sabato 17 marzo 2012

17/3/1861 - 17/3/2012: Nulla da festeggiare



Un anno fa ero in piazza. Ma non avevo il tricolore in mano. Ero in piazza a contestare. Una sedicente Unità d'Italia che, a 150 anni dalla sua ratifica ufficiale, stentava ad essere vista, sentita, percepita. Contestavo da meridionale, consapevole della storia e della memoria delle mie terre e del mio popolo, che durante e dopo l'Unità fu distrutto, violentato, privato di onore e di verità.

Da quel giorno è passato un anno. Non c'è più il governo Berlusconi, che annoverava tra i suoi membri i secessionisti della Lega Nord, gli inventori della Padania. C'è il governo europeista e bocconiano guidato da Mario Monti. In entrambi i casi, quindi, due governi a-nazionali: quello localista e quello liberaleuropeista. L'Italia, ancora una volta, latita. Ancora una volta, non dà segni di vita. Ancora una volta, non esiste.
Nonostante i tanti libri commemorativi, le pagine di giornale, le fiction patriottarde e gli speciali di approfondimento storico, ci ritroviamo - un anno dopo - a dover constatare, per l'ennesima volta, l'inesistenza dell'Italia intesa come comunità. Di uomini e di spiriti. Di storie e di destini.

Facciamocene una ragione: l'Italia non esiste. Alcuni tentarono di farla nascere, repubblicana, democratica e popolare. Nacque monarchica, liberale e antisociale. Doveva unire i popoli della penisola. Realizzò una invasione del Regno delle Due Sicilie ed una conseguente guerra civile. Lo stesso Garibaldi, parlando delle cose subite dai cosiddetti italiani del sud durante la sedicente guerra d'indipendenza, le definì "cose da cloaca".
Non c'è altro da aggiungere. Ci si scopre italiani a giorni alterni, come le targhe. Pronti a sentirci fratelli quando gioca la Nazionale e in poche altre occasioni. Abbiamo un partito dichiaratamente antinazionale che prende percentuali spaventose nel Nord e che ha espresso ministri della Repubblica. Quanta ipocrisia. Fingere di essere ciò che non si è, non si è mai stati, non si sarà mai.

"Conosci te stesso", disse Socrate.
"L'Italia è una espressione geografica", disse Metternich.
Avevano ragione entrambi. Se provassimo a conoscere noi stessi, sapremmo che l'Italia è una invenzione. Manco tanto riuscita.

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