mercoledì 26 marzo 2014

Meglio un Regno di Napoli che una Repubblica itagliana



Monarchici o repubblicani? Una distinzione importante, quando si parla della formula istituzionale di uno Stato sovrano e indipendente. Una disputa alla quale, mi scuserete, non voglio partecipare. Perché io ed il mio Popolo non abbiamo uno Stato sovrano e indipendente a cui dare una forma istituzionale degna di questo nome.
Secondo le nostre carte d'identità, noi siamo cittadini della Repubblica italiana. Se fossimo nati prima del 1946, saremmo stati cittadini - pardòn, sudditi - del Regno d'Italia, guidato da una delle dinastie più indegne e ignobili della storia, il cui nome volutamente storpio in Saboia. Come è nato il Regno d'Italia lo sanno ormai tutti: solo i sordi per convenienza o malafede fingono di non sentire le urla degli stupri e delle violenze, il rumore dei paesi rasi al suolo "affinchè non rimanga pietra su pietra", il tintinnio dei denari derubati al più ricco tra gli stati della penisola italica (il Regno delle Due Sicilie) e portati in dote al più indebitato (Regno di Sardegna).
Persino la storiografia "ufficiale" e accademica sta ormai dimostrando come l'italia, intesa come comunità di popoli e di destini, sia stata e sia tuttora una clamorosa invenzione: l'italia è solo uno Stato, e nemmeno uno tra i migliori. Non c'è pathos, non c'è orgoglio, non c'è comunanza tra i popoli che abitano la penisola italica, nonostante le nostre carte d'identità tentino di dimostrarci il contrario. I decenni di occupazione e di violenza, fisica ma ancor più psicologica, cui il mio Popolo è stato costretto dall'invasione delle Due Sicilie a oggi non hanno prodotto altro che odio e divisione, scavato solchi e innalzato muri, mentali prima ancora che reali.

Per questo dico a tutti i meridionalisti, di ogni orientamento: non dividiamoci adesso. I tempi sono maturi per una frantumazione dello Stato italiano. Il sedicente referendum indipendentista veneto, sul quale sono stato e rimango molto critico, rappresenta solo il primo passo. Anche aldilà delle Alpi i movimenti autonomisti e/o indipendentisti crescono, alzano la voce e mostrano i muscoli. Anche al Sud, anche nei territori del fu Regno delle Due Sicilie, e prima ancora Regno di Napoli e Regno di Sicilia, cresce l'orgoglio identitario, la conoscenza della propria Storia, la volontà di riscatto del Presente e il desiderio di un autonomo e libero Avvenire. Il sogno, anzi il progetto, di disintegrazione del Sistema Italia e di ritrovata indipendenza della nostra Terra e del nostro Popolo si avvicina a passi più rapidi di quanto si potesse immaginare. Non cadiamo, però, nell'errore di pensare che la strada sia spianata: il Sistema reagirà, e non sarà facile. Oggi è solo più probabile di ieri.

Tocca rompere i tabù e superare gli steccati. Io l'ho fatto da tempo, e lo ufficializzo oggi: nonostante per formazione politica non sono certamente un monarchico, dichiaro che firmerei OGGI STESSO per un Regno di Napoli, sovrano e indipendente da questa italia. Se l'alternativa allo sfruttamento sistematico da parte del nord - sfruttamento a cui si è dato il nome di "Italia" - è il ritorno della dinastia dei Borbone sul trono, mi dichiaro BORBONICO, oltre che Insorgente.
Ecco, io il passo verso di voi l'ho fatto. Ora tocca a voi.
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