sabato 1 settembre 2012

Una giornata della memoria per i duosiciliani uccisi durante il "Risorgimento"




FIRMA LA PETIZIONE!

La storiografia ufficiale ha sottaciuto, per oltre 150 anni, una scomoda verità: il popolo meridionale ha pagato un prezzo troppo alto per l’Unita d’Italia. Si parla di circa 500.000 morti; la distruzione di sessanta paesi; l’uccisioni di bambini, donne e anziani; il carcere duro di Fenestrelle (un vero e proprio lager ) per i dissidenti. Riteniamo che queste vittime debbano essere ricordate e in loro onore chiediamo al Presidente della Repubblica che venga istituito un giorno della memoria, il 3 Febbraio.

«Gli oltraggi subiti dalle popolazioni meridionali sono incommensurabili. Sono convinto di non aver fatto male, nonostante ciò non rifarei oggi la via dell'Italia meridionale, temendo di essere preso a sassate, essendosi colà cagionato solo squallore e suscitato solo odio.»
Lettera di Garibaldi ad Adelaide Cairoli, 1868 

«Lo stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti.»
Antonio Gramsci in L'Ordine Nuovo, 1920

É giusto dunque proporre un giorno della memoria per onorare chi, per difendere la propria dignitá, le proprie terre o semplicemente restando fedele al proprio regno, é stato sterminato senza alcuno scrupolo. Come data suggeriamo il 3 febbraio, per ricordare l’infame proclama che giustificava la pulizia etnica nelle Due Sicilie, pronunciato dal Generale Pinelli in quella data dell’anno 1861. Dieci giorni dopo Gaeta capitolava e Francesco II partiva per l´esilio, iniziava la resistenza ed il più oscuro periodo della nostra storia.

Ecco l´infame proclama:
«Ufficiali e soldati! La vostra marcia tra le rive del Tronto e quelle della Castellana è degna di encomio. S.E. il Ministro della Guerra se ne rallegra con voi. Selve, torrenti, balze nevose, rocce scoscese non valsero a trattenere il vostro slancio; il nemico, mirando le vostre penne sulle più alte vette dei monti ove si riteneva sicuro, le scambiò per quelle dell'aquila Savoiarda, che porta sulle ali il genio d'Italia: le vide, impallidì e si diede alla fuga. Ufficiali e soldati! Voi molto operaste, ma nulla è fatto quando qualche cosa rimane da fare. Un branco di quella progenie di ladroni ancora si annida tra i monti, correte a snidarli e siate inesorabili come il destino. Contro nemici tali la pietà è delitto. Vili e genuflessi, quando vi vedono in numero, proditoriamente vi assalgono alle spalle, quando vi credono deboli, e massacrano i feriti. Indifferenti a ogni principio politico, avidi solo di preda e di rapina, or sono i prezzolati scherani del vicario, non di Cristo, ma di Satana, pronti a vendere ad altri il loro pugnale. Quando l'oro carpito alla stupida crudeltà non basterà più a sbramare le loro voglie, noi li annienteremo; schiacceremo il sacerdotal vampiro, che con le sozze labbra succhia da secoli il sangue della madre nostra, purificheremo col ferro e col fuoco le regioni infestate dall'immonda sua bava, e da quelle ceneri sorgerà rigogliosa e forte la libertà anche per la provincia ascolana».

Per queste persone, come per Garibaldi, Bixio, Cialdini, Cavour, Vittorio Emanuele e tanti altri, non c’è mai stato una corte che li abbia condannati per le loro colpe. Vengono piuttosto ricordati come degli eroi e celebrati come “Padri della Patria”.

Il RICORDO deve essere un dovere morale otre che storico. Attiviamoci, dunque, affinchè venga istituita una giornata della memoria per ricordare il genocidio dei popoli meridionali.

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