domenica 16 marzo 2014

Gli eurocrati temono le secessioni. Non le appoggiano.

Il mio articolo per Insorgenza.it 



Da qualche mese si rincorrono voci insistenti riguardanti un presunto appoggio dell’ Eurocrazia (lobbies economiche e militari, banche, massonerie) ai vari movimenti secessionisti che stanno creando subbuglio in Europa. La vulgata ha preso il via da un articolo apparso sul sito Hescaton, e ripreso dal portale Wall Street Italia. In questo articolo si parla di due modelli di Europa: l’Europa centripeta, che attira gli Stati nazionali verso di sè, e che ha lo scopo di creare uno Stato Europeo capace di competere con Usa, Russia, Cina e paesi sudamericani; l’Europa centrifuga, che favorirebbe i secessionismi al fine di far esplodere gli stati nazionali per meglio dominare i popoli.

E’ difficile credere che due processi totalmente opposti, e in contraddizione tra loro, possano essere stati partoriti e organizzati dalla stessa congrega di burocrati europei; ma tant’è, i media di regime si stanno dando da fare per far passare, negli ultimi messi, questo messaggio: i movimenti secessionisti sono appoggiati dagli eurocrati. Logica conseguenza di questo ragionamento: chi sostiene e chi milita in questi movimenti è un utile idiota nelle mani del Sistema globale. Conclusione: i secessionismi sono specchietti per le allodole e non sono la via d’uscita per i Popoli europei.

Inutile dire che tale ragionamento non ci convince affatto! Da quando l’Unione Europea avrebbe messo in preventivo la possibilità di abbandonare il progetto di superstato europeo, ripiegando sul classico “divide et impera” di romana memoria? In realtà, tutte le politiche messe in atto in questi anni dimostrano l’esatto contrario: il progetto di Europa Unita S.p.a.  non può essere messo in discussione in alcun modo, anche a rischio di ridurre alla fame i popoli degli Stati europei. E se i popoli si ribellano? Non interessa, il problema è dei governi-fantoccio che gli eurocrati hanno finanziato e imposto, arrivando persino a far ripetere le elezioni nel caso in cui il responso delle urne non fosse quello sperato (il caso Grecia è emblematico in tal senso).

Il tentativo di creare questo “spauracchio secessionista”, questo spettro che si aggira per la “splendida Europa” liberaldemocratica (e liberista), non può trovare sponda e va contrastato con forza. Se i popoli decidessero di frantumare gli Stati nazionali, giacobini per ispirazione e decisamente desueti, l’Eurocrazia non ne trarrebbe alcun vantaggio, bensì correrebbe il rischio di veder messo in discussione il suo strapotere liberticida e antidemocratico. A partire dallo strumento principe del dominio: l’Euro, una moneta talmente invisa che, qualora i secessionismi trionfassero, quasi sicuramente la toglierebbero dalla circolazione, sostituendola con monete nazionali a sovranità popolare. E a chi ci dice che le catene europee sono catene d’oro, noi rispondiamo: sono catene, vanno spezzate.
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