martedì 25 settembre 2012

Laziogate e finto federalismo

 



Lo scandalo dei miliardi divorati dal Consiglio Regionale del Lazio, subito ribattezzato "Laziogate", è l'ennesimo - e forse più clamoroso - esempio di quanto il finto federalismo imposto dalla Lega Nord abbia prodotto solo danni e spese per il Sistema Italia. 
Le regioni italiane, una invenzione fondata solo su interessi economici, senza nessuna considerazione delle differenze storico-culturali, rappresentano una delle fette più grosse dell'ingente debito pubblico italico: dalla Lombardia al piccolo Molise, tutte le regioni producono ingenti costi di mantenimento e continuo sperpero di denaro pubblico. Il Laziogate non è altro che la punta di un iceberg prodotto da venti anni di leghismo sfrenato: l'idea che si potesse sostituire lo Stato Centrale e Centralizzato con le Regioni, soprattutto in settori fondamentali (trasporti, sanità, servizi). Risultato? I centri di spesa si sono moltiplicati, e invece di uno Stato Centrale e Centralizzato ci ritroviamo venti Stati Centrali e Centralizzati. Complimenti ai paladini del federalismo leghista!
Ci ritroviamo, oggi, la paradossale situazione che un consigliere regionale del Lazio o della Lombardia guadagni più del premier o del presidente della repubblica. I partiti politici, poi, si spartiscono bottini esagerati, attingendo ai fondi destinati alle infrastrutture, alla sanità, ai servizi. Proprio nel Lazio, ad esempio, la Giunta Polverini passerà alla storia per il taglio dei posti letto in ospedale, proprio mentre il consiglio regionale votava un aumento dei soldi ai partiti: da 1 milione a 14 milioni in un anno!
Non vale nemmeno il ragionamento che questi problemi sono riscontrabili solo in alcune regioni, perchè il problema sta a monte. Il bug è di Sistema: non andrebbe consentito ad un consiglio regionale di determinare tali aumenti di spesa e di costi di gestione! Un vero federalismo dovrebbe partire dai comuni, che devono essere il vero fulcro decisionale e gestionale; da qui, il pallone deve passare alle province, che devono intervenire in faccende che riguardano due o più comuni; da qui alle regioni, che andrebbero ricostituite in base a criteri storico-culturali e favorendo la costituzione di macroregioni omogenee. In questo, ad esempio, si inserisce il discorso, la prospettiva di una Macroregione meridionale che, in base all'art. 132 della Costituzione Repubblicana, può realizzarsi tramite referendum popolare.
Questo processo, necessariamente virtuoso perchè REALMENTE federale e federalista, fungerebbe anche da controllo per i centri di spesa, proprio perchè il "potere" decisionale e gestionale sta nella istituzione più vicina al cittadino.

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