venerdì 11 ottobre 2013

Napoli colera: lettera di un Fedayn a Insorgenza Civile



Caro Nando, 
da meridionalista e da appartenente al gruppo Fedayn (seppur lontano dal mondo ultras da qualche anno) nonché amico fraterno di Alessandro Cosentino, l’ultras che ha spiegato alla stampa le ragioni dello striscione: ”Napoli colera”… riscuotendo ancora una volta il malcontento del mondo meridionalista tutto e divenendo così oggetto di critica, spiego a te la reale natura di quel tipo di contestazione difficile da comprendere per chi non vive questo tipo di realtà: va innanzitutto detto che è impossibile conciliare due linguaggi così distinti quali quello ultras da quello politico. Per un meridionalista, ascoltare cori autoironici contro la propria città o leggere una frase offensiva come “napoli colera” è il massimo dei peccati capitali. Questo avviene perchè la chiave di lettura è politica, ma da un punto di vista ultras tutto ciò non ha nulla a che fare con i concetti e le interpretazioni errate cui assistiamo in questi giorni da parte dei vari movimenti, difatti non dobbiamo certo andare a Milano per ascoltare cori razziali contro Napoli….si verifica il medesimo fenomeno anche quando giochiamo con altre squadre del Sud. Quello che cerco di dire è che il mondo ultras sposa battaglie differenti dalle nostre pur contrastando il medesimo nemico, gli ultras infatti si battono contro quella stessa repressione atta a zittire tanto il loro pensiero quanto quello meridionalista. Non è concepibile che una curva venga chiusa per uno sfottò, e se oggi è accaduto a Milano…domani accadrà a Napoli. La contestazione promossa dai Fedayn non è stata di sostegno ai milanisti e dunque al nemico, si è trattato bensì di un atto di coerenza verso la propria mentalità, una messaggio antisistemico verso uno Stato che cerca di penetrare nel tessuto del tifo calcistico dettando le proprie leggi e punendo i non omologati. E chi meglio dei napoletani avrebbe potuto dissentire essendo noi la parte lesa, essendo stati noi tutelati da quello stesso STATO che ci proponiamo di combattere? Il messaggio degli ultras è chiaro e lampante: non vogliamo essere difesi dal nemico e soprattutto non attraverso quegli stessi mezzi che il nemico utilizza per annientare il nostro pensiero. Tutto ciò con la politca non ha nulla a che fare, non ha nulla a che fare con il divario Nord-Sud, nulla a che fare con i soprusi sul nostro territorio, nessuna autocritica o autoironia, solo un semplice messaggio: lo Stato deve restare fuori dal nostro mondo. LA CURVA NON SI TOCCA!

Risposta di Nando Dicè, presidente di Insorgenza Civile: "è un modo di ragionare troppo distante dal mio, anche se nel loro odio verso lo Stato in fondo li comprendo, anche se le ragioni mi sembrano limitative, ma come ho espresso pubblicamente la mia idea, così mi sembra giusto far conoscere quella degli Ultras".

Nessun commento:

Posta un commento