lunedì 25 giugno 2012

Contro il DDL Fornero serve una vasta opposizione sociale



Il 26 e 27 giugno si terranno a Roma gli "Stati Generali del sociale e della famiglia", convocati da Alemanno. Sempre in quei giorni, la Camera dei Deputati voterà la fiducia sulla controriforma del lavoro, in modo tale che Monti possa presentarsi in Europa con i compitini fatti. "Distruzione del mercato del lavoro italiano? Fatto. Abolizione articolo 18? Fatto", e via di questo passo.
Bisogna con tristezza constatare che i sindacati confederali non hanno speso nemmeno un'ora di sciopero contro questo insano progetto di controriforma. Se Cisl e Uil in questi anni ci hanno abituato a stomachevoli prese di posizione a favore del padrone di turno, ci lascia relativamente sconvolti la posizione della Cgil camussiana, ormai appiattita sulle posizioni del PD, uno dei più grandi sostenitori di Monti e del suo governo bocconiano. 
Fortunatamente esiste ancora un sindacalismo di base realmente autonomo, per quanto frammentato in dodicimila sigle e siglette che allontanano i lavoratori i quali percepiscono questa frammentazione come incapacità di dar vita a percorsi di lotta unitari. Comunque la si veda, il sindacalismo di base ha realizzato uno sciopero generale lo scorso 22 giugno e ha già annunciato il sostegno a tutte le realtà che, da "Blockupy ddl Fornero" in poi, si sono schierate contro l'insano disegno forneriano.

Parliamoci chiaro: le possibilità che il Parlamento non approvi questa controriforma del lavoro sono prossime allo zero. I numeri ci sono, la maggioranza è o deve essere solida, visti i guai di PD, PdL e Terzo Polo. La via istituzionale, quindi, sarà probabilmente preclusa o inefficace. 
Non rimane, allora, altra strada che la strada: i movimenti e i singoli cittadini che vogliono opporsi al Ddl Fornero e, in generale, alle politiche antisociali e antipopolari del governo Monti, non hanno altro sentiero da percorrere che non sia la strada, la piazza, il corteo, il presidio. Sempre all'insegna dell'orizzontalità e dell'autorganizzazione, abbandonando la logica della delega a lungo termine e della democrazia dall'alto.
Questi soggetti, per quanto minoritari e disorganizzati, sono gli unici che possono realmente anticipare la rivoluzione culturale e politica di cui l'Italia, l'Europa e il Mondo globalizzato hanno sempre più urgente necessità.

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