Si è svolto ieri a Bari l'incontro organizzato dai firmatari dell'appello a Pino Aprile affinché il noto giornalista e scrittore pugliese diventasse il leader, o il portavoce, dei movimenti meridionalisti.
Due cose non andavano bene in questa pur interessante iniziativa:
1) Pino Aprile non è un politico, non pare interessato a fare politica, non sa cosa significa fare volantinaggi, attaccare manifesti, organizzare campagne elettorali, incontrare i lavoratori in cassa integrazione, ecc... Tutte cose che un eventuale futuro leader di un eventuale futuro movimento politico unitario dei meridionali DEVE saper fare;
2) I movimenti meridionalisti sono tanti, piccolissimi, divisi, e non mi pare che stiano lavorando all'unità o - e sarebbe già tanto - ad una federazione, simile a quella che portò alla nascita, al nord, della Lega.
Questi due punti erano, a mio avviso, già sufficienti per non riporre eccessive speranze nel "Progetto Pino Aprile", quindi non ho nessuna delusione da smaltire. Anzi, con piacere plaudo alla lodevole iniziativa di fondare un quotidiano del Sud su scala nazionale. Certo, bisognerà vedere CHI finanzierà quel giornale, QUALE sarà la linea editoriale, QUALI posizioni (federaliste? Autonomiste? Indipendentiste?) troveranno spazio sulle colonne del quotidiano.
Spero che vi sia spazio per tutti, dagli irriducibili secessionisti ai più moderati federalisti, con l'eccezione - ovvia e scontata, a mio avviso - di tutti i partiti e i singoli esponenti politici che negli ultimi anni sono stati alleati di Tremonti e Bossi, due autentici e fieri nemici dei territori e dei popoli duosiciliani. Per queste persone non ci può essere spazio, anche perché lo infesterebbero col loro putridume o lo utilizzerebbero per riciclarsi e per tenerci buoni. Auspico di poter leggere quanto prima questo quotidiano, e di poterci leggere gli interventi di Nando Dicè e di Antonio Ciano (giusto per citare due nomi). L'obiettivo deve essere l'unità, pur nelle differenze. Bisogna partire da ciò che ci unisce, non da ciò che ci divide.
E' questo il compito storico-culturale di questo futuro quotidiano. Se sarà così, farà la storia. Se non sarà così, sarà un giornale. Come tantissimi altri.
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