Un estratto del paper “Nord e Sud: insieme nella crisi, divergenti nella ripresa”, che anticipa i principali indicatori economici del Rapporto SVIMEZ 2011 sull’economia del Mezzogiorno, fotografa il fenomeno Neet (Non studio e non lavoro).
“La condizione di Neet (Non studio e non lavoro), generalmente più diffusa tra i meno istruiti (con un’incidenza pari a livello nazionale al 40% nel 2008 per i giovani con la licenza elementare e al 24,8% per quelli con la licenza media) tende a crescere, nell’ultimo biennio, più rapidamente per i giovani con più elevati livelli di istruzione e, soprattutto, tra diplomati. Quasi un terzo dei diplomati, ed oltre il 30% dei laureati meridionali, tra i 15 e i 34 anni, non lavora e nel contempo ha abbandonato il sistema formativo, ritenendo inutile un ulteriore aumento del livello di istruzione per l’accesso al mercato del lavoro. Se circa un terzo di questi giovani è ancora in cerca di occupazione circa due terzi sono ormai confinati nell’area dell’inattività. Sono circa 167 mila i laureati meridionali che si trovano in tale condizioni, con situazioni leggermente migliori in Abruzzo, Puglia e Sardegna e particolarmente negative in Basilicata e Calabria.”
Una massa consistente di giovani che presentano il paradosso di essere la parte più avanzata della società meridionale (quella che ha accumulato grazie al processo di istruzione più strumenti per partecipare alla competizione globale) ma al tempo stesso la più penalizzata da un sistema chiuso, ad ascensore sociale bloccata, costretta a dipendere dai trasferimenti di risorse delle generazioni più anziane Coi giovani, è in gioco il modello di sviluppo e la crescita del Paese.”
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“La condizione di Neet (Non studio e non lavoro), generalmente più diffusa tra i meno istruiti (con un’incidenza pari a livello nazionale al 40% nel 2008 per i giovani con la licenza elementare e al 24,8% per quelli con la licenza media) tende a crescere, nell’ultimo biennio, più rapidamente per i giovani con più elevati livelli di istruzione e, soprattutto, tra diplomati. Quasi un terzo dei diplomati, ed oltre il 30% dei laureati meridionali, tra i 15 e i 34 anni, non lavora e nel contempo ha abbandonato il sistema formativo, ritenendo inutile un ulteriore aumento del livello di istruzione per l’accesso al mercato del lavoro. Se circa un terzo di questi giovani è ancora in cerca di occupazione circa due terzi sono ormai confinati nell’area dell’inattività. Sono circa 167 mila i laureati meridionali che si trovano in tale condizioni, con situazioni leggermente migliori in Abruzzo, Puglia e Sardegna e particolarmente negative in Basilicata e Calabria.”
Una massa consistente di giovani che presentano il paradosso di essere la parte più avanzata della società meridionale (quella che ha accumulato grazie al processo di istruzione più strumenti per partecipare alla competizione globale) ma al tempo stesso la più penalizzata da un sistema chiuso, ad ascensore sociale bloccata, costretta a dipendere dai trasferimenti di risorse delle generazioni più anziane Coi giovani, è in gioco il modello di sviluppo e la crescita del Paese.”
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