giovedì 15 marzo 2012

La "manutenzione" dei diritti




Il ministro del governo bocconiano Elsa Fornero sta realizzando, in accordo coi sindacati confederali, la (contro)riforma del mercato del lavoro. Invece di partire dai veri problemi del lavoro (precarietà, stipendi bassi, straordinari a iosa, disoccupazione), sul tavolo c'è la riforma dell'articolo 18, cioè di quell'articolo dello Statuto dei Lavoratori che tutela i lavoratori licenziati, è bene ricordarlo, senza giusta causa. Si parla di "manutenzione" della norma, prevedendo la possibilità che un lavoratore licenziato ingiustamente possa non essere reintegrato sul posto di lavoro, ma debba soltanto ricevere un indennizzo economico. Non è spiegato, ovviamente, a quanto ammonta questo indennizzo (un anno? due anni? sei mesi?) e chi lo debba pagare (la sola impresa? lo Stato? entrambi?): si sa solo che se un giudice sancisce un licenziamento ingiusto, il lavoratore avrà comunque perso il lavoro.
Siamo passati, quindi, alla monetizzazione dei diritti, alla "manutenzione" delle tutele. Non esistono più cose intangibili, come i diritti dovrebbero essere ontologicamente: tutto può essere messo in discussione, tutto può essere monetizzato, tutto ha un prezzo. E' la vittoria del Sistema sui cittadini e sui lavoratori. Bersani e Bonanni, cioè il leader del principale partito "di sinistra" italiano e il segretario del secondo maggior sindacato nazionale, si dicono disponibili alla manutenzione. Lo Statuto dei Lavoratori necessita di una revisione, secondo lorsignori. Come se fosse un'auto.
Peccato, però, che le manutenzioni dei privilegi, delle ricchezze patrimoniali, dell'evasione fiscale, della struttura produttiva (industriale e non) del Paese, della classe politica e imprenditoriale, delle caste, non sono sul tavolo di discussione. Eppure l'Italia ha bisogno proprio di una manutenzione, di una revisione generali di questi gangli, di questi apparati, di queste strutture.
Se passa questa norma, si potrà essere licenziati senza giusta causa e non si potrà essere reintegrati sul posto di lavoro se un giudice dirà che il licenziamento era illegittimo.
E questa sarebbe Giustizia?

E dunque addio, cara Signora Giustizia. Ancor oggi il nostro commiato mi peserebbe, se tu fossi ancora la donna che un tempo amavo. Ecco un ultimo dono lo lascio ai suoi piedi: le fiamme della libertà, belle e giuste. Ah, mia mia preziosa Vendetta…

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