martedì 28 giugno 2011

Immondizia sotto la sede della Lega. Ed io godo.



Apprendo dalle pagine milanesi de La Repubblica che alcuni cittadini partenopei "fuori sede" hanno deposto sacchetti di immondizia fuori alla sede della Lega Nord, in via Bellerio.
Me ne rallegro: è giusto che tutti capiscano che l'emergenza rifiuti di Napoli è una emergenza NAZIONALE, esattamente come fu l'emergenza rifiuti di Milano nel 1995.
Qualcuno potrebbe obiettare: si, ma dopo il 1995 a Milano si è risolta la questione. A Napoli, invece, sono 20 anni di emergenza.
Vero. E questo a maggior ragione dovrebbe far capire che non basta prendere l'immondizia e buttarla nel Vesuvio, nè costruire un inceneritore ad Acerra che funziona a singhiozzo.
Ci vogliono mesi, se non anni, per risolvere una emergenza come quella di Napoli (e di Palermo, e a breve del Sud e di Roma). E tutta l'Italia (è ancora unita, giusto?) deve farsene carico, visto che le responsabilità delle imprese del Nord e della classe politica NAZIONALE sono ben più gravi di quelle dei cittadini napoletani.
I quali, chissà perchè, da rozzi incivili sporchi diventano cittadini modello che fanno la raccolta differenziata appena abbandonano Napoli. Monte di Procida, in provincia, ha la differenziata al 60%. Salerno ha la differenziata al 68%, il doppio di Milano.
Ora: o mi dite che Montesi e Salernitani sono una razza superiore e più civile dei Napoletani, o mi dite che il problema non sono i Napoletani.

Leggo con piacere, e me ne rallegro, anche dei commenti su Facebook o sui siti leghisti, come Radio Padania, dove tutti si lanciano in improperi e offese razziste nei confronti dei napoletani. "I napoletani sporcano ovunque, e questa è la dimostrazione"; "Anche l'immondizia fuori alla nostra sede! Questo è troppo"; "Non vogliamo i rifiuti di altre regioni".
Sai che goduria quando i servi del Padre del Trota saranno costretti a prendersi la nostra immondizia?

Tornando a Napoli: De Magistris ha fatto male a promettere che Napoli sarebbe stata ripulita in 5 giorni. La politica degli annunci, tipica del berlusconismo, non regge più. I cittadini lo sanno. E a Napoli, oltre che coi cittadini, bisogna anche combattere con la camorra, che a Scampia fa trovare le strade pulite e nel centro di Napoli appicca gli incendi.
Spero che questo governo riesca, magari spinto anche dai deputati meridionali, a far passare il decreto e che l'emergenza venga attenuata. Dopo, però, toccherà a tutti (Regione, Provincia e Comune) rimboccarsi le maniche e dar vita ad un ciclo dei rifiuti virtuoso.
Tertium non datur.

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lunedì 27 giugno 2011

L'ex della Minetti è sconvolto: Nicole mentiva. Ma va?





La moda di intervistare gli ex fidanzati, gli ex mariti, gli ex amanti, gli ex concorrenti... insomma gli ex, ha ormai preso piede nel sedicente giornalismo italiano.

Vanity Fair ha intervistato Simone Giancola, da due mesi ex fidanzato di Nicole Minetti, la consigliera regionale del PDL assurta alle cronache nazionale per essere l'igienista dentale di Berlusconi (falso) e per essere accusata di organizzare festini per il premier.

Uno sconvolto Giancola ha scoperto ciò che tutta Italia sa (berlusconiani compresi): la Minetti mente. "Mi telefonò per dirmi che era dovuta andare a Rimini dai genitori. Ebbene nelle intercettazioni del Rubygate ho letto che quella chiamata me l'aveva fatta dalla piscina di una villa di Berlusconi. Una rivelazione traumatica".
Immaginiamo lo sconforto. Avrà pensato a tutte le volte che Nicole gli diceva: "Scusami, devo andare a lavorare", e lui pensava che si recasse al Consiglio Regionale.
Aggiunge, addolorato: "Nicole non si dimetterà. La poltrona da consigliera significa per lei l'inizio di una carriera. Il suo modello è Mara Carfagna".
Alla faccia della statista di fama mondiale! Invece della Tatcher o della Merkel, donne capaci di governare Paesi come Inghilterra e Germania, il modello della Minetti è la Carfagna.

Onorevole Alfano, se davvero ella sarà messo a capo del PDL, si impegni a fare una cosa: candidi ragazze che, oltre ad essere belle e ad avere una grande apertura orale, abbiano anche una notevole apertura mentale.
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Le amnesie leghiste

MILANO SOMMERSA DAI RIFIUTI, NEL 1995:








Dice Reguzzoni, sconosciuto leghista che alla prima legislatura è già capogruppo della Lega Nord a Montecitorio: "Ognuno di noi fa la raccolta differenziata, noi siamo al 65% e sono 30 anni che abbiamo il nostro inceneritore e le nostre discariche. Come governo abbiamo fatto molto per Napoli, per due volte. Adesso è ora che si rimbocchino le maniche e che ognuno pensi ai rifiuti di casa propria".
A questo ignoto politicante provo a rinfrescar la memoria (è noto che i sedicenti padani hanno tanti problemi cerebrali, tra cui frequenti e prolungate amnesie): nel 1995 la città di Milano era sommersa dai rifiuti. OVVIAMENTE, non fu capace di risolvere il problema da sola. OVVIAMENTE, non fu capace nemmeno la Lombardia di risolvere l'emergenza. QUINDI i rifiuti furono portati fuori dalla Lombardia.
Caro Reguzzoni, lei deve capire che non basta venire a Napoli, togliere l'immondizia dalle strade, buttarla nel Vesuvio (nel vulcano partenopeo vi sono TREDICI discariche, TREDICI!) per dire: "Noi vi abbiamo risolto il problema, adesso tocca a voi".
Capito, "onorevole" Reguzzoni?
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domenica 26 giugno 2011

Forza del Sud: "Una class action per avere trasporti decenti anche al sud!"



Scritto da StaffSud

L’arretratezza del sistema trasporti fa della Sicilia un caso unico in Europa.

La rete ferroviaria è per circa 1200 km a binario unico, di cui elettrificati circa 630 km, cioè poco più del 50 %. Le linee a doppio binario elettrificato ammontano appena a 169 km.

I vagoni sono antiquate macchine dismesse dai circuiti del Nord da oltre un decennio.

Fino ad oggi in Sicilia non sono state realizzate linee ad alta velocità.

Siamo così relegati ai margini del “sistema Italia”, poiché le reti di collegamento a sud di Napoli sono ferme a standard da “primi del secolo scorso”.

Serve dunque uno slancio, un programma di investimenti strategici infrastrutturali.

Serve un accordo di programma tra Regione, Stato e parti sociali per un progetto di sviluppo per le reti di collegamento in Sicilia.

La politica fino ad oggi è rimasta a guardare, acconsentendo che aziende che fanno riferimento allo Stato, con l’avallo di “certe” forze politiche, abbia tralasciato gli investimenti per il potenziamento delle grandi arterie ferroviarie, condannando così la Sicilia alla marginalità.

Il vizietto di mettere alle corde il Sud, e la Sicilia in particolare, forzandoci in una posizione di inferiorità oggettiva, resi inerti e incapaci di agire proprio perchè privi dei basilari strumenti che possano presupporre una ripresa economica, ma relegati ad essere sempre un’emergenza assistenziale da parte dello Stato, permane, così, da 150 anni.

Forza del Sud si intesta anche questa battaglia; in questi giorni la deputazione arancione si sta muovendo in tal senso all’interno degli organi di competenza.

I cittadini del Sud non dovranno mai più ritenersi passeggeri di serie B.

Detto, fatto. Ecco la prima iniziativa concreta sul tema.

Il parlamentare nazionale di Forza del Sud Giacomo Terranova, componente della commissione Trasporti di Montecitorio, e il presidente nazionale dei Club del movimento arancione Costanza Castello, hanno dato formalmente incarico allo Studio Legale dell’avvocato Vincenzo Minnella, di redigere lo statuto e l’atto costitutivo di un Comitato per la promozione di una ‘Class Action’ contro le aziende di trasporto che hanno percepito o percepiscono tuttora fondi statali ma non garantiscono uguali standard qualitativi e quantitativi in tutto il territorio nazionale, danneggiando così il Sud.

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Delzio: "Il federalismo leghista è un male per il Sud"



“Con il federalismo fiscale le regioni meridionali saranno più povere. Le risorse disponibili per lo sviluppo economico subiranno un taglio drastico, le Regioni del Sud non avranno più fondi per far crescere i loro territori. Ciò rischia di mettere in atto una secessione silenziosa“.
Francesco Delzìo, l’autore di “Generazione Tuareg” e “La scossa”, torna a parlare della questione meridionale. “Una questione – dice – verso la quale si è imposta una rassegnazione etnica. Ormai si dà per scontato che il Mezzogiorno non possa più crescere. Perso per sempre. Povertà e sottosviluppo come regola”. E avverte: un milione di giovani non lavorano, non studiano, vivono nei bar e sono facile preda della criminalità organizzata e degli sfruttatori: una massa di persone che potrebbe trasformasi in una bomba sociale”.

Il rapporto Svimez 2010 ha fotografato una realtà difficilissima: povertà, sottosviluppo, estinzione dell’industria. Eppure sui media la notizia è passata semi inosservata. Non è strano?
Questo atteggiamento, se è possibile, è peggiore dei dati economici. C’è una rassegnazione etnica. si dà per scontato che il Mezzogiorno non possa più crescere. Perso per sempre. In qualsiasi altro paese un simile rapporto economico occuperebbe il dibattito politico per giorni.

La manovra finanziaria taglia i fondi Fas, mentre sta prendendo forma i federalismo fiscale. Cosa cambierà?
Per quanto riguarda i fondi Fas, è prevalsa l’idea degli amministratori cialtroni, ovvero che qualsiasi euro investito nel Sud è buttato. Modo di pensare pericoloso, che sottende, appunto, l’idea dell’immutabilità, della rassegnazione.
A ciò si aggiunge – e a me questo preoccupa molto di più – il federalismo fiscale prossimo futuro. Se andrà in porto, toglierà al meridione ogni speranza di crescita.
Perché da un lato è introdotto il criterio dei costi standard come elemento di controllo della spesa per i servizi essenziali erogati dalle regioni. Una scelta in linea di principio condivisibile.
Ma non si dice che le risorse destinate alle competenze previste dal titolo V della Costituzione, fra le quali ci sono le iniziative per lo sviluppo, saranno distribuite in base al reddito pro-capite degli abitanti. Traduzione: per i governatori delle regioni meridionali riduzione del 20% in bilancio.
Questa è una secessione silenziosa, significa – di fatto – dividere il paese.

Perché l’opinione pubblica del Sud accetta questo federalismo?
L’assoluta mancanza di reazione è legata a un’atavica sfiducia nella classe politica locale. Dunque, si fa passare tutto per inevitabile.
Ed è profondamente sbagliato, qualcosa sta cambiando. Le recenti elezioni regionali hanno visto l’affermazione di governatori bravi, capaci, con idee nuove. Da queste persone è possibile fondare le premesse per un futuro migliore.

Sarebbe utile la formazione del partito del Sud?
No. Ridurrebbe la questione meridionale a un fatto locale, mentre così non è. E poi la lega Nord – che è il modello di riferimento – è nata come partito di rottura, con uomini nuovi, con una forte presenza sul territorio. Il partito del Sud, di cui si parla, è esattamente l’opposto: facce conosciute e vecchia politica.
La vera novità, invece, è il costituirsi di un movimento trasversale tra i giovani governatori che, al di là degli schieramenti politici, faccia da “lobby” per dare voce e forza al cambiamento

Intanto i giovani si danno alla fuga o al far niente
E’ così. Circa 300mila giovani ogni anno emigrano verso il Nord. Un’emorragia di risorse continua, un impoverimento del territorio.
Poi ci sono quelli che né studiano, né lavorano. Secondo l’Istat sono circa un milione. Giovani rassegnati, manovalanza per la delinquenza organizzata e gli sfruttatori.
Una nazione non può permettersi di lasciare per strada un simile potenziale che, peraltro, potrebbe trasformasi in una bomba sociale.


Nel suo libro “La scossa”, tra le proposte, c’è la creazione una no tax area per il Sud. L’idea ha trovato seguaci nel mondo politico?
No, le mie sono state parole inascoltate. Un po’ me lo immaginavo, perché per portare a casa la no tax area, l’Italia dovrebbe fare pressione a Bruxelles, sollevando la questione meridionale come un’emergenza nazionale. In nessun paese dell’Unione esiste un‘area depressa di circa venti milioni di abitanti. Servirebbe una battaglia identitaria, nazionale, ma è una pratica semi-sconosciuta per la politica nostrana.
Inoltre a far da freno c’è lo stereotipo che dice: l’arrivo di capitali, anche privati, sono intercettati dalle mafie.
Assurdo. Perché se prevale questo modo di pensare, il Sud è destinato, da qui all’eternità, al ritardo. Senza dimenticare che la criminalità organizzata ha gioco facile sulle persone economicamente ricattabili.

Fabio Cavallotti

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Non aiutateci più!



dopo 150 anni, ancora ci volete aiutare???
NO GRAZIE, FACIMM DA SOLI!

28/06/2011: a Roma per dire che CI RIFIUTIAMO di vivere così!






Trame oscure ed intrecci di interessi tra criminalità, lobby inceneritoriste e speculazioni del Pdl, stanno tentando di far naufragare la possibilita' di poter proseguire sulla strada delle alternative senza discariche ed inceneritori.
Andiamo a Roma perchè la Lega vuole umiliare Napoli e vuole farci affogare sotto i rifiuti affossando la possibilità di poter proseguire sul piano alternativo dei rifiuti.
Andiamo a Roma perchè vog...liamo che oltre al decreto che porti i rifiuti fuori regione per uscire dall'emergenza, si cancellino i Cip 6 per gli inceneritori e si incentivi la strada della alternative e del trattamento a freddo.
Andiamo a Roma perchè siamo stanchi di essere umiliati da un governo nordista.
Andiamo a Roma perchè crediamo che nessuno debba più vedere la propria terra distrutta da discariche ed inceneritori.
Andiamo a Roma perchè siamo solidali con le popolazioni di Acerra e Caivano e odiamo chi vuole togliere la dignità ai napoletani e ai campani.

A ROMA PER DIFENDERE L'ALTERNATIVA !

Martedi' 28 Giugno , Presidio a Piazzale Montecitorio ore 12:00

Partenza da Napoli ore 8:00
Pullman da stazione metro Museo : Ivo 3331494219
Pullman da stazione metro Chiaiano : Serena 3270148158
Pullman da Hotel Terminus : Michele 3297856389
Il costo del biglietto è 10 euro a/r (serve la prenotazione chiamando i referenti dei pullman)

Commons ! Rete dei comitati per i beni comuni

Aderiscono : USB Campania, Centro sociale Carlo Giuliani, Movimento di lotta per il lavoro Banchi Nuovi, Laboratorio Insurgencia, Z.e.ro. 81, Comitato no discariche nè a scampia nè altrove, Precari Bros, Laboratorio Palayana.

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giovedì 23 giugno 2011

Che ce frega del penale?



Da quando è uscito fuori l'affaire P4, è ricominciato il mantra dei "servi liberi": le intercettazioni non devono essere pubblicate, la gente non deve sapere cose che non sono penalmente rilevanti.
Perchè - chiedo io - deve interessarmi solo ciò che è penalmente rilevante?
Se un deputato vota contro una legge sulle coppie di fatto, motivandola dicendo che egli è a favore della famiglia frutto di un matrimonio, e poi si scopre che ha tre amanti, non commette qualcosa di penalmente rilevante... ma io lo devo sapere! Perchè devo avere la libertà democratica di non votarlo MAI PIU'!
Se un ex tangentista ha un ufficio a Palazzo Chigi, non commette alcun reato... ma io lo VOGLIO sapere!
Se Nicole Minetti si ritrova, a 26 anni, in consiglio regionale lombardo a guadagnare i soldi CHE IO PAGO, e poi scopro che sta lì perchè organizzava serate al Premier, non commette alcun reato... ma io LO DEVO SAPERE!
Se la Santanchè nega in diretta tv che Berlusconi faccia le seratine hard, e poi durante una intercettazione con Briatore si scopre che è tutto vero e che lei mente sapendo di mentire tutte le volte che va in tv, non commette alcun reato... MA IO LO DEVO SAPERE!

Che me ne frega del penale? Spetta alla magistratura evidenziare i REATI. Io, semplice cittadino ed elettore, voglio solo sapere i FATTI, ed in base a quelli votare o non votare un determinato esponente politico!
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Ottimo intervento di Raffaele Lombardo

Un ottimo intervento del Presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo:



Credo che questa sia la posizione PERFETTA per il nuovo meridionalismo, che abbandoni le solite e ritrite rivendicazioni storiche per affrontare i problemi della contemporaneità.
Un unico appunto: la fandonia dei miliardi che lo Stato centrale ha dato al Sud è da smentire, se è vero come è vero (fonte Pino Aprile) che in 40 anni lo Stato ha dato al Sud tramite la Cassa del Mezzogiorno UN DECIMO di quanto la Germania Ovest ha dato all'Est in 20 anni (1989 - 2009).
A parte questo, assolutamente condivisibile l'intervento di Lombardo.
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Castelli: "Romani arretrati culturalmente"


collage da Il Corriere della Sera e da Il Tempo

ROMA - «A mio avviso i romani non vogliono pagare perchè sono arretrati culturalmente, perchè pensano che lo Stato debba pensare a tutto». Lo ha detto il viceministro alle Infrastrutture Roberto Castelli, intervenendo alla Zanzara su Radio 24. «I più tignosi in questa vicenda- ha aggiunto- sono comunque quelli della sinistra».

ALEMANNO: OFFESE GRATUITE - «Siamo veramente stanchi di queste offese gratuite che ogni giorno vengono sparate a caso, che siano i ministeri o i pedaggi». Con queste parole il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, ha risposto al sottosegretario ai Trasporti Roberto Castelli che questo pomeriggio aveva spiegato che i romani non vogliono pagare i pedaggi perché hanno una cultura arretrata. Secondo il sindaco: «Chi dice sciocchezze di questo genere dimostra lui di non avere nessuna cultura e nessuna capacità di governo e dunque dovrebbe fare il piacere di stare zitto».

ZINGARETTI - «Il viceministro Castelli non l’hanno voluto neanche quelli del suo Comune: le sue opinioni contano poco perché per fortuna rappresenta un’oligarchia minoritaria e invidiosa. La stravaganza è che un tipo del genere che in qualsiasi paese del mondo potrebbe fare a malapena l’attacchino, qui, grazie alla destra, fa parte del Governo. E’ il segno dell’inadeguatezza di questa classe politica che per rimanere attaccata alle poltrone sta danneggiando le famiglie italiane. Il minimo che dovrebbe chiedere la sua maggioranza sono le dimissioni, ma non lo faranno perché si ricattano l’un l’altro», ha dichiara in una nota il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti.

Alla fine, in tarda serata, è arrivata la precisazione del viceministro leghista: «Non parlavo dei cittadini romani. Mi riferivo alla classe politica». Il solito metti e leva, insomma, che parafrasando un francesismo di Gigi Proietti, «c’ha rotto er ca’...».

Stavolta non c’è Pajata che tiene. Passi il «Sono Porci Questi Romani» di Bossi, passi il complimento di ieri del viceministro Castelli, «I romani sono culturalmente arretrati», ma sul Gra non si scherza, anzi, non "se passa" proprio.

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Annarella e Scilipoti



La dolcissima e agguerritissima Nonna Annarella!

Ecologisti e politica: essere e non avere



Nando Bonessio, presidente dei Verdi Lazio, ha pubblicato questo articolo sulle pagine laziali del quotidiano ecologista Terra: http://www.terranews.it/news/2011/06/ecologisti-e-politica-essere-non-avere

L'articolo è molto interessante, specie quando affronta il tema dell' "altruismo politico", fondamentale quando si sta lavorando alla costituzione di un nuovo soggetto politico.

Dopo i festeggiamenti per il risultato di amministrative e referendum riflettiamo sul nuovo soggetto politico in costruzione.

Il risultato della tornata elettorale amministrativa e di quella referendaria, passati i festeggiamenti, pone una serie di questioni particolarmente delicate per quanto riguarda gli ecologisti e il costituendo soggetto politico. Se da un lato, da parte dei cittadini, abbiamo visto emergere sia la necessità di nuove figure di riferimento, sia la volontà di contare in prima persona nelle decisioni cruciali circa il futuro, dall’altro per chi vuole fare dell’ecologia il cardine dell’agire politico si pone il problema di ribaltare gli schemi della “vecchia politica”. Se da un lato sembra ormai sulla via del tramonto, almeno per quanto ci riguarda, la logica del “partito autobus” che si utilizza per una o due legislature, per poi approdare verso altri lidi, da un altro lato appare chiaro che non bastano le “buone intenzioni verniciate di verde” per convincere i cittadini.

Sono necessari contenuti, proposte, studi e attività costanti a tutti i livelli perché oggi, siamo nell’epoca del web dove le informazioni corrono molto ma molto veloci – anche se qualcuno sembra non essersene accorto – e spesso i cittadini sono più informati di chi fa politica. Si tratta una dinamica che è stata fatta propria da alcune associazioni e gruppi d’interesse, ma che stenta a prendere piede a sinistra, dove i programmi sono o velleitari o volutamente “poetici” e poco concreti e anche tra gli ecologisti c’è la tendenza a volersi far portatori di una verità che spesso è più di facciata che concreta. Eppure l’ecologia, quella vera pragmatica e di stile anglosassone è una prateria sconfinata.

È sufficiente documentarsi per trovare soluzioni ai problemi territoriali che possono essere adattate con successo alle nostre realtà locali. È uno sforzo, questo di diventare propositivi, che sarà necessario se si vorranno raggiungere i risultati degli ecologisti europei, poiché la fluidità, la mobilità e l’intelligenza dell’elettorato italiano, che si sta scrollando di dosso l’eredità di questi quindici anni di berlusconismo, saprà premiare chi opera realmente per il bene pubblico e condannerà chi invece punta a rendite di posizione, magari concordate attraverso alchimie politiche pre o post elettorali. Questa è una fase dove è necessaria una forte carica di altruismo politico verso la rinascita del nuovo soggetto politico ecologista, nella quale bisognerà “dare” per poi raccogliere insieme ai gruppi sociali e non dagli stessi.

In pratica i cittadini non sono disposti più a firmare cambiali in bianco e sono disposti ad ascoltare solo chi propone loro soluzioni condivise, concrete e realizzabili. È il tramonto della vecchia che apre una stagione nuova, ma al tempo stesso difficile anche per noi ecologisti. I problemi e i contesti che andremo ad affrontare, come quello per esempio della compatibilità ambientale dei modelli di sviluppo, richiederanno da una forza politica come la nostra, un impegno doppio se non triplo, poiché quando si coniugano ambiente e sociale le scorciatoie che piacciono tanto anche a sinistra non funzionano. Essere, grazie alla competenza e all’impegno, riconosciuti come leader dai soggetti che hanno aderito al percorso del nuovo soggetto politico ecologista e non pensare di avere diritto a ricoprire incarichi magari pensando di far valere le ripetute partecipazioni a diverse tornate elettorali. In questa fase è necessario studiare, riflettere, creare e “dare” anziché andare immediatamente all’incasso chiedendo rendite di posizione.
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mercoledì 22 giugno 2011

Il servilismo della ragione leghista





Intervistato da Il Fatto Quotidiano, Gilberto Oneto, iscritto alla Lega dal 1986 al 2006, ha detto:

All’Infedele di Lerner lei ha confermato che tra Lega Nord e Berlusconi esiste un patto firmato da un notaio in virtù del quale i dirigenti del Carroccio non potranno mai ribellarsi al Cavaliere.
Un fatto risaputo da tutti nel partito e scritto anche in diversi libri (il primo fu Leonardo Facco nel suo Umberto Magno, ndr). Quel patto esiste. Un accordo tra due persone (Bossi e Berlusconi, ndr), che quindi non ha la valenza legale ma poco importa. Quel pezzo di carta per Bossi è un patto d’onore che verrà rispettato fino alla morte.

Quanto è costato l’accordo?
A Berlusconi, sembrerebbe, i soldi per saldare i debiti della Lega e per cancellare centinaia di querele che pendevano sul quotidiano di via Bellerio (che al tempo titolava: “Berlusconi, sei un mafioso? Rispondi”, mettendo in prima pagina le foto di Riina, Brusca, Bagarella, Berlusconi e Dell’Utri ndr). A Bossi costa accettare e farsi andare bene le scelte più immonde.


Altro da aggiungere? Nulla credo. Non so se questa storia è vera. Di certo, se Oneto dice il falso, Bossi e i colonnelli leghisti farebbero bene a querelarlo. Eppure, ad oggi, ancora nessuno ha smentito queste affermazioni nè ha querelato Oneto.
Il servilismo della ragione.
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Monito di Napolitano




Grande discorso di Napolitano, che affronta la questione giovani: "Bisogna rispondere alle nuove generazioni che vivono nell'instabilità e nell'incertezza".

Grazie, Giorgione, ma non c'è bisogno che ricordi al governo di darci risposte. Sono anni che chiediamo una esistenza non precaria, e ci rispondono che siamo fannulloni, bamboccioni, e non vogliamo alzare le cassette di frutta.

In ultima analisi, siamo "L'Italia peggiore".

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martedì 21 giugno 2011

Made in Italy (?)



Il rapporto della Coldiretti "Agromafie 2011" recita: "Un legittimo dubbio sull'originalità dei prodotti nostrani sale alla mente quando si scopre che, su 161.215 tonnellate di pomodori importati, il 52,9% proviene dalla Cina e va a ingrassare nella quasi totalità (il 98,6%) la sola provincia di Salerno, patria del mitico San Marzano. Lo stesso dicasi per la provincia di Cuneo, nota nel mondo per i suoi vini rossi, che assorbe il 94,8% dei vini di uve fresche importati quasi esclusivamente dagli Stati Uniti. Per non parlare della carne suina proveniente per il 91% dal Cile e destinato per l'87,4% alle sole province di Milano e Modena e ai loro famosi prosciutti".

Alla luce anche della qualità della classe politica "made in Italy", mi sovviene un ulteriore dubbio: da dove viene Gasparri?
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I sosia di Alemanno e Polverini





Dopo la farsa di Pontida, in cui uno sbiascicante Bossi invocava una "Padania Libera" seguito dal suo sedicente popolo che inneggiava alla secessione, qualcuno ha storto il naso. Io, invece, me lo sono turato.

Tra i tanti che hanno reagito all'ennesima boutade bossiana, vi sono il sindaco di Roma, Alemanno, e la governatrice del Lazio, Polverini. Entrambi hanno annunciato una battaglia senza quartiere nei confronti della Lega e della volontà leghista di spostare alcuni ministeri al Nord.

Ne sono lieto: è giusto che un sindaco ed un governatore di regione difendano i loro cittadini.

Vorrei solo conoscere, quindi, i nomi delle geniali controfigure di Alemanno e Polverini che, tempo fa, dopo che Bossi aveva detto "S.P.Q.R. significa Sono Porci Questi Romani", avevano invitato il senatùr a Roma, preparato una festicciola, imboccato lo sbiascicante leader settentrionale e fumato un sigaro in sua compagnia.

Che sosia! Erano proprio identici ai suddetti esponenti politici di destra (che, per inciso, sono alleati con la Lega Nord da quasi un Ventennio...).

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Rosy Bindi e la vaselina democratica






Dopo nemmeno una settimana dalla grande vittoria referendaria, il PD manda Rosy Bindi in sostituzione di Bersani a dire queste cose: “non possiamo ritornare ad uno pseudo socialismo di stato come negli anni ’70, lo sforzo riformista sta nell’attualizzare quell’orientamento”.

Tradotto: anche se avete chiaramente votato CONTRO ogni progetto di privatizzazione dei servizi idrici, noi ce ne sbattiamo e la faremo, però farà meno male di quella proposta da Berlusconi.

La differenza tra Pdl e PdmenoL consiste, oltre nella carenza di una consonante, nell'uso della vaselina per il Popolo.
La vaselina democratica.
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lunedì 20 giugno 2011

The day after Pontida





Quando ero piccolo, e leggevo racconti o vedevo film che mi mettevano addosso uno stato di tensione e paura, ero solito andare da mio padre e dire: "Papà, ma i vampiri davvero succhiano il sangue?".
Egli mi rispondeva: "Tranquillo, i vampiri non esistono".

Ieri, prima di pranzo, mio padre ed io stavamo vedendo le immagini del raduno leghista di Pontida. Una piccola folla di maglie e cappellini verdi inneggiava alla "secessione", mentre Umberto Bossi sbiascicava il suo "Padania Libera" dal palco.
Mio padre, meridionale d'Italia, mi ha chiesto: "Antò, ma davvero un ministro della Repubblica, che ha giurato sulla costituzione italiana, può dire queste cose? Parlare di Padania libera e di secessione? UN MINISTRO DELLA REPUBBLICA???"
Gli ho risposto: "Tranquillo Papà, la Padania è una invenzione. Non esiste".

N.B.:
Art. 5 della Costituzione Italiana
La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi della sua legislazione alle esigenze dell'autonomia e del decentramento.
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Cambio di testata



IL GRIDO PROGRESSISTA fu un periodico che fondai insieme ad altri amici tanti anni fa. L'esperienza de IL GRIDO PROGRESSISTA durò poco più di due anni: un periodico completamente autofinanziato e distribuito gratis, che per molti è stato una palestra di idee e di stili.


Oggi ho deciso di chiamare il mio blog personale IL GRIDO. Ho tolto l'aggettivo "progressista" perchè, negli anni, questo aggettivo è stato accostato a personaggi e movimenti politici che, lungi dall'avere come fine il progresso materiale e spirituale di una comunità, hanno bombardato la già fragile democrazia italiana.


Avrei potuto mettere, come logo del blog, il celeberrimo URLO di Munch, anche perchè questo blog ha l'immodestia di volersi definire "espressionista". Ho preferito, invece, utilizzare l'immagine in bianco e nero di una macchina da scrivere, cambiando quindi la struttura cromatica e di impatto del blog.

Dal 11 luglio 2011, invece, il blog si chiama IL GRIDO BRIGANTE, e il logo è la fortezza di Gaeta, scenario della gloriosa resistenza del Regno delle Due Sicilie.


Proverò ad informare, dicendo sempre la mia. Cercerò di allontanarmi dalla presunta - e mai riscontrata - obiettività dei giornalisti (categoria all'interno della quale mi colloco, anche se un residuato fascista come l'ordine professionale dei giornalisti è sprovvisto del mio nominativo), e per far ciò proverò ad immergermi in un'otre di cinismo.


Ultima questione: qualcuno mi potrebbe chiedere perchè ho cambiato quattro volte il nome del blog nell'ultimo mese. A costui - o costoro - rispondo, derogando dalla buona educazione che impone di non rispondere ad una domanda con un'altra domanda: perchè no?


Buona lettura


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venerdì 17 giugno 2011

Bonessio, Verdi Lazio: "Ora costruiamo l'alternativa"









L'esperienza referendaria rimarrà nelle nostre menti come una meravigliosa “avventura democratica” che ha restituito la sovranità ai cittadini su questioni fondamentali. In primo luogo, come Presidente regionale dei Verdi voglio ringraziare i Comitati referendari per l’enorme insegnamento pratico di una “nuova politica” e per la “partecipazione diffusa”alla campagna referendaria. È necessario che la politica, e soprattutto chi governa il Lazio e Roma in questo momento, prendano atto di ciò, poiché non si può agire, invocando il mandato elettorale popolare e poi governare in spregio ai bisogni e agli interessi diffusi dei cittadini stessi, avocando a sé un diritto superiore che spesso e volentieri è un solo espressione di poteri più o meno forti o addirittura occulti.

La lezione che arriva da questo referendum è che i cittadini, su temi ritenuti prioritari e di interesse collettivo “vogliono partecipare” sempre, con puntualità e con cognizione di causa, non solo ogni cinque anni votando programmi confusi e fumosi. Si tratta di una questione che deve essere compresa anche dal centrosinistra che, preparando l’alternativa di governo, prima a Roma e successivamente nel Lazio, deve smettere di parlare solo di primarie per scelta del leader, deve puntare a delle vere primarie dei contenuti, nelle quali siano messi nero su bianco sia le questioni aperte e contingenti, sia le visioni di lungo periodo, perché la sfida è quella indicare dei modelli di sviluppo ecosostenibili, di condividerli con i cittadini e di realizzarli con il appoggio concreto.

I temi saranno il rilancio dell’occupazione in un contesto di economia sostenibile ed etica, la difesa e l’accesso ai beni comuni, lo stop alle privatizzazioni, con l’azionariato diffuso e il controllo dei cittadini sulle aziende, lo stop al consumo del territorio, lo sviluppo della mobilità sostenibile, il miglioramento della qualità dell’aria e dell’ambiente, un welfare equo verso tutti e attento ai deboli e una sanità accessibile che tenga conto delle esigenze specifiche di tutti. Si tratta di tematiche nelle quali l’ecologia, sia ambientale, sia sociale, gioca un ruolo centrale. Non esiste attività umana, infatti, che non possa essere radicalmente migliorata attraverso l’apporto di importanti elementi di sostenibilità ambientale e logiche di ecologia sociale.

Si tratta di un dibattito che in altri paesi è avanzato e produce proposte così convincenti al punto che le forze politiche ecologiste in molte realtà europee raccolgono percentuali a due cifre e sono pronte a governare il cambiamento. In quest’ambito è possibile pensare all’apertura di uno spazio importante per il movimento ecologista che può proporre soluzioni, come nel campo della gestione delle risorse e dell’energia. Ora è necessario e doveroso, verso gli oltre 27 milioni di cittadini che hanno votato, pensare a proposte reali, concrete ed ecologiche. Solo con questo percorso sarà possibile creare un’alternativa non necessariamente schierata, per Roma e per la Regione.

Nando Bonessio
Presidente dei Verdi del Lazio

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giovedì 16 giugno 2011

Il riciclo fa guadagnare




«Un esempio tangibile di come può realizzarsi la green economy». Alessandro Marangoni, ad della società di consulenza Althesys non ha dubbi: «Il riciclo è strategico per l’industria italiana». Il suo rapporto sull’argomento, presentato questa mattina agli Stati generali del riciclo, organizzati dal Conai (Consorzio nazionale imballaggi), non lascia spazio a dubbi. I numeri sono tutti positivi e parlano di un aumento nel riciclaggio dei materiali rispetto al 2009 che va dall’8,2% in più per il vetro al 30% in più dell’acciaio. Con benefici importanti per il nostro Paese, quantificabili in 9,3 miliardi di euro. Una cifra enorme, pari al valore di una manovra Finanziaria, che si ottiene facendo un bilancio costi/benefici dell’attività del Consorzio dal 1999 al 2010. Benefici dovuti, tra le altre cose, a costi di smaltimento evitati, minori emissioni e indotto generato. «Sorprende la sorpresa causata da questi dati, visto che in Italia il riciclo è ormai una realtà consolidata», commenta Edo Ronchi, ex ministro dell’Ambiente, senza usare mezzi termini.

Secondo il rapporto Althasys, nel 2010 si sono riciclate quasi 5,2 milioni di tonnellate di carta, 3 di legno, 1,6 di plastica, 1,9 di vetro, 21,5 di acciaio e 804.000 tonnellate di alluminio. Dati che riguardano tutti i tipi di rifiuti avviati al riciclo, e non solo gli imballaggi, che comunque costituiscono una componente importante. L’anno scorso, il peso delle cosiddette “materie prime seconde” è stato importantissimo: sul fabbisogno totale dell’industria, erano riciclati l’80% del vetro, il 75% dell’alluminio, il 60% dell’acciaio e del legno, il 56,5% della carta e il 22% della plastica. «Una ripresa dell’industria del riciclo, con i mercati delle materie prime seconde in forte salita», sintetizza il Conai, grazie al quale «nel 2010 è stato riciclato il 64,6% degli imballaggi immessi al consumo (+ 4,6% rispetto al 2009)».

E le materie prime seconde, quelle cioè con una seconda, terza, quarta vita grazie al riciclo, stanno generando giri di affari notevoli. «Si tratta ormai di commodities come le altre, vendute e comprate su mercati globalizzati», sottolinea il direttore generale di Conai Walter Facciotto. E l’Italia ha capito l’importanza dello scambio di questi materiali a livello internazionale: nel 2010, infatti, dice il rapporto, le esportazioni di carta da avviare al riciclo sono aumentate di oltre 1,1 milioni di tonnellate e quelle di plastica di 125.000 tonnellate, mentre la penisola ha diminuito le importazioni di altri materiali da riciclare (legno, vetro, acciaio e alluminio).

Il Conai è attivo da più di dieci anni nel settore: è nato nel 1997 per gestire e promuovere il riciclo, la raccolta, e il recupero dei rifiuti di imballaggio immessi sul mercato dalle imprese e consumati dai cittadini. E’ un consorzio privato, senza fini di lucro, costituito dalle imprese produttrici e utilizzatrici di imballaggi (oltre 1,4 milioni le aziende aderenti). Un’organizzazione che «ha rappresentato una svolta fondamentale a favore dell’ambiente, permettendo il passaggio da un sistema di gestione basato sulla discarica, a un sistema integrato di gestione basato sul recupero e sul riciclo dei rifiuti d’imballaggio».

Ma se molto è stato fatto, altrettanto c’è ancora da fare. «L’Italia consegna alle discariche 15 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (circa il 50%) e 23 milioni di tonnellate di rifiuti speciali, che non vengono riciclati e spesso sono gestiti in modo illegale. Si tratta di una distruzione di valore che l’Italia non può più permettersi», sottolinea Daniele Fortini, presidente di Federambiente. E il nostro Paese non potrebbe neanche permettersi, sottolinea l’ex ministro Ronchi, di vedere «i rifiuti crescere più del Pil e dei consumi», accanto a «un’assenza di politiche di prevenzione efficaci, come richiede l’Unione europea». Bisogna poi portare tutte le Regioni a livelli di raccolta differenziata soddisfacenti, sottolineano diversi relatori.

Ancora aperta è la partita della qualità della differenziata: la forbice tra i rifiuti raccolti e quelli avviati al riciclo è ancora ampia, «a volte anche del 30% di scarto», sottolinea Ronchi. Servono, dice Fortini, «sistemi di calcolo della percentuale differenziata uguali per tutti», e «standard omogenei per misurare la qualità dei rifiuti raccolti», sottolinea Letizia Nepi, segretario di Fise Unire. Bisognerebbe «aumentare i benefici per i cittadini del luogo», insiste il presidente di Anci Filippo Bernocchi. Per Filippo Brandolini, presidente di Herambiente, azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti in Emilia Romagna, «c’è bisogno di più informazione dei cittadini», mentre Ronchi indica la via delle politiche di prevenzione, della raccolta domiciliare e delle sanzioni.

da Greenews

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mercoledì 15 giugno 2011

Lavoratore dipendente, la sfortuna di essere fortunato






Oggi è una di quelle giornate in cui vorresti spegnere il computer e andare via dal luogo di lavoro. Uno di quei giorni in cui non ti senti fortunato ad avere un contratto a tempo indeterminato (cosa rarissima in Italia). Uno di quei giorni in cui ti pesa lavorare su turni e passare 9 ore della tua giornata con persone scelte da un direttore del personale.

Lo so, sono un ingrato: ho la fortuna di avere un lavoro e mi lamento. E' vero, avete ragione e chiedo scusa. Però convenite con me che è incredibile definirsi fortunati PERCHE' SI LAVORA? Guadagnassi belle cifre, potrei dirmi: ok, lavori fino a sera, non sai cosa sia un week end, però almeno stai pieno di soldi! Invece no, sono fortunato perchè lavoro, perchè ho uno stipendio, perchè faccio gli straordinari, perchè lavoro i festivi. E questa sarebbe una fortuna? E allora Lapo Elkann che cosa è, se io sono fortunato? Io almeno ho due diplomi ed una laurea, quello non conosce nemmeno il congiuntivo!

La fortuna è un'altra cosa, secondo me. E' vedere il sole sorgere e tramontare. E' respirare aria pulita. E' passeggiare. E' goderti tua moglie e tuo/a figlio/a. E' mangiare e bere roba salutare.
Invece per la maggioranza delle persone, la fortuna si misura in soldi. "Ho vinto una fortuna", si suole dire. Contano solo i soldi.
Usciamo da casa per andare al lavoro che è buio, e torniamo che è buio. Respiriamo lo smog del traffico e l'aria dei condizionatori. Prendiamo l'auto anche per andare a comprare il pane sotto casa. Passiamo pochissimo tempo con la nostra famiglia. Sulle nostre tavole ci sono autentiche schifezze che paghiamo tantissimo.
Però lavoriamo. Però abbiamo un contratto di lavoro.
Che fortuna.
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Bonelli: "L'Italia s'è desta"







INTERVISTA. Il presidente dei Verdi esulta per una «straordinaria giornata di democrazia» e rilancia il ruolo da protagonista del movimento ecologista, «aperto, trasversale, dentro le realtà civiche».

Cosa rappresenta questo voto?
Una straordinaria giornata di democrazia, in cui l’Italia è diventata il grande parlamento, supplendo ad un potere che non legifera più in nome del popolo italiano. Berlusconi, che ha politicizzato il voto attraverso l’appello a disertare le urne, ha avuto un brutto risveglio e deve trarre le sue conseguenze. Gli italiani hanno votato in massa, facendo l’esatto opposto rispetto a quello che lui aveva chiesto. Sul piano politico, significa che c’è un Paese che sta da una parte e un capo di governo che è sempre più solo, senza maggioranza.

Cosa ci dice il referendum della nostra attuale società?
L’Italia lancia un segnale forte a tutto il mondo, sulla questione del nucleare, dell’acqua pubblica, della legge uguale per tutti. Un segnale di grande civiltà, che il centro-sinistra dovrebbe comprendere, smettendola con la stucchevole storia delle primarie e del leader. Bisogna fare le primarie dei contenuti. Il referendum dimostra che se si parla di contenuti, gli italiani rispondono e gli obiettivi che sembrano impossibili possono essere raggiunti, parlando con semplicità, onestà, sincerità, passione e competenza. Ora c’è da lavorare per una politica energetica basata su rinnovabili, risparmio, efficienza, e per una politica pubblica della gestione delle risorse idriche. Abbiamo sventato una delle più grandi speculazioni finanziarie di sempre. Una giornata straordinaria in cui «l’Italia s’è desta».

Il voto è un punto di partenza?
Ci restituisce un’Italia fatta di nuovi valori rispetto a privatizzazione selvaggia, egoismo, corruttela. Riaffermare il no alle centrali nucleari e il sì all’acqua pubblica, mette al centro i grandi principi al posto dei grandi business. Il nucleare era un affare da 30 miliardi di euro, gestito da grandi aziende rapinando le tasche degli italiani. Il referendum segna un voto trasversale della società, un’Italia post-ideologica, stanca delle contrapposizioni politiciste e partitiche. Si rilancia così anche il movimento verde ecologista, che con grande umiltà deve capire le ragioni che nel passato lo hanno portato ad essere marginale e quelle del presente che lo hanno reso protagonista. Dal mio punto di vista, è la conferma che la linea attuata è vincente: aprirsi alla società, alle realtà civiche, essere meno ceto politico e diventare più persone al servizio della politica, stare dentro i movimenti, tra la gente, trasversalmente. Dopo le scelte su acqua e nucleare, vengono ora quelle sulle spese per gli armamenti, sulle politiche socialmente utili, a partire da sanità, pensioni, precariato e trasporto pubblico.


da Terranews

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Ecco come il solare può sostituire il nucleare



Un impianto che funziona anche col cielo nuvoloso e persino con il buio: all'indomani del referendum che ha bocciato il nucleare in Italia, ecco la risposta green ai bisogni di energia della società contemporanea

Non un'utopia (come sostengono molti detrattori delle celle fotovoltaiche) ma un progetto reale, ideato dal premio Nobel per la fisica Carlo Rubbia e già in fase di sperimentazione nel centro Enea (Agenzia Nazionale per le Nuove Tecnologie) della Casaccia, a pochi chilometri da Roma

Dalle campagne italiane è possibile ottenere nei prossimi dieci anni energia rinnovabile in grado di sostituire tre centrali nucleari con il diretto coinvolgimento delle imprese agricole e senza causare danni al territorio. E' quanto e' emerso nel corso dell'incontro della Coldiretti a Venezia 'Per una filiera agricola italiana e rinnovabile' sul futuro energetico dell'Italia.

In questo nuovo scenario - ha sottolineato la Coldiretti - l'agricoltura gioca un ruolo decisivo poiche' si propone di contribuire al bilancio energetico nazionale con una produzione di energia verde effettivamente sostenibile per l'ambiente ed integrata col territorio, privilegiando l'efficienza energetica anche grazie alla possibilita', tipica degli impianti agricoli di piccole dimensioni, di impiegare l'energia termica prodotta evitando gli sprechi e valorizzando i residui delle attivita' agricole, forestali e zootecniche. Secondo lo studio Coldiretti, la produzione energetica potenziale complessiva dell'agricoltura al 2020 puo' raggiungere 15,80 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti petrolio). Si tratta - ha spiegato la Coldiretti - della somma 4,3 Mtep prodotti attualmente dal settore con i 11,50 Mtep che potenzialmente potrebbero aggiungersi nei prossimi dieci anni. Il risultato e' un contributo pari all'8 per cento del bilancio energetico nazionale al 2020 (2,2 per cento attuale piu' la quota di espansione potenziale del 5,9 per cento).

Sul piano ambientale sviluppando le rinnovabili con il coinvolgimento diretto del mondo agricolo e senza causare danni al territorio, si potrebbero evitare emissioni pari a a 26,37 milioni di tonnellate all'anno di anidride carbonica (CO2), con un impatto occupazionale al 2020 di poco meno di 100.000 unita'. "Ci sono diversi motivi che ci avevano gia' convinti che in Italia era meglio tenersi lontani dalle centrali nucleari e investire sulle rinnovabili", ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini.

"Innanzitutto - ha sottolineato - c'e' il tema della sicurezza che e' drammaticamente tornato alla ribalta dopo il disastro in Giappone, che non si puo' semplicemente liquidare come una questione "emotiva". In secondo luogo - ha continuato Marini - sarebbe stato assurdo per l'Italia avviare oggi un percorso che ci impegnerebbe per diversi anni proprio quando molti Paesi, a cominciare dalla Germania, hanno invece deciso in questi giorni di uscire dal nucleare. E' bene tenere in mente anche per il futuro che sulle applicazioni scientifiche che potenzialmente possono arrecare danni planetari, irreversibili e irrisolvibili, come il nucleare e gli ogm - ha precisato Marini - i cittadini hanno il diritto e il dovere di potere decidere se e come cio' che la scienza propone debba essere applicato".
da Affaritaliani.it
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martedì 14 giugno 2011

Voglio una vita normale.

Ci sono due modi di vivere una vita normale.

Uno è senza alti nè bassi.

L'altro

Ecologismo del SI: inizia il cammino


Se c'è una critica che sempre è stata fatta ai Verdi italiani, specie durante la segreteria di Alfonso Pecoraro Scanio, è quella di essere il partito del NO: l'ecologismo italiano si poneva sempre, secondo i suoi detrattori, contro un progetto o una proposta senza riuscire a proporre una soluzione alternativa. Un partito "conservatore", quindi.
Vero o falso? Non è questo il problema, oggi. Perchè oggi, dopo la grande vittoria referendaria, è ufficialmente cominciata l'era dell'Ecologismo del SI. Dopo i 3 si ecologisti di ieri, tutta la galassia ecologista italiana (dai Verdi a Greenpeace, dalle associazioni dei cittadini ai comitati tematici) deve rilanciare la propria iniziativa politica e sociale. L'era della resistenza è finita. La traversata del deserto volge al termine. E' arivvato il momento di (ri)cominciare il cammino interrotto.

I ragazzi che per un mese si sono chiusi dentro una casa, mostrando a tutti come si vivrebbe nel caso in cui una centrale nucleare nei paraggi avesse un problema, non sono stati dei pazzi. I pazzi eravate voi, se permettevate al nucleare di tornare in Italia. Loro sono stati eroici.

Per non parlare, poi, dei cittadini che volontariamente, e senza il supporto dei partiti attualmente in Parlamento, hanno raccolto un milione e quattrocentomila firme per i due referendum sull'acqua: record storico! Mai nessun referendum aveva raccolto tutte queste firme!

I 3 SI espressi ieri segnano l'inizio ufficiale dell'era dell'Ecologismo del SI.
Si alla ricerca e allo sviluppo delle rinnovabili.
Si alla proprietà e alla gestione pubblica dei servizi idrici.
Si alla proprietà e alla gestione pubblica dei trasporti e dei rifiuti.
Si alla raccolta differenziata porta a porta.
Si alla filiera del Riciclo e del Riuso.
Si ai quartieri laboratorio, in cui sperimentare le nuove tecnologie energetiche ed edili.
Si al connubio tra Ecologia ed Economia, cioè a rendere economicamente vantaggiosa l'impostazione ecologica.
Si ad una viabilità fondata non più sul trasporto su gomma.
Si alla ricerca e allo sviluppo delle auto ecologiche.

Potrei continuare, ma mi fermo.
Perchè è inutile parlare del traguardo, quando si è appena mosso il primo passo.
Siamo in cammino.
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lunedì 13 giugno 2011

Abbiamo vinto!

Alla faccia degli speculatori, dei liberisti e dei mafiosi...
alla faccia di chi voleva toglierci l'acqua...
alla faccia di chi voleva distruggere l'ambiente...
alla faccia di chi voleva boicottare le energie rinnovabili...
alla faccia di chi voleva far giocare i nostri figli su terreni neri sotto cieli atomici...
alla faccia di chi voleva distribuire l'acqua come la benzina...
alla faccia di chi vuole difendersi DAI processi...
alla faccia dei vecchi pedofili che fanno il bunga bunga...
alla faccia del Regime che ci governa, e le cui leggi abbiamo bocciato...
alla faccia dei Disponibili che si sono chiamati Responsabili ma sono solo venduti...
alla faccia delle zoccole che sono state elette nelle istituzioni...

ABBIAMO VINTO!!!

e adesso ROSICATE


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Napoli, pronta la giunta De Magistris: FORZA GIGGINO!



E' (quasi) fatta. Salvo sorprese, la giunta di Luigi De Magistris è pronta. Una bella giunta. Fatta da gente che non appartiene alle classiche nomenclature di partito. Con poche donne (un terzo della giunta), ma con alcune cose interessanti: una insegnante assessora alla scuola, molti ambientalisti e gente con la fedina penale pulita. Tutte cose interessanti, in una città come Napoli. Forza Giggino!!!!

da Il Fatto Quotidiano

I punti di forza. E’ una giunta che nasce senza spartizioni politiche, senza ‘tavoli’ dove soppesare il peso delle deleghe, fatta di nomi scelti in piena autonomia dal sindaco, le cui storie e competenze rispecchiano fedelmente il programma politico-amministrativo da Luigi de Magistris, che punta molto sulla raccolta differenziata e sui tagli nelle società partecipate. E non c’è il Pd, con l’inevitabile carico di polemiche che la sua presenza avrebbe provocato, che dopo aver lasciato intendere la volontà di entrare, ha preferito stare alla finestra.

I punti deboli. Tra gli assessori emergono alcuni conflitti d’interesse che sovraespongono l’esecutivo a facili critiche ancora prima di mettersi al lavoro. E ci sono poche donne, solo 4 su 12, meno del 50 per cento che Giuliano Pisapia a Milano è riuscito a raggiungere.

Verrà presentata domani alle 18.30 a palazzo San Giacomo, ma la giunta de Magistris, salvo sorprese in zona Cesarini, è ormai pronta. Un cocktail di ambientalismo, urbanistica sostenibile e sano giustizialismo, con una spruzzata di competenze giuridiche ed economiche prelevate dal mondo dell’associazionismo e degli avversari da sinistra del bassolinismo. Non ci sono le grandi personalità da vetrina. Non ci sono ‘stranieri’, a meno che non si voglia definire tale Anna Donati, che sta diventare assessore alla Mobilità dopo aver ricoperto lo stesso ruolo a Bologna nei primi anni ’90. Già parlamentare dei Verdi, la Donati è ‘napoletana’ per acquisizione dal 2009 quando il governatore Antonio Bassolino la nominò direttore generale dell’Acam, l’azienda regionale della mobilità sostenibile.

Il vice sindaco, con delega all’Igiene Urbana e all’Ambiente, sarà Tommaso Sodano in quota Federazione della Sinistra. All’ex senatore di Rifondazione Comunista ed ex presidente della commissione parlamentare sui rifiuti andrà la patata bollente di far partire sul serio la raccolta differenziata a Napoli, finora ferma a un misero 20 per cento scarso. “Averne, di politici così preparati e rigorosi”, dissero di lui Marco Travaglio e Peter Gomez nel libro “Se li conosci li eviti”, inserendo Sodano nella ristrettissima lista dei parlamentari che avrebbero meritato la riconferma, per i meriti acquisiti sul campo delle battaglie per la legalità nel ciclo dei rifiuti. Al Bilancio andrà Riccardo Realfonzo, docente di Economia nel Sannio, già assessore con questa delega nella giunta Iervolino. Venne nominato nel gennaio 2009 dopo il rimpasto ‘obbligato’ per l’arresto degli assessori coinvolti nell’affaire Romeo (peraltro assolti in primo grado), se ne andò a dicembre denunciando i criteri clientelari di gestione delle società partecipate. Quell’esperienza è riassunta nel libro ‘Robin Hood a Palazzo San Giacomo’. Realfonzo deve predisporre il bilancio di previsione, da approvare entro il 30 giugno. L’amministrazione Iervolino non c’era riuscita.

All’ex sindaco di Melito Bernardino Tuccillo (Idv), protagonista di iniziative anticamorra nel suo comune, andrà la delega al Personale e al Patrimonio. Alberto Lucarelli, docente di Diritto Pubblico a Napoli, già candidato Idv alle europee e alle regionali, assumerà le deleghe alle società miste (chiamate ‘Beni Comuni’), alla Democrazia Partecipata e all’Informatizzazione. Marco Esposito (Idv), giornalista con trascorsi al “Mattino” e alla “Voce” di Indro Montanelli, diventerà assessore alle Attività Produttive. Luigi De Falco, architetto e segretario campano di Italia Nostra, riceverà la delega all’Urbanistica. Nel 2002 fu assessore per un giorno a Castellammare di Stabia. Il consiglio comunale sfiduciò il sindaco Ersilia Salvato 24 ore dopo il rimpasto.

Quattro le donne. Oltre alla Donati, entreranno in giunta Antonella Di Nocera (Cultura), direttrice dell’Arci Movie di Ponticelli, famosa tra l’altro per essere riuscita a portare Ken Loach nell’area est di Napoli, la dipietrista Pina Tommasielli (Sport e Giovani), medico di base, e Annamaria Palmieri (Scuola), insegnante.

Lasciamo per ultimi i due pomi della discordia. Ovvero le annunciate nomine del pubblico ministero Giuseppe Narducci alla Sicurezza e del presidente del consorzio di imprese sociali Gesco, Sergio D’Angelo, già candidato in Sel alle ultime regionali, alle Politiche Sociali. Sull’inopportunità di dare un incarico di assessore a Narducci, magistrato che ha lavorato nello stesso distretto giudiziario, peraltro titolare dell’inchiesta sulle presunte collusioni camorristiche del leader del Pdl Nicola Cosentino, con toni e sfumature diverse si sono pronunciati il presidente dell’Anm Luca Palamara, il vicepresidente del Csm Michele Vietti, il vicepresidente dell’Anm e pm dell’Antimafia di Napoli Antonello Ardituro (“io non lo avrei fatto”), il responsabile nazionale Pd per il Mezzogiorno Umberto Ranieri, il direttore del Corriere del Mezzogiorno Marco Demarco. Che sul proprio blog si chiede: “C’è un codice etico dei magistrati, questo codice dice che chi esercita in una città non può diventare assessore nella stessa città. E allora perché questa regola non vale per Narducci?”

Diversa è l’incompatibilità contestata a D’Angelo. La Gesco ha lavorato a lungo col Comune di Napoli, accumulando crediti i cui ritardi nei pagamenti l’assessore ‘in pectore’ ha spesso denunciato politicamente e sui media. D’Angelo ha annunciato le dimissioni dalla presidenza del gruppo, ma la questione resta.

Resterà fuori dalla giunta Raffaele Del Giudice, direttore campano di Legambiente, in prima linea nel denunciare e stanare le ecomafie che hanno devastato il napoletano e il giuglianese. Era in predicato di assumere la delega all’Ambiente, ma non se ne farà nulla.
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Dobbiamo raggiungere il quorum!







Manca poco per raggiungere il Quorum!!!
Andiamo a votare!!!! Portiamo gente a votare!!!
Dai che ci batte il Quorum!!!
Dai che gli facciamo un Quorum così agli speculatori e al governo!!!
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sabato 11 giugno 2011

Metallica - Blackened



Il video-manifesto di ogni metallaro contro il nucleare!

Sigur Ros - Untitled #1



Cosa succede se si continua sulla strada del nucleare?
Cosa succede se si continua a violentare la Terra?

I nostri figli giocheranno su campi di polvere nera sotto cieli atomici.

Equilibrio, non moderazione




Questo blog ha la bava alla bocca. E' incazzato nero. Si è rotto i coglioni di questi moderatini che non hanno il coraggio di dire che in Italia serve una catarsi, una rigenerazione totale delle coscienze e della classe dirigente.
Domani e dopodomani si voterà per i referendum. Abbiamo la possibilità di dare un calcio in culo a tutti quegli speculatori che non aspettano altro che mettere le mani sugli appalti per la privatizzazione della gestione dei servizi pubblici (acqua, trasporti, rifiuti, ecc...) e sull'energia nucleare. Pensate un pò: moltissimi nuclearisti convinti, tra cui l'ex presidente di Legambiente Chicco Testa, sono imprenditori nel settore delle rinnovabili. Come ve lo spiegate? Sembra una contraddizione, vero? E invece no: questi maiali vogliono papparsi i finanziamenti di ogni settore energetico, dall'eolico al solare, dal idroelettrico al nucleare.
Abbiamo visto ciò che è successo a Cernobyl. Abbiamo visto ciò che sta succedendo in Giappone. Abbiamo elencato tutti i disastri nucleari avvenuti negli ultimi 50 anni. Niente. Questi maiali continuano a voler fare i miliardi sulla nostra salute.
Abbiamo dimostrato, tabelle alla mano, che ovunque vi sia stata una privatizzazione della gestione dei servizi pubblici, le tariffe sono aumentate e la qualità del servizio non è migliorato.
Ed infine, last but not least, abbiamo il legittimo impedimento: una legge fatta ad hoc per un settantene pedofilo che vuole sottrarsi ai molteplici processi in cui è coinvolto, e che paga una corte di servi e di troie piazzata nelle istituzioni e nei mass media. Questa corte ha un unico compito: ripetere il mantra della persecuzione nei confronti del miliardario settantenne.

Questo è quanto. A questo è ridotta l'Italia, una nazione che ha la Costituzione più avanzata tra tutte le costituzioni europee ed occidentali. Una nazione che per secoli, per millenni, è stato il centro culturale e politico del pianeta. Ed oggi è ridotta a baciare le mani al dittatore berbero di turno o ad avere ministri, come quelli della Lega, che ai tempi di Mussolini ed Hitler sarebbero stati trattati secondo i dettami del programma Aktion T4.

Contro questa deriva esistenziale non ci può essere dubbio. Bisogna agire. Anzi, reAgire. Opporsi. Ribellarsi. E smascherare tutti gli inganni della moderazione.
Siamo sull'orlo di un baratro, e per non cadere serve equilibrio. Non moderazione.



VIKTOR NILIN
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Two Antinuclear Metal Songs

FALSOS PROFETAS



PIEL DE SERPIENTE

Il governo mente sul nucleare



Gianni Lannes e le bugie del nostro governo sullo smantellamento delle centrali nucleari!
Diffondete!

venerdì 10 giugno 2011

Punto



Ogni abuso verrà punito.

Viktor Nilin

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Grande azione di Greenpeace






Siamo di nuovo in azione. Questa volta non per protestare, ma per mandare un messaggio a tutti gli italiani: il 12 e 13 giugno votiamo Sì al Referendum per fermare il nucleare.

L'azione è partita stamattina all'alba. Primo round ore 7, striscione di 300 metri quadri sul Colosseo a Roma. Secondo round ore 9 da Ponte Vecchio a Firenze. Terzo round ore 10 sul Campanile di San Marco a Venezia. Tre luoghi simbolo del nostro Paese e un solo messaggio: "Italia, ferma il nucleare. Vota Sì".!

Insieme ai nostri attivisti anche i ragazzi de http://www.ipazzisietevoi.org/ che hanno aperto un altro striscione con lo slogan della loro protesta "I pazzi siete voi. Il nucleare non è il nostro futuro".

Ora, tra noi e un futuro senza nucleare c'è solo un ostacolo: il Quorum. Perciò, informiamo e mobilitiamo parenti, amici e vicini fino all'ultimo minuto. Il passaparola è l'unico strumento per rimediare alla censura di molti media. E tu quante persone porterai a votare?

Salvatore Barbera
Responsabile campagna Nucleare
Greenpeace Italia
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Ecopacifisti scalano il Colosseo



10 giu, 2011
Attivisti di Greenpeace hanno scalato il Colosseo per lanciare il loro ultimo messaggio prima del Referendum sul nucleare.
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Beppe Grillo: "Il quorum è una fregatura"






http://www.beppegrillo.it/2011/06/il_quorum_e_un/index.html

Il quorum è un furto di democrazia. Un modo costituzionale per fottere il cittadino. Le porte del Palazzo devono rimanere chiuse. E' inammissibile che chi ricopre una carica pubblica inviti la gente a non andare a votare, andrebbe denunciato. In giro ci sono solo manifesti per il SI, quelli del NO sono assenti. Chi vuole il nucleare e impossessarsi dell'acqua pubblica a scopi di lucro non può invitare a votare NO. Se lo facesse si sparerebbe nelle palle. Ci sarebbero infatti maggiori probabilità di ottenere il quorum. Preferisce quindi usare la tattica vigliacca di stare in silenzio, di depistare gli elettori fornendo persino date false attraverso le televisioni di Stato come il Tg1 e il Tg2. Sanno che l'opinione pubblica ha già deciso, che i SI saranno maggioranza con o senza quorum e allora puntano tutto sulla diserzione alle urne. L'Italia è una dittatura con due soli spiragli di democrazia. Due lumini sempre più fiochi di partecipazione: la proposta di legge popolare e il referendum. La prima è solo fumo negli occhi, puoi raccogliere 350.000 firme per una nuova legge elettorale, come per Parlamento Pulito, e Schifani può usarle per pulirsi il culo senza che nessuno possa obiettare, in questi giorni ricorre il secondo anniversario della mia audizione alla commissione affari costituzionali per presentare la legge... Il referendum, quando supera le barriere della disinformazione durante la raccolta di firme e il giudizio della Corte Costituzionale e viene finalmente messo in calendario, diventa allora una pistola caricata contro la partitocrazia che inizia subito l'osceno balletto per depotenziarlo. Il primo passo è evitare qualunque accorpamento con elezioni amministrative, politiche o europee. Il secondo passo è scegliere una data estiva per il voto. Il terzo è evitare di parlarne o invitare la gente a stare a casa o ad andare al mare, come hanno fatto Formigoni e a suo tempo Craxi. E' ormai evidente che democrazia e partitocrazia sono inconciliabili. Quando esiste la prima non può esistere la seconda e viceversa. La democrazia è per i partiti italiani l'equivalente della luce per i vampiri, non possono tollerarla. Per questo il MoVimento 5 Stelle cercherà di introdurre il referendum sia abrogativo e che propositivo senza quorum (chi non vota conta zero), come riportato nel suo Programma.

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giovedì 9 giugno 2011

Beppe Grillo: "Il quorum è una fregatura!"

http://www.beppegrillo.it/2011/06/il_quorum_e_un/index.html

Il quorum è un furto di democrazia. Un modo costituzionale per fottere il cittadino. Le porte del Palazzo devono rimanere chiuse. E' inammissibile che chi ricopre una carica pubblica inviti la gente a non andare a votare, andrebbe denunciato. In giro ci sono solo manifesti per il SI, quelli del NO sono assenti. Chi vuole il nucleare e impossessarsi dell'acqua pubblica a scopi di lucro non può invitare a votare NO. Se lo facesse si sparerebbe nelle palle. Ci sarebbero infatti maggiori probabilità di ottenere il quorum. Preferisce quindi usare la tattica vigliacca di stare in silenzio, di depistare gli elettori fornendo persino date false attraverso le televisioni di Stato come il Tg1 e il Tg2. Sanno che l'opinione pubblica ha già deciso, che i SI saranno maggioranza con o senza quorum e allora puntano tutto sulla diserzione alle urne. L'Italia è una dittatura con due soli spiragli di democrazia. Due lumini sempre più fiochi di partecipazione: la proposta di legge popolare e il referendum. La prima è solo fumo negli occhi, puoi raccogliere 350.000 firme per una nuova legge elettorale, come per Parlamento Pulito, e Schifani può usarle per pulirsi il culo senza che nessuno possa obiettare, in questi giorni ricorre il secondo anniversario della mia audizione alla commissione affari costituzionali per presentare la legge... Il referendum, quando supera le barriere della disinformazione durante la raccolta di firme e il giudizio della Corte Costituzionale e viene finalmente messo in calendario, diventa allora una pistola caricata contro la partitocrazia che inizia subito l'osceno balletto per depotenziarlo. Il primo passo è evitare qualunque accorpamento con elezioni amministrative, politiche o europee. Il secondo passo è scegliere una data estiva per il voto. Il terzo è evitare di parlarne o invitare la gente a stare a casa o ad andare al mare, come hanno fatto Formigoni e a suo tempo Craxi. E' ormai evidente che democrazia e partitocrazia sono inconciliabili. Quando esiste la prima non può esistere la seconda e viceversa. La democrazia è per i partiti italiani l'equivalente della luce per i vampiri, non possono tollerarla. Per questo il MoVimento 5 Stelle cercherà di introdurre il referendum sia abrogativo e che propositivo senza quorum (chi non vota conta zero), come riportato nel suo Programma.
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Laszlo: "Svolta sostenibile o sarà autodistruzione"

A pochi giorni dai referendum sull'acqua e sul nucleare, la riflessione del filosofo Laszlo appare quanto mai interessante. L'epopea della Crescita, dello Sviluppo, della Privatizzazione, è definitivamente finita. Chiunque tenti di procastinare questa fine, non fa altro che causare danni agli altri e, di riflesso, a se stesso.
12 e 13 giugno: tutti alle urne a votare SI.



Una nuova economia industriale e un nuovo benessere planetario non sono solo possibili ma anche necessari. Pena la nostra stessa sopravvivenza. Ne è convinto Ervin Laszlo, filosofo ungherese esperto di filosofia della scienza e considerato il fondatore della teoria dei sistemi, che in una video-intervista esclusiva ad Affaritaliani.it spiega perché la svolta verso un'economia sostenibile è ormai una scelta obbligata.

Laszlo, che è anche fondatore del Club di Budapest e rettore della Giordano Bruno Global Shift University di Washington ed è candidato al Nobel, è stato uno dei protagonisti del convegno "Nutrire il pianeta d’immaterialità" organizzato da Plef (Planet Life Economy Foundation) l'8 giugno scorso a Milano.

Dietro l'importante incontro, cui Affaritaliani.it ha partecipato, Paolo Ricotti, presidente di Plef e docente di Global Communication alla Bicocca di Milano, che grazie alla sua esperienza di manager di lungo corso (è stato a.d. di Perugina-Nestlè, Ceo del gruppo Heineken in Italia e di Coin) ha mostrato alle imprese come il Capitalismo di Coscienza offra una nuova prospettiva alla cultura d'impresa e alla società civile.

E di una nuova prospettiva parla anche Laszlo nella sua video-intervista. Ormai, secondo il filosofo, siamo completamente interdipendenti a livello planetario ed è quindi necessaria la formazione di una coscienza planetaria che attui la svolta verso un'economia sostenibile. L'uomo va infatti verso l'autodistruzione, continuando ad introdurre elementi non naturali nel mondo, come il nucleare.

Staimo provocando, insomma, una sorta di divorzio uomo-natura nonostante non vi siano mai state nella storia tante possibilità a livello economico, manageriale e tecnologico per cambiare veramente il modello di sviluppo. Per Laszlo, allora, la rivoluzione deve partire dalla società, dai cittadini, che anche singolarmente grazie al web, possono aiutare a creare questa nuova coscienza planetaria.

martedì 7 giugno 2011

La Consulta ammette il referendum sul nucleare


Altra supposta amara per Berlusconi ed i suoi servi. Il ducetto di Arcore non è riuscito ad impedire la consultazione referendaria sul nucleare, che egli teme - e noi speriamo - possa fare da traino anche per gli altri questiti, i due sull'acqua e quello sul legittimo impedimento.

Quindi, cari cittadini, il 12 e 13 giugno bisogna andare alle urne e votare SI su tutte e quattro le schede!

CI FANNO VOTARE!!!

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Ecco perchè bisogna votare SI ai referendum sull'acqua









Oltre 300 milioni di euro. È questa la cifra che, alla vigilia del referendum, le utilities quotate in Borsa con attività nell’acqua distribuiscono ai loro soci sotto forma di dividendi. Naturalmente dopo aver pagato 8,6 milioni di compensi ad amministratori e sindaci. Le municipalizzate quotate a Piazza Affari che oltre all’acqua gestiscono servizi di energia l’anno scorso hanno realizzato utili per complessivi 443 milioni e dichiarato investimenti per 1,4 miliardi. La più generosa è Iren. Terzo operatore italiano dei servizi idrici integrati nato nel 2010 dalla fusione tra Iride (a sua volta frutto delle nozze tra Aem Torino e Amga Genova) ed Enia (Agac Reggio Emilia e Amps Parma e Tesa Piacenza), l’azienda, che vanta tra i soci i comuni di Torino, Genova, Parma e Reggio Emilia, oltre a un folto gruppo di piccoli comuni delle province di Reggio, Parma e Piacenza, ha guadagnato 178 milioni, un centinaio dei quali torneranno agli azionisti.

Nel dettaglio nelle casse degli enti pubblici andranno complessivamente 52,6 milioni, ben 30 dei quali ai comuni di Torino e Genova. Il resto è per Intesa San Paolo (3 milioni) e la Fondazione Crt (2,5 milioni) di Fabrizio Palenzona. Per Iride, che tra i partner più rilevanti conta il fondo F2I di Vito Gamberale, suo socio in Mediterranea delle Acque e che dà lavoro a 4.572 persone, il business dell’acqua è però solo una piccola fetta del totale, pari a circa un quinto dei margini.

Decisamente più importante è invece per la romana Acea, 6.700 dipendenti e già campo di battaglia tra il comune di Roma, i francesi di Gdf e il costruttore-editore Francesco Gaetano Caltagirone. Quest’ultimo infatti è molto interessato proprio all’oro blu e non è disposto a cedere ai francesi, che pure in Italia hanno diverse alleanze con enti pubblici per la gestione del servizio idrico. Il punto è che il business dell’acqua fa gola ai privati perchè nei prossimi trent’anni servono 64 miliardi di investimenti, 14 per cento dei quali dovrebbe arrivare dalle casse pubbliche. Di qui l’interesse per Acea, che gestisce il servizio idrico negli ambiti ottimali territoriali (Ato) di Roma, Frosinone e province, oltre a significative presenze in Toscana, Umbria, Campania e altre aree del Lazio, per un totale di 8,5 milioni di abitanti.

Il gruppo, che nel 2010 ha speso in pubblicità e sponsorizzazioni oltre 8 milioni, deve infatti quasi il 43 per cento dei suoi 666,5 milioni di margini all’acqua, nella quale dichiara di aver investito, nello scorso esercizio, 202,8 milioni. E dopo aver chiuso il bilancio con utili per 92,1 milioni, investimenti in calo di quasi 45 milioni a 473 milioni per “l’esigenza di calmierare l’espansione dell’indebitamento” che al 31 dicembre ammontava a 2,2 miliardi, si appresta a distribuire 95 milioni agli azionisti: poco più della metà, 48 milioni, al comune di Roma, mentre a Caltagirone sono destinati 14 milioni e ai francesi quasi 11. Ad amministratori e sindaci, invece, è già andato più di 1 milione e mezzo, 72mila euro dei quali al consigliere indipendente in quota Campidoglio Luigi Pelaggi, già noto per il suo contemporaneo ruolo di capo della segreteria tecnica del ministro dell’Ambiente.

Conflitti d’interesse a parte, gli organi di amministrazione e controllo meglio retribuiti, però, sono quelli della bolognese Hera (oltre 6.400 dipendenti), che nel 2010 hanno percepito in totale ben 2,56 milioni. Del resto il secondo operatore italiano dell’acqua – l’anno scorso gli ha portato il 23 per cento dei 607 milioni di margine – ha chiuso l’esercizio con utili per 142 milioni e debiti per 1,86 miliardi, dopo investimenti per 341,9 milioni, il 27 per cento dei quali nel servizio idrico integrato che copre sette province dell’Emilia Romagna e del nord delle Marche. Ai soci andranno un centinaio di milioni in cedole, il 12,5 per cento in più del 2009. Quindi una quindicina di milioni al comune di Bologna, poco più di una dozzina a Modena, 7 a Ravenna, 5 a Imola, mentre a Rimini, Cesena e Ferrara andranno quote comprese tra 2 e 2,7 milioni, somme simili a quelle destinate agli investitori di Lazard e a Carimonte Holding.

Cifre lontane anni luce dalle piccole Acegas-Aps e Acsm-Agam, che però quanto a debito e stipendi degli amministratori, fatte le dovute proporzioni, non hanno nulla da invidiare alle grandi. Soprattutto la prima, che distribuisce l’acqua nelle aree di Trieste e Padova e ha chiuso il 2010 con 22 milioni di utili, 96,7 milioni di investimenti e ben 439 milioni di indebitamento. In attesa di trovare una soluzione al debito generato negli anni da una serie di operazioni finanziarie che hanno coinvolto i due comuni azionisti, con l’incombente rata da 250 milioni verso Intesa Sanpaolo che scadrà nel 2012, la municipalizzata del nord-est (1.700 dipendenti e il 35% dei margini generati dall’acqua) quest’anno ha stanziato per le cedole poco meno della metà dei profitti: 9,89 milioni. Il 62,84%, cioè 6,17 milioni, sono per Acegas-Aps holding, che a sua volta è controllata dai comuni di Padova e Trieste. A seguire, la Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste con circa 500mila euro e il socio-creditore Intesa con 360mila euro. É andata meglio agli amministratori e ai sindaci che hanno incassato quasi 1,4 milioni. Circa il doppio dei colleghi brianzoli di Acsm-Agam, 423 dipendenti, poco più di 8 milioni di utili nel 2010 dopo investimenti per 7,7 milioni e margini per quasi 40 milioni (solo 4 riferibili all’acqua) e un debito di 115 milioni. A spartirsi 4,6 milioni di cedola sono stati i comuni di Monza (29%), Como (25%) e la collega di Milano e Brescia A2A (22%). Pochi ma buoni, commenterebbero da Torino, dopo che Acque Potabili, affossata dalle attività siciliane, ha lasciato i soci a secco. Perché l’oro non luccica per tutti, anche se è un’indubbia fonte di cupidigia.
da IL FATTO QUOTIDIANO

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