mercoledì 26 settembre 2012

Dove leggere il Rapporto Svimez 2012



Ecco i link per leggere il Rapporto Svimez 2012, dove viene fotografato un Sud costantemente bistrattato e umiliato dalle politiche filonordiste del Sistema Italia.





Il Mediterraneo insorge... la sedicente Italia nicchia.



Ieri pomeriggio, migliaia di cittadini spagnoli (aggettivo che vuol dire tutto e niente, visto che "spagnolo" viene considerato anche un basco o un catalano dai mass media filosistemici) hanno accerchiato il Parlamento di Madrid per contestare il Governo Rajoy, colpevole di imporre le indigeribili e antipopolari "ricette europee". Indignados? Forse si, forse no. Rispetto ai giovani che più di un anno fa contestarono il governo Zapatero consegnando, di fatto, il Paese alla destra liberal-europea di Rajoy, ieri c'era meno indignazione e più incazzatura. Infatti vi sono stati anche scontri e la durissima repressione poliziesca (nonostante l'invito dei manifestanti ai poliziotti di unirsi a loro nella lotta) non si è fatta attendere. 
In serata la situazione si è stabilizzata, ma stasera è attesa una nuova manifestazione. Intanto ieri sera, il presidente dell'esecutivo regionale catalano, Artur Mas, ha annunciato le elezioni anticipate per il prossimo 25 novembre e l'intenzione di indire un referndum sull'autonomia della Catalunya indipendentemente dal fatto che il governo di Madrid consenta o meno tale consultazione (per la Costituzione Spagnola è solo il governo centrale che può indire i referendum). Movimento anche in Euskadi, meglio noti come Paesi Baschi: anche lì vi sono fortissimi fermenti autonomisti, che la crisi globale sta ovviamente fomentando.

Andando un po' più verso il Mediterraneo orientale, l'occhio dell'Insorgenza non può che fermarsi in Grecia. Anche oggi vi sono stati scontri durante lo sciopero generale e generalizzato che ha letteralmente paralizzato la Grecia. A dimostrazione del fatto che le ultime elezioni-farsa, ripetute perchè alla trojika europea non piacevano i risultati, abbiano dato il potere ad un governo fantoccio, il popolo greco continua nella sua strenua lotta contro l'Unione (Bancaria) Europea e le sue politiche antipopolari. Il braccio armato del Sistema (cioè polizia e forze dell'ordine in generale) continuano a massacrare il Popolo greco, nonostante le politiche europee inficino notevolmente anche il lavoro e la vita delle forze dell'ordine.
E' proprio vero: il più grande nemico dello schiavo che vuole farsi libero non è il padrone, ma lo schiavo ancora in catene.

E nella sedicente Italia? Nessuno si muove. Nessuno fa niente. Accerchiare il Parlamento ? Non sia mai! Infilzare coi forconi i vari Fiorito? Assolutamente no!
I non-popoli si comportano così. Infatti l'unica insorgenza che si è avuta in Italia in questi anni è stato il Movimento dei Forconi in Sicilia. Ma parliamo di Siciliani, cioè di un vero Popolo...

martedì 25 settembre 2012

Laziogate e finto federalismo

 



Lo scandalo dei miliardi divorati dal Consiglio Regionale del Lazio, subito ribattezzato "Laziogate", è l'ennesimo - e forse più clamoroso - esempio di quanto il finto federalismo imposto dalla Lega Nord abbia prodotto solo danni e spese per il Sistema Italia. 
Le regioni italiane, una invenzione fondata solo su interessi economici, senza nessuna considerazione delle differenze storico-culturali, rappresentano una delle fette più grosse dell'ingente debito pubblico italico: dalla Lombardia al piccolo Molise, tutte le regioni producono ingenti costi di mantenimento e continuo sperpero di denaro pubblico. Il Laziogate non è altro che la punta di un iceberg prodotto da venti anni di leghismo sfrenato: l'idea che si potesse sostituire lo Stato Centrale e Centralizzato con le Regioni, soprattutto in settori fondamentali (trasporti, sanità, servizi). Risultato? I centri di spesa si sono moltiplicati, e invece di uno Stato Centrale e Centralizzato ci ritroviamo venti Stati Centrali e Centralizzati. Complimenti ai paladini del federalismo leghista!
Ci ritroviamo, oggi, la paradossale situazione che un consigliere regionale del Lazio o della Lombardia guadagni più del premier o del presidente della repubblica. I partiti politici, poi, si spartiscono bottini esagerati, attingendo ai fondi destinati alle infrastrutture, alla sanità, ai servizi. Proprio nel Lazio, ad esempio, la Giunta Polverini passerà alla storia per il taglio dei posti letto in ospedale, proprio mentre il consiglio regionale votava un aumento dei soldi ai partiti: da 1 milione a 14 milioni in un anno!
Non vale nemmeno il ragionamento che questi problemi sono riscontrabili solo in alcune regioni, perchè il problema sta a monte. Il bug è di Sistema: non andrebbe consentito ad un consiglio regionale di determinare tali aumenti di spesa e di costi di gestione! Un vero federalismo dovrebbe partire dai comuni, che devono essere il vero fulcro decisionale e gestionale; da qui, il pallone deve passare alle province, che devono intervenire in faccende che riguardano due o più comuni; da qui alle regioni, che andrebbero ricostituite in base a criteri storico-culturali e favorendo la costituzione di macroregioni omogenee. In questo, ad esempio, si inserisce il discorso, la prospettiva di una Macroregione meridionale che, in base all'art. 132 della Costituzione Repubblicana, può realizzarsi tramite referendum popolare.
Questo processo, necessariamente virtuoso perchè REALMENTE federale e federalista, fungerebbe anche da controllo per i centri di spesa, proprio perchè il "potere" decisionale e gestionale sta nella istituzione più vicina al cittadino.

venerdì 21 settembre 2012

Svedesi accoltellati... dagli ultras!

 



"Tifosi svedesi accoltellati da ultras napoletani".
Embè, questa è la VERITA' propinata dai media di regime. Potrei dirvi che non c'è nulla di ultras in quei gesti, ma sareste in pochi a capire. Allora tenetevi la vostra verità: ultras napoletani accoltellano svedesi.

E' mai capitato un accoltellamento a Milano, in occasione di una partita di Inter o Milan? Si, due anni fa. 
Notizie al tg? Zero.
E' mai capitato un accoltellamento a Roma, in occasione di una partita di Lazio o Roma? Si. 
Notizie al tg? Una, il giorno dopo.
A Napoli diventa notizia. Da sparare in prima pagina o nelle breaking news, magari prima della tripletta di Vargas. Lo devono sapere tutti: a Napoli, quei bifolchi degli ultras lamano la gente. Quindi statevi a casa, non andate in trasferta a Napoli: rischiate di prendervi una coltellata, o il colera!
E tutti pronti a sputare merda sul movimento ultras partenopeo. Non vedono l'ora, lo so: la "Napoli bene", cioè quella che ci ha venduto ai politici di ogni risma, che fa accordi con la camorra per le loro aziende, che difende i cammorristi nelle aule di tribunali, che raccomanda i figli cocainomani, che osanna De Laurentis anche se fa o dice cagate spaventose, non si riconosce negli ultras partenopei.

Meno male. Avevo paura del contrario.
Saluti e baci.

giovedì 20 settembre 2012

Non meglio o peggio, ma differente.

 

Veleggiavo lungo le coste catalane quando mi accorsi che c'erano tantissime persone lungo il porto di Barcellona. Che cosa c'era? Una manifestazione? E di che cosa? Strambai e mi avvicinai alla banchina, ormeggiai e salutai il vecchio Pedro, un lupo di mare catalano che conosco da anni. "Cosa succede, Pdero?", gli chiesi. La risposta fu semplice, una sola parola: "Independencia!". Mi voltai e vidi una fiumana di gente clamorosa, che riempiva le strade, la Ramblas, il porto. Bandiere giallorosse e magliette del FC Barcelona, cori in uno spagnolo non spagnolo. "E' catalano!", mi spiegò Pedro, e allora capii: era una manifestazione per chiedere l'indipendenza della Catalunya dalla Spagna. 
Mi accesi la pipa e mi misi a posto il berretto mentre guardavo la gente passare, sorridere, gridare slogan, ballare. Un cartello carpì la mia attenzione:
"Catalunya non è Spagna. Non migliore o peggiore, ma DIFFERENTE!".
Ecco! E' tutta qui la differenza tra i veri popoli (catalani, baschi, irlandesi, duosiciliani) e i popoli innventati (i padani): NOI vogliamo essere liberi e indipendenti non perchè ci sentiamo migliori degli altri, ma perchè sappiamo di essere differenti; i sedicenti padani, invece, hanno bisogno di sentirsi e professarsi migliori per giustificare le rivendicazioni indipendentiste del loro non-popolo.

Buon vento.


Sui meridionali in divisa

 



Nel mio lungo peregrinare in balia dei venti, ne ho incontrati parecchi. Meridionali come me, figli di una terra dal nome dimenticato, che si sono sentiti chiamare "italiani", ma non sono mai stati trattati come tali. Gente a cui è stata tolta la prospettiva di un lavoro onesto e ben pagato, a meno che non si indossasse la divisa e si andasse a servire la Patria. Non la loro Patria, quella dei loro padri siciliani, calabresi, pugliesi o napoletani; la Patria Italiana, quella dei veneti e dei lombardi, dei piemontesi e dei friulani. Perchè le caserme dove queste orde di meridionali venivano e vengo tutt'ora spediti sono tutte lì, ai confini settentrionali della sedicente Italia. E lì trovi i palermitani, abituati a vivere a contatto con lo splendido mare siculo, che diventano alpini, i pugliesi che scalano montagne con la penna dei bersaglieri. 
Questi miei fratelli servono lo Stato che ci opprime da 151 anni, costringendoci ad emigrare per trovare lavoro e prospettiva di vita. Lo Stato che è sceso a patti con la mafia e le mafie; lo Stato che ha reso il Sud una discarica a cielo aperto per le aziende del Nord. Questi miei fratelli vengono mandati a Terzigno a caricare i cittadini in rivolta contro l'ennesima discarica nel Vesuvio; questi mieri fratelli manganellano e arrestano i lavoratori di Termini Imerese lasciati a spasso dalla Fiat (Fabbrica Italiana Automobili TORINO), o i sardi del Sulcis, o i lavoratori dell'Alcoa. Meridionali in divisa contro meridionali senza divisa: i primi col tricolore cucito sul petto, i secondi senza una bandiera se non nel cuore. Disprezzati, gli uni e gli altri, dai settentrionali di prima e di settima generazione, "terroni" e "parassiti statali" per la stampa finanziata dalle lobbies del Nord.

Fratelli, non siete voi i miei nemici. Voi siete lo strumento in mano ai miei nemici. Che sono anche i vostri, ma non lo sapete ancora. Per carità: qualche libro si potrebbe anche leggere, qualche pagine su internet si potrebbe anche sfogliare, per conosce la Storia e la Verità sulla vostra terra e sul vostro popolo. Perchè noi eravamo un popolo unito quando l'Italia non era nemmeno una idea. Noi governavamo in maniera unitaria l'attuale Sud quando il resto della penisola era divisa in comuni, signorie e statarelli.
Tenete famiglia, lo so. Lo stipendio serve, lo so. Se è statale, è ancora più sicuro, lo so. 
So tutto, ma un giorno sarete vecchi e vi guarderete allo specchio, dicendo: "Ho servito la mia Patria con onore". Ed avrete sbagliato Patria.

Buon vento.

mercoledì 19 settembre 2012

Il PD è incopatibile col progressismo



Mi tengo abbastanza lontano dalla costa, ma qualche spiffero puzzolente arriva anche sulle mie mura. L'ultima folata di munnezza mi è giunta da Beppe Fioroni e dai teodem del Pd. La minoranza cattolica, abbastanza integralista da poter tranquillamente stare a destra, ma siccome a destra le poltrone per i teocratici sono già tutte occupate, stanno nel Pd fingendosi "progressisti moderati". Che grande ossimoro!
Questi figuri non vogliono che Nichi Vendola, leader di SEL, partecipi alle primarie di coalizione del centrosinistra. Perchè? Ecco il motivo:
"Essendo primarie di coalizione, riteniamo che i partecipanti delle altre forze politiche debbano presentare un programma compatibile e integrabile con il nostro. Iniziative come quella referendaria abrogativa per leggi che possono essere sicuramente migliorate, ma la cui abrogazione recherebbe nocumento al paese, non sono di certo compatibili"
Vendola è "colpevole", agli occhi dei papisti, di voler abrogare la controriforma del mercato del lavoro messa in campo dal ministro Fornero, ed in particolare la norma riguardante i licenziamenti (articolo 18 dello Statuto dei Lavoratoti).
Quindi c'è subito un fatto: chi vuole abolire la riforma Fornero (cioè tutta la sinistra italiana, da SEL ai comunisti, dall'IDV ai sindacati) e l'attuale norma sui licenziamenti è incompatibile col PD. Buono a sapersi! Vuol dire che il PD è incompatibile col campo progressista, e appartiene al campo conservatore!

In realtà, credo che la reale motivazione del diniego teodem alla partecipazione di Vendola alle primarie sia un altro: Vendola è gay, vuole sposarsi col compagno e - udite udite - vuole avere un figlio! Non è scandaloso che un progressista voglia queste cose, per se e per gli altri?
No. Altrimenti non sarebbe un progressista.

Svegliatevi. Abbassate la testa altrimenti il boma vi becca.
Buon vento.

Toga-party: la destra laziale, tra maiali e troie.





Da Il Messaggero, le foto dei Toga-Party al centro dello scandalo della Regione Lazio.
Ecco chi avete votato cosa fa con i nostri soldi. E' colpa vostra.

Ecco le foto:
http://www.ilmessaggero.it/foto/caso_fiorito_quei_toga_party_di_de_romanis_spuntano_le_foto/6-9405-220237.shtml 

martedì 18 settembre 2012

Polverini: "Mi dimetto, anzi no!"



Coerenza ad oltranza. "Se non cacciano il capogruppo pdl, io mi dimetto", aveva tuonato Renata Polverini non appena lo scandalo su soldi e festini aveva investito la Regione Lazio. L'ex sindacalista ex fascista, che passerà alla storia come la governatrice del Lazio che ha tagliato il maggior numero di posti letto negli ospedali perchè "nun ce sono i sordi", non voleva minimamente essere accostata a chi utilizzava i soldi "che nun c'erano" per prostitute, balletti con sgallettate, festini impudici e roba varia.
La seduta fiume del consiglio regionale del Lazio doveva essere un terremoto. La montagna, invece, ha partorito un topolino: il capogruppo pdl non si è mosso dal suo ruolo, e la Polverini non si è dimessa. Tanto rumore per nulla? Capita spesso, specie quando a governare e a governarci sono persone incapaci, in malafede o, peggio ancora, burattini in mano a potentati economici e/o criminali. La Polverini, povera crista, si è guardata intorno alla ricerca di una solidarietà che non le è arrivata: lei sta lì perchè ce l'hanno messa, non per meriti o capacità proprie; abbassasse la cresta e "nun cagasse er cazzo".
Detto, fatto. La Renatona de noantri, dopo aver chiesto scusa ar monno intero, ha posato lo sguardo sulla sua poltrona. La sua anima, ne siamo certi, avrà sussultato: "Ahò, ma che stai a fa'? Ma quali dimissioni! Fatti li cazzi tua, lascia sta' er capogruppo e magnamose qualche artra mesata bona...". La sua poltrona non avrà altri padroni oltre al suo nobile deretano, almeno per il momento.
Alla fine, però, il consiglio regionale non poteva non varare un provvedimento eccezionale: la famigerata spending review. Olè! 
In serata, tutti a casa. Tutti vincitori, davanti alle telecamere e sulle colonne dei giornali.
Tutti vincitori, i governanti. L'unico perdente: il Popolo.

Viro e mi metto di lasco.
Buon vento.

lunedì 17 settembre 2012

Piccoli cambiamenti... ma non di rotta.



Scrivo dopo un week end di lavoro matto e disperatissimo. Sono stanco, raffreddato ed ho bisogno di farmi una bella dormita. Al lavoro stiamo letteralmente "facendo la botta", il tempo a disposizione è pochissimo, e i minuti a disposizione per aggiornare il blog sono ridotti al minimo. Ragion per cui, il blog deve cambiare. Necessariamente. Poco tempo per scrivere o per cercare articoli interessanti, vuol dire ottimizzare i tempi, gli spazi, il linguaggio e le tematiche.
Il Sabotatore è ormai una realtà, piccola e autogestita, che voglio continuare a curare. Anzi, se qualcun altro volesse iniziare a scrivere articoli o poesie su Il Sabotatore, non ha che da inviarmele! Massima libertà nel professare libertà: questa è l'unica linea editoriale.
La grafica è cambiata, come avrete notato: non avendo la possibilità di curare e gestire un network, ma volendo continuare questo viaggio, ho deciso di trasformare il blog in un Diario di Bordo. Dirò sempre la mia, come ho sempre fatto, e non rinuncerò ad urlare la mia rabbia e il mio disprezzo, la mia gioia e la mia voglia di cambiare le cose. Solo che lo farò in maniera più breve, più immediata, forse più intima. Si può urlare in maniera intima? E' questa la sfida che ho di fronte. 

L'orizzonte è lì, di fronte a me.
La rotta non è cambiata.
E adesso... auguratemi buon vento!

venerdì 14 settembre 2012

Il Sabotatore - num. 11

Il Sabotatore

 
 
Come ogni venerdì, è uscito oggi il numero 11 de Il Sabotatore - Bollettino settimanale del Network Autonomo Sabotag. Quattro pagine contro il Sistema.
Su questo numero troverete un articolo di Arcadianet in prima pagina sulle leggi liberticide europee contro l'agricoltura, due articoli di Sabotag sui temi del lavoro e della repressione; l'esordio di un nuovo collaboratore napoletano, Vale Eva, con un articolo sull'ingerenza sempre maggiore delle banche nella nostra vita; uno scritto di Jatevenne sui temi del meridionalismo; una poesia di Capitano Orca, in cui si sente il profumo dell'Oceano.
 
Il link ove leggere l'ultimo numero de Il Sabotatore è

mentre gli altri numeri de Il Sabotatore sono visibili al seguente link:

Do svidanija

mercoledì 12 settembre 2012

Strage di Hillsborough, strage di Stato




Colpevolizzarono i tifosi, ma la colpa era delle forze dell'ordine. Imposero leggi liberticide per il "terrore hooligans", ma la responsabilità era del braccio armato dello Stato. Ci sono voluti 23 anni per mettere la parola "Verità" vicino ai nomi delle 96 vittime, e pensate che ancora oggi si utilizzano le medesime armi di disinformazione per criminalizzare gli ultras.
Allora fu la Tatcher e il suo governo liberticida, oggi sono i discepoli della Tatcher. Ma la sostanza non cambia: il Sistema impone e falsifica, mente e uccide, utilizzando il braccio armato della Polizia e delle forze dell'ordine.

La verità sulla strage di Hillsborough arriva dopo 23 anni. Tanto ci ha messo la giustizia inglese – e solo dopo una petizione popolare firmata da oltre 100 mila persone – per rendere pubblici i documenti sulla tragedia del 15 aprile 1989, il giorno in cui 96 tifosi del Liverpool morirono schiacciati contro le transenne o calpestati dalla folla a Hillsborough, lo stadio di Sheffield che ospitava la semifinale di FA Cup contro il Nottingham Forest. Le oltre 400mila pagine – rese note oggi dall’apposito comitato presieduto dal vescovo di Liverpool – assolvono finalmente la tifoseria dei Reds dalla consapevole opera di disinformazione messa in atto dal governo conservatore della Thatcher (che ha operato anche con l’aiuto di quotidiani amici come il Sun) e accertano invece la responsabilità delle forze dell’ordine, sia al momento strage che nel tentativo a posteriori di coprirla falsificando referti e documenti.

Con incredibile e colpevole ritardo, arriva finalmente un riconoscimento anche per i famigliari delle vittime, dopo che per due decenni la verità ufficiale aveva ripetuto loro che la colpa della carneficina era esclusivamente dei loro cari. Tanto che il primo ministro Cameron oggi ha dichiarato: “E’ chiaro che queste famiglie hanno subito una doppia ingiustizia. L’ingiustizia della tremenda tragedia, il fallimento dello stato nel proteggere i loro cari e l’imperdonabile attesa prima di poter scoprire la verità che ha generato l’ingiustizia della denigrazione di chi è morto, di chi sinora è stato ritenuto colpevole della propria morte. Quindi, a nome del governo e del nostro paese, chiedo scusa per quanto è accaduto e non è stato fatto a lungo”.

Quel giorno di aprile, a causa di un’errata gestione del contenimento da parte delle forze dell’ordine che lasciarono entrare nello stadio molte più persone del dovuto, si scatenò un’ondata di panico. Nel fuggi fuggi generale grandi e piccini – il più piccolo aveva 10 anni, il più anziano 67 – rimasero schiacciati contro i muri e le transenne, o morirono calpestati nel tentativo di trovare la salvezza entrando in campo o dirigendosi verso l’uscita. Siccome il putiferio scoppiò in concomitanza con l’inizio della partita (ore 15), la polizia, pensando fosse un’invasione di campo, con una serie di violente cariche compresse ancora di più i tifosi all’interno della Lepping Lane contribuendo a peggiorare la carneficina. Quello che emerge oggi è non solo la mancanza di coordinamento tra le forze dell’ordine, la loro responsabilità nel non aver individuato le cause del problema e nell’aver risposto nel peggior modo possibile. Fino a sottoporre i cadaveri dei bambini al test dell’alcol per dimostrare che fossero ubriachi. Ma anche e soprattutto l’aver falsificato almeno 164 documenti ufficiali che avrebbero provato la loro responsabilità.

Sotto accusa anche i servizi di soccorso, inadeguati e inefficienti. Peggio di tutti fece il medico legale incaricato, che alle 15,15 del pomeriggio – esattamente 9 minuti dopo la sospensione della partita e la contemporanea apertura dei cancelli che consentirono l’inizio del deflusso degli spettatori – decretò la morte per asfissia irreversibile di 94 persone rimaste a terra sugli spalti. Salvo che poi gli esami post-mortem lo smentirono, stabilendo che 28 delle vittime non presentavano alcuna ostruzione cardiovascolare e 31 avevano il cuore e i polmoni in funzione anche dopo l’ondata di panico, ed erano quindi vittima di asfissia reversibile e si sarebbero potuti salvare. Per non parlare di testimoni che dichiararono, inascoltati, di aver visto alcune delle vittime che ancora respiravano dopo le 15,15: l’ora in cui tutti dovevano per forza essere morti. Così quei 94 morirono effettivamente a Sheffield – un ragazzo morì in ospedale 4 giorni dopo e un altro 4 anni dopo in stato vegetativo quando gli staccarono il respiratore artificiale – ma solo per altrui negligenza e approssimazione. Non certo per colpa loro.

Da lì la campagna di disinformazione della polizia, che obbligò giovani reclute a falsificare documenti e testimonianze, e quella governativa, che raggiunse il suo culmine nella pagina pubblicata il 19 aprile dal tabloid conservatore The Sun. Sotto il titolo in prima pagina The Truth (La Verità), il Sun pubblicò un’inchiesta fasulla e passata alla storia su indicazione “di un parlamentare conservatore”, come ammisero poi il direttore e diversi giornalisti. In quelle pagine i tifosi del Liverpool furono dipinti come un manipolo di ubriachi violenti, e finti virgolettati raccontavano che i supporter superstiti avrebbero urinato sui cadaveri o, come sciacalli, si sarebbero avventati sui loro portafogli. Questa è rimasta, fino ad oggi, la verità ufficiale e giudiziaria. Nonostante, fin da subito, un’indagine parlamentare affidata a Lord Taylor – utilizzata poi anche per definire le nuovi leggi in materia di stadi: niente più recinzioni, obbligo dei posti a sedere etc – evidenziò con prove le responsabilità delle forze dell’ordine. Ma nessun processo tra quelli tenuti a vario livello ha mai potuto contare sulle oltre 400mila pagine secretate oggi. Adesso a Liverpool chiedono una sola cosa: che 23 anni dopo una seria indagine e un giusto processo abbiano finalmente luogo.

Fonte: Il Fatto Quotidiano

martedì 11 settembre 2012

"Independencia" gridano un milione e mezzo di catalani.




Un milione e mezzo di persone per le vie centrali di Barcellona nella più grande marcia indipendentista mai vista finora nella città catalana. Lo ha scrive El Pais online che cita fonti della polizia, mentre gli organizzatori parlano di due milioni di persone scese per strada. I manifestanti portano bandiere indipendentiste, reclamando l'indipendenza della Catalogna, e accusano il governo di Madrid di fare cadere la regione del nord-est della Spagna nella spirale della crisi. Se Barcellona non riuscirà ad accordarsi con il governo di Madrid sulle condizioni del piano di aiuti e sul 'patto fiscale' si muoverà verso l'indipendenza nazionale, partendo dall'autonomia fiscale. Questa la minaccia di Artur Mas, presidente della regione più ricca di Spagna, costretta a negoziare con l'esecutivo guidato da Mariano Rajoy un finanziamento da 5 miliardi per poter ripagare un debito di 40 miliardi, pari al 20% di un'economia che conta per circa un quinto del Pil nazionale ed è da sola maggiore di quella del Portogallo.

Mas, leader del partito autonomista Convergenza e Unione, durante la manifestazione ha convocato una conferenza stampa per proclamare che «se non ci sarà un accordo sui termini economici, per la Catalogna la strada per la libertà sarà aperta». Il presidente catalano si riferisce, appunto, al 'patto fiscale', che impone alle regioni del paese che sforano il tetto di un rapporto deficit/Pil all'1,5% di attenersi a un programma di aggiustamento.


Secondo Mas, però, la Catalogna, che ha un deficit al 3,9%, riceve dal governo centrale meno di quanto dà e avrebbe quindi il diritto alla stessa autonomia fiscale concessa ai Paesi Baschi. «Non c'è battaglia più pressante, nessuna sfida più importante del raggiungimento della sovranità fiscale, mai come in questo momento» ha tuonato Mas, che ha affermato di non essersi unito alla manifestazione in virtù del suo ruolo istituzionale ma di condividere completamente le ragioni dei dimostranti. L'incontro tra Mas e il premier Rajoy è previsto per il 20 settembre.

Fonte: Il Sole 24 Ore



lunedì 10 settembre 2012

Alcoa e l'arma del terrore poliziesco



Continua la lotta degli operai ex Alcoa. "Ex" nei fatti, perché formalmente sono ancora dipendenti Alcoa, nonostante i padroni dell'azienda abbiano già fatto sapere che, dopo decenni di profitti, yacth e vacanze di lusso, adesso non possono rischiare qualche spicciolo e quindi chiuderanno lo stabilimento.
Eppure la stampa liberaldemocratica italiana, sia di destra sia di non-destra (definirla "di sinistra" mi pare obiettivamente eccessivo), continua a definirli ex Alcoa, come se non fossero più qualcosa. E' vero, per molti operai l'azienda in cui hanno lavorato e lavorano rappresenta molto più di un posto di lavoro: è il luogo ove hanno covato sogni, fatto sacrifici, conosciuto persone che poi magari sono diventate amici, passato più ore che in famiglia. Per molti operai - grave errore! - l'azienda non è solo un luogo di sfruttamento, ma paradossalmente è anche un luogo di emancipazione.
Ebbene, se mai è stato così - ed io ne dubito fortemente - oggi non è più questa la condizione dei lavoratori: oggi le aziende chiudono strafregandosene altamente dei lavoratori, l'importante è che le perdite siano contenute. Tanto hanno anche il governo (da D'Alema a Monti, passando per Berlusconi) che promulga leggi atte a favorire licenziamenti facili, precarietà, sfruttamento, impoverimento.

Oggi dobbiamo tutti sentirci coinvolti nella battaglia degli operai dell'Alcoa, come ieri era per quelli del Sulcis, ieri l'altro per quelli di Taranto e domani per quelli che verranno. Pur con le sfumate differenze di ogni caso, la sostanza rimane sempre la medesima: una aggressione totale e senza quartiere al mondo del lavoro. Lo Stato, strumento repressivo per eccellenza, utilizza il suo braccio armato (polizia, carabinieri, guardia di finanza, ecc...) per caricare i manifestanti, per incutere terrore, per invitare le persone a non scendere in piazza, ma a starsene buoni buoni a casa. Perché in piazza ci vanno solo i violenti, che si beccano le giuste e sacrosante manganellate della Legge!

Stasera c'è Miss Italia. Buona fortuna.

Do svidanija.


A chi mi vede assente



Ozzy Osbourne - Here for you

Capita a volte, nelle situazioni più improbabili e disparate, che qualcuno ti veda assente. "Ma come! Assente, io???" ti viene da rispondere. Ma non c'è niente da fare. Hanno ragione loro. Tu sei assente.
Eppure lo sai che sei lì.

domenica 9 settembre 2012

Pino Aprile? Meglio così.



Si è svolto ieri a Bari l'incontro organizzato dai firmatari dell'appello a Pino Aprile affinché il noto giornalista e scrittore pugliese diventasse il leader, o il portavoce, dei movimenti meridionalisti. 
Due cose non andavano bene in questa pur interessante iniziativa:
1) Pino Aprile non è un politico, non pare interessato a fare politica, non sa cosa significa fare volantinaggi, attaccare manifesti, organizzare campagne elettorali, incontrare i lavoratori in cassa integrazione, ecc... Tutte cose che un eventuale futuro leader di un eventuale futuro movimento politico unitario dei meridionali DEVE saper fare;
2) I movimenti meridionalisti sono tanti, piccolissimi, divisi, e non mi pare che stiano lavorando all'unità o - e sarebbe già tanto - ad una federazione, simile a quella che portò alla nascita, al nord, della Lega.

Questi due punti erano, a mio avviso, già sufficienti per non riporre eccessive speranze nel "Progetto Pino Aprile", quindi non ho nessuna delusione da smaltire. Anzi, con piacere plaudo alla lodevole iniziativa di fondare un quotidiano del Sud su scala nazionale. Certo, bisognerà vedere CHI finanzierà quel giornale, QUALE sarà la linea editoriale, QUALI posizioni (federaliste? Autonomiste? Indipendentiste?) troveranno spazio sulle colonne del quotidiano.
Spero che vi sia spazio per tutti, dagli irriducibili secessionisti ai più moderati federalisti, con l'eccezione - ovvia e scontata, a mio avviso - di tutti i partiti e i singoli esponenti politici che negli ultimi anni sono stati alleati di Tremonti e Bossi, due autentici e fieri nemici dei territori e dei popoli duosiciliani. Per queste persone non ci può essere spazio, anche perché lo infesterebbero col loro putridume o lo utilizzerebbero per riciclarsi e per tenerci buoni. Auspico di poter leggere quanto prima questo quotidiano, e di poterci leggere gli interventi di Nando Dicè e di Antonio Ciano (giusto per citare due nomi). L'obiettivo deve essere l'unità, pur nelle differenze. Bisogna partire da ciò che ci unisce, non da ciò che ci divide.
E' questo il compito storico-culturale di questo futuro quotidiano. Se sarà così, farà la storia. Se non sarà così, sarà un giornale. Come tantissimi altri.

"Si perderanno mille posti al giorno". E allora agite.



Luigi Angeletti, segretario generale UIL, intervistato da SkyTg24 ha dichiarato: "Ci aspettano mesi peggiori di quelli passati. In autunno perderemo circa mille posti al giorno". E lei che ha fatto, per impedirlo? Bonanni ,la Camusso e lei, in questi mesi e in questi anni, cosa avete fatto per evitare tale scempio sociale? Ben poco, per non dire niente.
Signor Angeletti, mi sbaglio o lei è tra i firmatari del famigerato "Patto per l'Italia", prodromico all'attuale macelleria sociale che stiamo vivendo? Anni fa, quando il governo Berlusconi era forte e Cisl e Uil facevano a gara per prendere le distanze da quei komunisti della Cgil, il suo compare Bonanni e lei avete consegnato milioni di lavoratori italiani nelle mani del precariato, della disoccupazione, della riduzione dei diritti. Il tutto per la promessa, rivelatasi poi una chimera, di tempi migliori. 
"Gli italiani si stanno impoverendo", afferma giustamente. E allora perché, invece di piagnucolare come se lei non avesse colpe, non chiede scusa ai lavoratori italiani e non si mette ad organizzare scioperi ad oltranza, non le classiche quattro ore del venerdì o del sabato?
"Ci sono 960mila persone che vivono di politica e negli ultimi 10 anni hanno aumentato il loro reddito dell'80%. Non c'è lavoratore o imprenditore che ha beneficiato dello stesso trattamento". Ottimo, signor Angeletti, ma lei in questi 10 anni cosa ha fatto per contrastare questa deriva? Non ricordiamo suoi attacchi o manifestazioni di dissenso esplicito su questo tema, mentre ricordiamo benissimo i suoi ripetuti inviti ad abbassare i toni e a lavorare per il bene del Paese. Con la conseguenza che si è lavorato solo al bene della classe dirigente del Paese, mentre i cittadini, i lavoratori, il Popolo, hanno visto peggiorare tragicamente la loro condizione di vita. Senza che il suo sindacato facesse nulla che sia meritevole di passare alle cronache.
Le va riconosciuto che, nell'ultimo periodo, alcune sue posizioni sono tornate ad essere apprezzabili, mentre il suo compare Bonanni appare ormai irrecuperabile. Intanto, però, vorremmo sapere se lei è favorevole o meno al referendum promosso da Fiom e IdV sulla abolizione dell'attuale normativa sui licenziamenti, che ha de facto abolito l'articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Inoltre, vorremmo anche sapere se il suo sindacato ha intenzione di organizzare o sostenere le lotte sociali che inevitabilmente - come lei stesso ha ricordato - ci saranno nel prossimo futuro.
Vedremo.

Do svidanija

sabato 8 settembre 2012

Indipendenza... e poi?



Molte persone, sentendomi criticare spesso la sedicente unità d'italia e professare la necessità di autonomia e indipendenza delle terre e dei popoli meridionali, mi domandano spesso: "Una volta diventati indipendenti, cosa diventeremo?". Una repubblica federale? Uno stato centralizzato? Una monarchia, col ritorno magari dei Borbone-Due Sicilie?
Sono domande legittime, alle quali però non si può dare un'unica risposta. Perché sono domande sbagliate. Noi vogliamo la libertà, e poi già abbiamo deciso cosa diventare una volta liberi? Noi vogliamo l'autonomia, o magari l'indipendenza, e già sappiamo di che morta dobbiamo morire?
No, non è così che si fa. Noi dobbiamo essere liberi a prescindere dal sistema istituzionale che il Popolo sovrano deciderà di darsi, magari tramite un referendum popolare. Una volta libero, una volta indipendente, il Popolo deciderà se l'attuale Sud Italia (in cui, però, dobbiamo inglobare anche i territori del fu Regno delle Due Sicilie che ad oggi sono formalmente appartenenti a regioni non meridionali) dovrà essere una repubblica federale o un regno; se la Sicilia insulare dovrà essere federata o meno coi territori peninsulari. 
Noi dobbiamo conquistare la libertà, che è la possibilità di realizzare una libera associazione di donne e di uomini. Nessun sistema calato dall'alto: il Popolo sceglierà come unirsi.

Ovviamente, io ho delle preferenze. Proposte da fare.
Credo, ad esempio, che il primo passo verso l'indipendenza sia una forte autonomia delle regioni meridionali, da ottenere tramite la creazione di una Macroregione Sud, in base all'articolo 132 della Costituzione Italiana:
Si può con legge costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione d'abitanti, quando ne facciano richiesta tanti consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse.


Si può, con referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Provincie e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un'altra. 
Una volta creata la macroregione si potrà procedere al "referendum scozzese": nel 2014, si terrà in Scozia un referendum sulla indipendenza dalla Gran Bretagna, pur continuando a riconoscere la Regina Elisabetta come  Capo di Stato (come avviene in Canada o Australia, ad esempio).
In Italia, non avendo una monarchia, si potrebbe pensare ad una trasformazione in senso confederale della Repubblica, con capitale Roma e con un Presidente della Confederazione Italica eletto dal Popolo.
All'interno di tale Confederazione, vi sarà uno Stato autonomo delle Due Sicilie, che tramite referendum popolare deciderà la forma istituzionale e di governo da darsi. Io opto per una Repubblica Federale delle Due Sicilie, con capitale Napoli. In questo caso, i popoli siciliani insulari e peninsulari sarebbero, appunto, federati e autonomi. Credo, infatti, che la Sicilia insulare debba essere autonoma, ma non indipendente dal resto delle Due Sicilie, proprio alla luce del bagaglio storico-culturale comune tra i popoli meridionali. Tutti.

Si realizzerà mai questo sogno?
Non lo so. L'unica possibilità per questo sogno di realizzarsi è smettere di essere un sogno, e diventare un progetto politico.

JATEVENNE!!!

Brigante se more - Folk Metal version



Un capolavoro di Folk Metal!

Black Sunrise - Aelf's Lai (The Jester's Garden - Mini CD, autoproduzione del 1999)

Aspettativa di vita: 2 anni in meno in Campania




D'Italia si muore...

NAPOLI - Un bambino che nasce in Campania ha un’aspettativa di vita di due anni inferiore alla media nazionale. Vale a dire che se una donna, nel resto del Paese, vive mediamente 85 anni, nella nostra Regione ha un’aspettativa di vita che arriva a 83. Stessa cosa per i maschi la cui media di vita, attualmente, è di 81 anni. 

Il dato emerge dal «Primo Osservatorio regionale per la valutazione dell’appropriatezza delle prestazioni sanitarie nell’area dell’assistenza primaria» presentato ieri all’Hotel Terme di Agnano dalla Società Italiana di Medicina Generale (Simg) e dal Consorzio nazionale delle cooperative mediche (Cncm). Ne parla il dottor Gaetano Piccinocchi, segretario nazionale della Simg. Dice: «Influiscono sull’aspettativa di vita il contesto di povertà, i rifiuti, la mancanza di istruzione, caratteristiche della nostra Campania». 

Il dato negativo, ovviamente, non è l’unico raccontato ieri. La «maglia nera» alla Campania arriva anche per l’incidenza dei tumori dell’apparato respiratorio sulla popolazione. «Le cause principali – ha spiegato l’oncologa Grazia Arpino – sarebbero due: il maggior numero di donne fumatrici che si registra in Campania, e il problema dell’inquinamento atmosferico che riguarda soprattutto le province di Napoli e Caserta». 

Durante l’incontro - al quale hanno partecipato, tra gli altri, l’assessore comunale alla Sanità, Pina Tommasielli, Ernesto Esposito, dirigente della Asl Napoli 1, Giovanni Arpino, responsabile del settore ricerca del Cncm - sono stati illustrati infatti altri dati allarmanti: in Campania la prevalenza del cancro alla prostata è del 15%, il cancro al colon è dell’8%, al polmone è del 6%, e del melanoma è pari al 4%». Nonchè la crescita del numero dei diabetici e di chi soffre di insufficienza renale. «L’importanza dell’Osservatorio regionale realizzato dai medici di medicina generale, sta nell’aver posto l’attenzione sulla questione dell’appropriatezza a trecentossessanta gradi dalle questioni sanitarie a quelle amministrative, passando per la realizzazione di un eccezionale database della salute» ha detto Ernesto Esposito. 

E l’assessore Tommasielli: «I 620 medici di medicina generale dell’Osservatorio sono stati lungimiranti monitorando la salute di quasi un milione di cittadini campani, e dimostrando che la Regione ha ottimi metodi d’analisi, e strumenti di quantificazione finalizzati a un buon rapporto costi/benefici».

Infine un riferimento al nuovo decreto sabità. Afferma Gaetano Piccinocchi: «L’Associazionismo previsto da Balduzzi, in Campania è già attivo da più di 10 anni, in quanto la regione ha presentato la prima esperienza in Italia di aggregazione dei medici di famiglia». E Giovanni Arpino: «I medici di medicina generale hanno fatto grandi sforzi per dare vita al primo Network dei medici di famiglia ramificato nelle 5 province campane, nel quale è possibile accedere a un database della salute che contiene i dati relativi al 60% delle patologie più diffuse. In Italia l’unico comparto totalmente informatizzato è quello di medicina generale. Basti pensare che esiste la cartella clinica sull’iPad»

tratto da Il Mattino

venerdì 7 settembre 2012

Il Sabotatore - num. 10

Il Sabotatore



E' uscito oggi il numero 10 de Il Sabotatore - Bollettino settimanale del Network Autonomo Sabotag. Quattro pagine contro il Sistema.
Su questo numero troverete un articolo di Arcadianet in prima pagina sulla crisi del capitalismo italiano; un articolo di Sabotag sulla volontà di fare LA Tav; l'esordio di un nuovo collaboratore meridionalista, Jatevenne, con un articolo su Mario Monti e il Sud; uno scritto di Bakunin sul concetto di Patria per gli anarchici; il testo di una famosa canzone sul brigantaggio postunitario.

Il link ove leggere l'ultimo numero de Il Sabotatore è
http://www.youblisher.com/p/420528-Il-Sabotatore/

mentre gli altri numeri de Il Sabotatore sono visibili al seguente link:
http://www.youblisher.com/s/il+sabotatore/

Do svidanija

Lo Stato non è la Patria (M. Bakunin)




La gioventù mazziniano-garibaldina non s’era mai posta questa domanda: che rappresenta effettivamente un tale Stato italiano pel popolo? Perché mai deve amarlo e tutto a lui sacrificare? Quando si faceva questa domanda a Mazzini - e ciò non accadeva che raramente, tanto sembrava semplice e facile - egli rispondeva con gran parole: «Patria donata da Dio! Santa missione storica! Culto delle tombe!Ricordo solenne dei martiri! Lungo e glorioso sviluppo delle tradizioni! Roma antica! Roma dei papi! Gregorio VIII! Dante! Savonarola! Roma del popolo!». Tutto ciò era così nebuloso, così bello, e nel medesimo tempo sì assurdo, da essere sufficiente per abbagliare e stordire i giovani spiriti, più adatti d’altronde all’entusiasmo e alla fede che alla ragione e alla critica. E la gioventù italiana, mentre si faceva uccidere per questa Patria astratta, malediceva la brutalità e il materialismo delle masse, dei contadini in particolare, che mai si son mostrati disposti al sacrificio per la grandezza e per l’indipendenza di questa Patria politica, dello Stato.
Se la gioventù si fosse data la briga di riflettere avrebbe capito, e forse da lungo tempo, che l’indifferenza ben netta delle masse popolari pel destino dello Stato italiano non solo non è un disonore per esse, ma prova, al contrario, d’una intelligenza istintiva che fa comprendere come questo Stato unitario e centralizzato sia, per sua natura, a loro estraneo, ostile, e proficuo solo, per le classi privilegiate di cui garantisce, a lor danno, il dominio e la ricchezza. La prosperità dello Stato è la miseria della nazione reale, del popolo; la grandezza e la potenza dello Stato è la schiavitù del popolo. Il popolo è il nemico naturale e legittimo dello Stato; e sebbene si sottometta - troppo sovente, ahimè - alle autorità, ogni forma di autorità gli è odiosa.
Lo Stato non è la Patria; è l’astrazione, la finzione metafisica, mistica, politica, giuridica della Patria; ma si tratta di un amore naturale, reale; il patriottismo del popolo non è un’idea, ma un fatto; e il patriottismo politico, l’amore dello Stato, non è la giusta espressione di questo fatto, ma un’espressione snaturata per mezzo d’una menzognera astrazione, sempre a profitto di una minoranza che sfrutta. La Patria, la nazionalità, come l’individualità è un fatto naturale e sociale, fisiologico e storico al tempo stesso; non è un principio. Non si può definire principio umano che quello che è universale, comune a tutti gli uomini; ma la nazionalità li separa: non è, dunque, un principio. Principio è, invece, il rispetto che ognuno deve avere pei fatti naturali, reali o sociali. E la nazionalità, come l’individualità, è uno di questi fatti. Dobbiamo, dunque rispettarla. Violarla è un misfatto e, per parlare il linguaggio di Mazzini, diviene un sacro principio ogni volta che è minacciata e violata. Ed è per questo ch’io mi sento sempre e francamente il patriota di tutte le patrie oppresse. La Patria rappresenta il diritto incontestabile e sacro di tutti gli uomini, associazioni, comuni, regioni, nazioni, di vivere, pensare, volere, agire a loro modo e questo modo è sempre il risultato incontestabile di un lungo sviluppo storico.

Michail Bakunin

Quando Napoli era la Germania d'Italia


Articolo de Il sole 24 Ore, datato 30/06/12.

giovedì 6 settembre 2012

"In Europa senza il Sud"

Non è l’ultima provocazione della Lega, ma un quesito referendario vero e proprio depositato dal carroccio in Cassazione. Oggi il leader leghista, Roberto Maroni, in conferenza stampa a Montecitorio ha detto che c’è bisogno di riorganizzare l’Eurozona in modo che ne facciano parte solo quelle aree europee che abbiano innanzitutto il requisito del pareggio di bilancio”. In sostanza, l’ex ministro dell’Interno parla di lasciare il Nord Italia dentro la moneta unica, tenendo fuori il Mezzogiorno, dove buona parte delle Regioni hanno i bilanci in profondo rosso. Maroni ha anche sottolineato come “altrimenti l’Europa va incontro al default. La prossima settimana – ha concluso – daremo via alla raccolta delle firme”.
Con la proposta referendaria, in pratica, la Lega ripropone una sorta di secessione in salsa europea, con l’obiettivo di sganciarsi dal Mezzogiorno (a loro dire) improduttivo. Certo, il testo del quesito non parla chiaramente del Sud, ma l’intento del partito di Umberto Bossi e compagni è palese.
Da chiedersi, allora, perché la Lega non presenti anche un referendum per chiedere l’annessione della Lombardia alla Svizzera, sarebbe più facile. Ovviamente il carroccio ha tutto l’interesse a rendersi autonomo dalla “palla al piede” meridionale, mantenendo però stressi i rapporti di politica economica coloniale. Vari studi, infatti, evidenziano che gran parte della produzione del Nord Italia viene venduta al Sud e, del resto, più volte Umberto Bossi ha sottolineato che il Sud doveva essere solo una colonia. Da questo punto di vista, va appoggiata la campagna di numerose associazioni che hanno a cuore il Sud che promuovono l’acquisto di prodotti esclusivamente del Mezzogiorno.
Pensiamoci, magari diamo una mano all’economia delle nostre terre e, se la Lega vuole “cacciarci” dall’Europa…chissene!
Dico la mia: mi sta bene. Fuori il Sud dall'Europa e dall'Euro... ma dopo che sarà sancita la nostra indipendenza dal Sistema Italia. Niente più tricolore, niente più esercito, niente più aziende settentrionali al Sud, niente più tasse.
Va bene, leghisti del cazzo???

Il bocconiano Monti e il Sud

 
 
Il presidente del consiglio italiano, il bocconiano Mario Monti, è stato intervistato da quel pericoloso bolscevico che dirige Il Mattino, noto quotidiano napoletano. Virman Cusenza (si, si chiama così il direttore de Il Mattino) ha posto tante domande al bocconiano e varesino premier: sulla crescita e sul sud, sulle tasse e sullo sviluppo.
L'ultima domanda, in cui il Commissario del Popolo chiedeva a Monti se esiste ancora una "questione meridionale", ha avuto la seguente risposta:
"La questione meridionale si presenta oggi rovesciata. Affinché l’Italia cresca, contribuendo di par suo al rilancio europeo, il Sud deve cambiare più del resto del Paese. Il Sud è un’occasione e non un freno allo sviluppo".
Analizziamo la risposta. Partiamo dal concetto che la questione meridionale è oggi rovesciata: affinchè l'Italia cresca, il Sud deve cambiare più del resto del Paese. E qual è la differenza rispetto alla "vecchia" questione meridionale? Mah. La questione meridionale nasce proprio dal fatto che, per la crescita dell'Italia, il Sud ha dovuto subire cambiamenti clamorosi: dalla spoliazione delle riserve auree (il Regno delle Due Sicilie aveva, da solo, una riserva aurea maggiore di tutti gli stati preunitari messi insieme) all'indebitamento crescente (prima della sedicente unità d'italia, lo stato più indebitato era il Regno di Piemonte); dalla crisi dell'agricoltura al ritardo degli investimenti per l'industrializzazione; dall'impoverimento demografico (dovuto all'aumento dell'emigrazione verso il nord e verso l'estero) alla crescita esponenziale delle mafie (Rocco Chinnici ci insegnò che la mafia, come la conosciamo oggi, è un fenomeno nato con l'unità d'italia; prima era debole e dedita a piccola criminalità, totalmente gestibile e controllabile).
Come può vedere, caro varesino bocconiano Monti, il Sud sta cambiando più del resto del (suo) Paese da 152 anni a questa parte; eppure non vediamo crescita, sviluppo, miglioramenti. Se fossimo indipendenti, saremmo l'ultimo stato d'Europa; 152 anni fa, eravamo il terzo. E' un caso?
Ma continuiamo ad esaminare la risposta del dottor Monti: "Il Sud è un'occasione, non un freno". Alzi la mano chi non ha sentito, almeno cento volte in vita sua, la medesima frase. Ok, abbassate le mani adesso. Quanto è illuminante, il signor Monti! Quale grandissima e originale chiave di lettura dei problemi del Sud!
 
JATEVENNE!!!

mercoledì 5 settembre 2012

Dati sull'industrializzazione tra il 1871 e il 1911


Se mai ce ne fosse bisogno, ecco la dimostrazione lampante di come l'Unità d'Italia sia servita alle città del Nord per spogliare tutto il Sud di tutte le prospettive di crescita future, condannandole ad un presente di povertà, criminalità e emigrazione.
In quali regioni il neonato Sistema Italia ha favorito e promosso l'industrializzazione? Lombardia, Piemonte, Umbria, Liguria, ecc...
E quali quelle più penalizzate? Sicilia, Lucania, Puglie, ecc...

CI SIAMO CAPITI???
Si scrive ITALIA, si legge NORD!!!

Fonte
http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/pubsto/quastoeco/quadsto_04/Quaderno_storia_economica_4.pdf

Al Sud è in arrivo un terremoto distruttivo?




Il quotidiano della Calabria riporta la seguente notizia: «A breve, tra la Calabria e la Sicilia, potrebbe verificarsi un sisma distruttivo, di magnitudo 7,5 sulla scala Richter».  Alessandro Martelli, l’ingegnere che dirige il centro di ricerche Enea di Bologna, ha lanciato un allarme amplificato dal recente sisma in Emilia Romagna. Lui, assieme ad un altro esperto dell’agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile, è stato al centro dell’audizione in commissione Ambiente alla Camera. Martelli prima specifica: «Un terremoto catastrofico, molto più forte di quello dell’Emilia di questi giorni o dell’Aquila, potrebbe colpire e distruggere il Sud Italia, nei prossimi mesi o entro due anni»
Nessun allarmismo, ma ciò è stato detto in sede istituzionale.
Perché?
Prima dicono che i terremoti non si possono prevedere, poi addirittura riescono ad indicare il periodo preciso ove questi si realizzeranno.
Il come, dove e quando non è più incertezza?
Questa notizia, deve fare riflettere ma forse anche agire.
Se in Calabria o in Sicilia si dovesse verificare un terremoto di tale portata, sarebbe distruzione immensa, perché sono terre fragili, dove l’abusivismo è fatto notorio, dove le speculazioni sono fatto notorio, dove l’incuria ed il degrado sono fatto notorio.
Ed allora perché questa dichiarazione in sede istituzionale?
Per favorire investimenti di una certa consistenza in quelle regioni o perché effettivamente esistono indicazioni dalle quali è possibile prevedere un simile terremoto?
Se così fosse allora si dovrebbe provvedere all’immediata evacuazione delle città a rischio, praticamente quasi la totalità, per consentire l’immediata messa in sicurezza del territorio, verificando la situazione caso per caso, se così fosse non vedo altre soluzioni, perché poi piangere sulle vittime sarà solo l’ennesima beffa di questo sistema.
Dunque che qualcuno dia una risposta certa, che la conferisca ai calabresi, miei conterranei, ai siciliani, miei consanguinei, che la conferisca alla popolazione perché vivere ogni giorno con il timore che da un momento all’altro possa giungere un terremoto catastrofico direi che non è una bella sensazione di vita.
Il Governo deve conferire una risposta seria in merito a quanto emerso nella Commissione Ambiente della Camera a fine maggio.
O si nega o si conferma quanto emerso.
In questo caso non sono ammessi ni, o un sì o un no, la gente deve sapere.

tratto da Reset Italia

"La Tav si farà". Allora non ci siamo capiti.



L'incontro tra Monti e Hollande ha evidenziato la volontà di realizzare una "grande sinergia" sui temi fondamentali dell'Europa: la crescita, l'euro, l'occupazione... e il Tav!
O meglio, LA Tav, come si ostinano a chiamare IL Treno ad Alta Velocità Torino-Lione. I bocconiani saranno anche dei geni in economia... ma con il volgare fiorentino a cui diamo il nome di "italiano" non hanno molta dimestichezza.
Ciò detto, Monti ha dichiarato che è un "segno concreto della volontà dei nostri paesi dare completa realizzazione a quell'opera di alto interesse che è la Tav tra Torino e Lione". Alto interesse per chi? Chi ci guadagna dal Tav? A questa domanda, Monti e i bocconiani di destra, di centro e di sinistra omettono di rispondere da decenni. Le popolazioni valsusine, viceversa, sono 20 anni che rispondono: "Non è nei nostri interessi!"; visto che abitano quei territori e li abiteranno anche dopo che avranno fatto un buco in una montagna zeppa di amianto, forse bisognerebbe ascoltarli. I nostri governanti, di ogni schieramento politico, si dicono e si autoproclamano convinti federalisti: è alquanto originale la visione di un federalismo che impone sui territori una scelta presa dal potere centrale! Ma i paladini del federalismo in salsa padana, i mariuoli leghisti, che dicono? Niente! Come ogni forza politica filosistema che si rispetti, la Lega appoggia il progetto-Tav e non ascolta le proteste e le proposte alternative delle popolazioni valligiane. 
Quale strada rimane ai valsusini? Nessuna, tranne l'opposizione dura e radicale alla violenza di Stato e di Sistema. Chiunque abbia proposto nel passato la strada del dialogo ha subito sconfitte clamorose nei fatti, perché le istituzioni si sono dimostrate indisposte ad ascoltare e a mettere in discussione questo infausto progetto.

Do svidanija

Tu si 'na cosa grande



A mia moglie

sabato 1 settembre 2012

Una giornata della memoria per i duosiciliani uccisi durante il "Risorgimento"




FIRMA LA PETIZIONE!

La storiografia ufficiale ha sottaciuto, per oltre 150 anni, una scomoda verità: il popolo meridionale ha pagato un prezzo troppo alto per l’Unita d’Italia. Si parla di circa 500.000 morti; la distruzione di sessanta paesi; l’uccisioni di bambini, donne e anziani; il carcere duro di Fenestrelle (un vero e proprio lager ) per i dissidenti. Riteniamo che queste vittime debbano essere ricordate e in loro onore chiediamo al Presidente della Repubblica che venga istituito un giorno della memoria, il 3 Febbraio.

«Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell'Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio.»
Lettera di Garibaldi ad Adelaide Cairoli, 1868 

«Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti.»
Antonio Gramsci in L'Ordine Nuovo, 1920

É giusto dunque proporre un giorno della memoria per onorare chi, per difendere la propria dignitá, le proprie terre o semplicemente restando fedele al proprio regno, é stato sterminato senza alcuno scrupolo. Come data suggeriamo il 3 febbraio, per ricordare l’infame proclama che giustificava la pulizia etnica nelle Due Sicilie, pronunciato dal Generale Pinelli in quella data dell’anno 1861. Dieci giorni dopo Gaeta capitolava e Francesco II partiva per l´esilio, iniziava la resistenza ed il più oscuro periodo della nostra storia.

Ecco l´infame proclama:
«Ufficiali e soldati! La vostra marcia tra le rive del Tronto e quelle della Castellana è degna di encomio. S.E. il Ministro della Guerra se ne rallegra con voi. Selve, torrenti, balze nevose, rocce scoscese non valsero a trattenere il vostro slancio; il nemico, mirando le vostre penne sulle più alte vette dei monti ove si riteneva sicuro, le scambiò per quelle dell'aquila Savoiarda, che porta sulle ali il genio d'Italia: le vide, impallidì e si diede alla fuga. Ufficiali e soldati! Voi molto operaste, ma nulla è fatto quando qualche cosa rimane da fare. Un branco di quella progenie di ladroni ancora si annida tra i monti, correte a snidarli e siate inesorabili come il destino. Contro nemici tali la pietà è delitto. Vili e genuflessi, quando vi vedono in numero, proditoriamente vi assalgono alle spalle, quando vi credono deboli, e massacrano i feriti. Indifferenti a ogni principio politico, avidi solo di preda e di rapina, or sono i prezzolati scherani del vicario, non di Cristo, ma di Satana, pronti a vendere ad altri il loro pugnale. Quando l'oro carpito alla stupida crudeltà non basterà più a sbramare le loro voglie, noi li annienteremo; schiacceremo il sacerdotal vampiro, che con le sozze labbra succhia da secoli il sangue della madre nostra, purificheremo col ferro e col fuoco le regioni infestate dall'immonda sua bava, e da quelle ceneri sorgerà rigogliosa e forte la libertà anche per la provincia ascolana».

Per queste persone, come per Garibaldi, Bixio, Cialdini, Cavour, Vittorio Emanuele e tanti altri, non c’è mai stato una corte che li abbia condannati per le loro colpe. Vengono piuttosto ricordati come degli eroi e celebrati come “Padri della Patria”.

Il RICORDO deve essere un dovere morale otre che storico. Attiviamoci, dunque, affinchè venga istituita una giornata della memoria per ricordare il genocidio dei popoli meridionali.

La martingala duosiciliana



Carissimi fratelli scommettitori, vi propongo una grande martingala meridionalista:

Catania - Genoa 1
Lazio - Palermo 2
Napoli - Fiorentina 1

Scommettendo 10 euro se ne vincono circa 160!