martedì 27 luglio 2010

L'organizzazione statale di Sparta



La costituzione spartana era peculiare e differiva da quella di tutte le altre città greche. Essa era fatta risalire a Licurgo, che si sarebbe basato su una rhetra (ῥήτρα), ossia un oracolo, ricevuto a Delfi. La sacralità dell'immutabile ordinamento spartano veniva così fondata direttamente sulla volontà del dio Apollo.

Ecco come Plutarco riferisce la rhetra ricevuta da Licurgo: «Eretto un tempio a Zeus Sillanio e ad Atena Sillania, formate le tribù (Φυλή) e ordinati i villaggi (Ὠβά), istituito un Consiglio di trenta anziani (γερουσία), compresi i re (ἀρχηγέτας), raduna l'assemblea di tanto in tanto tra Babica e Cnacione ove presentare e respingere proposte di legge; al popolo spetti il potere di approvarle».

Lo stato era quindi organizzato in tribù e villaggi ed il potere risiedeva in tre istituzioni: i re, la gerusia e l'assemblea popolare di tutti gli spartiati. I dati demografici relativi ai villaggi (inizialmente quattro, poi cinque per l'aggiunta di Amicle, e poi forse anche di più.) e il loro rapporto con l'organizzazione militare sono piuttosto oscuri: una delle interpretazioni ipotizza, a fronte di una popolazione maschile spartana di 9.000 unità, un esercito composto di 6.500 elementi, 9 villaggi di 1.000 uomini ciascuno che fornissero ognuno circa 720 uomini ad ogni mora (reggimento), essendo ogni mora composta da tre lochoi (schiere) ciascuna di 240 uomini, forniti a ogni schiera da una singola fratria.

La monarchia era stata la forma di governo usuale nella Grecia arcaica, ma solo a Sparta essa si conservò fino all'epoca classica, nella forma particolare della diarchia. I due re appartenevano l'uno alla famiglia degli Agiadi e l'altro a quella degli Euripontidi e si credeva che entrambe le dinastie discendessero direttamente da Eracle. Le competenze dei re, limitate dalle attribuzioni degli altri organi dello stato, erano in epoca classica esclusivamente militari e religiose. Si trattava comunque di due settori entrambi essenziali nella vita dello stato: ai re spettava il comando dell'esercito e la mediazione tra umano e divino, rappresentando la comunità presso gli dei e interpretando la loro volontà a beneficio della città. Non a caso quasi tutti gli spartani di cui si è conservato il ricordo, da Leonida ad Agesilao, furono re.

La gerusia, ossia il consiglio degli anziani composto da trenta membri compresi i due re, aveva importanti poteri giudiziari (in particolare nei processi capitali) e soprattutto politici. Spettava alla gerusia la formulazione e l'esame preliminare delle proposte da sottoporre all'assemblea, che poteva solo approvarle o respingerle, senza avere né potere di iniziativa né possibilità di discutere. La volontà dell'assemblea (costituita da tutti gli spartiati che avevano compiuto trenta anni) non veniva appurata contando i voti, ma per acclamazione, ossia con la forza delle grida: un sistema arcaico che le altre poleis avevano abbandonato. Inoltre Plutarco afferma che «qualora il popolo alteri la proposta prima di adottarla, gli anziani e i re possono togliere la seduta,cioè non ratificano la decisione ma si allontano e sciolgono l'adunanza, perché perverte e cambia in peggio la proposta che è chiamata a votare».


Antica edizione delle Vite parallele di PlutarcoIl senso di questo passo sembra essere questo: la gerusia si riuniva una prima volta e presentava i suoi progetti all'assemblea che poteva approvarli immediatamente o avanzare delle proposte correttive, se non respingerli del tutto. In questo secondo caso, la gerusia si sarebbe nuovamente riunita a parte per valutare le obiezioni dell'assemblea: ripresentate una seconda volta le sue proposte, sia che fossero immutate sia che contenessero delle modifiche, l'assemblea poteva solo approvarle senza ulteriori discussioni. L'assemblea avrebbe avuto di fatto solo un potere consultivo e il regime spartano si qualificherebbe come oligarchico.

Va però osservato che l'appartenenza alla gerusia, a differenza di quanto accadeva per istituzioni apparentemente analoghe tipiche dei regimi oligarchici, non era un diritto ereditario: i suoi membri, detti geronti, erano eletti dall'assemblea tra tutti gli spartiati di almeno sessanta anni di età e restavano in carica a vita. Anche in questo caso si procedeva con le grida: un comitato di giudici determinava gli eletti in base al volume delle acclamazioni ricevute dall'assemblea. Anche se probabilmente la famiglia di appartenenza giocava un ruolo importante in queste elezioni, è un fatto che a Sparta all'interno degli spartiati, tranne l'eccezione delle due dinastie reali, non esisteva un'aristocrazia in senso proprio, con organi istituzionali riservati ai propri membri.

Il potere della gerusia e dei re era inoltre fortemente limitato da un altro organo istituzionale, che la tradizione attribuiva anche a Licurgo ma in realtà non era previsto dalla rhetra: il consiglio dei cinque efori (éphoroi, ossia ispettori, da ephoráô, sorvegliare). Erano eletti anch'essi dall'assemblea, ma tra tutti gli spartiati, senza limiti di età, restavano in carica un solo anno e non erano rieleggibili. I poteri degli efori, che dovevano decidere all'unanimità, erano molto estesi: avevano ampie competenze giudiziarie, ricevevano gli ambasciatori, firmavano i trattati, presiedevano l'assemblea (un incarico che in epoca arcaica era spettato ai re), potevano ordinare la mobilitazione dell'esercito, rimuovere i magistrati dai loro incarichi, e in generale controllavano che gli altri organi, re inclusi, esercitassero i loro poteri nei limiti stabiliti dalla tradizione. Uno degli efori, chiamato eforo eponimo, dava il nome all'anno in corso e ai documenti ufficiali. Poiché eletti dall'assemblea di tutti i cittadini, almeno teoricamente rappresentavano un importante elemento di garanzia di eguaglianza nella società degli spartiati. Cicerone, nel De re publica, li paragona in effetti ai tribuni della plebe, ma Aristotele, nella Politica, ai tiranni greci. Una volta scaduto il loro mandato, il loro operato poteva essere valutato dai loro successori e, se il caso, subire punizioni fino alla morte. Significativamente si sono tramandati moltissimi episodi e aneddoti che li riguardano, ma sempre come organo collegiale, mentre quasi mai si è conservato il ricordo di un particolare eforo.

In sostanza, il sistema politico che si costituì a Sparta nel VII secolo, era del tutto originale rispetto alle altre città greche. Esso riservò tutti i diritti a una casta minoritaria, riducendo gli iloti in condizioni di oppressione non confrontabili con quelli degli schiavi del resto del mondo greco, ma all'interno del gruppo degli spartiati riuscì a realizzare uno stabile equilibrio dei poteri fra i monarchi, le famiglie più potenti e la comunità di tutti i cittadini, che esprimeva un esercito professionale dotato di una straordinaria compattezza e capacità combattiva, specie se paragonata a quella delle milizie delle altre città greche, di scarsa istruzione militare, o alle bande mercenarie di altri paesi.

La struttura istituzionale spartana si conserverà a lungo immutata. Molto lodata da alcuni pensatori antichi - basti pensare a Platone - ed esecrata da altri, sarà modificata solo dopo cinque secoli, all'alba della crisi decisiva della città, ma rimarrà, nel bene e nel male, un modello di riferimento nel corso della storia successiva.

Sparta, come tutte le poleis greche, in principio fu una monarchia. Poi, secondo la leggenda, il legislatore Licurgo introdusse notevoli riforme e diede alla città un governo democratico, per Aristotele, Sparta era la più democratica delle città greche, quella che spesso viene definita l'oligarchia che governava la città, erano in realtà tutti gli Spartiati, cioè i discendenti dei Dori che occuparono la Laconia e sottomisero i Messeni.

L'Apella era l'assemblea di tutti gli spartiati che avevano compiuto trent'anni. Si riunivano una volta al mese, eleggeva gli efori e i membri della gherusia, approvandone o respingendone le proposte. La Gherusia era composta da 28 anziani, curava i rapporti con gli altri Stati, stipulava i trattati e faceva le leggi. Gli Efori erano 5 e controllavano l'applicazione delle leggi, il comportamento dei cittadini, l'amministrazione della giustizia, l'operato dei Re-sacerdoti.

Gli Spartiati


Plutarco scrive:
« Bisogna sapere che a Sparta regnava un'abominevole disparità di condizioni sociali tra i cittadini e vi si aggirava un gran numero di diseredati, che non possedevano un palmo di terra, perché tutta la ricchezza era concentrata nelle mani di poche persone »... « [Licurgo] ripartì il territorio della Laconia in 30.000 lotti, dati in assegnazione agli abitanti del contado, i Perieci, e quello dipendente dalla città in 9.000, quanti erano gli Spartani veri e propri. »
(Plutarco, Vita di Licurgo, 8)

Le terre furono divise in parti eguali (kléroi), e ogni lotto assegnato alla nascita a ogni spartiate e coltivate dagli iloti, gli stessi ex coltivatori laconi e poi messeni resi schiavi di proprietà dello Stato. Tali primitivi appezzamenti erano inalienabili, perché rimanevano di proprietà dello Stato, e ogni cittadino spartano aveva così la garanzia di indipendenza economica, equivalente al godimento dei diritti politici e al riconoscimento di «uguaglianza» con gli altri concittadini: gli Spartani liberi - gli Spartiati - si definivano infatti gli homòioi, gli eguali. Tuttavia le nuove terre conquistate potevano essere oggetto di commercio. e negli Spartiati sussistevano differenze anche notevoli di condizione economica.

Sollevati dal lavoro produttivo, erano tenuti a dedicare il proprio tempo e il proprio denaro solo alle armi e ai sissizi, i banchetti comunitari: chi non fosse stato in grado di sostenere quest'onere avrebbe perduto i diritti di cittadinanza.

Per essere spartiati occorreva soddisfare un insieme di condizioni. In primo luogo occorreva che entrambi i genitori appartenessero a famiglie spartiati. Coloro che erano nati da un padre spartiate e una madre di condizione ilotica erano detti motaci: essi godevano di alcuni privilegi, come la possibilità di ricevere la stessa educazione dei cittadini di pieno diritto e il poter essere ammessi occasionalmente ai sissizi, ma erano privi dei diritti politici. Chi nasceva da genitori entrambi spartiati veniva esaminato alla nascita da alcuni anziani che giudicavano la sua idoneità fisica: solo chi superava l'esame era considerato possibile cittadino. I neonati giudicati non idonei venivano lasciati morire esponendoli in una località sul monte Taigeto. Per divenirlo effettivamente avrebbe però dovuto percorrere con successo l'iter educativo previsto. Infine, come abbiamo visto, per rimanere nella condizione di cittadino di pieno diritto occorreva avere un livello di reddito che consentisse di adempiere i propri obblighi: chi non riusciva a soddisfare questa condizione veniva retrocesso tra gli hypomeiones (inferiori), cittadini di seconda classe che, come i motaci, avevano alcuni diritti ma non quelli politici.

Gli Spartiati si dedicavano esclusivamente, fin dai sette anni, agli esercizi militari, compiuti in un regime di vita comunitario; a diciannove anni erano ammessi nell'esercito, divenendo opliti e a trenta potevano costituirsi una famiglia, continuando l'addestramento militare fino a sessant'anni. In questo modo riuscirono a costituire un esercito professionale, il più forte e disciplinato di tutta la Grecia, fino alla perdita della Messenia, il lavoro dei cui schiavi aveva reso possibile a ogni Spartano un regime di addestramento a tempo pieno.

Un ruolo importante nella classe degli spartiati era esercitato dalle donne; spettava infatti a loro la conduzione dell'economia familiare, per la quale agli uomini mancava il tempo e probabilmente la competenza: spettava in particolare alle donne sorvegliare e dirigere il lavoro degli iloti, dal quale dipendeva lo stato economico della famiglia.

L'educazione degli Spartiati

Busto di oplitaIl caratteristico sistema educativo a cui obbligatoriamente veniva sottoposto ogni giovane spartiate era detto agoghé (ἀγωγή). A sette anni lasciava la famiglia e veniva inserito in un gruppo di coetanei guidati da un ragazzo più grande, imparando danza e musica e, «solo perché non se ne poteva fare a meno» a leggere e a scrivere; ma lo scopo preminente era quello di indurire il carattere e addestrarlo all'arte della guerra.

Verso i vent'anni entrava a far parte degli ireni (εἴρηνες eirenes), soldati che continuavano il proprio addestramento istruendo a loro volta un gruppo di più giovani spartiati. Poteva allora anche essere impiegato nella annuale caccia agli iloti (κρυπτεία krypteía): confinato in località periferiche, con mezzi limitati, armato di un pugnale e nascosto di giorno poteva derubare e uccidere legalmente gli iloti in cui si fosse imbattuto, in modo da sperimentare l'efficienza della propria formazione militare. Questa usanza è considerata da alcuni studiosi complementare alla formazione del cittadino spartano, orientata verso il sistema oplitico, e retaggio di una possibile tradizione precedente il nuovo ordinamento militare.

A trent'anni lo spartiate acquisiva il diritto di voto nell'assemblea (apella) e poteva sposarsi; non è chiaro se fosse ammesso ai sissizi (συσσίτια) della propria fratria a venti o a trent'anni. Il regime di vita, fondato su addestramento militare e banchetti comunitari - la specialità dei quali era il brodo nero - rimaneva semplice e rustico per tutta la sua vita, spartano, appunto.

I Perieci

Rappresentazione di un soldato spartano.I Perieci (περι-οίκοι "quelli che abitano intorno") erano gli abitanti delle comunità presenti nei territori che circondavano la città, come le parti costiere del territorio, viventi, sebbene sotto il dominio politico di Sparta, in stato di libertà e di autonomia, soprattutto dediti a lavori commerciali e artigianali, attività che gli Spartiati non potevano praticare. Sull' origine dei Perieci ci sono pareri discordanti: c'è chi ritiene che derivassero da popolazioni micenee o pre-micenee assoggettate dagli Spartani al momento della loro invasione del territorio (che, a differenza di quelle divenute Iloti, non avrebbero opposto resistenza militare); un'altra ipotesi è che la loro origine risalisse a insediamenti militari situati in prossimità della frontiera; o ancora che si trattasse di Messeni privilegiati per spezzare la solidarietà fra i vinti. I Periecii erano obbligati a combattere, in posizione subalterna, a fianco di Sparta in caso di guerra. Essi rimanevano autonomi nelle loro città, ma erano obbligati al pagamento di tasse a Sparta, senza godervi di alcun diritto politico.

Gli Iloti

Gli Iloti non hanno diritti: sono schiavi pubblici in quanto lavorano terre dello Stato, assegnate in usufrutto ai cittadini i quali, come non possono vendere i propri appezzamenti di terreno, così non possono né affrancare né vendere questi schiavi-agricoltori, che sono perciò anch'essi in usufrutto degli Spartiati i quali possono al più prestarseli in caso di necessità «come fossero beni propri».

Essi svolgono anche i lavori domestici e si accompagnano ai loro «padroni», se possiamo dar credito a Plutarco quando scrive di Timaïa, moglie del re Agide II, che conversa con le sue serve ilote, confidando loro che padre del bambino che ella porta in grembo non è il marito ma l'amante. Oltre a essere anche artigiani, gli Iloti possono servire i giovani spartani durante la loro educazione: sono chiamati allora μόθωνες, móthones.

Essi devono consegnare una parte fissa - l'ἀποφορά, apophorà - della produzione agricola del fondo agricolo (kléros) al padrone, conservando il resto per il proprio sostentamento. La quantità da fornire sarebbe pari, secondo Plutarco, a 70 medimmi ( un medimno è l'equivalente di circa 52 litri) d'orzo per ogni uomo e a 12 per ogni donna, oltre a quantità d'olio e di vino.

Ogni anno i magistrati spartani dichiaravano formalmente guerra agli Iloti, così da rendere lecite aggressioni nei loro confronti. Le dure condizioni in cui si trovavano gli Iloti e il loro numero, essendo stati sempre più numerosi degli Spartiati (non si sa con sicurezza in che proporzione, forse è eccessivo il rapporto suggerito da Erodoto di 7 a 1 nel V secolo a.C.), facevano temere continuamente la possibilità di rivolte. Particolarmente significativa fu quella del 464 a.C., seguita a un terremoto che colpì la città, durante la quale gli Iloti si arroccarono sul monte Itome, nel cuore della Messenia.


Agoghè
La agoghé era un rigoroso regime di educazione e allenamento cui era sottoposto ogni cittadino spartano (eccetto gli appartenenti alle dinastie reali). Comprendeva la separazione dalla famiglia, la coltivazione della lealtà di gruppo, allenamento militare, caccia, danza e preparazione per la società.


Il termine "agoghé" (ἀγωγή) , tradotto alla lettera come 'condotta/conduzione', è una parola applicata più tradizionalmente all'allevamento del bestiame. Il supervisore durante tutto il periodo di allenamento era un paidonomos: letteralmente, un "mandriano di ragazzi". Secondo la tradizione questo tipo di educazione sarebbe stato introdotto dal semi-mitico legislatore spartano Licurgo, ma si pensa che in realtà abbia avuto i suoi inizi tra il VII e il VI secolo a.C., e veniva impartita ai ragazzi dall'età di sette anni fino ai venti.

L'obiettivo del sistema era di produrre maschi fisicamente e moralmente robusti perché potessero servire nell'esercito spartano. Questi uomini sarebbero stati le "mura di Sparta", poiché Sparta era l'unica città greca senza mura difensive – sarebbero state abbattute per ordine di Licurgo. La disciplina era rigorosa e i ragazzi venivano incoraggiati a combattere tra di loro per determinare chi fosse il più forte nel gruppo.

Struttura

L'educazione degli spartiati di Edgar Degas. Londra, National Gallery.Quando un ragazzo terminava il suo settimo anno (il giorno del suo settimo compleanno) veniva posto sotto l'autorità del paidonómos00 (παιδονόμος), un magistrato incaricato di supervisionare la sua educazione.

Ciclo dell'agoghé, secondo H. I. Marrou


dagli 8 agli 11 anni, piccolo ragazzo


Ρωβίδας / rōbídas (significato sconosciuto)
προμικκιζόμενος / promikkizómenos (ragazzo pre-giovane)
μικκι(χι)ζόμενος / mikki(chi)zómenos (ragazzo giovane)
πρόπαις / própais (pre-ragazzo)


dai 12 ai 15 anni, ragazzo


πρατοπάμπαις / pratopámpaïs (ragazzo di I anno)
άτροπάμπαις / atropámpaïs (ragazzo di II anno)
μελλείρην / melleírēn (futuro irén)
μελλείρην}} / melleírēn (idem, II anno)


dai 16 ai 20 anni,


irén εíρήν / eirēn I anno, o σιδεύνας sideúnas (sconosciuto)
II anno εíρήν
III anno εíρήν
IV anno εíρήν
πρωτείρας / prōteĩras primo-irén

Da quando i ragazzi venivano allontananti dalla famiglia vivevano in gruppi (ἀγέλαι, mandrie) sotto un ragazzo capo più grande. Erano incoraggiati a donare la loro lealtà al gruppo più che alle famiglie; anche quando erano sposati non potevano pranzare con le mogli almeno fino a 25 anni. Tuttavia i ragazzi non erano ben nutriti e ci si aspettava che rubassero del cibo. Se colti nell'atto, venivano severamente puniti (non per il furto, ma piuttosto per essersi lasciati sorprendere). A tutti gli spartiati maschi, con l'eccezione delle due dinastie reali (Agiadi ed Euripontidi), era richiesto di sottoporsi all'agoghé.

Veniva praticata una forma di pederastia spartana istituzionalizzata, da alcuni antichi storici ritenuta di natura casta; guerrieri più anziani mantenevano infatti relazioni a lungo termine con giovani con propositi pedagogici. Al ragazzo spettava richiedere la relazione, che era considerata importante nel trasmettere conoscenze e nell'assicurare la lealtà sul campo di battaglia. Quando facevano un sacrificio agli déi prima di una battaglia, gli spartani sacrificavano al dio dell'amore, Eros.

All'età di 18 anni, dopo l'agoghé, i giovani spartiati (o forse solo i più promettenti di loro) partecipavano alla κρυπτεία, un'organizzazione che metteva ulteriormente alla prova le loro abilità e rinforzava l'obbedienza della popolazione schiava (gli Iloti) incoraggiando i giovani a cercare e uccidere schiavi in un giorno particolare dell'anno.

Ai maschi che non superavano con successo l'agoghé veniva negata la cittadinanza spartana. Alla fine la severità del processo di selezione si rivelò controproducente, poiché il numero dei cittadini declinò fino a divenire di solo qualche centinaio nel III secolo a.C..

Educazione delle ragazze
Anche le ragazze avevano una forma di educazione statale che comprendeva danza, ginnastica e altri sport, insieme ad altri temi. Lo scopo era simile a quello dell'agoghé in quanto mirava a rendere le donne spartane le più attraenti fisicamente dell'intera Grecia, e a consentire loro di dare alla luce bambini sani e vigorosi. Tratti come grazia e cultura erano malvisti, a favore della temperanza fisica e della rettitudine morale. Come per i ragazzi, l'educazione delle ragazze includeva una relazione omosessuale con una donna più anziana.

Le donne spartane indossavano l'antico peplo (πέπλος) aperto su un lato, che a volte suscitava la derisione degli altri greci, che le chiamavano phainomerides, (φαινομηρίδες), "mostra-coscia." Nelle cerimonie religiose, nelle vacanze e durante gli esercizi fisici, ragazze e donne erano nude come i ragazzi e gli uomini.

1 commento:

  1. ciao
    sono una studentessa di lettere moderne, volevo complimentarmi per la chiarezza con cui spieghi il sistema spartano...purtroppo devo preparare la materia studiando su un altro libro, ma la tua spiegazione mi è stata molto d'aiuto!!!

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