lunedì 29 novembre 2010

Rassegna sulle verità di Wikileaks





IL MESSAGGERO

ROMA (29 novembre) - Il premier Silvio Berlusconi reagisce alle rivelazioni di Wikileaks, definendole incredibil ie infondate. Poi aggiunge: non frequento festini selvaggi e non so neanche cosa siano, ragazze pagate per dire il falso.

Nei file del dipartimento di Stato svelati dal sito di Julina Assange ci sono anche critiche al presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, giudicato, in varie corrispondenze riservate, «incapace, vanitoso e inefficace», «portavoce di Putin in Europa» e «stanco» per i troppi «festini».

«Non frequento i cosiddetti "wild parties", e non so che cosa siano», ha detto il premier oggi a Tripoli conversando con i cronisti dopo la pubblicazione ieri dei file di Wikileaks. «Io una volta al mese do delle cene nelle mie case dove tutto avviene in modo corretto, dignitoso ed elegante. Le cose che vengono dette fanno male all'immagine del nostro Paese», ha poi sottolineato il premier. «Non guardo a quello che rivelano funzionari di terzo o quarto grado, rivelazioni che vengono riportate dai giornali di sinistra», ha aggiunto.

Notizie, quelle diffuse dal sito, «non confermate né certificate», afferma il ministro degli Esteri, Franco Frattini, che si dice preoccupato soprattutto per gli Stati Uniti, vera «vittima», ai quali ribadisce l'amicizia dell'Italia. Per il premier, quello che conta sono soprattutto le relazioni fra i leader. E oggi avrà modo di parlarne con Gheddafi durante nella sua sesta visita in Libia in due anni, in occasione del terzo summit Ue-Africa. In settimana vedrà anche Putin. Il ministro degli Esteri Frattini ha detto: «Berlusconi non si sente attaccato, colpito, offeso: devo dire sinceramente che molte delle notizie che abbiamo letto erano giù uscite sulle prime pagine dei giornali di opposizione da molto tempo».

«Il Copasir è la sede propria dove Berlusconi ha il dovere di presentarsi al più presto per fornire risposte e chiarimenti che non si possono né eludere nè rinviare». Lo chiede il membro del Comitato Carmelo Briguglio (Fli) commentando le rivelazioni di Wikileaks. «L'immagine dell'Italia che viene fuori dai documenti Wikileaks - aggiunge - è quella di un Paese che una politica estera anomala sta spingendo fuori dall'Europa e dall'Occidente».

Bersani: Berlusconi nuoce alla reputazione dell'Italia. «C'è poco da ridere sui documenti resi noti da Wikileaks. Quel che emerge conferma in modo inequivocabile che il presidente del Consiglio con il suo comportamento e con le sue decisioni politiche nuoce alla reputazione dell'Italia nel mondo, con grave danno per il paese. Semmai ce ne fosse stato bisogno, è la conferma che occorre una svolta, che bisogna voltare pagina», dice in una nota, il segretario del Pd.

L'Idv: si dimetta e si faccia curare. «Il presidente del Consiglio afferma di non conoscere i festini selvaggi. Forse, visto che oggi è per l'ennesima volta, in poche settimane, con Gheddafi, potrebbe chiedere a leader libico di rinfrescargli la memoria sul bunga bunga», ha affermato il portavoce dell'Italia dei Valori, Leoluca Orlando. «È Berlusconi che crea danno al Paese, si dimetta e si faccia curare», chiosa Orlando.


IL FATTO QUOTIDIANO

“Le cose che vengono dette fanno male all’immagine del nostro Paese”. Da Tripoli, in una pausa del vertice tra Unione europea e Unione africana, Silvio Berlusconi manifesta la propria indignazione per la fuga di notizie di Wikileaks. Il presidente del Consiglio derubrica il rango della fonte Usa che ha duramente criticato la sua attività dicendo: “Non guardo a quello che rivelano funzionari di terzo o quarto livello e che viene poi riportato da giornali di sinistra”. Berlusconi parla anche delle sue abitudini, che sono al centro di alcuni rapporti stilati dai diplomatici americani: “Voglio fare un appunto. Io, una volta al mese, do nelle mie case alcune cene dove tutto avviene in modo corretto, dignitoso ed elegante. Non frequento i cosiddetti ‘wildparties’, e non so che cosa siano”.

A proposito dei festini, Berlusconi affronta l’argomento anche con riferimenti all’attualità italiana. Dopo le dichiarazioni di Nadia Macrì, intervistata ieri da SkyTg24, il premier si dice scettico: “Mi domando chi ha pagato queste ragazze. Mi domando perché le ragazze lo facciano, dal momento che dicono cose infondate e incredibili. Una ragazza che – prosegue – si dichiarasse prostituta davanti al mondo si preclude tutte le strade per un lavoro futuro, o per trovare un marito”. E’ per questo che Berlusconi conclude la sua riflessione, affidata alle telecamere che riprendono i leader del vertice in corso a Tripoli, proprio con quell’interrogativo: “Allora, mi domando chi è che le ha pagate queste ragazze”.

Wikileaks, i commenti di Frattini e Letta

Dopo le dichiarazioni di ieri, il ministro degli esteri Franco Frattini è torntato a condannare le rivelazioni di Wikileaks che, dice, “vuole distruggere il mondo” ed esorta la comunita’ internazionale “quella vera, quella che vuole migliorare il mondo, a reagire compatta senza commentare senza retrocedere sul metodo della diplomazia, senza lasciarsi andare a crisi di fiducia, che se diventa sfiducia reciproca puo’ bloccare collaborazioni fondamentali per risolvere grandi situazioni di crisi”.

“Se questi sono i costumi dell’epoca in cui viviamo c’è da restare atterriti e sconfortati”. Il sottosegretario alla presidenza del consiglio Gianni Letta commenta così la diffusione da parte di Wikileaks dei documenti della diplomazia americana che riguardano capi di stato e di governo di tutto il mondo. “La coincidenza ha voluto che questa cerimonia che ci invita a leggere cose belle, pulite, utili, avvenisse nel giorno in cui i giornali squadernano una quantità di presunti segreti che riguardano l’universo mondo e anche il nostro paese – ha detto Letta durante la cerimonia dei premi Coni-Ussi -. Queste cose inducono allo sconforto e allo sconcerto perchè se questi sono i costumi della vita politica c’è da essere atterriti”.


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CORRIERE DELLA SERA

Berlusconi: "Pagano ragazze per mentire"
Frattini: "Vogliono distruggere il mondo"
Il premier sulle rivelazioni di Assange: «Non partecipo a festini selvaggi». Bersani: «Il premier nuoce all'Italia»
NOTIZIE CORRELATE
Le rivelazioni di Wikileaks: «Berlusconi inetto e incapace, portavoce di Putin» (28 novembre 2010)
La risata del premier. Il giallo del mediatore (28 novembre 2010)
«Gli Stati Uniti spiarono i vertici Onu» (28 novembre 2010)
Wikileaks, il governo Usa scrive ad Assange: «Minacci innumerevoli vite» (28 novembre 2010)
IL portavoce del PDL, Capezzone: «Certi maoisti digitali aiutano le dittature»

Berlusconi: "Pagano ragazze per mentire"
Frattini: "Vogliono distruggere il mondo"

Il premier sulle rivelazioni di Assange: «Non partecipo a festini selvaggi». Bersani: «Il premier nuoce all'Italia»


Uno scorcio dei documenti riservati delle ambasciate Usa messi online da Wikileaks (Ansa)
MILANO - Le rivelazioni di Wikileaks? Il premier non si cura delle opinioni di «funzionari di terzo o quarto grado» che «vengono poi riportate da giornali di sinistra». Ed è in ogni caso sicuro di non frequentare «festini selvaggi». Anzi, c'è da chiedersi «chi paghi le ragazze che parlano di me». Silvio Berlusconi interviene sulle comunicazioni tra le ambasciate americane nel mondo e Washington, rese note dal sito di Julian Assange, dalle quali emerge un giudizio tutt'altro che positivo sul capo del governo italiano definito, tra l'altro, «portavoce di Putin in Europa» nonché «incapace, vanitoso e inefficace come moderno leader europeo» anche perché spesso stanco a causa dei «festini selvaggi».

«CHI LE PAGA?» - «Io una volta al mese dò delle cene nelle mie case dove tutto avviene in modo corretto, dignitoso ed elegante - ha spiegato il premier durante la sua visita in Libia -. Le cose che vengono dette fanno male all'immagine del nostro Paese». Che poi queste cene vengano raccontate come delle feste caratterizzate dalla presenza di giovani ragazze che in alcuni casi si sono rivelate essere escort a pagamento, che hanno poi raccontato le loro esperienze a giornali e televisioni, Berlusconi lo imputa a un castello di falsità: «Mi domando perchè lo facciano - ha affermato -. Sono infondate e incredibili. Una ragazza che si dichiara prostituta di fronte al mondo si preclude tutte le strade per un lavoro futuro, per trovare un marito. Allora mi domando chi le ha pagate...». E il suo avvocato, Niccolò Ghedini, ha aggiunto: «Chi conosce gli impegni di lavoro del presidente Berlusconi sa perfettamente che se stanchezza vi fosse stata, ma così non è, poteva essere correlata soltanto alla intensissima attività politica e di governo».


«VOGLIONO DISTRUGGERE IL MONDO» - Sulla vicenda era intervenuto anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini, il numero uno della diplomazia italiana, che prende le distanze dai contenuti del dossier che Wikileaks sta pubblicando, minimizzandone la portata, perlomeno per quanto riguarda il materiale dedicato all'Italia e al suo premier. Il ministro ha spiegato che una cosa sono «i rapporti riservati degli ambasciatori» ai loro governi, un'altra la «policy» ufficiale di questi ultimi. E ancora: «Wikileaks vuole distruggere il mondo». «La comunità internazionale, quella vera, quella che vuole migliorare il mondo e non distruggerlo come vuole Wikileakes - sottolinea Frattini a margine di una visita a Doha, nel Qatar - , deve reagire compatta senza commentare, senza retrocedere sul metodo della diplomazia, senza lasciarsi andare a crisi di sfiducia che, se diventasse sfiducia reciproca, potrebbe bloccare collaborazioni fondamentali per risolvere le grandi crisi che vi sono nel mondo». «Dal suo punto di vista personale - dice ancora il titolare della Farnesina -, Berlusconi evidentemente non si sente nè attaccato, nè colpito, nè offeso» dai commenti Usa riferiti su di lui da Wikileaks. «Devo dire - ha aggiunto - che molte notizie che abbiamo letto sul premier, erano già uscite sulle prime pagine di giornali di opposizione da molto e molto tempo».

Le pagelle sui leader


BERSANI: «VOLTARE PAGINA» - Dalle opposizioni erano giunti già nella giornata di domenica commenti critici sui contenuti dei documenti, per l'immagine negativa che ne emerge dell'Italia e del suo governo. Oggi sulla vicenda interviene anche il segretario del Partito Democratico, Pier Luigi Bersani: «C'è poco da ridere - dice il leader del centrosinistra, con riferimento alle battute riferite al premier che avrebbe accolto i documenti ridendoci sopra -. Berlusconi nuoce a reputazione Italia. C'è poco da ridere sui documenti resi noti da Wikileaks. Quel che emerge conferma in modo inequivocabile che il presidente del Consiglio con il suo comportamento e con le sue decisioni politiche nuoce alla reputazione dell'Italia nel mondo, con grave danno per il paese. Semmai ce ne fosse stato bisogno, è la conferma che occorre una svolta, che bisogna voltare pagina». Critica anche l'opinione di Emma Bonino, leader dei Radicali: «Non mi sembrano grandi novità quelle di Wikileaks sui rapporti tra Berlusconi, Putin e Gheddafi. L'Italia ha abbandonato ogni ipotesi di politica estera europea per spostare il proprio asse di politica estera sulla Libia e sulla Russia. Lo abbiamo detto a più riprese, da ultimo in occasione del viaggio compiuto da Berlusconi in Russia senza che ci fosse un solo dato di informazione all'opinione pubblica, una cosa che non esiste da nessuna parte».

«RIFERISCA AL COPASIR» - Da Francesco Rutelli arriva invece l'invito al premier a presentarsi al Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, per riferire sulla vicenda. A maggior ragione, fa notare il leader di Api, dopo che lo stesso Berlusconi ha avanzato il sospetto che ci siano persone «che attentano alla sua sicurezza ed integrità attraverso la corruzione di ragazze che mentiscono sul suo conto». «La magistratura - sottolinea Rutelli - deve accertare immediatamente la fondatezza di queste dichiarazioni; ed i Servizi di informazione debbono agire per verificare se vi sia un complotto a danno del Capo del Governo. Occorre infatti verificare se i Servizi siano posti nelle condizioni di prevenire adeguatamente questo tipo di minacce». Non solo: è in gioco, secondo l'ex presidente del comitato, il rapporto tra l'Italia e il suo principale alleato: «Il rapporto tra i nostri Servizi e quelli americani trova uno snodo fondamentale nell'ambasciata USA in Italia, e occorre capire, nella sede riservata del Comitato, quale incidenza abbiano questi ultimi sviluppi rispetto alla funzionalit… della collaborazione tra le due sponde dell'Atlantico».

«SI DIMETTA E SI FACCIA CURARE» - L'Idv non ha invece gradito le giustificazioni di Berlusconi dalla Libia: «Il presidente del Consiglio afferma di non conoscere i festini selvaggi - commenta il portavoce dei dipietristi, Leoluca Orlando -. Forse, visto che oggi è per l`ennesima volta, in poche settimane, con Gheddafi, potrebbe chiedere a leader libico di rinfrescargli la memoria sul bunga bunga». E ancora: «È Berlusconi che crea danno al Paese, si dimetta e si faccia curare».

«AIUTANO LE DITTATURE» - «L’irresponsabile Assange e svariati altri maoisti digitali - commenta il portavoce del Pdl, Daniele Capezzone - forse neppure se ne rendono conto. Ma la loro opera è un tragico spot a favore delle dittature che non corrono i ’rischi’ dell’informazione, del libero dibattito, del confronto con l’opinione pubblica e contro le democrazie occidentali, che invece si fanno carico di questi necessari onori e oneri di un sistema liberale e aperto».

LA PROCURA DI ROMA - Intanto la procura di Roma replica al ministro Frattini che aveva chiesto l'intervento della magistratura italiana spiegando che nessuna inchiesta è stata aperta al momento. La Procura di Roma - si precisa a Piazzale Clodio - aprirà un fascicolo solo se venisse diffuso un documento dello Stato italiano classificato come segreto o riservato.
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REPUBBLICA


Le preoccupazioni per gli affari che legano le banche italiane e tedesche all'Iran e la mancata applicazione delle sanzioni, hanno spinto Israele a sollecitare il sottosegretario al Tesoro Usa ad esercitare pressioni anche sul governo italiano, come si apprende dai documenti pubblicati da Wikileaks. L'argomento viene discusso durante la visita in Israele del Sottosegretario Usa, responsabile per il terrorismo e l'intelligence finanziaria, Stuart A. Levey, il 16 e 17 novembre 2008. Ne parla un cablogramma diplomatico del 10 dicembre, preparato dall'ambasciata americana a Tel Aviv, e inviato anche alla sede diplomatica di via Veneto, a Roma. Levey incontra il ministro degli Esteri israeliano, Tzipi Livni, il direttore del Mossad, Meir Dagan, e altri rappresentanti del governo.

Al centro della discussione ci sono le sanzioni verso le banche iraniane e la lotta ai finanziamenti ai terroristi. Anche in questo caso, le rivelazioni di Wikileaks sembrano spiegare il "sollievo" espresso oggi dal primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu. "I documenti mostrano diverse fonti che sostengono le valutazioni israeliane, specie sull'Iran", ha detto Netanyahu. Nel documento, gli americani sembrano sostanzialmente condividere le preoccupazioni di Israele, e sono d'accordo nell'esporre alla comunità internazionale le attività illecite condotte dalla Central Bank of Iran. E' di questa che si parla nell'incontro di novembre, quando gli israeliani sollecitano l'America a denunciare le sue attività illecite, visto che queste "rappresentano una minaccia al sistema finanziario internazionale".

La banca, secondo gli israeliani, starebbe aiutando settori commerciali e bancari iraniani a "raggirare le sanzioni" imposte al Paese. Dell'Italia si parla in un altro incontro al quale prendono parte anche Yossi Gal, direttore generale del Ministero degli Esteri israeliano, e Alon Bar, vice direttore Generale per gli Affari Strategici. L'oggetto della discussione sono i progressi fatti dalle banche europee nell'ambito degli sforzi per la non-proliferazione. E' Gal a lamentarsi della situazione in Italia e Germania, visto che questi Paesi "starebbero venendo meno all'impegno di far rispettare le sanzioni nei loro settori bancari".

Gal si rivolge direttamente a Levey, anticipandogli che il ministero degli Affari esteri di Israele "stava progettando una visita in Italia, nel mese di dicembre", pur tra molte incertezze, visto che non sapeva se i suoi tentativi di persuadere i politici sarebbero riusciti a tradursi in azioni concrete. Dubbi analoghi vengono avanzati sul sistema bancario tedesco, dove "le resistenze da parte della burocrazia e del settore privato spesso compromettevano i tentativi da parte di alcune figure politiche di migliorare la normativa tedesca".

Al termine dell'incontro, gli israeliani sollecitano il sottosegretario Usa ad esercitare pressione, insieme ad Israele, sui governi e sui settori bancari tedeschi e italiani, "affinché si impegnino ancora di più". Levey, da parte sua, evidenzia anche gli sforzi del ministero del Tesoro Usa di estendere le sanzioni all'Iran ai settori delle spedizioni e delle assicurazioni: "In questo senso - dice, per rassicurare gli israeliani - abbiamo trovato validi partner in Europa e nel Regno Unito per proseguire con questi sforzi".

Un anno dopo, il presidente russo Dmitri Medvedev confessa le difficoltà che sta incontrando nei rapporti con l'Iran. A rivelarlo è il personale dell'ambasciata italiana a Mosca, che riferisce di una confidenza fatta dal presidente a Silvio Berlusconi. "Avere a che fare con l'Iran è frustrante", avrebbe detto Medvedev, secondo il rapporto datato 14 dicembre, stilato dall'ambasciata americana a Mosca, e avente per oggetto i problemi tra la Russia e Teheran. E questo nonostante "i rapporti ufficiali del governo russo e dei media definiscano le relazioni tra Russia e Iran in piena salute". "Privatamente - nota il cablogramma - ci sono serie tensioni, su argomenti come la fornitura degli S-300 a Teheran e la possibilità che la Russia possa sostenere le sanzioni". I nostri diplomatici, riferendo le confidenze di Medvedev, fanno sapere che il presidente russo "era infastidito dal fatto che l'Iran avesse rifiutato la proposta relativa al Reattore di Ricerca a Teheran (il TRR)". "Una reazione - nota il cablogramma - che dimostrava una carenza di fiducia nei confronti della Russia". Sul fronte delle sanzioni, la Russia non è del tutto convinta della loro efficacia, ma fa notare che queste potrebbero far capire all'Iran che "è ora di cambiare direzione". Sempre citando le confidenze di Medvedev, questi avrebbe ammesso di "non sapere chi prende le decisioni a Teheran".
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