Ceffone sonoro ai creduloni che hanno dato credito alle balle contenute nel “decreto del Fare”, a chi ancora si illude che questo Stato e questa classe politica possano portare benefici al Sud.
Dopo gli annunci del premier Enrico Letta, che alla Fiera di Bari aveva ribadito che presto si sarebbe proceduto a rendere superveloce una tratta oggi collegata da un paio di eurostar e soprattutto da autobus turistici che impiegano 4 ore circa per percorrere la Napoli-Bari, ecco la verità svelata dalla magistratura contabile.
Nonostante gli annunci dopo il decreto del Fare, infatti, all’appello mancano almeno 100 milioni di euro per realizzare la tratta. In poche parole il primo lotto dell’alta capacità ferroviaria tra Napoli e Bari non è dotato di copertura finanziaria certa.
E’ questo il motivo per cui la Corte dei Conti ha negato il visto di legittimità al progetto preliminare della tratta Cancello-Frasso Telesino e della variante di Maddaloni, il cuore dell’opera.
Ma le carte – pare che sia la prima volta nella storia d’Italia – sono state rispedite al Cipe. Con il risultato che l’avvio della gara d’appalto, previsto entro dicembre 2013, slitterà di almeno un anno.
Nell’occhio del ciclone c’è proprio la delibera Cipe del 18 febbraio scorso giudicata addirittura “illegittima” anche sulla base di “aspetti poco chiari” nelle fonti di finanziamento per il raddoppio della linea storica Cancello-Frasso Telesino, che richiederà 6 anni di lavori: 200 dei 730 milioni dovrebbero arrivare dagli ex Fas, 100 dal cofinanziamento delle Regioni, gli ultimi 430 da «altre risorse statali a valere sulle disponibilità del contratto di programma Rfi». Ma di questi 430, in realtà ne mancano all’appello 100.
Risibile la giustificazione del Cipe che, ricordiamo, è il comitato interministeriale che decide gli investimenti infrastrutturali, che se l’è cavata promettendo «di reperire detto importo, con priorità di finanziamento, nella rimodulazione del prossimo contratto di programma Rfi». Circostanza, questa che secondo la Corte dei conti rischia di «dare luogo a fenomeni patologici», cioè al rischio di non portare a termine l’appalto.
Letta però su questo non ha detto più una sola parola. In un suo recente discorso, però, si era vantato che lo “sblocca cantieri” avrebbe dato nuove infrastrutture al mezzogiorno. «Lo sblocca cantieri – aveva detto Letta – ha fatto ripartire l’Alta Velocità Bari-Napoli». Ma quella che per il governo (e non solo per questo, ma anche per i precedenti) è considerata una priorità per far ripartire il Sud, in realtà è solo un raddoppio di binario da Cervaro (alle porte di Foggia) a Caserta (da Bari a Foggia-Cervaro, così come da Caserta a Napoli, c’è da sempre): 160,275 chilometri, stabiliscono le carte delle linee ferrate. Il protocollo d’intesa del 27 luglio del 2006 (firmato da ministero delle Infrastrutture, Regioni Puglia e Campania, Ferrovie dello Stato e Rfi) riguardava, e riguarda, l’Alta Capacità ferroviaria, non l’Alta Velocità, quella della linea tirrenica, per intenderci.
In pratica si tratta della possibilità di far viaggiare i treni con maggiore frequenza (proprio perché invece di un binario ce ne saranno due) così che, quando l’opera sarà completata, ogni giorno viaggeranno 15mila passeggeri e 6mila tonnellate di merci in più. Quando l’opera sarà completata, appunto. Considerata la presa di posizione della magistratura contabile, e facendo due rapidi conti, forse l’alta velocità ferroviaria tra Napoli e Bari nelle più ottimistiche previsioni vedrà il suo completamento nel 2030…
Proprio sicuri che abbiamo tanto tempo davanti?
Tratto da Insorgenza
Nessun commento:
Posta un commento