"Vieni qua".
Il Maestro Dmitrij mi indicò un punto della palestra in cui erano posizionati gli specchi. Lasciai cadere la corda vicino al battiscopa, così da non dare fastidio a nessuno. Guardai la mia canottiera: era zuppa di sudore. Eppure avevo fatto solo dieci minuti di corda, e manco ad un ritmo forsennato.
"Cosa vedi", mi chiese Dmitrij.
"Me stesso riflesso nello specchio", risposi.
"Solo questo?".
Non capivo dove volesse arrivare.
"Perchè, tu cosa vedi?", gli chiesi.
"Uno che viene in palestra per dimagrire e per svagarsi. Nulla di più".
Non risposi. Nilin continuò.
"Uno che magari tra qualche mese mi chiederà di combattere perchè si sente pronto a dimostrare la propria forza. Uno che dovrò aiutare ad alzarsi dal tappeto".
Continuavo a non rispondere, ma il sangue mi ribolliva dentro.
"Io vedo una brava persona, un buon padre di famiglia, un marito fedele. Non vedo un combattente, un guerriero", concluse Nilin.
"Perchè mi dici questo?", chiesi arrabbiato. Il sudore si era quasi del tutto asciugato.
"Perchè non hai ancora capito che in questa palestra non si viene a dimagrire. Si viene a diventare combattenti, nella vita innanzi tutto. Poi c'è anche il ring, ma quello conta meno. Ho visto tante persone vincere sul ring e perdere nella vita di tutti i giorni. Ho visto vincere cinture e perdere la dignità. A me interessa allenare Uomini, non bravi cittadini che hanno il terrore della prova costume. Io voglio che tu sia pronto a combattere, nella vita di tutti i giorni".
Guardai la mia immagine nello specchio. Guardai i pugni stretti nelle fasce e i tatuaggi sulle mie braccia.
"Ecco perchè adesso devi allenarti allo specchio. Devi vedere chi devi sconfiggere".
Mi misi in posizione di guardia e cominciai a saltellare, guardando negli occhi la persona che era di fronte a me, nello specchio.
"Puoi combattere contro tutti,
ma il match più importante
sarà sempre contro te stesso."
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