martedì 13 luglio 2010

Gaetano Mosca, teorico dell'Oligarchia



Insieme a Vilfredo Pareto e a Robert Michels, Gaetano Mosca è uno dei più importanti esponenti della corrente di pensiero elitistica.

Mosca, nella sua analisi sul potere politico, critica la tripartizione aristotelica delle forme di governo ( Monarchia, Oligarchia, Democrazia). Egli sostiene che esiste una sola forma di governo e di classe politica, cioè, l'oligarchia. Mosca fa tale affermazione perché sostiene che in ogni società vi sono due classi di persone: i governanti (che sono le élite che hanno il potere politico) ed i governati (il resto della società). Secondo Mosca la élite al potere è organizzata in modo tale da mantenere a lungo la propria posizione e tutelare i propri interessi, anche utilizzando i mezzi pubblici a sua disposizione.

Per questi motivi egli ritiene che la democrazia, il parlamentarismo, il socialismo siano solo delle utopie, delle teorie politiche per legittimare e mantenere un potere che è sempre in mano a pochi uomini. Infine, egli sostiene che vi è una riproduzione del potere per via democratica quando l'oligarchia permette, ai membri di qualsiasi classe sociale, l'ingresso al suo interno; vi è una riproduzione del potere per via aristocratica quando il ricambio avviene sempre all'interno della élite. Questo ricambio dipende anche dalla situazione dello stato in quel preciso momento, infatti in una condizione di guerra, l'accesso alla classe politica sarà facilitato a generali, comandanti etc.

Mosca fu senatore durante il periodo liberale e, essendo la carica vitalizia, anche durante il fascismo, ideologia con cui non si trovò assolutamente d'accordo e che lo fece riflettere sul valore di quel parlamentarismo tanto criticato nelle sue prime opere.

Mosca si occupò esclusivamente delle élites politiche, anche se non ricorse al termine élite ma al termine classe politica: il ruolo di conduzione della società è, infatti, eminentemente politico.

Nel suo pensiero, ci sono due casi ricorrenti della vita politica i quali sono solo fenomeni apparenti:

vi è un uomo solo al comando,
l’élite si fa scalzare dalla massa mossa dal malcontento.
Nel primo caso l’autocrazia si basa su una classe politica, chi è a capo del governo non può muovere contro la classe politica: principio dell’organizzazione. Nel secondo caso, la massa, nonostante creda di poter scalzare definitivamente un’élite, emanerà di nuovo una ristretta classe politica, perché senza classe politica non si governa.

Cos’è l’organizzazione? È ciò che permette alla minoranza di erigersi sulla maggioranza disorganizzata; la minoranza è organizzata in quanto è possibile darsi un'organizzazione solo tra pochi, non tra molti. È necessaria una formula politica per giustificare l’esistenza di una determinata classe politica, in caso contrario nessuno accetterebbe di farsi governare. Il venir meno dell’accettazione della formula politica è causa di mobilità: si instaurerà una nuova classe politica giustificata da una più attuale ed accettabile formula politica. È vero, come ci ha insegnato Karl Marx, dice Mosca, che la storia dell’umanità è una storia di lotta, ma non si tratta di lotta economica, bensì di lotta politica. È lotta tra una minoranza che vuole continuare ad essere classe politica e un’altra minoranza che aspira a diventarlo. La formula politica può essere ricondotta al concetto di principio di sovranità; viene escogitata artificialmente, ad arte, per esercitare il potere.

Le formule politiche non sono, comunque, semplici ciarlatanerie: sono sottese da un bisogno antropologico, l’uomo per obbedire a un comando ricerca una giustificazione. Nel 1883 scrive “Teorica dei governi e del governo parlamentare” e si interroga sul fatto che chi ha diritto di voto possa in realtà incidere sulla scelta delle élites. Egli giunge a una visione pessimistica: anche in un sistema rappresentativo, in realtà, non siamo noi a scegliere i nostri rappresentanti ma sono i nostri rappresentanti che si fanno scegliere da noi (ad esempio con il ricorso alle liste bloccate). L’elettorato incide, perciò, poco sulle scelte: l’allargamento potrebbe stare in un allargamento della base elettorale che porti verso un sistema maggiormente democratico.

Secondo Mosca ci sono due principi alla base delle classi politiche: quello autocratico (dall’alto al basso, proprio delle classi politiche aristocratiche) e quello liberale (dal basso all’alto, proprio delle classi politiche democratiche). Tali correlazioni non sono però automatiche (ad esempio vi può essere un sistema democratico ma autocratico, come la Cina dei Mandarini o, viceversa, uno stato aristocratico e liberale). La preferenza di Mosca va a un principio liberale con una classe politica democratica. Nella revisione del ’23 di “Elementi di scienza della politica” afferma che il progresso umano può avvenire solo in democrazia.

da Wikipedia

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Per quanto concerne l’organizzazione del potere nel pensiero di Gaetano Mosca: http://archiviodigitale.unimc.it/bitstream/10123/699/5/martinelli.pdf

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Nelle opere di Mosca ritroviamo due definizioni-tipo di classe politica, dirigente e politica, spesso confuse e identificate nelle seguenti elaborazioni "classe speciale di persone che forma il governo", o "forze direttrici della società e quindi vere forze politiche".

Il principio che accomuna entrambi i concetti, è quello che riconosce come unica realtà sociale, quella in cui una minoranza dominante governa la maggioranza; ma la soluzione per superare questa confusione, tra le due nozioni, è basata sulla distinzione di due livelli di generalizzazione: il primo più generale, in cui la classe politica e dirigente, sono tutt'uno, rappresentando le posizioni di potere e le forze sociali; quindi, una connotazione allargata della classe politica, in cui questa, è definita come l'insieme delle persone che esercitano la direzione politica, comprendendo la classe economicamente dominante, come i ceti abbienti, gli intellettuali, il clero, cioè tutte le capacità direttive del paese, a qualunque titolo costituite (religioso, sociale, politico).
Il secondo, più specifico, si basa sulla distinzione dei rapporti tra potere nella società e nello stato.

La teoria della classe politica, partendo dal presupposto che in qualunque sistema sociale è presente una minoranza dominante e una maggioranza dominata, giunge ad una "teoria del potere" utile per ricostruire i caratteri della formazione ed organizzazione dei gruppi politici dirigenti.
L'importanza della classe politica, sta nel fatto che la sua costituzione, determina la politica e la civiltà dei diversi popoli.
Uno dei tratti fondamentali di una società, va ritrovato nella struttura della classe politica, cioè nella relazione tra i gruppi che detengono ed esercitano il potere, partendo dal postulato che la politica è sinonimo di lotta per la supremazia.

In Mosca rintracciamo il rifiuto per l'utilizzo del termine élite, poiché il suo significato può condurre all'idea che coloro che sono al potere siano gli elementi migliori della popolazione.
Le minoranze governanti sono formate in maniera che gli individui che le compongono: "si distinguono dalla massa dei governati per certe qualità, che danno loro una certa superiorità materiale ed intellettuale od anche morale…essi, in altre parole, devono avere qualche requisito, vero o apparente, che è fortemente apprezzato e molto si fa valere nella società nella quale vivono" oppure sono gli eredi di coloro che possedevano queste caratteristiche.

Smentendo la teoria del principio ereditario nella classe politica, poiché se veramente essa appartenesse ad una razza superiore, non dovrebbe decadere o perdere il potere, come effettivamente accade, queste qualità sono costituite dal: coraggio personale, la lealtà, la capacità di lavoro, la volontà di innalzarsi, il senso di concretezza, l'energia nel comandare, ed altre ancora, che nell'insieme creano l'arte di governo.

"L'uomo di governo è colui che ha le qualità richieste per arrivare ai posti più elevati della gerarchia politica e per sapervi restare".

All'uomo di governo, che Mosca definisce arrivista e trasformista, contrappone: "Uomo di stato è colui che per la vastità delle sue cognizioni e per la profondità delle sue vedute acquista una coscienza chiara e precisa dei bisogni della società in cui vive e che sa trovare la via migliore per condurla, con le minori scosse e le minori sofferenze possibili, alla meta alla quale dovrebbe o almeno potrebbe arrivare".
Il male del governo parlamentare, è che in esso predomina la figura del politicante professionista, e manca quella dell'uomo di stato.

Articolo tratto dalla tesi di Antonella Cornaro, Teorie classiche sulla formazione delle Elites politiche: Mosca, Pareto, Michels, Weber, Gramsci


http://www.vivamafarka.com/forum/index.php?topic=62521.0

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