avanzata di conflitto sociale. Ciò di cui abbiamo bisogno sono serbatoi di mania della trasformazione, overdosi di utopia, cuori roventi, esigenza dell’imprevedibile. Cosa vogliamo da questo autunno? Cosa da questo ottobre? La piazza spagnola ci ha fornito una traccia semplice e chiara, proponendo la pretesa di una negazione pratica dell’assetto istituzionale e politico che ereditiamo in Europa: Que se vayan todos! è il loro grido, e deve essere anche il nostro. Ad ogni capo del globo, con le tende, le canzoni o le molotov, i movimenti stanno affermando che con questa organizzazione dell’economia, con questa costituzione della sovranità politica non si può andare avanti. Non si può, nei due sensi di questa espressione: perché non si vuole e perché non è più possibile. È una dimensione soggettiva e oggettiva del non potere, quella che abbiamo attorno e di fronte a noi.

E l’Italia? È la grande assente, fino a questo momento, dei processi in atto: non dal punto di vista dell’attacco alle condizioni di vita e della prospettiva di default, naturalmente, ma dal punto di vista del conflitto; è l’unico grande paese mediterraneo a non essere lambito dal fuoco della rivolta, dall’uragano dell’indignazione. Di fronte al quadro profondamente nuovo che i processi di delegittimazione dell’ordine costituito rappresentano, nella nostra penisola sembra ancora essere ingombrante la tendenza all’elemento rituale, al dejà vu, a un insensato eterno ritorno dell’identico. Si pretende di incanalare la ricchezza politica che si orienta da mesi verso l’autunno in una sfilata ordinata e disciplinata, lontana dal centro e dai palazzi del potere, come indicato dalla questura della capitale. Si vorrebbe fornire una sponda, attraverso questa scadenza, a progetti politici visti e rivisti, che intendono convogliare in un voto istituzionale il desiderio di cambiamento che dal referendum alle manifestazioni studentesche del 7 ottobre cresce nel nostro paese. A beneficio di chi o di cosa, ci chiediamo? Non ne possiamo più del rito e della chiacchiera giornalistica sull’autunno caldo: vogliamo un Autunno Infernale.

Vogliamo un inverno duro per chiunque tenti di farci pagare la crisi. Vogliamo una primavera dei movimenti. Vogliamo anni di negazione dell’esistente, vogliamo un’Italia Valsusina. Non vogliamo un nuovo-vecchio uomo della provvidenza, di destra o di sinistra, alla guida di un progetto politico scaduto in partenza. Ciò che vorremmo fosse chiaro a tutte e tutti è che la casta è finita; e quando parliamo di casta intendiamo non soltanto Berlusconi e Tremonti, Bossi e la Marcegaglia, Bersani o Di Pietro, Montezemolo, Napolitano o Marchionne; intendiamo tutte le forme della vecchia politica, ben al di là dei nomi dei partiti, dei ministri, dei presidenti e dei candidati; intendiamo anche Vendola e De Magistris, ossia coloro che intendono cavalcare la voglia di cambiamento affinché il cambiamento non avvenga mai, affinché prevalgano ancora la delega e la politica di mestiere, gli aggiustamenti strategici, il compromesso annunciato. E ci chiediamo: cosa vorrebbero elemosinare i movimenti da questi signori? E che cosa dalle istituzioni stesse? Non soltanto le chiacchiere e le illusioni, ma persino i soldi sono finiti! Resta una società polarizzata e paralizzata, l’arricchimento spietato o l’impoverimento totale, la bancarotta. È forse il momento di salire sul carrozzone dei partiti, di accettare la logica che, reprimendo e recuperando il conflitto sociale, ci ha portati a questo disastro? È forse l’ora di imporre ai movimenti sociali strutture rigide o autoritarie, prospettive non condivise, destinazioni annunciate?

Il potere politico capitalista risiede completamente, e non da ora, nelle istituzioni finanziarie globali: Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea, Federal Reserve. I governi nazionali, le istituzioni internazionali o locali non sono che gli agenti dell’applicazione quotidiana di decisioni prese in quei teatri dal personale tecnico del capitalismo moderno: sono svuotate di qualsiasi autonomia amministrativa o politica. Come se non bastasse, di qualsiasi legittimità: lo si ode nell’eco dei tumulti e delle insurrezioni che agitano il mondo, che si espandono da New York a Damasco, da Santiago del Cile a Londra. L’ingresso nelle istituzioni del default non è l’obiettivo dei movimenti. Il potere politico “alternativo”, o antagonista, è nelle piazze, nelle strade, nelle rivoluzioni; è nelle assemblee di Barcellona, di Tunisi, della Val Susa. Non c’è delega, non c’è candidatura di cui in Italia, oggi, i movimenti possano comprendere il senso. Per questo crediamo che, il 15 ottobre e dopo il 15 ottobre, occorra consegnare a questo paese, finalmente, gli spazi comuni e aperti dove le istanze sociali, schiacciate dalla cappa di uno stato impresentabile e parassitario, possano esprimersi liberamente. Tutte le idee, tutte le istanze, tutte le voglie di questa società disastrata, tutte le progettualità della protesta non possono che trarre ossigeno dall’ingresso dell’Italia in questo Mediterraneo inquieto, e nell’Europa delle tre “A”: quella del conflitto sociale. L’Italia merita il cambiamento, quello vero. E non si potrà cambiarla, per davvero, senza rimetterla al centro del variopinto planisfero delle lotte sociali.
___________________________________

sabato 8 ottobre 2011

La stalla dei bottoni



M'hanno detto che ero libero di contestare
il Sistema che ci vuole tutti quanti a lavorare
per poter meglio ingrassare
i maiali nella stalla dei bottoni, criticare
queste logiche 'e profitto.

C'è chi tène sei palazzi e chi ancor pava 'o 'ffitto!

M'hanno detto che ero libero di non essere d'accordo,
di poter togliere il piatto a chi è troppo troppo ingordo,
e vuole mangiar da solo, senza dare niente agli altri:
se rubate voi è finanza, se rubiamo noi siam ladri.

Nella stalla dei bottoni niente libri e zero quadri.

M'hanno detto tante cose, ma ormai non ci credo più:
loro possono far tutto e non puoi far niente tu,
puoi soltanto lavorare,
fare i turni e poi guidare
dentro il traffico mortale
della loro modernità.

Nella stalla dei bottoni, gente senza umanità.

Loro vendono idiozie che tu puoi solo comprare
senza mai fermarti un attimo a capire, a ragionare:
ma ti servono davvero queste cose nel carrello?
Sei sicuro di essere un dritto o sei soltanto un pivello?
Stai cedendo a quella logica che ti fa sentir bisogno
di un nuovo cellulare, di rimodernare il bagno,
di rifarti il guardaroba e non rompere i coglioni:
non vogliono fastidi nella stalla dei bottoni.

Dalla stalla dei bottoni ti sorvegliano e controllano,
ma lo fanno per teee, li dovresti ringraziare
se tu vuoi più sicurezza, devi perder libertà
non puoi aver la botte piena e la moglie a 'mbriacà!
Lo stipendio? NELLA BANCA! Compri casa? CON LA BANCA!
La pensione? NELLA BANCA! Serve un prestito? LA BANCA!
La rapina? NELLA BANCA! La rapina DELLA BANCA!
Tu manco tieni il canotto, loro venti metri 'e barca.

E se lanci un sanpietrino, loro dicono: Violenza!
Siamo pesci da pescare senza amo e senza lenza,
negli acquari degli uffici del Sistema stiamo bene,
un arredamento trendy. Parla poco, ti conviene
solamente lavorare, consumare, procreare,
e per te non c'è pensione: forza, sbrigati a crepare!
Tu puoi fare tutto quello che ti vogliono far fare,
ma non crederai davvero di poter protestare?

Altrimenti rappresaglia, altrimenti repressione,
sono svegli quei maiali della stalla dei bottoni!
Hanno organizzato tutto fin nei minimi dettagli,
servi e troie nei parlamenti a far finta di far sbagli,
strumentali ad un Sistema che li ha messi lì seduti,
fingono che so' politici quando so' solo venduti,
parlano di famiiiglia, poi vanno a trans e mignotte,
benpensanti di giorno e puttanieri la notte.
______________________________________________

venerdì 7 ottobre 2011

Amen



Non so se vi capita mai. A me ultimamente sta capitando spesso. Di sentirmi in ritardo. Costante ritardo. Come se le giornate di 24 ore non mi bastassero per fare tutto quello che vorrei fare. Come se le mie passioni non fossero più coltivabili.
Non c'è più tempo per scrivere o allenarsi. Tutto corre, ed io sono lento. Troppo lento.
Adesso, anche dedicarsi un'ora al giorno per fare un pò di esercizio fisico in garage è diventata una impresa: il traffico romano mi costringe a stare in auto quasi due ore al giorno, a queste si sommano le 9 ore di lavoro. Poi i turno, l'irregolarità di una vita lavorativa che si riflette in irregolarità di vita. Poi c'è una famiglia, una casa, bisogna pulire, bisogna mangiare.
Poi c'è il futuro: un figlio in arrivo, a cui bisogna dedicare tutte l'energie e tutto l'amore possibile.

Ed evito di parlare della situazione politica ed economica, dei sedicenti indignados che vogliono fare la rivoluzzzzzione e si scandalizzano per un sampietrino lanciato.

Mi rendo conto che l'unica ribellione possibile è una ribellione individuale.
Amen.
____________________________________

giovedì 6 ottobre 2011

A Wall street si occupa, qui ci si rassegna



Vi incollo un pezzo di un articolo tratto da Repubblica.it

È finita con scontri tra la polizia e alcune centinaia di dimostranti la marcia degli "indignados" che da tre settimane occupano lo Zuccotti Park vicino a Wall Street. Quella che era cominciata pacificamente come una marcia di migliaia di persone (almeno 10.000 secondo i dimostranti, fino a 30.000 secondo altre stime dei media) si è conclusa intorno alle 21 locali, le tre del mattino in Italia, con arresti e violenze quando la testa del corteo ha raggiunto la zona transennata intorno alla borsa di New York e alcuni dimostranti hanno tentato di saltare le barriere.

A quel punto la polizia ha circondato i manifestanti del gruppo di testa, tra i quali c'era il regista premio Oscar Michael Moore, senza consentire l'ingresso alla stampa. Testimoni raccontano di avere visto poliziotti usare spray urticante.


Notate niente? Io si:
"indignados che da tre settimane occupano lo Zuccotti Park vicino a Wall Street".
Tre settimane. Riuscite ad immaginare, in Italia, una occupazione lunga tre settimane che abbia questa risonanza mediatica?
Io no, sinceramente. A fatica, mi viene in mente la Val di Susa o Terzigno. Ma niente di più.
Forse perchè in Italia, ormai, non si occupa più? o perchè non si occupa per tre settimane? o perchè, se si occupa, non si fa nulla per farsi notare dai media? Forse perchè è sempre meglio evitare gli scontri? Non sia mai che dovessero definirli komunisti, terroristi, brigatisti o altro!
Fino a quando in Italia i cortei saranno pacifici anche nelle parole (basti pensare che "solleviamoci" è stato sostituito col più rassicurante "cambiamo l'Italia, cambiamo l'Europa", in puro stile berlusconiano); fino a quando si faranno scioperi di 4 ore; fino a quando non si farà nulla per portare l'attenzione dei media sui luoghi di conflitto... non c'è speranza di veder crescere l'indignazione.
Farebbero bene a chiamarsi "rassegnados", gli italiani.
____________________________________

'A livella di Steve Jobs

La morte di Steve Jobs, plurimiliardario fondatore del colosso Apple, mi ha fatto pensare a questo capolavoro della poesia contemporanea:



Ogn'anno,il due novembre,c'é l'usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll'adda fà chesta crianza;
ognuno adda tené chistu penziero.
Ogn'anno,puntualmente,in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch'io ci vado,e con dei fiori adorno
il loculo marmoreo 'e zi' Vicenza.

St'anno m'é capitato 'navventura...
dopo di aver compiuto il triste omaggio.
Madonna! si ce penzo,e che paura!,
ma po' facette un'anema e curaggio.
'O fatto è chisto,statemi a sentire:
s'avvicinava ll'ora d'à chiusura:
io,tomo tomo,stavo per uscire
buttando un occhio a qualche sepoltura.
"Qui dorme in pace il nobile marchese
signore di Rovigo e di Belluno
ardimentoso eroe di mille imprese
morto l'11 maggio del'31"
'O stemma cu 'a curona 'ncoppa a tutto,
sotto 'na croce fatta 'e lampadine;
tre mazze 'e rose cu 'na lista 'e lutto:
cannele, cannelotte e sei lumine.
Proprio azzeccata 'a tomba 'e stu signore
ce stava 'n 'ata tomba piccerella,
abbandunata,senza manco un fiore;
pe' segno,sulamente 'na crucella.
E ncoppa 'a croce appena se liggeva:
"Esposito Gennaro - netturbino":
guardannola, che pena me faceva
stu muorto senza manco nu lumino!
Questa è la vita! 'ncapo a me penzavo...
chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!
Stu povero maronna s'aspettava
ca pur all'atu munno era pezzente?

Mentre fantasticavo stu penziero,
s'era ggià fatta quase mezanotte,
e i'rimanette 'nchiuso priggiuniero,
muorto 'e paura...nnanze 'e cannelotte.
Tutto a 'nu tratto,che veco 'a luntano?
Ddoje ombre avvicenarse 'a parte mia...
Penzaje:stu fatto a me mme pare strano...
Stongo scetato...dormo,o è fantasia?
Ate che fantasia;era 'o Marchese:
c'o' tubbo,'a caramella e c'o' pastrano;
chill'ato apriesso a isso un brutto arnese;
tutto fetente e cu 'nascopa mmano.
E chillo certamente è don Gennaro...
'o muorto puveriello...'o scupatore.
'Int 'a stu fatto i' nun ce veco chiaro:
so' muorte e se ritirano a chest'ora?
Putevano sta' 'a me quase 'nu palmo,
quanno 'o Marchese se fermaje 'e botto,
s'avota e tomo tomo...calmo calmo,
dicette a don Gennaro:"Giovanotto!

Da Voi vorrei saper, vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir, per mia vergogna,
accanto a me che sono blasonato!
La casta è casta e va,si,rispettata,
ma Voi perdeste il senso e la misura;
la Vostra salma andava,si,inumata;
ma seppellita nella spazzatura!
Ancora oltre sopportar non posso
la Vostra vicinanza puzzolente,
fa d'uopo,quindi,che cerchiate un fosso
tra i vostri pari, tra la vostra gente".
"Signor Marchese,nun è colpa mia,
i'nun v'avesse fatto chistu tuorto;
mia moglie è stata a ffa' sta fesseria,
i' che putevo fa' si ero muorto?
Si fosse vivo ve farrei cuntento,
pigliasse 'a casciulella cu 'e qquatt'ossee
proprio mo,obbj'...'nd'a stu mumento
mme ne trasesse dinto a n'ata fossa".
"E cosa aspetti,oh turpe malcreato,
che l'ira mia raggiunga l'eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei già dato piglio alla violenza!"
"Famme vedé..-piglia sta violenza...
'A verità, Marché, mme so' scucciato
'e te senti; e si perdo 'a pacienza,
mme scordo ca so' muorto e so mazzate!...
Ma chi te cride d'essere...nu ddio?
Ccà dinto,'o vvuo capi,ca simmo eguale?
Muorto si'tu e muorto so' pur'io;
ognuno comme a 'na'ato é tale e quale".
"Lurido porco!...Come ti permetti
paragonarti a me ch'ebbi natali
illustri, nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?".
"Tu qua' Natale...Pasca e Ppifania!!!
T''o vvuo' mettere 'ncapo...'int'a cervella
che staje malato ancora e' fantasia?
'A morte 'o ssaje ched''e? è una livella.
'Nu rre,'nu maggistrato,'nu grand'ommo,
trasenno stu canciello ha fatt'o punto
c'ha perzo tutto,'a vita e pure 'o nomme:
tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto?
Perciò, stamme a ssenti...nun fa''o restivo,
suppuorteme vicino - che te 'mporta?
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje simmo serie...appartenimmo à morte!"
_____________________________

martedì 4 ottobre 2011

Il Sistema europeo impone alla Grecia nuove misure antipopolari




Vi sono misure impopolari, ciò non popolari.
E misure antipopolari, cioè contro il Popolo.
E sono proprio quest'ultime che l'Unione Europea Capitalistica chiede ancora alla Grecia.
Nonostante le "importanti misure" prese, come la riduzione degli stipendi pubblici, la Grecia non è ancora salva. Il Sistema chiede ad Atene altre misure: taglio di 30mila dipendenti nella P.A., nuove privatizzazioni (che ovviamente, data la condizione in cui versa la Grecia, saranno in realtà delle svendite a basso costo alle lobbies continentali e mondiali), e rivisitazione dei contratti collettivi (suona un pò Marchionne, vero?), abolendo ad esempio i minimi salariali.
I burocrati europei, coordinati dai vari Junker e Trichet, sono al soldo del Sistema. E stanno costringendo la Grecia a svendersi, totalmente.

Sul Partenone c'era scritto: "People of Europe, Rise up". Si vede che i servi del Sistema non hanno minimamente paura della sollevazione dei Popoli d'Europa.
___________________________

lunedì 3 ottobre 2011

I brutti addormentati in città



Tutti conoscete la fiaba "La bella addormentata nel bosco", ma nessuno di voi conosce "I brutti addormentati in città". Ora ve la racconto:

C'era una volta una massa di ragazzi, precari o sottopagati, che si sta affacciando al mondo dei mutui da pagare, degli asili nido senza posto, della discarica sotto casa, dell'aumento di luce-acqua-gas, della tassa sui rifiuti, dell'impossibilità di conciliare lavoro e famiglia.
Questi ragazzi, ieri sera, durante l'intervallo del big match tra Juventus e Milan, hanno cambiato canale... e sono capitati su raitre. In quel momento, vi era un servizio della trasmissione Presa Diretta, che i grandissimi dirigenti della Rai hanno opportunamente piazzato in palinsesto la domenica sera, in concomitanza col posticipo dello sport nazionale (garanzia di grandi ascolti, eh?).
Questi ragazzi hanno scoperto che in Italia la "flessibilità" significa che i neolaureati hanno contratti da fame (li chiamano stage, in genere), e non hanno nessuna speranza di lavorare ed essere pagati per quello che hanno studiato. Hanno scoperto che in Germania (uno stato che ha perso DUE GUERRE MONDIALI!!!) esiste un sistema di welfare efficientissimo, in cui - ad esempio - una madre può andare all'università o al lavoro senza preoccuparsi di piazzare il proprio figlio in un asilo nido, perchè le università o le aziende forniscono ai dipendenti il servizio di baby parking! A quale costo? 175 euro l'anno!!! Avete letto bene!!!

Mi fermo qui, perchè voglio subito domandarmi e domandarvi: ma dove cazzo stavano questi ragazzi negli ultimi 15-20 anni? Vivevano in Italia? Si sono accorti ieri sera, facendo zapping durante l'intervallo del posticipo, che la situazione in Italia è pessima? PESSIMA?

Questi ragazzi mi fanno incazzare. Sono i brutti addormentati in città.
___________________________________

domenica 2 ottobre 2011

La coincidenza degli opposti





Vi invito a riflettere su questo scritto.
Il mondo moderno e la cosiddetta "civiltà occidentale" ci hanno insegnato a vedere l'esistenza come una realtà manichea: o con me o contro di me; qui c'è il bene assoluto, lì c'è il male assoluto.
Le antiche culture, invece, ci insegnano che il Bene e il Male non esistono assoluti e puri, ma coesistono in un equilibrio dinamico. Il punto di scontro, non di incontro, tra bene e male è l'essenza dell'Essere nonchè il motore del Divenire.


Quando le persone vedono le cose come belle,
la bruttezza è creata.
Quando le persone vedono le cose come buone,
il male è creato.

Essere e non essere si producono a vicenda.
Difficile e facile si complementano a vicenda.
Lungo e corto si definiscono l’uno con l’altro.
Alto e basso si oppongono l’uno con l’altro.
Prima e dopo si seguono l’uno dopo l’altro.

Perciò il Saggio
può agire senza fare niente
e insegnare senza dire una parola.
Le cose giungono sulla sua via e lui non le ostacola;
le cose si allontanano e lui le lascia andare.
Egli ha senza possedere,
e agisce senza alcuna aspettativa.
Quando il suo lavoro è fatto, non si prende alcun merito.
È per questo che esisterà per sempre.

______________________________________

Per i fratelli napoletani di Milano






Quando sul 3 a 0 per il Napoli, senti i tifosi partenopei cantare a San Siro: "Siete ospiti... siete ospiti!".
Quando vedi uno stadio esplodere per ogni gol degli azzurri.
Quando vedi famiglie intere allo stadio fare 3 con la mano.
Quando vedi bambini che probabilmente parlano in milanese, avere la maglia azzurra addosso e piangere per la gioia.
Quando senti i tifosi cantare, con orgoglio che oserei dire nazionalista, "Voi non siete Napoletani".

Quando succedono queste cose, pensi ai tuoi fratelli napoletani che da anni, o decenni, sono emigrati a Milano e nel Nord, a farsi il culo per arricchire i settentrionali e sentirsi dire che sono italiani di serie b, ignoranti, rozzi, incivili, o semplicemente TERRONI.
Pensi a quanti se ne andranno a breve, costretti a cercar lavoro dove il lavoro c'è, dove le politiche filonordiste da 150 anni hanno portati soldi e infrastrutture, impoverendo il nostro splendido sud e la sua incredibile Capitale.
Napoli, una città che oggi chiamano Monnezzopoli.
Napoli, la città di Gomorra.
Ecco cosa è Napoli, per i media di Regime.

Lo sport, ed il calcio in particolare, può essere un canale di rivalsa sociale. E' sbagliato credere che sia l'unico: la rivalsa sociale, le rivendicazioni non possono passare solo tramite un pallone.
Il Popolo Napoletano, anche chi non tifa Napoli, dovrebbe gioire per la vittoria di ieri sera, contro l'Inter miliardaria e piagnona.
Perchè ieri non hanno vinto solo i tifosi del Napoli, ma tutti i Mapoletani del nord.
Un piccola, effimera, insufficiente vittoria.

Ma ce la godiamo tutta, vafamoc'!
________________________________

sabato 1 ottobre 2011

Sulla manifestazione del 15 ottobre






Ricevo e pubblico:

15 ottobre: inutile sfilata dei soliti noti o accampamento degli indignati?
Discussione animata e difficile sul percorso del corteo del 15 ottobre. Ma alla fine si è trovata la “quadra”. Persistono divergenze sul segnale politico che deve mandare la manifestazione italiana. Il 15 ottobre sarà una giornata di mobilitazione internazionale contro la crisi e il massacro sociale scatenato dalle istituzioni finanziarie europee e dal governo unico delle banche.
L'ennesima riunione preparatoria per la giornata europea di mobilitazione del 15 ottobre, ha visto le molte componenti del coordinamento nato ad hoc, cercare
in tutti in modi di trovare “la quadra”. Un risultato che dopo l'ultima riunione e all'inizio di quella di ieri non appariva affatto scontato.
La discussione – ad un osservatore esterno – poteva sembrare meramente “tecnica” cioè il percorso del corteo, lo striscione di apertura, la conclusione. In realtà indicava e indica divaricazioni politiche sul segnale che la manifestazione nazionale del 15 ottobre deve mandare sia a chi scenderà in piazza sia ai responsabili del massacro sociale che in tutta Europa ed anche Italia si sta abbattendo su lavoratori, giovani, pensionati,migranti.
La discussione dei due gruppi di lavoro (manifestazione, comunicazione) è iniziata dopo le 11.00 ed è riuscita a concludersi solo a ridosso dell'inizio della riunione plenaria dopo un lungo botta e riposta e numerosi interventi che hanno talvolta allontanato la possibilità di giungere ad un appuntamento unitario e condiviso. Lo spettro di due manifestazioni si è affacciato neanche troppo velatamente in alcuni interventi. Il rappresentante dell'Usb è andato alla carica senza troppi preamboli mettendo in discussione che il corteo dovesse accuratamente evitare di transitare per il centro della capitale e si dirigesse verso piazza San Giovanni secondo i canoni della manifestazioni di massa ma un po' liturgiche. La proposta avanzata dall'Usb era che si concludesse invece nella centrale piazza del Popolo a ridosso dei palazzi del potere e annunciasse pubblicamente che la manifestazione non si concludeva la sera del 15 ottobre con un tradizionale comizio. “A New York manifestano sotto la Borsa di Wall Street mica a Central Park, in Grecia stanno in piazza Syntagma davanti al Parlamento” ha specificato. Insomma una manifestazione di lotta e non di rappresentazione che trova il suo punto di forza solo nel numero dei partecipanti.
Di avviso contrario alla proposta dell'Usb altre componenti del coordinamento (Action,Uniti contro la crisi, Cobas, Arci, Fiom, Uds) e consenso invece da parte di altre componenti come le reti dello Sciopero Precario, la rete Roma Bene Comune, Atenei in rivolta, la Rete dei Comunisti, che hanno insistito molto sul fatto che il passaggio del centro “politico ed economico” della capitale funzioni anche come avviso di garanzia – in qualche modo anche minaccioso – verso le misure antipopolari decise dal governo e dalle istituzioni europee, un nemico che alcuni definiscono ormai come il “governo unico delle banche” (con chiare allusioni al governo che sostituirà quello Berlusconi per fare una identica politica antipopolare). La discussione si è incastrata e contrapposta per parecchio tempo ed è sembrato a un certo punto che la rottura fosse inevitabile. Un paio di interventi hanno infine cercato di raccogliere tutte le osservazioni in campo e indicato la quadra possibile: il percorso del corteo verrà allungato e chiederà di transitare per il centro prima di arrivare a Piazza San Giovanni, arrivare ma non concludersi. Un concetto questo che è stato ribadito da diversi interventi preoccupati che la manifestazione del 15 ottobre si riduca ad una tradizionale manifestazione di massa ma privata di ogni conflittualita contro il massacro sociale approntato dai poteri forti in Europa e in Italia.
Anche sullo striscione di apertura la discussione non è stata semplicissima.
Il momento francamente più paradossale è stato quando si è inceppata sulla condivisione dello slogan ormai europeo lanciato dai movimenti greci “People of Europe rise up!” ma non sulla sua traduzione in italiano che significa testualmente “Popoli europei solleviamoci!”. L'idea della sollevazione è apparsa forse un pò troppo inquietante che si volevano sostituire con un più rassicurante “Cambiare l'Italia, cambiare l'Europa”, uno slogan che obiettivamente sarebbe metabolizzabile anche da Bersani e Bonanni.
La discussione si è conclusa con l'approvazione dello striscione d'apertura coerente in inglese e in italiano con l'indicazione apparsa sul Partenone “People of Europe rise up! Popoli europei solleviamoci!”. La testa del corteo sarà unitaria e rappresentativa di tutte le componenti del coodinamento con l'esplicito invito a tenere alla larga bandiere di partito e organizzazione o I leader televisiviche ammucchiano di loro le telecamere e riducono il corteo ad uno sfondo anonimo nei contenuti.
Più difficile è stato trovare “la quadra” sulla gestione dell'arrivo della manifestazione in piazza San Giovanni che in molti non intendono vivere come conclusione del corteo e della mobilitazione del 15 ottobre. Molte le proposte sul tappeto (il coordinatore della discussione ne ha elencate almeno dieci diverse tra loro), ragione per cui il coordinamento si è riconvocato per discueterne martedi prossimo. Nel frattempo una delegazione andrà in Questura per discutere il percorso del corteo avendo ricevuto un mandato esplicito sulle opzioni da indicare. Il percorso di avvicinamento al 15 ottobre è ormai avviato. C'è da augurarsi e da lavorare affinchè proceda come auspicato da tutti gli interventi. L'aspettativa è indubbiamente in crescita e il governo unico delle banche dovrà cominciare a tenerne conto.

_________________________

Lezioni spirituali per giovani Indignati






Trovo in rete e pubblico.
Un punto di vista sfascista, caustico e originale su giovani Indignados italiani, fratelli scemi degli Indignados spagnoli.

Invece di indignarsi, bisogna incazzarsi.

Se c’è qualcosa di più avvilente dei bambini grassi che alle feste di compleanno fanno battute sul mangiarsi l’intera torta, è questo nuovo pseudomovimento degli Indignati.
Io sono sempre l’ultimo a sapere le cose, perché non parlo mai con nessuno. Anche perché se proprio devo parlare con qualcuno, prendo una tavoletta Ouija e parlo con i morti. Oppure semplicemente mi dimentico le cose (che mi raccontano i morti) per colpa del Tavernello. Quindi è oggi che realizzo consapevolmente l’esistenza di questi Indignati.
Una doccia fredda, inutile dirlo.

L’Italia sta sfornando una nuova generazione di giovani che la condurranno inevitabilmente in un baratro ancora più profondo di quello dove già agonizza. Dei giovani deboli, educati, politicamente corretti, buonisti, piagnoni, giustizialisti e ipocriti, vomitati fuori da vagine secche, imborghesite e finto-idealiste. L’onnipresente contrapposizione destra-sinistra che rompe le palle a tutti da decenni sta venendo risucchiata in un nuovo assetto politico di marca yankee, e questa nuova generazione di sfigati ci si butta anima e corpo, consapevole, forse, che il nuovo agone politico è una gara a chi chiede più legalità. Una dittatura di volemossebbene, arredata con poster di Shepard Fairey, campagne pro-voto di Mtv con Fabri Fibra, la magica parola “precario”, diritti, altri diritti, più diritti, ancora diritti, repressione, terzomondismo d’accatto, le delazioni delle Iene, l’infanticida Grillo, col suo popolo (?) Viola di bannati dal teatro, la pinguedine di Telese, il botulino della Gruber, le sale vuote della Guzzanti, i boxer di Travaglio, la corona di spine di Saviano (che è nascosto nel condotto d’areazione e quando passi ti fa “shhh!”), il conto in banca di De Benedetti, la fede bianconera di Idris (che non c’entra ma c’entra sempre), e tutta quella cricca là insomma, un odio ossessivo per Berlusconi, un odio ossessivo per tutti, un altro po’ di diritti, ed il desiderio malato di vedere chiunque in carcere, di metter fine ad ogni ingiustizia mandando tutti quanti bevuti. Una generazione di infami. Ma io dico, ma cazzo, ma come fai a essere così a vent’anni? Ma veramente ti fomenti coi magistrati? Ma che cazzo hai nella testa?
Sono indignato, è la risposta.
Ma anche qui: ma che è che t’indigni? Ma chi sei, mia zia? Chi sei, Tipper Gore?
Ma incazzati, al massimo.

Non capisco, ma mi sforzo di capire. Come Willy Pasini, nel suo Il Mein Kampf di Willy Pasini, dove tenta di spiegare e superare le infedeltà settembrine del ’43.
Dopo qualche Peroni, la rivelazione. In costoro alberga l’essenza del Kali Yuga, a cominciare dalle origini, che sono sempre decisive. Hanno mutuato il loro nome dagli spagnoli. I nostri cuginetti down. E hanno conosciuto gli spagnoli in Erasmus. Fare l’Erasmus in Spagna, capisci, non è un’esperienza, è una tara genetica. Vai fondamentalmente lì a scopare con le spagnole (che sono le italiane down) e a farti le canne. Così quando torni sai dire hola. Cioè per quello puoi anche andà a Bologna, o a Perugia. Ma no, andiamo in Spagna, che lì non c’è Berlusconi. Se avessi una figlia, piuttosto che mandarla in Erasmus in Spagna la stuprerei io.
Ma in Spagna, i nostri, hanno imparato molte cose, anzi, fondamentalmente tre: che i vecchi porci della politica italiana si sfondano le modelle a 70 anni suonati, mentre loro, i poveri studenti di scienze della comunicazione, giovani e nel pieno della vita e della salute, devono arrivare a Madrid e fare ubriacare una tizia brutta coi capelli zozzi. E che, a conti fatti, ha speso di meno il politicante con la sua mignotta (no, scusate, escort, abbiamo imparato anche questa parola nuova ed esotica) e si è fatto una bella scopata di classe, altro che una tizia semisvenuta colla zazzera tra le gambe e il coinquilino che scorreggia sopra sul letto a castello.
E poi vabè, dire hola.
Ora che ve l’ho svelato, qualsiasi cazzata si inventano, lo sapete: è solo per questo. Non esistono le questioni morali, esiste chi becca e chi no. E al massimo esiste l’avanguardia della repressione totale, che dal professore di lettere orfano del suo ’68 al magistrato in politica orfano di Mani Pulite ha trovato i suoi sbirri nell’Erasmus Generation.
Ma almeno, oh, non li mandano a morire in piazza, che ora le rivoluzioni si fanno con Twitter.

Io che sono oramai vetusto rimpiango i bei vecchi tempi, dove non c’erano l’Erasmus e il blog di Grillo, ma solo l’eroina e gli 883. E non c’era questa tendenza a fare i ribelli, c’era solo un vuoto cosmico e totalizzante, neanche disimpegno, proprio il Maelstrom. Ma almeno ti facevi in vena ascoltando Sei un Mito, mica facevi il ribelle all’università dei codardi, il ribelle che è d’accordo col padre, col professore, con i quotidiani, con i conduttori televisivi, con i giudici, il partigiano delle mezze stagioni in mobilitazione perenne per… cosa? Quello che dicono tutti? Quello che è universalmente accettato? Ma quanto sei stronzo? A vedere dittature ovunque mentre invochi carcere e reati ideologici per ogni cazzata? E tutto questo perché ti scopi solo tizie fatte col pube afro?

Io con la tua democrazia a scacchi mi ci pulisco il culo mentre mi sfascio di Jim Beam con Mauro Repetto che balla convulso su Remix ’94.

Da oggi la Curva del Male predica la forma mentis dell’hooligan (di Innsmouth) come dipinto dai giornalisti, aka ‘sti cazzi della partita, vojo solo fa casino.

Hola.

______________________________________