martedì 5 giugno 2012

La più bella lettera scritta ad un figlio



La recente notizia della tragedia che ha colpito il calciatore Luca Toni e la sua compagna Marta Cecchetto, il cui figlioletto è nato morto, mi ha davvero scioccato. Intristito. Addolorato, nonostante io non conosca personalmente i due. Queste sono notizie che uno non vorrebbe sentire mai: il giorno più bello che si trasforma nel giorno più triste.
Sarà che da quattro mesi sono padre. Sarà che mia moglie Rachele ed io abbiamo desiderato tanto il nostro piccolo Federico. Sarà che ricordo ancora la tensione ogni volta che si andava dalla ginecologa. Sarà che bastava una macchiolina a farci andare in allarme. Sarà che se ne sentono davvero di tutti i colori. Sarà che quando torno a casa dopo una giornata di lavoro (e di traffico), basta il sorriso di quel piccolo scricciolo a farti passare tutto. Sarà che quando vedo Federico in braccio a Rachele provo ad immaginare cosa ci sia di più bello al mondo, e non mi viene in mente niente. Sarà che i bambini sorridono con gli occhi e tendono le manine perchè vogliono essere presi in braccio.
Saranno tutte queste cose, ma la notizia mi ha sconvolto. Non voglio nemmeno immaginare il dolore che provano Luca e Marta, perchè al sol pensiero soffro da cane.

Quando è capitata questa tragedia, ho pensato a cosa avrei fatto io nella stessa condizione. Non ne ho idea. Sono passati giorni dal triste evento, eppure ancora non mi sono dato una risposta. Un dolore del genere annebbia la mente, indurisce il cuore, perfora lo stomaco.
Ho pensato che, forse, avrei scritto una lettera. Una lettera ad un bambino mai nato, come il noto scritto di Oriana Fallaci. Allora mi sono messo a cercare le più belle lettere che sono state scritte da un padre, o da una madre, al proprio figlio.
Ed ho trovato questa. La più bella di tutte. Intrisa di amore per il figlio, e per l'umanità tutta. Una lettera in cui il figlio e il padre vengono chiamati compagni. Perchè sono compagni. Non solo parenti, non solo amici, ma proprio compagni. Dividono il pane, come l'etimologia della parola "compagno" insegna. Una lettera in cui un padre vuole insegnare al figlio quelle due o tre cose che reputa importanti: l'amore per la famiglia, l'amore per gli ultimi e gli oppressi, l'amore per la libertà.
Questa lettera è stata scritta dall'anarchico Nicola Sacco, poco prima di essere condotto sul patibolo e giustiziato:

"Mio carissimo figlio e compagno,
sin dal giorno che ti vidi per l'ultima volta ho sempre avuto idea di scriverti questa lettera: ma la durata del mio digiuno e il pensiero di non potermi esprimere come era mio desiderio, mi hanno fatto attendere fino ad oggi. Non avrei mai pensato che il nostro inseparabile amore potesse così tragicamente finire!
Ma questi sette anni di dolore mi dicono che ciò è stato reso possibile. Però questa nostra separazione forzata non ha cambiato di un atomo il nostro affetto che rimane più saldo e più vivo che mai. Anzi, se ciò è possibile, si è ingigantito ancor più. Molto abbiamo sofferto durante il nostro lungo calvario.
Noi protestiamo oggi, come protestammo ieri e protesteremo sempre per la nostra libertà. Se cessai il mio sciopero della fame, lo feci perchè in me non era rimasta ormai alcuna ombra di vita ed io scelsi quella forma di protesta per reclamare la vita e non la morte, il mio sacrificio era animato dal desiderio vivissimo che vi era in me, per ritornare a stringere tra le mie braccia la tua piccola cara sorellina Ines, tua madre, te e tutti i miei cari amici e compagni di vita, non di morte. Perciò, figlio, la vita di oggi torna calma e tranquilla a rianimare il mio povero corpo, se pure lo spirito rimane senza orizzonte e sempre sperduto tra tetre, nere visioni di morte. Ricordati anche di ciò figlio mio. Non dimenticarti giammai, Dante, ogni qualvolta nella vita sarai felice, di non essere egoista: dividi sempre le tue gioie con quelli più infelici, più poveri e più deboli di te e non essere mai sordo verso coloro che domandano soccorso. Aiuta i perseguitati e le vittime perchè essi saranno i tuoi migliori amici, essi sono i compagni che lottano e cadono, come tuo padre e Bartolomeo lottarono e oggi cadono per aver reclamati felicità e libertà per tutte le povere cenciose folle del lavoro. In questa lotta per la vita tu troverai gioia e soddisfazione e sarai amato dai tuoi simili. Continuamente pensavo a te, Dante mio, nei tristi giorni trascorsi nella cella di morte, il canto, le tenere voci dei bimbi che giungevano fino a me dal vicino giardino di giuoco ove vi era la vita e la gioia spensierata - a soli pochi passi di distanza dalle mura che serrano in una atroce agonia tre anime in pena! Tutto ciò mi faceva pensare a te e ad Ines insistentemente, e vi desideravo tanto, oh, tanto, figli miei! Ma poi pensai che fu meglio che tu non fossi venuto a vedermi in quei giorni, perché nella cella di morte ti saresti trovato al cospetto del quadro spaventoso di tre uomini in agonia, in attesa di essere uccisi, e tale tragica visione non so quale effetto avrebbe potuto produrre nella tua mente, e quale influenza avrebbe potuto avere nel futuro. D'altra parte, se tu non fossi un ragazzo troppo sensibile una tale visione avrebbe potuto esserti utile in un futuro domani, quando tu avresti potuto ricordarla per dire al mondo tutta la vergogna di questo secolo che è racchiusa in questa crudele forma di persecuzione e di morte infame. Si, Dante mio, essi potranno ben crocifiggere i nostri corpi come già fanno da sette anni: ma essi non potranno mai distruggere le nostre Idee che rimarranno ancora più belle per le future generazioni a venire. Dante, per una volta ancora ti esorto ad essere buono ed amare con tutto il tuo affetto tua madre in questi tristi giorni: ed io sono sicuro che con tutte le tue cure e tutto il tuo affetto ella si sentirà meno infelice. E non dimenticare di conservare un poco del tuo amore per me, figlio, perchè io ti amo tanto, tanto...
I migliori miei fraterni saluti per tutti i buoni amici e compagni, baci affettuosi per la piccola Ines e per la mamma, e a te un abbraccio di cuore
dal tuo padre e compagno".

Brividi...

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