martedì 30 novembre 2010

Solo l'Europa può salvarci




E' ora di dirlo chiaro e tondo: se c'è una speranza di risolvere gli innumerevoli problemi (economici, sociali, politici, istituzionali, ambientali) che attanagliano la penisola italica, tale speranza si chiama "Europa".

Un nome che evocava in molti, ed evoca in alcuni, sentimenti di profonda fiducia e speranza. Un nome che oggi è messo in discussione dal ritorno di nazionalismi di bassa lega e da localismi polentoni. Si può mai mettere in discussione un nome? Certo, se si tenta di svuotare il nome del significato che esprime. L'Europa non è solo un continente geograficamente delineato, nè solo un mercato comune; l'Europa è, o meglio deve essere, il progetto e il sogno di un presente diverso e di un futuro migliore, di una unità civile di varie comunità che rinunciano al gretto personalismo per abbracciare una causa più alta e più ampia, di una nuova comunità nazionale che sappia essere avanguardia culturale, sociale, economica e politica del Mondo.

Certo, l'Europa di Maastricht è in crisi: ma codesta crisi è "nella" Europa, non "della" Europa. Il progetto rimane, il sentiero è tracciato, gli obiettivi sono chiari e condivisi. Manca una comunità d'intenti, una convergenza sui modi e sui mezzi, una capacità di smarcarsi dalla retorica patriottarda. Ed è su questo terreno che le nuove generazioni devono misurare le proprie capacità di intervento.


Pensiamo ai rifiuti di Napoli: essi sono un problema che solo l'Europa può risolvere. In che modo? Esattamente come hanno fatto in Svizzera o in Germania, dove hanno definitivamente abbandonato il nucleare e dove stanno abbandonando anche gli inceneritori. Filiera dei rifiuti zero: a Treviso c'è già una azienda che gestisce i rifiuti di 60 comuni. Chi deve finanziare la ricerca e l'innovazione in questo settore? Chi può intervenire affinchè in tutto il continente vi sia una politica energetica ed ambientale comune? Chi, se non l'Europa? L'Italia non lo ha fatto e non lo farà, specie fino a quando al governo vi sarà la Lega, che continua a minare la già fragilissima, e mai realmente ottenuta (nonostante la retorica del centocinquantesimo anniversario provi a dimostrare il contrario), unità d'Italia.


Pensiamo a Wikileaks: i files pubblicati dal sito di Assange dimostrano cosa pensano gli americani delle classi dirigenti e dei leaders europei. Glissiamo sui giudizi su Berlusconi (talmente limpidi che nemmeno il Fatto Quotidiano poteva fare di più), ma riflettiamo su ciò che gli Usa pensano dei governanti europei e delle politiche che questi leaders hanno messo e stanno mettendo in campo. L'America ha sfiducia in ogni singolo paese, ma ha paura dell'Europa. Se l'Europa riuscisse a dotarsi di UN ministro dell'economia, di UN ministro degli esteri, di UN ministro del lavoro, di UN ministro della difesa, ecc... sicuramente sarebbe più forte e sullo scenario (economico e geopolitico) internazionale conterebbe molto di più. E' chiaro: servono anche persone di alto livello! L'elezione della ignota Ashton a ministra degli esteri europei va esattamente in direzione opposta rispetto al rafforzamento dell'Europa.

Pensiamo alle infrastrutture: con quali fondi, ormai, in Italia si riesce a costruire una autostrada, un ponte, un aeroporto, una linea ferroviaria, ecc...? Solo con i fondi europei.

Pensiamo al Mezzogiorno: i famosi FAS (Fondi Aree Sottosviluppate), depredati dalla Lega e dall'attuale governo, diretti al sud italia non erano fondi europei?

Pensiamo alla politica estera: è mai possibile che sulla guerra in Iraq l'Italia abbia una posizione, Germania e Francia un'altra, la Spagna un'altra ancora? Serve una posizione "europea", un esercito europeo, con una difesa europea.

Pensiamo al lavoro: come è possibile evitare lo sfruttamento dei lavoratori dell'est e il conseguente impoverimento dei lavoratori dell'ovest, a seguito delle scellerate delocalizzazioni? Chi può impedire una guerra tra poveri? L'Europa!

Potrei andare avanti quasi all'infinito, ma sarebbe superfluo. L'Europa è una necessità, non solo e non più una possibilità. Basta con questi partiti che mettono l'Italia o il nome di una regione (inventata, come la Padania, o reale) nel proprio simbolo politico-elettorale. L'Europa è l'orizzonte, l'Europa è la patria.
__________________

Nessun commento:

Posta un commento