Sono mesi, per non dire anni, che si parla della FAI, Federazione Anarchica Informale (da non confondere con la più antica Federazione Anarchica Italiana). Mi sono interessato subito a questo aspetto dell'anarchismo che non conoscevo, e non nascondo di criticarne alcune analisi e azioni così come ne condivida altrettante.
Un mondo, quello dell'anarchismo informale, che non conoscevo e che certamente è vivo, per quanto ricco di contraddizioni (talvolta anche insormontabili e insostenibili).
Oggi vi posto una lettera, che è anche una rivendicazione, scritta da Gianluca Iacovacci dalla cella di un carcere di Stato. Una lettera pubblicata sul mensile La Miccia, e che io ho trovato tra le pagine del sito RadioAzione.org.
Credo sia una lettera molto interessante, che svisceri alcuni punti fondamentali per incominciare a comprendere il fenomeno dell'informalità anarchica.
Cari compagni e coraggiosi resistenti,
mi trovo prigioniero come tanti, colpito dalla repressione dello stato che ci vuole annientare.
Non per quello che si fa ma per ciò che ci siamo “azzardati” ad essere, a dire o pensare.
Mi trovo con Adriano e tanti altri sulla giostra inquisitoria della gogna mediatica antiterroristica della democrazia.
Voglio prima di tutto ringraziare tutte le compagne e i compagni che mi hanno portato Solidarietà anche oltre confine, direttamente e non, perché sono convinto che ci si sostiene anche solo con le proprie esistenze di lotta.
Abbiamo la stessa rabbia contro questo esistente grigio e misero che ci schiaccia e ne sentiamo le stesse ferite, ma proveremo la stessa gioia con la meravigliosa realtà dei nostri sogni e desideri.
La mia è una condizione di individuo ostile catturato e messo in cattività.
La prigionia ed i patimenti a cui vengo sottoposto sono stati escogitati premeditatamente da altri esseri umani, e dipendono dalla permanenza al potere del sistema che me li ha inflitti.
Sarò certo rinchiuso, ma lo Spirito e le idee continuano; non si possono tenere sotto chiave né addomesticare e questo non può che continuare a darmi la forza di resistere.
Con gioia e nelle mie piene volontà ho scelto l’anarchia e continuerò a farlo, amando la terra per ciò che è, alla continua ricerca di selvatichezza e dell’emancipazione dalle comodità, denaro compreso.
Vedo nell’Anarchia la pulsione selvaggia e primordiale ormai assopita, se non del tutto morta, nell’uomo civilizzato del progresso.
Non ho mai adoperato mezzi termini e maniere, accetto il rischio di dovermi procurare il cibo, coltivare e raccogliere quanto basta a nutrirmi.
Per arrivare a questo userò ogni mezzo necessario per convincere altri individui, dopodiché potrò anche rinunciare alla penna e all’inchiostro con cui scrivo la mia rabbia.
Sono da sempre al fianco della resistenza indigena, degli antiautoritari e nativi che lottano contro le prove di forza dello Stato delle Multinazionali, mettendo in pratica la resistenza attiva, il sabotaggio e l’azione diretta.
Supporto tutti/e i/le compagni e compagne che vogliono liberarsi dall’autorità e partecipano con determinazione alla Lotta internazionale anticapitalista e antimperialista.
Tralasciando il bene e il male o il giusto e sbagliato, che vanno bene per le suore e i preti, la mia posizione e di altri individui è spinta dai propri istinti, nelle possibilità dei propri mezzi e con le probabili conseguenze di rischio.
Ho sempre messo in una visione unica la Liberazione dell’Uomo da ogni padrone e dalle sue gabbie mentali e reali, con la Liberazione degli animali dalle strutture di tortura e morte, e ogni altro luogo che trasforma un vivente in prodotto, oggetto o svago.
Sono anarchico, non appartengo a questo tempo di non-vita meccanizzata ad uso e consumo dei governi. Non riconosco nessuno Stato, tribunale o qualsiasi altra istituzione e autorità, né i sistemi giuridici, militari, civili e religiosi.
Per i giudici e magistrati in vestaglia dell’inquisizione non sono altro che una pratica burocratica a giustificare i loro stipendi. Giudizi non ne voglio, soprattutto da chi non sa amare la terra, lottare e sognare, ma sa far solo il suo mestiere ed eseguire ordini; non ne voglio tantomeno dal popolo, coccolato da sempre nel ventre putrido dello Stato e legato ad ogni costo alla democrazia che come parola ha ancora un buon effetto soporifero.
Questi Uomini di legge giocano con le loro leggi fasciste-democratiche per vomitare sentenza, e nel mio caso “l’appartenenza” a un’associazione terroristica organizzata, come lo sono in realtà lo Stato, gli eserciti e le Multinazionali.
Entrando nella fastidiosissima e paranoica caccia alle streghe, detta anche questione giudiziaria, anche una scritta su un muro viene catalogata dalla polizia Politica come “azione/atto terroristico in esecuzione del programma (?) eversivo F.A.I….”, in casi differenti individualmente o insieme al compagno e fratello Adriano, a cui non trovo altro modo per esprimergli il mio affetto e la mia Solidarietà se non con la mia determinazione, già contraccambiata con il suo coraggio e forza di Spirito.
Questi giochetti se li possono tenere da parte. Mi sarei risparmiato parecchie rogne “formali” visto che l’informalità è la mia realtà, ma non sono da solo (nel caso) in mani nemiche.
Le azioni a cui si riferiscono nello specifico, che non eseguono nessun “programma”, sono state messe in pratica da me e dichiarate con comunicati FRONTE RIVOLUZIONARIO INTERNAZIONALE – FEDERAZIONE ANARCHICA INFORMALE/ Individualità Sovversive Anticivilizzazione e sanno bene, grazie alle loro amate telecamere, che sono state eseguite da una sola persona, cioè io, in risposta alla devastazione, per logiche di profitto, del Pianeta e delle terre in cui vivo e in Solidarietà con i ribelli in conflitto con l’esistente.
Il GPS, e altre diavolerie, che gentilmente i militari hanno installato su un auto da me in uso da un paio d’anni, mi collegherebbero, in modo indiziario o più, ad altre azioni dirette e sabotaggi. In certi casi viene da pensare alle amate biciclette, ma bisogna capire che stiamo combattendo un sistema che probabilmente vorrà installare rilevatori satellitari direttamente nelle teste delle persone.
Mentre qualcuno teneva in caldo le mogli di questi pedinatori, ho notato come hanno catalogato il materiale sequestrato e come hanno svolto i loro compitii di polizia politica nell’aver impaginato, anche in grassetto e copia-incolla, minuziosamente nei loro fogli, diverse azioni contro Entri energetici/industriali e commerciali, compreso un fantasioso furto di denaro, e altre inutilità, da un distributore incendiato. Per non intaccare la mia integrità, il coraggio e il sacrificio non mi piego al “colpevole-innocente”, è veramente troppo.
Che siano trenta o cento azioni non importa, vorrà dire che in Italia sono mille e nel mondo diecimila!
Comunque è ridicolo e banalmente sminuitivo discuterne dei fatti, sarebbe come annullare la visione reale di conflitto e Resistenza, e riconoscere la logica democratica del “gioco finito male” o dei buoni contro cattivi.
Ora gioiscano pure dei loro trofei di caccia questi giudici, sulla vita e sulla morte dei loro simili, mentre il pianeta muore e l’uomo decade. Ma tutto ha u inizio e una fine, come i loro organi e le ossa, la legge e l’ordine cadranno e ne resterà solo cenere e macerie.
La società è oramai una forzatura dei valori rabberciati e rattoppati qua elà, con sforzi coercitivi a tenerli insieme e allo stesso tempo usati per annientare individui ostili ad essi.
Da secoli in nome di Dio e Potere l’autorità impone la civilizzazione, l’ordine e la dottrina. Trasforma l’Uomo in macchina da forza lavoro, in contribuente e cavia per la scienza; quei pochi conservano nativa selvatichezza e un pensiero conflittuale li schiaccia con la violenza, il terrore e li rinchiude nelle galere o nei manicomi per “rieducarli”, fino a che non ne avrà il totale controllo.
In caso contrario agirà per il loro annientamento.
I pilastri della Civiltà stanno crolando sotto i colpi dei suoi stessi fallimenti. Sempre meno spazi restano vivibili e incontaminati, le guerre dilagano ovunque con tutte le conseguenze, e sono sempre più efferate a minacciare lo sterminio con armi tecnologiche e il dominio dei vinti.
Queste violente e gratuite capacità di dominio e tirannia dell’uomo civilizzato, sono tanto più efferate quanto la società è “avanzata” tecnologicamente.
La Resistenza della Macchina Tecnologica-industriale vive soltanto in un percorso di liberazione da ogni autorità e ordine, corre verso un’orizzonte degli eventi, un nulla non scritto. E la nuova resistenza selvaggia e informale che risponde, e prende iniziativa, contro la violenza dei governi sempre più blindati e spietati a reprimere gli oppositori, come le compagne e i compagni colpiti e rastrellati nelle “operazioni” persecutorie/repressive antianarchiche e controinsurrezionali.
Compagni che non si sono piegati alle torture e all’isolamento nelle sezioni speciali delle carceri e nemmeno alle ferite negli attacchi, persino alla morte.
Sono orgoglioso di essere forte della mia integrità di Spirito e di correre in questi sentieri difficili che ci aspettano, al fianco dei non-sottomessi e dei senza legge, gli ANARCHICI.
Eterni cospiratori, sognatrici e sognatori forgiati dal coraggio, che affrontano titaniche e TIRANNICHE forze e l’esistenza in una Vita non scritta. Con elementari e limitatissimi mezzi, eppure posseggono un irriducibile determinazione.
Per concludere vorrei incoraggiare tutti con una metafora di quello che sento in tutti voi: vedo lo Stato e l’ordine come un solitario Uomo civile sperduto nella Foresta, in balia di animali feroci. Allo scorgere dell’arrivo di una tempesta nella notte, quell’Uomo non teme più di diventare pasto delle belve ma trema all’arrivo della tempesta.
Dalle valli ai monti, dalle campagne alle Foreste, per la Liberazione del Pianeta e i suoi viventi. Perchè la terra vale più dello sporco denaro!
MORTE ALLA CIVILTA’!
LUNGA VITA ALL’ANARCHIA!
Gianluca Iacovacci
Prigioniero anarchico
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