mercoledì 7 dicembre 2011

Vivere byronianamente



Di fosco azzurro mar sui lieti flutti,
Come libere l’alme, illimitati
Così i pensier, ovunque onda spumeggi,
Ov’aura ne sospinga hanno l’impero,
Un soggiorno n’additano.

[...]

chi dir può mai,
Se lui non è che pei sonanti gorghi
Corse in trïonfo, l’ esultar del core,
Il più frequente battere dei polsi,

Che il peregrin di queste vie senz’orme
Fa trepidar? Il non lontano istante
De la pugna egli invoca; ogni periglio
Cangia in diletto; avido quel più cerca,
Che più fugge il codardo, e se nell’imo

Dell’ansio petto, ridestar la speme
Ei sente, e l’ alma a forti cose alzarse,
Laddove è sol altri verrìane manco.
Non di morte timor, s’anco il nemico
Pere con noi; morte profonda è quiete,

Più d’ogn’altra profonda; a noi non cale
Che vegna, e quando; questa nostra intanto
Vita è di vita, ch’ir dee spenta un giorno;
E allor, che val, se per acciar pugnando,
O il fia da morbo? Giaccia in molli piume

Chi squallid’anni, e sua lenta ruina
Può contemplar; ivi egli a stento esali
I languidi sospir; di lì sollevi
La testa paralitica; sostenta
Noi fresca zolla; ei sul suo letto inerte

Fra le angoscie, e gli aneliti sospinge
Fuori lo spirto; un sol tremito, un balzo
Noi tragge dal penar.

[...]

Lord George Gordon Byron
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