Il mio articolo per Insorgenza.it
L’esito del referendum in Crimea ha dato nuova linfa a molti, ma non a tutti, movimenti indipendentisti europei. Tanti si sono lasciati prendere dall’entusiasmo, o hanno semplicemente permesso allo stesso di serpeggiare tra le fila dei propri movimenti; altri, viceversa, hanno provato a evidenziare quanto poco di indipendentismo vi sia in un referendum che stabilisce semplicemente un cambio di padrone, abbandonando i nazi-europeisti di Kiev per abbracciare l’Oligarca di Mosca, al secolo Vladimir Putin.
Anche i fiamminghi, antico popolo che vive nelle terre settentrionali dell’attuale Belgio, hanno ripreso vigore. Remi Vermeiren, leader del gruppo De Warande, think tank che riunisce imprenditori e personalità di spicco del mondo economico delle Fiandre, accomunati da simpatie separatiste, ha avanzato una proposta choc (per molti, non per noi): l’indipendenza delle Fiandre grazie al voto del Parlamento fiammingo, rafforzato da un referendum popolare.
La proposta di Vermeiren prende spunto da ciò che, qualche anno fa, accadde col Kosovo, che si dichiarò unilateralmente indipendente e fu riconosciuto tale dalla maggioranza degli stati UE, creando non pochi mal di pancia in Serbia e in Russia. Per non spaventare troppo gli eurocrati, Vermeiren si è affrettato a dire che tre nuovi stati sorti dalle ceneri del Regno del Belgio – oltre alle Fiandre, la Vallonia prevalentemente francofona e l’area metropolitana di Bruxelles – entrerebbero automaticamente a far parte dell’Unione Europea, poiché discendenti diretti di uno dei membri fondatori. Inoltre, l’area metropolitana di Bruxelles sarebbe da considerarsi una sorta di città-stato autonoma, in cui rimarrebbero tutti gli uffici e le attività politico-istituzionali dell’Unione Europea. Sul problema più spinoso, invece, il gruppo De Warande appare più sfumato e meno preciso: la suddivisione del debito. Esso avverrebbe secondo criteri legati al valore relativo del prodotto interno lordo rispetto al totale, al numero di abitanti e a un parametro, meno trasparente, che prende in considerazione “l’origine del debito”. Da questo scenario, la Vallonia ne uscirebbe fortemente svantaggiata, appesantita da una zavorra che rappresenterebbe il 155% del suo PIL, divenendo in tal modo uno degli stati più indebitati dell’Unione. Per rendere più morbida la transizione, De Warande propone l’elargizione di una compensazione economica per un massimo di 5 anni.
Ci troviamo di fronte, quindi, ad una nuova sfaccettatura dell’indipendentismo europeo. I fiamminghi, infatti, possono essere considerati “indipendentisti pro-Europa”, e il loro partito di riferimento, il Niew Vlaamse Alliantie (Nuova alleanza fiamminga), punta ad una buona affermazione alle prossime elezioni europee di maggio. Sono lontani i tempi del Vlaams Blok, di chiara impostazione fascista, eppure il separatismo fiammingo continua a godere di buona salute e tenta di rappresentare “l’indipendentismo presentabile” agli occhi degli eurocrati.
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