mercoledì 18 aprile 2012

Le cascate di Emorarth, l'Axeth e la leggenda di Thorsten e Nipel



Le cascate di Emorarth segnano il confine nord della Vikland. Collegano il fiume Velith col fiume Nipel, tramite un salto di 165 metri. Le cascate "appartengono", nella parte più in alto (quella dove scorre il fiume Velith), alle Terre di Pontifex mentre, nella parte più in basso (dove scorre il fiume Nipel), alla Vikland.

Le leggende dicono che l'ascia bipenne del dio Wutan fosse stata forgiata in queste acque, quando un fulmine colpì le cascate: da allora, i giovani Vik che compiono l'Axeth (letteralmente L'Ascia, rituale di passaggio dalla adolescenza all'età adultà) passano una notte in preghiera nelle caverne delle cascate in compagnia dell'ascia con cui saranno consacrati Uomini. Quell'ascia, a cui verrà dato un nome la mattina seguente, sarà legata indissolubilmente a quel Vik fino alla morte.

La tradizione dice anche che, tramite il rituale dell'Axeth, l'ascia acquista una propria anima, che vivrà in simbiosi con l'anima del Vik a cui è consacrata: quando quel Vik morirà, e la sua anima si staccherà dal suo corpo per raggiungere il Valhail (il Palazzo degli Dei e degli Eroi, che domina il paradiso dei Vik, l'Asamyr), anche l'anima dell'ascia la seguirà, lasciando il "corpo" dell'ascia sulla terra per essere custodito nel Kilmarnoth, il Cimitero delle Armi (scudi, elmi, asce, spade dei guerrieri Vik).

Anche la nascita stessa delle cascate è avvolta nella leggenda: la tradizione Vik dice che un cantastorie, Thorsten figlio di Jan, stesse passeggiando per il bosco di Emorarth (al cui interno oggi scorrono le cascate) suonando il suo tin whistle di legno intarsiato. Una valchiria, la splendida Nipel che era solita fare il bagno nuda nel fiume che oggi porta il suo nome, fu piacevolmente colpita dal suono incantevole che proveniva dal bosco. Uscì dal fiume e, tutta nuda, si avviò nel bosco seguendo la dolcissima musica. Così facendo, giunse davanti a Thorsten che, ammaliato dalla bellezza stupefacente e dalla nudità di Nipel, rimase letteralmente senza fiato e non riuscì a suonare più. La valchiria, allora, lo bacio con passione... ed il fiato ritornò a Thorsten che ricominciò a suonare mentre la splendida Nipel prese a ballare tutta nuda nel bosco.

Dopo un pò Nipel raggiunse il fiume, chiedendo a Thorsten di spogliarsi e fare il bagno con lei. Il vik e la valchiria fecero l'amore nel fiume, e poi si stesero al sole. Poco prima del tramonto, Nipel disse a Thorsten che ella è solita andare ogni giorno, alla stessa ora, a fare il bagno nel fiume. In pratica, gli aveva detto che lo avrebbe atteso anche il giorno successivo.

Andarono avanti così per mesi, fino a quando le pioggie e la neve del sopraggiunto inverno non consentirono più ai due amanti di fare il bagno insieme. Thorsten e Nipel si promisero, quindi, che si sarebbero rivisti al primo giorno di sole.

E quel giorno, dopo quasi un mese, arrivò. Thorsten, alla solita ora, si addentrò nel bosco, certo di reincontrare finalmente la sua amata valchiria. Per la troppa fretta, però, fu poco attento a dove metteva i piedi. Inciampò e cadde, sbattendo la testa. Svenne. Quando riprese i sensi, era ormai buio e aveva ricominciato a piovere.

Per settimane l'inverno mandò in terra pioggia o neve, rendendo impossibile un nuovo incontro tra i due amanti. Quando finalmente tornò il sole, un pomeriggio Thorsten arrivò al fiume, e fece una scoperta spaventosa: la veste azzurra di Nipel era a terra, completamente infangata. Sarà lì da settimane. E vicino alla veste, attaccata ad un albero con un piccolo pugnale che Nipel usava come fermaglio per i capelli, vi era una pergamena. Thorsten liberò la pergamena e la lesse:

Avevi promesso amore eterno
e desiderio perpetuo.
Eppure appena il sole
è tornato su questa terra
dopo giorni di infausta pioggia,
tu non sei venuto.
Non ho fatto altro che sperare,
ogni giorno,
che arrivasse il sole
per poterti vedere.
Oggi che il sole è giunto,
tu non sei venuto.
Ho creduto al tuo amore
con tutta me stessa.
Ma tu non sei venuto.
E se l'amore è vita,
io che non ho il mio amore
allora non vivrò.
Da, smert.

Si era uccisa. La splendida Nipel, sconvolta dal dolore per il mancato arrivo di Thorsten, si era lasciata annegare nel fiume. Aveva concluso la sua lettera d'addio con "Da, Smert": il grido di battaglia vik. In genere i Vik lo usavano nelle missioni definite "suicide", cioè in quei duelli o battaglie vere e proprie in cui sembrava quasi impossibile riuscire a vincere.

Sconvolto dal dolore, Thorsten salì in cima al bosco di Ermorath: fece il sentiero di corsa, a perdifiato, ma la disperazione e la rabbia erano tali che quasi non si accorse della fatica. Giunse in cima e si affacciò giù: il fiume dove la sua amata Nipel si era lasciata annegare era sotto i suoi piedi, 165 metri più in basso. Thorsten pose il suo tin whistle su una roccia... e si lanciò nel vuoto, per ricongiungersi per sempre con la sua amata Nipel.

D'improvviso, la roccia su cui Thorsten aveva poggiato il suo whistle cominciò a muoversi, come se vi fosse un terremoto. In effetti vi fu un terremoto, che spaccò in due la sommità del monte da cui si era lanciato Thorsten. Il corso del fiume Velith, che scorreva 10 metri sopra, fu deviato da questo terremoto e si incanalò nella nuova frattura che giungeva fino alla roccia del flauto (da allora chiamata Wistelrak, che significa appunto "la roccia del whistle" in lingua elder). Da lì, cominciò a scendere in picchiata verso il fiume Nipel.
Così nacquero, secondo la leggenda, le cascate di Emorarth, che presero il nome dal bosco che attraversano.

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