lunedì 5 marzo 2012

L'alternativa all'Europa è l'Europa



Con questo articolo voglio inaugurare una nuova fase di questo blog. Voglio dedicare maggior attenzione a temi sui quali, in effetti, questo blog è stato abbastanza carente. Mi riferisco, in particolare, alle tematiche di politica estera e, in generale, alla geopolitica intesa come scienza che tratta il divenire delle forze sociali, economiche, politiche e culturali in un determinato spazio.
Dato che lo spazio in cui vivo è l'Europa (in quanto credo nel superamento dell'ormai desueto concetto ottocentesco di Stato nazionale, quindi non mi riconosco nell'Italia), voglio cominciare con l'interessarmi dell'Europa, per poi passare agli Stati Uniti, all'America Latina, all'Africa mediterranea, al Vicino Oriente, alla Russia, all'Asia.


L'ALTERNATIVA ALL'EUROPA E' L'EUROPA

In questa fase storica è davvero difficile dirsi europeisti. Se questa crisi (finanziaria, poi economica, infine sociale) ha assunto le proporzioni che tutti sappiamo, sicuramente è anche colpa dell'incapacità dimostrata dalle istituzioni europee di affrontarla in tempo e con efficacia. Ciò ha generato sfiducia nei confronti dell'Europa, che in breve tempo si è tradotta in aperta ostilità. Le decisioni che la Troika ha preso per risolvere la "questione Grecia" hanno spaventato tutti i popoli europei, convinti che anche i loro governi nazionali utilizzeranno lo spauracchio della Grecia per imporre scelte economiche antisociali. E tutto ciò avviene a pochi anni dai referendum sul Trattato di Lisbona che, dove furono tenuti, videro sempre la sconfitta del fronte europeista.
Questa Europa non piace, c'è poco da fare. Ed è difficile dar torto a chi non si fida di questa Unione Europea che sembra  essere sempre più una unione economica, anzi monetaria, succube delle banche internazionali, e non una unione di popoli.
Il problema, però, non è rinunciare all'Europa in nome di un ritorno ai vecchi stati nazionali, o peggio ancora alle famigerate "piccole patrie" in nome delle quali si sono avute tragedie e divisioni. Chiunque immagini un ritorno al passato, fatto di piccoli nazionalismi di bottega o di nuovi micronazionalismi in salsa padano-celtica, dimostra di non essere capace di accettare le sfide della contemporaneità. Sfide che si combattono sempre più su scala continentale, prima ancora che globale.

Il problema, quindi, è come realizzare "un'altra Europa". Anche su questo tema si sono avute le più romantiche dissertazioni su "un'altra Europa è possibile" o sulla "Europa dei popoli": belle parole che, però, sono prive di un progettualità politica. Perchè è inimmaginabile contare qualcosa sullo scenario internazionale quando non si ha una sola e unica voce (per capirci, un unico ministro degli esteri europeo); è impensabile avere una unione monetaria senza una convergenza tra diritti, salari e stipendi, trattamenti pensionistici tra i lavoratori europei; è incomprensibile continuare a mantenere tutti questi eserciti, tra loro diversi per formazione ed equipaggiamento, senza puntare invece sun un esercito europeo; è impossibile far nascere un "sentimento nazionale" europeo senza un investimento costante sulla Cultura europea, che va insegnata nelle scuole e promossa e fomentata dai mass media.

Non c'è nessun ritorno al passato da realizzare, nè è possibile continuare sulla strada dell'Unione Bancaria Europea. Bisogna, viceversa, creare uno Stato europeo, che abbia tutte le strutture di uno stato unitario.

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