domenica 4 maggio 2014

Calcio italiota, addio.



Se l'informazione italiana fosse realmente libera ed indipendente, la notizia del giorno dovrebbe essere che, in occasione di Napoli-Fiorentina, un tifoso della Roma avrebbe (il condizionale è d'obbligo in questi casi) sparato e ferito tre tifosi partenopei, di cui uno è in gravi condizioni.
I commenti post partita e le prime pagine dei giornali odierni, invece, focalizzano l'attenzione sul fatto che un capo ultras partenopeo, che si è operato per calmare la tifoseria napoletana, sarebbe figlio di un affiliato al clan Misso; che lo stesso capo ultras indossasse una maglietta su cui era scritto "Speziale libero" e "Libertà per gli ultras"; che Hamsik, il capitano del Napoli, è andato a parlamentare con gli ultras (e non si fa, Marek, non si fa...); che i tifosi del Napoli, durante l'invasione di campo al termine della partita, hanno sfottuto i fiorentini.
Ovviamente tutti omettono di parlare della notizia (ripetiamo, uno ha sparato a tre napoletani) e dimenticano l'opera di disinformazione e depistaggio che, da Repubblica alla Questura di Roma, è stata messa in campo subito: prima ci hanno detto che, a seguito di scontri tra opposte tifoserie, sono stati esplosi colpi di pistola; poi la Questura ha diramato un comunicato UFFICIALE, dicendo che gli spari non erano affatto collegati all'evento sportivo; poi i professionisti dell'antimafia (Sciascia mi perdonerà), tra cui il sempre pronto Roberto Saviano, hanno cominciato a sparare a zero su tutto il movimento ultras partenopeo ("Solo adesso vi accorgente che il tifo organizzato a Napoli è in mano alla camorra", ha twittato il romanziere); infine hanno stigmatizzato gli sfottò dei Napoletani sotto la curva dei fiorentini, dimenticando di citare i cori pro Vesuvio intonati dai viola durante tutta la partita.
Di Napoli-Fiorentina, intesa come partita di calcio, hanno parlato solo alcuni addetti ai lavori; gli altri analisti ed intellettuali italiani, cime come Simona Ventura per capirci, si sono sperticati nel palesare la loro arguta visione dei fatti: la partita non andava giocata, però è stato un bene che si sia giocata perché gli ultras - capitanati da un figlio di un camorrista - non volevano che si giocasse.
Come se non bastasse, anche i cittadini italioti, dopo essersi scandalizzati per i fischi a quella indegna marcetta denominata Inno nazionale, hanno cominciato a sparlare a vanvera e a sputare sentenze. Anche chi negli ultimi dieci anni è andato allo stadio solo in occasione della Partita del Cuore, anche chi non ha mai fatto una trasferta in vita sua, ha assecondato l'irrefrenabile istinto di dire la propria opinione. Informarsi prima di parlare, no? No. Sono italiani, ragionano così. E si scandalizzano se Hamsik parla con un capo ultras per una partita di calcio, mentre non si scandalizzano se un premier non eletto concerta con un condannato per evasione fiscale la riscrittura della Costituzione della Repubblica. Il verbo più usato ieri sera è stato "scandalizzarsi", seguito dall'aggettivo "scandaloso". 
E la tessera del tifoso? Non dimentichiamo che doveva servire proprio per "allontanare i violenti dal calcio", ed arrivava dopo decenni di autoritarismo e repressione: biglietti nominali, stop ai treni speciali, tornelli e doppio filtraggio negli stadi, flagranza differita, daspo, infine tessera del tifoso e articolo 9. Hanno risolto il problema? No, ovviamente no. Noi dicevamo anni fa, inascoltati, che la strada dell'autoritarismo e della repressione non avrebbe risolto, bensì aggravato, il problema della violenza legata al calcio. Io non ho potuto comprare il biglietto in curva nord perché non ho la tessera del tifoso (e non me la farò mai). Gli ultras napoletani e fiorentini erano tutti tesserati? No, anzi. Allora come hanno fatto ad avere i biglietti per lo stadio? Chi glieli ha venduti? 
A questa e a tante altre domande il Sistema Calcio non può rispondere. Perché, se rispondesse, cesserebbe di esistere. Il calcio ormai è un business, e non si può rischiare di farlo scomparire. E' anche un'ottima valvola di sfogo sociale (le persone scendono in piazza più per il calcio che per i licenziamenti), una straordinaria arma di distrazione di massa (chiacchiere da bar e complottismi come scienza esatta), un perfetto laboratorio di tecniche repressive e autoritarie.

A questo calcio, dopo la grande vittoria del mio amato Napoli, dico addio. Posso vantarmi di non essermi piegato al calcio moderno, di non aver ceduto alle tessere del cazzo e al complottismo delle moviole, che hanno ridotto lo sport più bello del mondo in un indegno spettacolo.
Preferisco dire addio a questo calcio, che adeguarmi alle vostre regole.
Preferisco dire NO e rimanere libero, che dire SI e obbedire.
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