martedì 13 dicembre 2011

I soldi non valgono niente senza un pianeta in cui spenderli


Sembra una banalità, ma non lo è. A cosa serve avere più soldi in tasca se non c'è un luogo dove spenderli? Il luogo principe è il nostro pianeta, la Terra. In nome del Dio denaro, i governanti del mondo (quindi i governanti dei paesi più ricchi al mondo) hanno sempre criticato il Protocollo di Kyoto, cioè l'UNICO strumento attualmente esistente, a livello internazionale, per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e limitare gli effetti catastrofici dei cambiamenti climatici. Basti pensare agli USA, che non hanno mai ratificato il Protocollo, o il Canada, il cuo governo ha appena comunicato, al termine dell'inutile vertice ONU di Durban sul clima, la fuoriuscita della nazione nordamericana dai vincoli dell'accordo. Perchè? Il ministro dell'Ambiente canadese Peter Kent, esponente del governo conservatore di Stephen Harper, sostiene che il Canada non può e non vuole pagare le multe per non aver raggiunto i risultati previsti dal Protocollo di Kyoto. Cosa prevedevano questi accordi? Il Canada avrebbe dovuto ridurre nel 2012 le sue emissioni del 6% rispetto ai livelli del 1990. In 22 anni bisognava ridurre le emissioni del 6%, e non ne sono stati capaci. E adesso non vogliono pagare i 14 miliardi di dollari di multa? Bene, vorrà dire che pagherà la Terra, ed in particolare i popoli che abitano i paesi più poveri (e meno inquinanti) del pianeta.
Barak Obama aveva annunciato una svolta verde (la green economy) quando fu eletto Presidente degli Usa: bisogna constatare che la sua presidenza volge al termine e il Protocollo di Kyoto non è stato ancora ratificato. Nè vi sono state parole di condanna alla decisione unilaterale del Canada di ritirarsi dagli accordi di Kyoto. Stesso dicasi per l'Unione Europea e la Russia.
Ora sono tutti intenti a presentare l'accordo di Durban come la soluzione ideale per i problemi climatici. Omettendo un particolare: bisognerà attendere altri 10 anni per la ratifica dell'accordo definitivo. Dati i ritmi dell'inquinamento e del surriscaldamento globali, 10 anni rischiano di essere troppi. Davvero troppi.
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