Con 299 no, 47 si e un astenuto, il Parlamento spagnolo ha detto no al referendum indipendentista indetto unilateralmente dalla Generalitat della Catalogna e in programma il prossimo 9 novembre.
Nei giorni immediatamente precedenti, il premier spagnolo Rajoy aveva già fatto chiaramente capire quale sarebbe stato l’esito del voto del Parlamento di Madrid: “Catalunya libre” deve rimanere un semplice slogan e niente di più. “Non vi può essere nessun referendum indipendentista, ma solo una eventuale revisione della Costituzione”, ha dichiarato il premier di centrodestra, fingendo una apertura verso un blando autonomismo maggiormente accentuato rispetto a quello attuale.
Rajoy, però, non vuole sentire parallelismi con la Scozia, che tra qualche mese sarà chiamata ad un referendum indipendentista: “La Scozia ha presupposti storici o costituzionali molto diversi”. Beh, forse diversi dalla Catalogna, ma non molto diversi dai Paesi Baschi, verso i quali i governi spagnoli (compreso quello Rajoy) non hanno modificato di una virgola l’atteggiamento di contrasto totale ad ogni minimo spiraglio di libertà per Euskadi.
Il presidente catalano, Artur Mas, ha intanto fatto sapere che il referendum indipendentista del 9 novembre ci sarà comunque: “Andiamo avanti, il processo continua. Non ci può fermare la decisione del Parlamento spagnolo. Oggi si è perduta un’altra opportunità, l’ha persa il governo spagnolo. Non ci hanno voluto dare una mano, ma la nostra resterà tesa”. Inoltre, il presidente Mas ha anche lasciato trasparire l’ideale road map: chiudere l’attuale legislatura e indire elezioni anticipate, puntando su un consenso plebiscitario per i partiti indipendentisti catalani.
La battaglia pacifica, quindi, è al momento persa. Davanti agli indipendentisti catalani si aprono solo due strade, se si vuole vincere la guerra: o lavorare per un lento e faticoso cambiamento della Costituzione; o tenere comunque il referendum, vincerlo e mettere la Spagna davanti al dato di fatto che il popolo catalano vuole essere indipendente. Se davvero c’è supporto e adesione popolare alla causa indipendentista, si può riscontrare solo tramite un referendum partecipato e vincente. La via farraginosa e irta di ostacoli della revisione costituzionale difficilmente potrà condurre ai risultati sperati; molto più probabilmente spegnerà la fiamma indipendentista e, alla fine, rimarrà semplicemente un buco nell’acqua.
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