"Un altro mondo è possibile", si diceva fino a qualche anno fa. Chi lo diceva, ed io ero tra quelli, immaginava la possibilità di realizzare qualcosa che non si fosse mai vista. Un mondo giusto, equo, pacifico, perfetto.
Solo con l'età, e con l'esperienza, ho conosciuto quella che viene chiamata "l'eterogenesi dei fini", cioè la distanza tra il disegno ideale e la realizzazione fattuale di un progetto (politico, esistenziale, culturale). Ed ho capito una cosa importante: l'unico futuro che si può costruire è quello che affonda le radici in ciò che si è già realizzato.
Provo a spiegarmi meglio: non esiste un sistema politico e sociale che non sia la versione, corretta e aggiornata, del sistema precedente. Persino il comunismo è da considerarsi una evoluzione, che poi si traduce in rivoluzione, del sistema socioeconomico e politico nato col capitalismo. Senza capitalismo non ci sarebbe il comunismo, perché senza le ingiustizie che il capitalismo ontologicamente produce, per realizzare profitti privati e perdite sociali, non ci sarebbe bisogno di un sistema socioeconomico che combatta e abbatta queste ingiustizie.
Provo a spiegarmi meglio: non esiste un sistema politico e sociale che non sia la versione, corretta e aggiornata, del sistema precedente. Persino il comunismo è da considerarsi una evoluzione, che poi si traduce in rivoluzione, del sistema socioeconomico e politico nato col capitalismo. Senza capitalismo non ci sarebbe il comunismo, perché senza le ingiustizie che il capitalismo ontologicamente produce, per realizzare profitti privati e perdite sociali, non ci sarebbe bisogno di un sistema socioeconomico che combatta e abbatta queste ingiustizie.
Come è noto, si suole utilizzare il termine "comunismo" per indicare cose molto diverse tra loro, e ovviamente ognuno ritiene quel comunismo migliore di quell'altro. Pensiamo alle diatribe tra Rosa Luxemburg e Lenin, alla divisione tra bolscevichi e menscevichi, fino alla nota "guerra" tra stalinisti e trockijsti. Ognuna di queste posizioni rivendicava il primato di essere "il vero comunismo", ovvero il più degno erede del sistema economico e politico teorizzato da Marx ed Engels.
Di tutte queste posizioni, solo una si è realizzata, cioè quella che da Marx va a Lenin, fino a Stalin: l'Unione Sovietica. Dopo l'URSS, e grazie alla stessa, sono nate la Repubblica Popolare Cinese (Mao Tse Tung), la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (Tito), e altre repubbliche, tra cui la famosa DDR (meglio nota col nome di Germania Est).
Il materialismo storico, che è critica e rivoluzione contro l'idealismo hegeliano, spiega che bisogna partire dalla realtà, da ciò che si è realizzato. Da un punto di vista materialistico, quindi, il vero comunismo è solo quello che si è realizzato, e non quello immaginato o filosoficamente professato ma che non si è mai incarnato in uno Stato, in una Repubblica.
Di tutte queste posizioni, solo una si è realizzata, cioè quella che da Marx va a Lenin, fino a Stalin: l'Unione Sovietica. Dopo l'URSS, e grazie alla stessa, sono nate la Repubblica Popolare Cinese (Mao Tse Tung), la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia (Tito), e altre repubbliche, tra cui la famosa DDR (meglio nota col nome di Germania Est).
Il materialismo storico, che è critica e rivoluzione contro l'idealismo hegeliano, spiega che bisogna partire dalla realtà, da ciò che si è realizzato. Da un punto di vista materialistico, quindi, il vero comunismo è solo quello che si è realizzato, e non quello immaginato o filosoficamente professato ma che non si è mai incarnato in uno Stato, in una Repubblica.
Partiamo da ciò che è stato, correggendone errori e storture e superandone i limiti. Invece di perdere tempo nella ricerca di un paradiso terrestre ideale, ragioniamo su ciò che è stato, sui lati positivi e negativi che ogni realizzazione umana, sia essa individuale o collettiva, necessariamente produce. Partiamo da questi aspetti e lavoriamoci sopra.
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