Uno dei fenomeni socio-economici e culturali contemporanei più frequenti è il fenomeno migratorio: orde di essere umani abbandonano, costretti dal Capitalismo, le loro terre natie per raggiungere quelli che, parafrasando Baudelaire, possiamo definire "paradisi artificiali": luoghi in cui immaginano di trovare lavoro, ricchezza, opportunità. Luoghi che, però, non esistono se non nelle loro menti.
L'Italia, per posizione geografica e per morfologia del territorio, è sicuramente il "paradiso artificiale" più ambito e più facile da raggiungere per i popoli africani e per i popoli slavi. Essi giungono nel nostro Paese convinti di trovare qui ciò che non hanno più (o non hanno mai avuto) nel loro Paese: lavoro, possibilità di guadagno, o anche nuovi mercati ove impiantare le proprie attività legali, semilegali o criminali.
Non nascondiamoci dietro i due vizi principali di ogni analisi liberaldemocratica contemporanea quando si parla di immigrazione: il perbenismo cattocomunista e la xenofobia fascio-leghista. Non tutti gli immigrati vengono in Italia per cercare riscatto e una vita migliore, nè sono tutti disgraziati e criminali (specie se clandestini). Il rapporto clandestinità=criminalità non è affatto scontato.
I fenomeni migratori non possono essere affrontati come vorrebbero la Chiesa e la Sinistra (accogliamoli tutti, abbattiamo le frontiere, volemose bbene), nè come indicano la Lega e il Pdl (reato di immigrazione clandestina, sparare sui barconi, espulsioni di massa). Il centrosinistra provò a regolamentare l'immigrazione (legge Turco-Napolitano), ma fallì miseramente e aprì la strada alla famigerata Bossi-Fini, che ha fatto più danni di quelli che doveva risolvere.
La domanda fondamentale è: perchè la gente emigra? Sicuramente, la prima causa è economica. La gente emigra perchè vuole fuggire dalla povertà e vivere in maniera più dignitosa, o magari svoltare e diventare ricca. Se i loro paesi non subissero in maniera così pesante le decisioni imposte dal Sistema capitalista, impoverendosi sempre più, probabilmente la maggior parte dei migranti resterebbe nelle terre natìe.
Pertanto possiamo affermare che il primo motore dell'immigrazione è il capitalismo, che impoverisce i paesi di provenienza spingendo i popoli a cercare altrove una vita migliore. La prima lotta da fare, quindi, è contro il Sistema capitalista globale.
E questa causa, questo primo motore, ha ripercussioni su tutti gli altri ambiti: socioculturale, innanzittutto; politico, subito dopo. Una guerra tra poveri, o una guerra tra gruppi criminali. L'affermazione aggressiva di una cultura sull'altra, o l'annullamento delle differenze culturali. In politica si passa da "il voto agli immigrati" a "spariamo sui barconi".
La soluzione, lo diciamo chiaramente, è nella ricerca di un equilibrio tra solidarietà e sicurezza. Un equilibrio che però non si raggiunge diminuendo la prima e la seconda. Non un punto di incontro, ma un punto di scontro.
Innanzitutto, chiusura TOTALE delle frontiere fino a quando:
1) gli immigrati regolari attualmente in italia non si siano integrati (lavoro, casa, figli nelle nostre scuole, ecc...)
2) il nostro tasso di disoccupazione non sia sceso sotto il 3%.
Non è accettabile che un paese con una disoccupazione alta quanto l'Italia, e con i problemi di integrazione che quotidianamente si producono, continui a pensare di far entrare stranieri in Italia. Qui non si parla di razza o etnia: si parla delle problematiche economiche, sociali, politiche e culturali che il Sistema non vuole risolvere.
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