RADIO SABOTAG - TRASMISSIONE N.2
La Cgil denuncia che alcune aziende emiliane, che non hanno la certificazione per la ripresa produttiva e l'agibilità dei capannoni, fanno firmare liberatorie individuali ai lavoratori e li fanno lavorare. Così facendo, declinano ogni responsabilità circa eventuali incidenti o morti sul lavoro nel caso in cui vi fossero altre scosse di terremoto in futuro. “Stiamo ricevendo segnalazioni su alcune aziende che cercano di baipassare l’ordinanza del dipartimento della protezione civile, facendo firmare ai lavoratori liberatorie individuali sulla responsabilita’ civile e penale nel caso di danni provocati dal terremoto” dichiara la CGIL, per il quale “non ci sono aggettivi per giudicare un atteggiamento del genere se non quelli della irresponsabilita’ e dell’indecenza”.
In realtà, gli aggettivi ci sarebbero eccome! Luridi, indecenti, vergognosi, stomachevoli. L'aggettivo più corretto, però, è sempre e solo uno: capitalisti. Perchè gli imprenditori che hanno affisso ai cancelli delle fabbriche, mentre la terra ancora tremava, sinistri (anzi, destri) cartelli in cui si intimava ai lavoratori di riprendere prontamente il lavoro, pena la messa in libertà o la detrazione delle ferie, non sono altro che capitalisti. Sfruttatori del lavoro altrui. Persone che antepongono il profitto personale al bene della comunità. Padroni che, con il pretesto dei danni subiti dal sisma, coglieranno l’occasione per delocalizzare le produzioni, facilitati in questo compito anche dal credito negato da parte delle banche e per nulla ostacolati dallo Stato, correo in questa come in altre occasioni (vedasi il caso della Fiat di Termini Imerese). Nessuna pietà per i lavoratori, per quella carne da macello sacrificabile sull'altare del profitto. Lavoratori sempre sotto comando e sotto ricatto, terrorizzati dall'idea di finire ad ingrossare quel mare melmoso di precariato che è la cifra esistenziale dell'economica capitalistica moderna. Lavoratori che si ritrovano ad ingrossare le fila di un esercito di riserva in una guerra tra poveri. Lavoratori che muoiono sotto le macerie di una fabbrica o di un capannone, che era rimasto aperto e attivo mentre tutto (scuola, uffici, borghi e centri storici) era stato chiuso, svuotato e transennato. Perchè la logica del profitto non si ferma davanti a nulla, figurarsi davanti a qualche grado della Scala Richter.
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