venerdì 19 luglio 2013

La povertà umana



Sono fiero di non essere come loro, gli "umani".
Sono fiero di essere un Orco.

Li vedi.
Abbassano lo sguardo quando incrociano i tuoi occhi. si vergognano come cani. Parlano a bassa voce per non farsi sentire. Usano scriversi con le moderne diavolerie chiamate chat o msn, pur di non farti sapere che stasera c'è una pizza. Che domani si esce. Che tra due giorni c'è una cena. Si lanciano occhiate d'intesa quando qualcuno, dimentico di ciò che è stato segretamente deciso alle tue spalle, si lascia scappare un indizio o, peggio ancora, un invito. 

Li vedi. 
Ti sorridono e cercano di dimostrarti che loro non c'entrano niente. Fosse per loro, starebbero con te. "Con quelli manco ci volevo andare". "Se sapevo che non ti invitavano, non avrei accettato". E tu potresti persino passare del tempo a credere a queste panzane. A queste povertà. A queste deboli esistenze, senza motivo. Poi, però, ti svegli da questo torpore che loro chiamano "realtà", e vedi le cose così come realmente sono. Squarci l'indecente velo di Maya, e guardi l'Esistenza senza filtri. Senza parole. Senza spiegazioni. Senza giustificazioni. Con le sue amarezze e le sue tenerezze. 

Assaggi l'Esistenza e capisci che la loro realtà è povera.
Non sa di niente.

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