giovedì 22 dicembre 2011

Critica a Filippo Rossi



Vi sottopongo l'articolo di Filippo Rossi, direttore de Il Futurista, organo di Futuro e Libertà per l'Italia, apparso sul sito de Il Fatto Quotidiano:

«Non ho in mente nulla, al riguardo». E così il ministro Fornero, dopo essersi ritrovata al centro di un formidabile fuoco incrociato, ha fatto dietrofront, togliendo dal tavolo della riforma del lavoro il tema dell’articolo 18. Tutto risolto, dunque. Tutto come prima.

Eppure resta l’impressione che in Italia si stia consumando uno scontro che ha poco di “politico” o di “classista”, e molto di “generazionale”. Diciottisti contro diciottenni: è così, forse è una semplificazione un po’ rozza, ma è così. Da una parte chi i diritti ce li ha e li vuole (legittimamente) difendere con tutti i mezzi a sua disposizione. Dall’altra chi i diritti non ce li ha e forse non ce li avrà mai. E che – ed è qui il vero problema – non ha mezzi, né avvocati, né sindacalisti, né megafoni per farsi ascoltare se non quelli dell’indignazione spontanea, della piazza, della protesta. I giovani che non hanno lavoro. E che se hanno lavoro non hanno un contratto. E che se hanno un contratto hanno poche speranze e pochissime garanzie. Sono loro l’unica “classe” da difendere. Sono loro il vero problema italiano (e forse occidentale). E passa da loro ogni tentativo di risanamento del paese, di crescita, di sviluppo, di equità.

In un mondo perfetto – anche se questo significa rischiare l’impopolarità e l’inimicizia di lobby, corporazioni, sindacati – la politica non ci penserebbe due minuti a scendere in campo al loro fianco, a battersi per costruire i diritti di domani più che per difendere quelli di ieri. Per semplificare fino in fondo: tra i “giovani” e i “vecchi”, pochi dubbi su chi scegliere.


Personalmente non vedo nessuno scontro tra tutelati e precari, tra vecchi e giovani, tra "diciottisti" e "diciottenni". Vorrei che l'autore dell'articolo mi e ci spiegasse PERCHE' il sacrosanto diritto ad un lavoro stabile e ben retribuito dei giovani sia in CONTRASTO con i diritti dei meno giovani.
- PERCHE' la libertà di licenziare SENZA GIUSTA CAUSA (perchè l'articolo 18 tutela questo aspetto) dovrebbe favorire le assunzioni?
- PERCHE', per uniformare le tutele tra i lavoratori, bisogna RIDURRE i diritti di chi ce li ha invece di AUMENTARE i diritti di chi non li ha?
- PERCHE' l'articolo 18 dovrebbe bloccare i licenziamenti visto che si applica alle aziende con più di 15 dipendenti, quindi alla stragrande minoranza delle aziende italiane?

Quindi smettiamola di porre la questione secondo i termini del "tutelati vs precari", "vecchi vs giovani": è una guerra tra poveri che nessuno vuole combattere. Il divide et impera è tipico dei sistemi dominanti, quindi anche e soprattutto del sistema capitalista (perchè noi viviamo IN QUESTO SISTEMA, e si chiama Capitalismo). ______________________

5 commenti:

  1. forse l'autore al posto di parlare di diritti avrebbe dovuto dire che la lotta eventualmente è tra chi "nn ha" futuro diritti etc e chi ha PRIVILEGI + che diritti ;)

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  2. perchè obiettivamente i diritti senz'altro dovrebbero essere uguali per tutti ma eliminando parecchi privilegi di taluni sarebbe + facile livellare ed equiparare i diritti di tal altri, di tutti...

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  3. Concordo con te, ma non credo che l'autore dell'articolo volesse dire "privilegi" ed ha detto "diritti": viceversa credo che ci sia davvero questo pensiero comune di massa che, per avere tutti diritti, dobbiamo averne tutti meno. Questo è falso, oltre ad essere alquanto pericoloso, perchè non c'è NESSUNA dimostrazione del fatto che riducendo i diritti dei lavoratori vi sia crescita economico e maggiore occupazione. E quando dico NESSUNA, dico NESSUNA.

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  4. questo pensiero di massa è alimentato da chi per mantenere i suoi privilegi, alimenta appunto la guerra tra poveri, che giustamente hai menzionato :)

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