Continua la lotta degli operai ex Alcoa. "Ex" nei fatti, perché formalmente sono ancora dipendenti Alcoa, nonostante i padroni dell'azienda abbiano già fatto sapere che, dopo decenni di profitti, yacth e vacanze di lusso, adesso non possono rischiare qualche spicciolo e quindi chiuderanno lo stabilimento.
Eppure la stampa liberaldemocratica italiana, sia di destra sia di non-destra (definirla "di sinistra" mi pare obiettivamente eccessivo), continua a definirli ex Alcoa, come se non fossero più qualcosa. E' vero, per molti operai l'azienda in cui hanno lavorato e lavorano rappresenta molto più di un posto di lavoro: è il luogo ove hanno covato sogni, fatto sacrifici, conosciuto persone che poi magari sono diventate amici, passato più ore che in famiglia. Per molti operai - grave errore! - l'azienda non è solo un luogo di sfruttamento, ma paradossalmente è anche un luogo di emancipazione.
Ebbene, se mai è stato così - ed io ne dubito fortemente - oggi non è più questa la condizione dei lavoratori: oggi le aziende chiudono strafregandosene altamente dei lavoratori, l'importante è che le perdite siano contenute. Tanto hanno anche il governo (da D'Alema a Monti, passando per Berlusconi) che promulga leggi atte a favorire licenziamenti facili, precarietà, sfruttamento, impoverimento.
Oggi dobbiamo tutti sentirci coinvolti nella battaglia degli operai dell'Alcoa, come ieri era per quelli del Sulcis, ieri l'altro per quelli di Taranto e domani per quelli che verranno. Pur con le sfumate differenze di ogni caso, la sostanza rimane sempre la medesima: una aggressione totale e senza quartiere al mondo del lavoro. Lo Stato, strumento repressivo per eccellenza, utilizza il suo braccio armato (polizia, carabinieri, guardia di finanza, ecc...) per caricare i manifestanti, per incutere terrore, per invitare le persone a non scendere in piazza, ma a starsene buoni buoni a casa. Perché in piazza ci vanno solo i violenti, che si beccano le giuste e sacrosante manganellate della Legge!
Stasera c'è Miss Italia. Buona fortuna.
Do svidanija.
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