Vi posto un articolo del Collettivo Militant, sezione della rete comunista Noi Saremo Tutto. In questo articolo si parla del clima repressivo che si sta respirando a Roma (ma non solo), che si sta acuendo con l'approssimarsi delle elezioni europee. Elezioni che non servono a niente e che non cambieranno niente, visto che il Parlamento europeo non conta un cazzo e le decisioni vengono presi dalla Commissione. Invece di pensare a questa Europa, indecente e dannosa, pensiamo alle lotte sociali nei nostri territori, nei nostri quartiere, nelle nostre piazze, nelle nostre strade. Pensiamo al diritto all'abitare, alla lotta alle privatizzazioni, al contrasto ai licenziamenti, all'antifascismo e all'antirazzismo militante. NESSUNO pensa a queste cose. Non Renzi, non Berlusconi, non Grillo, non Vendola.
Anche ieri, un’occupazione abitativa sgomberata a San Paolo, senza alcuna mediazione o trattativa possibile. Il giorno prima, l’arresto in piazza di Paolo Di Vetta e a seguire di Luca Fagiano, dirigenti dei movimenti di lotta per la casa, accusati di aver partecipato alla manifestazione del 12 aprile, violando per questo lo spirito delle misure cautelari ancora in corso. Per non dire dello sgombero della Montagnola, di Godot e delle altre occupazioni lo scorso mese, o gli arresti di febbraio. Il clima politico è quello della fine di ogni margine di trattativa, lo scontro è totale e la mediazione politica inesistente. I pochi assessori o consiglieri “amici” e “vicini ai movimenti” ogni volta si lavano le mani da un problema che dicono chiaramente non avere il potere di risolvere o mediare. In tutto questo, bisogna anche rilevare il ridimensionamento del ruolo della Digos quale apparato di mediazione tra intervento della polizia e movimenti. In piazza o sotto un palazzo occupato sta venendo meno anche quel livello di trattativa che il dialogo con la Digos permetteva, riuscendo ad evitare il confronto esclusivamente muscolare fra repressione e compagni, nonché impendendo – a volte e in determinati frangenti – l’accanirsi repressivo dei PM. Oggi il PM Albamonte rappresenta il simbolo di un potere repressivo che agisce senza più alcun vincolo, libero di calcare la mano senza alcuna remora, perché politicamente l’indicazione è quella di risolvere una volta per tutte la questione sociale della nostra città e del paese intero senza margini alla comprensione politica delle mobilitazioni. Se questo è il nuovo terreno che ci si presenta di fronte, la partita va giocata all’attacco ma senza avventurismi, perché questi non verranno più tollerati come in passato.
Che il responsabile politico di questo nuovo corso repressivo sia il PD ci sono pochi dubbi. Piuttosto, sta proprio nell’aver individuato coscientemente nel Partito Democratico il problema politico principale, che ha prodotto questa situazione. E’ l’aver portato avanti un discorso politico, e averlo trasformato in iniziativa politica contro il PD, che ha mutato l’ordine della cose. Il PD non può essere contestato perché rappresenta l’ossatura dello Stato e del discorso europeista, oggi l’unico collante politico di una serie di interessi molto più grandi del nostro piccolo paese, nonché l’unico argine alla deriva verso l’insignificanza internazionale dell’Italia. L’alternativa al PD oggi, per le classi dirigenti, non esiste. Di certo non costituiscono una possibile alternativa la Lega Nord sempre più fascistizzata di Salvini, o il partito di Berlusconi in via di disfacimento; men che meno, il poujadismo piccolo borghese di Grillo, che si è dimostrato nei fatti non avere la credibilità e la capacità di modificare alcunchè nel paese. Oggi il PD è l’ultima speranza per un pezzo di capitalismo italiano di restare ancorato alle dinamiche internazionali. Un ruolo ridimensionato e sottoposto, ma che garantisce quel posto al sole legato alla UE necessario al grande capitale italiano nel processo di concentrazione industriale portata avanti da anni. Criticare il PD, dunque, significa scontrarsi con lo Stato dunque, non più con una forza politica. E’ giusto che sia così, ma bisogna essere all’altezza della situazione. Non è più dialettica politica, quanto un discorso di potere. E’ bene comprenderlo subito, altrimenti la macchina repressiva spezzerà sul nascere ogni velleità antagonista dei nuovi movimenti.
Detto questo, oggi abbiamo deciso di annullare l’iniziativa di dibattito di Vota Nessuno. Impossibile continuare come niente fosse di fronte all’arresto di un partecipante all’iniziativa, ma soprattutto impossibile rimanere impassibili agli eventi di questi due giorni. E’ obbligatoria una risposta, e questa non può essere l’iniziativa come se niente fosse. E’ necessaria una presa di posizione militante, che avverrà oggi e che ci impedisce contemporaneamente di portare avanti il dibattito. In ogni caso viene mantenuto l’aperitivo-cena e la serata musicale dopo, perché la repressione ha un suo costo anche economico da sostenere, difficilissimo da onorare. Per tutto questo ci vedremo stasera al Lucernario Occupato, alla Sapienza, per condividere questi ragionamenti e molto altro ancora.
Paolo e Luca liberi!
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