Come ogni anno, puntuale, arriva il bolletino Svimez sullo stato del Mezzogiorno. Un baraccone tenuto in piedi da bende e prebende, quello dello Svimez, del quale francamente ci chiediamo quale sia l’utilità dal momento che il fosco quadro presentato di anno in anno e le ipotetiche possibilità di sviluppo del Sud sono sempre inquadrate in un quadro nazionale che è chiaramente ai nostri occhi inesistente.
Ogni anno, dunque, la sintesi del disastro compiuto dall’Italia verso il Mezzogiorno, su cui discettano politici ed economisti. Quest’anno, giusto per la cronaca, dal Rapporto annuale sull’economia del Sud, sapete cosa viene fuori? Che il Mezzogiorno rischia la desertificazione industriale. Ma no, davvero? Non è così da 153 anni?
Secondo il rapporto Svimez, ovviamente presentato a Roma mica a Napoli, Bari o Palermo, i consumi non crescono da cinque anni e si continua a emigrare al Centro-Nord. Una famiglia su 7 guadagna meno di mille euro al mese, la disoccupazione reale supera il 28%, crescono le tasse e si tagliano le spese. Situazione ancora più grave riguarda proprio le famiglie che, in un caso su quattro, rischiano la povertà, anche con due stipendi in casa.
E ancora, grande scoperta, il rapporto Svimez segnala che negli ultimi venti anni sono emigrati dal Sud circa 2,7 milioni di persone. Riguardo alla provenienza, in testa per partenze la Campania, con una partenza su tre 36.400. In direzione opposta, da Nord a Sud, sono circa 61mila persone, che rientrano nei luoghi d’origine, soprattutto Campania. Unico dato interessante è questo, a nostro avviso: c’è un emigrazione di “ritorno” in atto, che qualcosa significa e sulla quale varrà la pena soffermarsi prossimamente
Puntuale come ogni anno, oltre al rapporto, arriva anche la letterina di Giorgio Napolitano in qualità di capo dello Stato italiota. Stavolta però raggiunge forme di paradosso mai lette prima: “In questa direzione e’ necessaria una riqualificazione delle stesse istituzioni, che permetta di superare diffuse inefficienze e di assicurare la realizzazione di politiche nazionali ed europee dirette alla crescita dell’economia e dell’occupazione.”
Ma di quali linee di sviluppo parla Napolitano? Riqualificare le Istituzioni? Incominciasse da se stesso. Fascista da giovane, Comunista da adulto, Liberista da Vecchio. Incominciasse a dire che quelle istituzioni sono il suo fallimento, che le inefficienze sono frutto della sua politica come ministro degli interni che segretava le dichiarazioni di Schiavone.
Ma poi realizzare le politiche nazionali ed europee, se la SA RC è ancora in via di realizzazione? Quando poi parla di crescita, mica si riferisce alla crescita dell’incremento tumorale? Perchè al Sud quella si che è in via di sviluppo. Napolitano è il grande liquidatore di una SPA fallita di nome italia. Si dimetta, vada al confino….e ripartiamo da capo, con la elezione su base singola e senza partiti di membri della società che riscrivano tutta la costituzione…noi del sud vogliamo la rottura del patto costituzionale…l’Italia non solo sta uccidendo il Sud, ma ci trascina in un baratro senza fine….salviamoci finchè siamo in tempo.
Tratto da Insorgenza
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