venerdì 3 agosto 2012

Oggi è stata una giornata dura



Oggi è stata una giornata dura. Una di quelle che ti fanno pensare molto. A quanto ti affanni quotidianamente per far andare le cose lisce. Per poi scoprire che non dipende assolutamente da te.

Oggi è stata una giornata dura, cominciata quando il sole ancora non albeggiava. Tutto di fretta ma l'orologio è sempre più veloce. Salti a destra, strisci a manca, volteggi sopra: niente da fare. Sempre in ritardo.
Ma in ritardo per cosa? Per migliorare la comunità in cui vivo? No, per continuare a produrre soldi per il mio padrone. Se va bene, lui si arricchirà. Se va male, io perderò il lavoro. E lo stesso è per te. Per voi. Per noi.

Oggi è stata una giornata dura. Ce ne sono state altre e ce ne saranno altre. In genere, di fronte ad una giornata dura, uno non può né deve rimanere impassibile. Immutabile. Uguale a ieri. No, non è possibile rimanere uguali a ieri o far finta di niente, quando si odiano l'indifferenza e gli indifferenti.

Cosa sono? Non è la domanda giusta. Non sono una "cosa". Una pedina, un tassello, un numero, un codice a barre, uno sconto al supermercato, un'offerta in saldi. Sono una persona. La domanda giusta è: Chi sono? 

Spesso non sappiamo dare una risposta alle domande che ci poniamo.
Probabilmente perché sbagliamo domanda.

Oggi è stata una giornata dura. Il sole sta tramontando e, con lui, la delusione. La rabbia. La noia. Cambierà qualcosa domani? Non il mondo. Di certo. Quello non cambia mai. Chi vuole successo, leccherà i piedi o farà i pompini al potente di turno. Chi rifugge il successo, rischiando anche di passare per fallito, continuerà a stare in un angolo. Anche se tutti sono in cerchio.

Io no. Io mi sottraggo al gioco. Fuggo? No di certo. Baricentro basso, gambe piegate, guardia alta. Pronto ad incassare e pronto a reagire. Se mi mettete ko, starò al tappeto per un po'. Il tempo di riprendere fiato e di recuperare energie. Poi risorgerò. 

Sono un grande incassatore. Occhio al mio montante.

Do svidanja.

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