domenica 31 ottobre 2010

Lettera di Agnese Borsellino




Riportiamo il testo della lettera inviata dalla vedova del giudice Paolo Borsellino in occasione della consegna del premio intitolato al marito.

Carissimi giovani,

mi rivolgo a voi come ai soli in grado di raccogliere davvero il messaggio che mio marito ha lasciato, un’eredità che oggi, malgrado le terribili verità che stanno mano a mano affiorando sulla morte di mio marito, ha raccolto mio figlio Manfredi, e non, badate, offrendo sterili testimonianze come vittima di una subdola guerra che gli ha tolto quando aveva appena 21 anni il padre, ma come figlio modello, di cui non posso che andare orgogliosa, soprattutto perché, insieme alle sue sorelle, serve quello stesso Stato che non sembra avere avuto la sola colpa di non avere fatto tutto quanto era in suo potere per impedire la morte del padre.

Leggendo con i miei figli (qui in ospedale dove affronto una malattia incurabile con la dignità che la moglie di un grande uomo deve sempre avere) le recenti notizie apparse in questi giorni sui giornali, dopo alcuni momenti di sconforto ho continuato e continuerò a credere e rispettare le istituzioni di questo Paese, perché mi rendo conto che abbiamo il dovere di rispettarle e servirle come mio marito sino all’ultimo ci ha insegnato, non indietreggiando nemmeno un passo di fronte anche al solo sospetto che può avere avuto di essere stato tradito da chi invece avrebbe dovuto fare quadrato attorno a lui.

Io e miei figli non ci sentiamo persone speciali, non lo saremo mai, piuttosto siamo piccolissimi dinanzi la figura di mio marito che ribadisco ancora una volta, anche a molti di voi che non eravate nati l’anno delle stragi, non è voluto sfuggire alla sua condanna a morte, ha donato davvero consapevolmente il dono più grande che Dio ci ha dato.

Io non perdo la speranza in una società più giusta ed onesta, sono anzi convinta che sarete capaci di rinnovare l’attuale classe dirigente e costruire una nuova Italia, l’Italia del domani.

Un caloroso abbraccio a voi tutti

Agnese Borsellino
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Padellaro: "Servitori dello Stato"




Se non avessimo il governo del bunga bunga, il ministro degli Interni avrebbe già provveduto a premiare con un encomio solenne quegli agenti della Questura di Milano che misero per iscritto al pm di turno l’abuso commesso in nome e per conto delle “direttive superiori”. Quelle che il 27 maggio scorso fecero sì che la minorenne di origine marocchina, nota come Ruby, fosse affidata a una privata cittadina. Ovvero, l’ex igienista dentale di Berlusconi qualificatasi non soltanto come consigliera regionale ma anche come “delegata per la presidenza del Consiglio”. Poiché però abbiamo il governo del bunga bunga il conseguente ministro degli Interni Maroni si è affrettato a dire che è stato “tutto regolare” e che “non risulta che ci sia stata alcuna influenza esterna”. Controfirmando subito la dubbia ricostruzione dei vertici della questura milanese. Ovvero coloro che stesero un tappeto rosso ai piedi dell’igienista dentale Minetti, delegata per la Presidenza del Consiglio, venuta a prelevare la minore accusata di furto ma autorizzata a farla franca in quanto “nipote di Mubarak”.

Se non fosse il premier del bunga bunga Berlusconi si sarebbe già dimesso. L’esposto dei benemeriti poliziotti lo mette infatti in mutande, che è poi la condizione che egli predilige. Il contenuto della conversazione telefonica del presidente del Consiglio con il capo di gabinetto della questura contiene, infatti, un discreto numero di reati. Dal falso (“conosciamo questa ragazza che ci è stata segnalata come parente del presidente egiziano”) all’abuso di potere (“credo che sarebbe meglio affidarla a una persona di fiducia”, ovvero l’igienista dentale).

Ma, poiché siamo nel paese del bunga bunga, il presidente del Consiglio proverà a propinarci tranquillamente le solite panzane, convinto che tra qualche giorno il Vaticano si sarà rabbonito (magari con la promessa di qualche altro incentivo alla scuola cattolica). Così come si sarà calmata la Marcegaglia (magari in cambio di qualche ulteriore agevolazione alle imprese). Quanto alla mozione di sfiducia minacciata dalle opposizioni unite, B. punta sull’esperienza del passato. Quando di opposizione (e tanto meno unita) se n’è vista poca. Speriamo, come sempre, in un sussulto di dignità.


di Antonio Padellaro

Il leghista Bertolaso "scherza" sul Vesuvio



“Da buon leghista vi dico che non sarebbe quella grande disgrazia”. Sono parole di Guido Bertolaso, a proposito dell’eventuale eruzione del Vesuvio.

Guido Bertolaso, un uomo di governo che fa, costantemente, la figura dell’eroe nazionale: raramente si riesce a metterlo alle corde in maniera puntuale sul suo concetto di gestione emergenziale del Paese. Lo ha fatto, nella scorsa puntata di Annozero, il solo Marco Travaglio, ma nessun altro è riuscito a entrare nel merito delle questioni su cui incalzare il Capo Dipartimento di Protezione Civile.

Ma non sono le battute di cattivo gusto, il problema. Per capire il personaggio è utile leggere attentamente uno stralcio dalla riunione che si è tenuta il 15 ottobre personale e ai dirigenti del Dipartimento della Protezione Civile (DPC) presso l’Auditorium di Via Vitorchiano, Roma. La CGIL è venuta in possesso di un file audio e ne ha divulgato alcuni passaggi.

Nel primo, Bertolaso si lascia andare alle battute, sta per lasciare il Dipartimento di Protezione Civile (almeno, dicono) e c’è un’emergenza che non ha potuto gestire:


sapete tutti che l’unico rammarico che avrò, che avremo, sarà quello che purtroppo fra Vesuvio e ai Campi Flegrei non è successo niente… visto che è l’unica che ci manca… (mormorio e
risate) inutile che vi grattate, non vi grattate… da buon leghista, da buon leghista vi dico che non sarebbe quella grande disgrazia


Si potrebbe obiettare sul buongusto del Sottosegretario, ma proseguiamo. Perché è nel secondo stralcio del suo intervento che Bertolaso chiarisce bene il suo concetto di Dipartimento di Protezione Civile e le modalità con cui si muove con i suoi uomini. Comincia commentando la nomina del suo vice, Bernardo De Bernardinis a capo dell’ISPRA:


Non so cosa significhi ISPRA, però è un istituto che si occupa della tutela e della protezione dell’ambiente, tanto per essere chiari è una struttura importante che è dentro il Ministero dell’Ambiente, sappiamo che in questi ultimi anni hanno avuto qualche problemino e la nomina di Chicco in quell’istituto è sicuramente farina anche in parte del mio piccolo sacchetto perché avevo immaginato che si dovesse organizzare una strategia visto che qua nessuno è immortale [...]


Chicco è, appunto, De Bernardinis. Poi, Bertolaso parla del suo futuro successore, l’ex prefetto dell’Aquila


c’è Franco Gabrielli con noi, che viene dal Ministero, che è stato la madre comunque che piaccia o non piaccia dell’origine della PC del nostro Paese, è un Prefetto della Repubblica […] ed è Franco quello che presto avrà il compito di rilevare il testimone al sottoscritto […] ma c’è un altro ministero che è strategico per noi e lo sarà sempre di più in futuro, è il Ministero dell’Ambiente ecco perché abbiamo fatto questo innesto […] attraverso appunto il coinvolgimento del nostro uomo migliore in questo campo. Questo è il disegno, ecco perché Chicco va lì al Ministero dell’Ambiente per rinforzare la nostra struttura […] Questo è lo schema.


Schema, nostra struttura, noi: di chi parla, di cosa parla Guido Bertolaso? Che cos’ha ancora in mente? Forse giova ricordare una telefonata del 17 maggio 2007, intercettata, in cui Bertolaso parla con Marta Di Gennaro, sua vice nella gestine rifiuti in Campania: “Tu fai tutto quello che può essere utile, che può servire… io ho un obiettivo preciso: sputtanare i tecnici del ministero dell’Ambiente”. Tre anni e mezzo dopo, ecco che Guido piazza un suo uomo in una struttura chiave dello stesso Ministero.


Chicco va via da lunedì mattina perché ha convocato il consiglio di amministrazione del suo nuovo istituto, Franco Gabrielli sostituisce al momento Chicco nel compito di vice capo dipartimento per area operativa e il compito di vice capo dipartimento dell’area amministrativa viene assunto da Angelo Borrelli (APPLAUSI) […] Come a livello nazionale pare che il ministro dell’economia conti qualcosa, forse troppo… in casa nostra, il nostro ministro dell’economia ha dimostrato di essere molto diverso dal ministro dell’economia a livello nazionale. Perché lui si che è una persona seria, una persona perbene, una persona dotata di umanità, una persona che sa quando si deve dire di no ma capisce anche quando è il caso di sire di sì


Borrelli, che Bertolaso definisce il nostro ministro dell’economia, che faceva parte della task force di Bertolaso in Campania durante una delle tante fasi dell’emergenza rifiuti. Una task force sotto inchiesta.
Ecco cosa si dicevano la Di Gennaro e Borrelli durante un’altra telefonata:
Marta Di Gennaro: “Lo smaltimento costa 200 euro a tonnellata, ma se la Svizzera dice che il materiale non è buono per quel fine di recupero con termovalorizzatore, invece di rimandarcelo indietro, possono utilizzarlo ad altri fini con 100 euro aggiunti. C’è scritta nel contratto. Ma se alla fine ci costa 300 euro a tonnellata, noi finiamo sui giornali”
Angelo Borrelli: “Dobbiamo essere noi a fare in modo che il rifiuto sia accettato dall’altro lato”.

Su quella fase dell’emergenza rifiuti c’è ancora chiarezza da fare da parte della magistratura, anche se il 20 ottobre Guido Bertolaso è stato archiviato. Cinque giorni dopo, “festeggiava” come avete letto.
Con battute e con un linguaggio che evoca scenari inquietanti di comando e controllo.


da Il Fatto Quotidiano

Perchè Berlusconi deve dimettersi




Nell'affaire Ruby, vi sono tre cose che imporrebbero, anzi impongono, le dimissioni di Berlusconi dalla carica di Presidente del Consiglio. Due episodi - non due reati, chiariamolo subito - che sono indicativi dell'uomo politico che governa i cittadini della penisola italica.

Il primo: può una persona dalla vita privata così "particolare" riuscire a mantenere la lucidità e l'indipendenza necessarie per svolgere al meglio le proprie funzioni? Oppure risulta essere facilmente ricattabile da questo o quel faccendiere, da questa o quella mignottocrate, da questo o quel imprenditore?

Il secondo: quale modello di vita è, per i giovani e per le giovani, il modello di vita berlusconiano? L'idea che tutto ciò che si fa entro le mura domestiche è lecito? L'idea che, per avere successo, basta frequentare il Sultano di turno, magari cedendo a qualche avance sessuale? L'idea che se mi presento scosciata ad una cena, potrei magari uscirne con una collana o una audi?

Il terzo: è lecito consentire, senza indignarsi, che un premier intervenga affinchè la Polizia di Stato rilasci una cittadina straniera sprovvista di documenti e accusata di furto? E coloro che non hanno santi, nè in paradiso nè ad Arcore, magari rimangono in galera e qualcuno - vedi Stefano Cucchi - ci esce solo coi piedi davanti?

Questi tre episodi, che non sono reati, sono già sufficienti a richiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
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sabato 30 ottobre 2010

Chi mantiene chi in Rai?




Porta a Porta costa il doppio di Annozero, ma Bruno guadagna 5 volte Michele. Il costo di Porta a Porta per ogni mille ascoltatori è quasi il doppio di quello di Annozero.

Sarà anche un’azienda pubblica, ma è pur sempre una società per azioni. Eppure scoprire quali sono i prodotti di successo della Rai e quali i bidoni è impresa da agenti segreti, perché i costi (e le perdite) dei singoli programmi sono tra i segreti meglio custoditi del Paese. Ma incrociando i dati ufficiali, si riesce comunque a rompere il muro di riservatezza che circonda viale Mazzini.
Se consideriamo il 2009, ognuna delle 29 puntate annue di Annozero costa 194 mila euro e viene vista in media da quasi cinque milioni di persone (4.942.370) con uno share del 20,08 per cento. I costi vengono interamente coperti dai ricavi pubblicitari, che sono più del triplo: consultando il listino prezzi della Sipra, la concessionaria per la pubblicità della Rai, vediamo che ogni spot di Annozero della durata di 30 secondi, nell’autunno 2009, è stato venduto a prezzi oscillanti tra i 59 mila e i 66 mila euro. Annozero vende di media 20 spot per un totale di 600 secondi a serata.

Il listino prezzi degli spot

Su Rai1 Porta a Porta, il programma di Bruno Vespa, va in onda 110 volte all’anno più speciali estivi. Il costo della trasmissione è 70 mila euro a puntata, che lievitano a 84 mila quando passa in prima serata. L’ascolto medio è del 16,44 per cento di share con 1 milione e mezzo di telespettatori (1.410.314). Porta a porta riesce a vendere in media soltanto 360 secondi di pubblicità a serata al prezzo (dati Sipra dell’autunno 2009) di 28 mila euro ogni 30 secondi. 28 mila euro contro circa 60 mila: ma il confronto tra la “redditività” di Santoro e quella di Vespa deve tener conto del fatto che vanno in onda in orari e su reti diverse, Rai1 è più forte di Rai2, ma la seconda serata per gli inserzionisti vale molto meno del prime time . Si può però calcolare quanto devono pagare i telespettatori che pagano il canone per ciascuna delle due trasmissioni. I costi di Annozero, spalmati sui contribuenti, sono di 30 centesimi di euro ogni mille ascoltatori, per Porta a porta si spendono invece 50 centesimi. Solo L’Ultima parola, la trasmissione settimanale di Gianluigi Paragone in seconda serata su Rai2, costa più di quella di Vespa tra i programmi di informazione: 70 centesimi ogni mille ascoltatori se consideriamo i dati forniti dal conduttore stesso, 98 centesimi secondo quanto risulta al Fatto Quotidiano. Le altre principali trasmissioni d’informazione della Rai sono, in proporzione, meno care: Report di Milena Gabanelli costa 40 centesimi ogni mille ascoltatori (e 139 mila euro a puntata) e Ballarò di Giovanni Floris 27 centesimi (e 110 mila a puntata). Ecco gli ascolti: quasi 4 milioni in media col 15,54 per cento di share per Ballarò, e quasi tre milioni per Report (12,22 per cento di share), entrambi su Rai3.
Nonostante la Sipra si rifiuti di fornire i dati complessivi e dettagliati, sappiamo che Report, a novembre dell’anno scorso, ha venduto 720 secondi di pubblicità per ogni puntata. Prezzo: 55mila euro ogni 30 secondi. Ballarò ha venduto 360 secondi, proprio come Porta a porta, con la differenza però che gli inserzionisti hanno pagato per Floris 54mila euro ogni 30 secondi, circa il doppio che per Vespa. C’è però una variabile cruciale, e dunque riservatissima, per valutare nel concreto se un programma per la Rai è un affare o una palla al piede.

Lo sconto top secret

Quando l’azienda vende gli spazi pubblicitari agli inserzionisti, infatti, concede sconti del 40 o 50, persino 60 per cento. Si possono solo fare ipotesi: il pubblico di Santoro, per esempio, è più pregiato perché più giovane (nella fascia 43-53 anni), in quello di Vespa abbondano invece i pensionati, a basso reddito e dunque target secondario per la pubblicità. E’ fisiologico, quindi, che la Rai cerchi di incoraggiare l’acquisto di blocchi pubblicitari là dove sono meno redditizi, con vendite in blocco a prezzi scontati (possibili perché Porta a Porta va in onda molto spesso). Infatti al contrario di tutti gli altri programmi, che sono settimanali, Vespa occupa quattro sere a settimana (quando hanno cercato di ridurle a tre, Vespa ha risposto “lascio la Rai”). Un monopolio dell’informazione di Rai1, che non lascia spazio ad altre iniziative, nonostante gli ascolti inferiori agli standard della rete: se la media di Rai1 è del 21,15 per cento di share, Vespa col suo 16,44 per cento di ascolti va sotto quasi di cinque punti.

Anche l’Ultima parola abbassa la media di rete (di 1,1 punti di share) portando a casa 759 mila spettatori a fronte della media di 976 mila che ha Rai2 in seconda serata. Perde anche Lucia Annunziata su Rai3: il suo In mezz’ora, in onda nella fascia difficile della domenica pomeriggio (su Rai1 e Canale 5 ci sono i contenitori di varietà) , viene seguito dal 7,77 per cento di share rispetto a una media di rete dell’8,54 per cento. Ma la trasmissione dell’Annunziata non viene interrotta da break pubblicitari, inizia subito dopo il tg e viene seguita solo da promo di altri programmi di Rai3, dunque non pagati. Questo significa che i 25 mila euro lordi, cioè il costo di ogni puntata, non vengono coperti da alcun ricavo.

Gli stipendi non sono però proporzionati ai risultati di ascolto: in testa c’è infatti Bruno Vespa, con i suoi 2,12 milioni di euro all’anno. Vespa ha aumentano il suo stipendio base da 1,2 a 1,6 milioni di euro per 100 puntate, a cui aggiungere gli extra per le prime serate. Nella classifica seguono Santoro (662 mila euro) e Floris (500 mila euro di media). Anche se ha raccontato in diretta di guadagnare “solo mille euro lordi a puntate”, Paragone somma il gettone per la conduzione all’ingaggio da 160 mila euro lorde per la vicedirezione di Raidue. Lucia Annunziata incassa invece 8 mila euro lordi a puntata, la Gabanelli soltanto 150 mila all’anno, sempre lordi.
(1. Continua)

Di Beatrice Borromeo e Carlo Tecce

Cantona: "La rivoluzione si fa contro le banche"




Eric Cantona è stato un grandissimo giocatore. Uno di quelli che fanno innamorare le folle del gioco del pallone. Uno capace di scendere in campo con la maglietta su cui c'è scritto, al posto del nome, semplicemente "Moi": Io.
Eric Cantona è anche e soprattutto un uomo, con le sue idee, le sue debolezze, i suoi valori. Pur non potendolo nè volendolo catalogare tra gli uomini "di sinistra" (quanto è vecchia ed obsoleta questa categoria!), possiamo dire che di certo Cantona non è un liberale.
Nel video che segue, esprime dei concetti di una semplicità e di una "banalità" quasi disarmanti, eppure dimostra ancora una volta come moltissime battaglie della cosiddetta sinistra (partiti, sindacati, movimenti, associazioni) continuino ad ignorare il fondamento del Sistema che opprime i popoli e le terre: il sistema bancario.
Vedete e soprattutto ascoltate Cantona.

venerdì 29 ottobre 2010

La trasparenza di Cameron




Il premier conservatore britannico, David Cameron, ha reso pubblici i regali ricevuti dagli altri leaders politici da quando si è insediato a Downing Street. Voglio precisare che non condivido praticamente nulla del programma politico di Cameron.

Berlusconi gli ha mandato le solite cravatte di Marinella, alla faccia dell'originalità.

Sarkozy gli ha donato racchette da tennis, Obama gli ha spedito dei quadri, Erdogan un paio di tappeti.


I cittadini della penisola italica hanno invece saputo, ad esempio, che il premier Berlusconi ha ricevuto in dono da Putin un letto gigante solo a seguito delle rivelazioni della D'Addario. Non ci è dato sapere, invece, i doni ricevuti anche dagli altri leaders. Proviamo ad immaginare: frustini, manette, quintali di viagra, aspiranti mignottocrati, il kamasutra in tutte le lingue, ecc...


Famiglia Cristiana: "Berlusconi è malato"




ROMA, 29 ottobre (Reuters) - Famiglia Cristiana attacca Silvio Berlusconi per la vicenda della minorenne marocchina Ruby che avrebbe partecipato ad alcune feste ad Arcore e parla di "stato di malattia" del premier - evocando le parole della ex moglie Veronica Lario - e di mancanza di autocontrollo.
Il problema, si legge in un articolo pubblicato sulla homepage del settimanale cattolico più letto d'Italia, "è la condizione che già la moglie, Veronica Lario, aveva pubblicamente segnalato. Uno stato di malattia, qualcosa di incontrollabile anche perché consentito, anzi incoraggiato, dal potere e da enormi disponibilità di denaro".

"Si sa che Berlusconi è un generoso, non lesina su aiuti e ricompense. Ma quale tipo di aiuti, e ricompense per che cosa? Incredibile che un uomo di simile livello e responsabilità non disponga del necessario autocontrollo. E che il suo entourage stia a guardare", aggiunge l'articolo che lamenta anche la perdità di "dignità" del Berlusconi uomo e di "credibilità" del Berlusconi politico "aspirante al Quirinale".

“Una malattia, qualcosa di incontrollabile”. Famiglia Cristiana torna a criticare i comportamenti del premier in un commento pubblicato sul suo sito in merito allo scandalo “Ruby”. Lo fa ricordando che Veronica Lario ”aveva già segnalato” questa stato. E’ “incredibile – scrive Giorgio Vecchiato, autore dell’articolo – che un uomo di simile livello non abbia il necessario autocontrollo. E che il suo entourage stia a guardare”. Manca una reazione “che faticheremmo a definire, qualcosa che sta fra la tristezza civile e la pietà umana”.

”Non assistiamo soltanto a una tegola sulla testa del Berlusconi politico, primo ministro in carica e aspirante al Quirinale”, afferma Famiglia Cristiana, “né stavolta si può parlare di complotto giudiziario, o tanto meno poliziesco”. “Il fatto è – aggiunge – che esistono testimonianze, alcune opinabili ma altre, ahimè, documentate, che creano un duplice ordine di problemi”.

L’ultima vicenda avrebbe ulteriormente minato “la credibilità, meglio ancora la dignità, dell’uomo che governa il Paese; i riflessi sulla vita nazionale e sui rapporti con l’estero; l’esempio che dall’alto viene trasmesso ai normali cittadini. I quali non si sognano né trasgressioni né festini, ma da oggi dovranno abituarsi alle variazioni pecorecce sul ‘bunga bunga”.

E, oltre all’aspetto politico, il settimanale cattolico si allarma su quello umano. “L’altro problema, da valutare come se Berlusconi fosse un tizio qualunque, è la condizione che già la moglie, Veronica Lario, aveva pubblicamente segnalato. Uno stato di malattia, qualcosa di incontrollabile anche perchè consentito, anzi incoraggiato, dal potere e da enormi disponibilità di denaro”. “Incredibile che un uomo di simile livello e responsabilità non disponga del necessario autocontrollo – afferma l’articolo – . E che il suo entourage stia a guardare”.

Tra le tante reazioni alla vicenda – tra “chi tende a ingigantire e chi tenta di argineare” – il periodico dei Paolini sottolinea come “la stampa di destra” faccia “titoloni su tutta la prima pagina”. “Per una vicenda che si voleva sopire – aggiunge – strana tecnica. E siamo solo all’inizio. Come sa chi ha un minimo di esperienza sul gossip e le sue diramazioni, aspettiamoci il peggio”.

Il popolo del bunga bunga




Ragazze minorenni sui viali delle città. Rumene, lituane, africane, italiane. A migliaia. Un popolo di stupratori seriali motorizzati le aspetta. Nessuno di loro chiede la carta di identità alle piccole donne. Solo il prezzo per le diverse modalità d'uso. Bambini di dieci/dodici anni in vendita in luoghi pubblici, davanti ai cimiteri, alle stazioni, in piazze di periferia. E ragazzine cinesi nei centri massaggi. Il depliant nel tergicristallo delle macchine parcheggiate con indirizzo, orari, immagini sorridenti con occhi a mandorla.
Il popolo dei bunga bunga non si commuove per la prostituzione di massa degli adolescenti nelle nostre città. C'è chi li usa, chi li ignora e chi si indigna per il pubblico decoro. La mamma con il passeggino tira dritto di fronte alla quindicenne truccata da troia mentre il marito prende nota del marciapiede su cui batte.
Berlusconi è un puttaniere? E' noto. Ha abusato dei suoi poteri? Lo fa da sempre. Ha fatto bunga bunga con Ruby? E' possibile. Centinaia di migliaia di italiani fanno sesso con minorenni? E' certo. Ottantamila abusano di bambini (BAMBINI!) nei viaggi di turismo sessuale (siamo tra i primi al mondo)? E' provato. E allora? Di che parliamo oggi? Ovviamente di Berlusconi, solo di Berlusconi, sempre di Berlusconi.
In un qualunque altro Stato occidentale sarebbe stato condannato per Mills, non avrebbe il monopolio televisivo, sarebbe stato fatto a pezzi dalla pubblica opinione per la sua frequentazione con dei mafiosi come Mangano o condannati in secondo grado come Dell'Utri. In nessuno Stato, neppure in Libia o in Russia, sarebbe potuto diventare presidente del Consiglio. Solo l'Italia poteva permettersi uno come lo psiconano. E' lo specchio di una parte del Paese che vorrebbe trombarsi le minorenni (e se le tromba), vorrebbe evadere il fisco (e lo evade), vorrebbe violare le leggi (e le viola).
I giornali ancora oggi, come ieri e anche domani, dedicano il titolo a Berlusconi e al sesso. Sono due anni che si fanno le seghe dai tempi di Papi, a villa Certosa, alla D'Addario e ora a Ruby. Morto un Berlusconi se ne farà un altro. Il popolo dei bunga bunga, invece, non muore mai.

Distruzione parco via Calimera



Dal MoVimento 5 Stelle dell'ottavo municipio di Roma:

Piano piano, senza che neanche ce ne accorgiamo, i nostri “politici” ci portano via un diritto dietro l’altro, un piccolissimo spazio di libertà dopo l’altro…..

Il nostro territorio è coperto di cemento, di traffico, di smog, e anche pochi metri quadrati verdi vogliono dire vita.

Il parco di via Calimera è un vero e proprio gioiello, per la sua estensione, per come è rifinito, per i servizi che offre. Una vera oasi per noi cittadini dimenticati.

Bhè quindi la nostra amministrazione nei soliti piani di tagli indiscriminati ha pensato bene di ridurre la manutenzione al nostro parco.

Ieri abbiamo realizzato un video sul parco, comprensivo di una intervista ad un cittadino come noi, cosi da sollevare l’attenzione il più possibile su questa piccola battaglia che cercheremo di affrontare che sarà fondamentale per la qualità della vita di ognuno di noi.

Sopra c'è il video che abbiamo preparato per diffondere e far conoscere la situazione dei parchi nella periferia della città di Roma.

Vi invitiamo a diffonderlo il più possibile cosi che le nostre amministrazioni capiscano che non dormiamo, ma siamo attivi e vigili per far valere i nostri diritti.

Per la stampa estera siamo il Paese del Bunga Bunga





da Il Fatto Quotidiano


Vizietto, incubo, scandalo, pedofilia. Così il nuovo scandalo che coinvolge il premier è definito dalla stampa estera. La vicenda che lega Ruby a Silvio Berlusconi sta facendo il giro del mondo, finendo nelle prime pagine di molti giornali internazionali che, nel migliore dei casi, definiscono quanto accaduto “trash”.

Così l’Italia è definita il Paese del “bunga bunga”. Una storia con dettagli “interessanti conditi con particolari hot”. Se lo spagnolo El Mundo sottolinea “l’habituè” di Berlusconi ai festini erotici, il Courrier International punta sullo scenario: “La vita privata di Berlusconi di nuovo in prima pagina”.

In Inghilterra è il Guardian a riportare i “legami del premier con la minorenne marocchina” soffermandosi sulla reazione del premier: ”Berlusconi denuncia il furore contro di lui sui legami con una diciassettenne”; mentre il Daily Telegraph titola: “Soldi in cambio di sesso con una teenager: ‘la teenager è stata testimone, nella lussuosa villa del premier, dei ‘bunga-bunga’ party, termine che indica uno dei giochi osceni favoriti da Berlusconi”.

In Germania, la Bild titola: ”17enne sostiene: Berlusconi voleva il ‘Bunga Bunga’. La procura indaga su persone fidate del presidente del consiglio”. Mentre le autorevoli Frankfurter Allgemeine Zeitung (FAZ) e Sueddeutsche Zeitung (SZ) ignorano il caso, la conservatrice Die Welt titola ”Clamore per party con minorenni. La marocchina ‘Ruby R.’ ha appena 17 anni. Sostiene di aver ricevuto regali peccaminosamente costosi da Silvio Berlusconi”.

Fra i siti delle riviste, lo Stern Online sottolinea invece ”Nuovo clamore su presunti Sexpartys da Berlusconi”. In Francia la vicenda compare su numerosi siti di informazione. Liberation, in un ampio articolo, osserva: ”In Italia, la politica è come il cinema”. Il quotidiano online Rue89 legge l’avventura di Ruby come un sequel: ”Le serate del bunga-bunga, Berlusconi e le donne, capitolo secondo”, dopo la vicenda Patrizia D’Addario. Lo spagnolo El Pais dedica alla vicenda un ampio reportage da Roma, sottolineando che il caso suscita ”una nuova questione di responsabilita’ politica” e chiedendosi se ”la fragilita’ privata del Cavaliere metta in dubbio la credibilita’ del suo lavoro pubblico”. Anche il Time, si occupa del caso con foto del Cavaliere, titolo e didascalia: “Sono qui a parlare di spazzatura vera, quella dei giornali ve la lascio”.

Ma l’eco delle rivelazioni di Ruby travalica i confini dell’Europa. In Russia ne parla il quotidiano moscovita Pravda mentre negli Stati Uniti se ne occupa l’Huffington Post: “Il premier – scrive l’influente blog politico – ha offerto 30mila euro a Ruby”. Nell’Argentina scossa dalla morte dell’ex presidente Kirchner La Nacion scrive che ”un nuovo sexgate ha coinvolto Berlusconi”. E dall’India, il quotidiano Hindustan Times, nel riportare ”il nuovo scandalo” del premier, osserva: ”Berlusconi dice di non essere un santo ma nega di aver mai pagato per fare sesso”. In Brasile, l’Estado de Sao Paolo riporta il caso, titolando l’articolo con la reazione del premier: ”E’ solo spazzatura”.

giovedì 28 ottobre 2010

Beppe Grillo e l'Italia dei "Quelliche"




In Italia quasi nessuno dà il buon esempio, ma tutti vogliono fare una "bella figura". Apparire è più importante che essere, promettere più importante di mantenere, prendere per il culo gli altri (e qualche volta anche sé stessi) un comportamento etico, adottato per non deludere e dare speranza. La sindrome della "bella figura" attraversa tutte le classi sociali, è un nostro tratto distintivo dall'ultimo barbone al presidente della Repubblica. I Quelliche.

Quelloche chiede l'abolizione della pensione dei parlamentari e continua a prenderla

Quelloche lo Scudo Fiscale non si è accorto che era una porcata e non era in aula a votare contro

Quelloche va in televisione per raccontare la verità a prezzi modici

Quelloche vuole la raccolta differenziata con gli inceneritori della Marcegaglia

Quelloche fa un partito contro le leggi ad personam e vota l'ennesima legge ad personam

Quelloche ha ripulito la Campania con le discariche tossiche

Quelloche la rivoluzione comunista domani, ma Casini e Cuffaro oggi

Quelloche fa informazione progressista con i finanziamenti ai giornali e i profitti privati

Quelloche la televisione è in mano a Berlusconi, ma è sempre in televisione a dirlo

Quelloche vuole l'acqua pubblica, ma la gestione deve essere privata

Quelloche che è per la riduzione dell'inquinamento dell'aria e va in Comune con l'auto blu

Quelloche cura i tumori e che bruciare i rifiuti ha conseguenze ZERO per la salute

Quelloche la politica è una missione, "dalla nascita" , e incassa lo stipendio pubblico dalla maggiore età

Quelloche la legge elettorale va cambiata, ma quando era al governo non ha mosso un dito

Quelloche il popolo italiano ha bisogno di "lavoro, lavoro, lavoro" e ha un lavoro insieme alla moglie in Parlamento da più di vent'anni

Quelloche fa il politico per informare e il giornalista per fare politica

Quelloche ognuno conta uno, ma quando si tratta di muovere il culo conta sempre zero

Quelloche i partiti non rappresentano nessuno, ma per cambiare bisogna dialogare con i partiti

Quelloche ha il SUV a rate, ma fa un solo pasto al giorno

Quello che è contro i finanziamenti pubblici ai partiti, ma li incassa fino all'ultimo euro

Quelloche ha il salotto buono chiuso a chiave con la plastica sulle poltrone per ricevere gli ospiti

Quelloche è stato licenziato, ma ogni mattina bacia la moglie per andare in ufficio

Quelloche non si è mai laureato, ma ha fatto due feste di laurea

Quelliche i manifestanti di Terzigno sono camorristi, ma Cosentino non si può processare...
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Zero soldi per i libri scolastici




Il Sistema non vuole mente pensanti, ma sudditi. Ed i sudditi non hanno bisogno di cultura. Hanno bisogno di qualcosa da mangiare (che appaia come una concessione, non un diritto) e di qualche effimero bene (cellulare alla moda, playstation, Sky, ecc...).
Il modo migliore per garantire solo a poche persone di studiare, di acculturarsi e, magari, di diventare classe dirigente fedele al Sistema è rendere sconveniente, anche e soprattutto economicamente, la cultura.
Dopo un quindicennio, quello berlusconiano, che ha visto l'aumento costante dei prezzi di libri, cd, dvd, cinema, musei, ora si è pensato bene anche di tagliare i soldi per i libri di testo, cioè l'abc del sistema formativo italico.

La cultura è pericolosa per il Sistema, perchè la cultura ti svela la verità.
La Verità è sempre una cosa rivoluzionaria.


Nel 2011 il governo non ha previsto i fondi per rendere gratuiti i libri testo delle scuole dell’obbligo. Dopo il tentativo fallito in extremis dodici mesi fa, il ministro dell’Economia Giulio Tremonti ci riprova e cerca di far saltare una delle misure caratteristiche della scuola pubblica dal 1967, cioè il fondo per i libri destinato ai bambini provenienti da famiglie meno abbienti, che serve a garantire il diritto allo studio a tutti i ragazzi. Il capitolo di bilancio della legge Finanziaria che prevede lo stanziamento di 103 milioni per la gratuità dei libri scolastici è stato nuovamente tagliato e ridotto a zero per il prossimo anno. Se le cose resteranno come sono, e non ci sarà uno stanziamento ulteriore nell’annunciato decreto di Natale, tutte le famiglie che mandano i bambini alle primarie (o che sfruttano il comodato d’uso gratuito nella scuola superiore) saranno costrette a sborsare i soldi per i libri di tasca propria.

Ma quella dei libri non è l’unica misura del piano governativo: il fondo per il diritto allo studio nelle scuole dell’obbligo viene ridotto di oltre il 70 per cento. In questo modo solo il 30 per cento di chi non può permettersi di studiare potrà farlo, per i bambini delle altre famiglie in difficoltà economiche l’istruzione sarà a rischio. Nello stato di previsione del ministero dell’Economia, alla voce “sostegno all’istruzione” sono calcolati solo 33,1 milioni di euro tra le somme da trasferire alle Regioni per le borse di studio. La riduzione rispetto all’anno scorso è quindi di 84,2 milioni di euro. Mentre in quello del ministero dell’Università e la Ricerca, il diritto allo studio nell’istruzione universitaria viene ridotto a 25,7 milioni da 100, tagliando 74 milioni. Con l’aggravante che le Regioni, a loro volta, stanno riducendo i finanziamenti a questo genere di misure a causa dei tagli agli enti locali. Il computo dei tagli che la Finanziaria porterà a scuola e università è stato calcolato dai deputati del Partito democratico che fanno parte della commissione Cultura e che ieri si sono visti respingere tutti gli emendamenti che rifinanziavano questi fondi. Nello specifico hanno registrato una riduzione di 123,3 milioni di euro per l’istruzione prescolastica e di 780,1 milioni di euro per l’istruzione primaria. Per l’istruzione secondaria di primo grado e di secondo grado vengono ridotte rispettivamente di 208,3 milioni e di 841,6 milioni di euro, mentre per l’istruzione post-secondaria, (quella per gli adulti) il taglio è di 7,8 milioni di euro.

In commissione Cultura, a Montecitorio, la discussione ieri è salita di tono e l’Italia dei Valori ha deciso di abbandonare i lavori per protesta. “É stato l’ennesimo atto di arroganza da parte di questo governo – racconta Pierfelice Zazzera, capogruppo Idv in commissione – e di questa maggioranza nei confronti del Parlamento e delle minoranze. Non solo il rappresentante del governo si è presentato con un’ora di ritardo ma, fatto ancor più grave, è stato impedito alle minoranze di parlare. Per questo, abbiamo abbandonato i lavori”. Il Partito democratico denuncia: “Con un colpo secco – dice la capogruppo in commissione Cultura Manuela Ghizzoni – il governo ha abolito la gratuità dei libri di testo nella scuola elementare per il 2011 e ridotto di oltre il 75 per cento i fondi per le borse di studio nelle università. Abbiamo dovuto lottare per ottenere dieci milioni per l’edilizia delle residenze universitarie. É inaccettabile”.

Anche lo scorso anno le proteste erano state analoghe e, sotto pressione, alla fine il governo aveva trovato i 103 milioni di euro mancanti nel decreto milleproroghe natalizio. Questa volta sarà più difficile, perché il decreto di fine anno varrà sette miliardi ma gran parte di questi soldi sono già stati promessi in quello che Tremonti definisce “Piano sviluppo”. Al ministro della Cultura Sandro Bondi servono soldi per il fondo per lo spettacolo, Stefania Prestigiacomo reclama 100 milioni per il dicastero dell’Ambiente, poi ci dovranno essere gli 800 milioni di copertura finanziaria della riforma universitaria. E trovare le risorse per i libri di testo gratuiti sarà ancora più arduo che nel 2009.

Da Il Fatto Quotidiano del 28/10/2010
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mercoledì 27 ottobre 2010

Un eroe chi ha colpito Capezzone




da Il Messaggero


ROMA (27 ottobre) - «Chi sta vicino a Silvio Berlusconi rischia troppo e questo non è giusto». Lo ha detto Daniele Capezzone, intervistato dal Tg1 e da SkyTg24 a proposito dell'aggressione di cui è stato vittima ieri.

«Un tipo mi ha colpito ed è scappato», ha raccontato il portavoce del Pdl, aggredito martedì pomeriggio da uno sconosciuto, a pochi metri di distanza dalla sede nazionale del partito, in via dell'Umiltà nel Roma. Trasportato in ospedale per accertamenti, è stato dimesso in serata. Unanime solidarietà da tutto il mondo politico, anche di opposizione.

«Non so se fosse un balordo qualsiasi o con motivazioni politiche - ha affermato - di certo c'è un brutto clima e chi sta vicino a Silvio Berlusconi rischia la criminalizzazione, quando va bene, e l'aggressione fisica quando va male, e questo è ingiusto».

Capezzone ha ringraziato per le «parole gentili» arrivate da sinistra, ma ha aggiunto: «Non voglio accusare la sinistra. Da cittadino, spero che ci siano un grande centrodestra e un grande centrosinistra, ma la sinistra deve fare barriera tra se stessa e troppi seminatori d'odio e fabbriche di Tartaglia che hanno lavorato anche troppo».


Voglio personalmente elogiare l'ignoto cittadino che ha mandato all'ospedale Capezzone. Spero vivamente che altre persone seguano il suo esempio. La violenza del Popolo è sempre conseguenza della violenza di chi ci Governa.
Non è il Popolo a dover temere il proprio Governo, ma è il Governo (ed i suoi servi, tra cui Capezzone) a dover temere il Popolo.

Ciò che ha fatto questo ignoto cittadino è legittima difesa: il fatto che gentaglia come Capezzone sia in Parlamento solo perchè capace di leccare il culo a Berlusconi è una OFFESA per il Popolo italiano, che giustamente comincia a difendersi.

L'OLIGARCA
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TeleLombardia: "Vedi Napoli e poi puzzi"




Quella che segue è una mail scritta da un lettore de Il Mattino al quotidiano partenopeo:

Gentile redazione de Il Mattino,
scrivo per segnalare un vergognoso sondaggio lanciato stamattina nel corso della trasmissione "Orario Continuato" su Telelombardia. Il titolo del sondaggio era: "Vedi Napoli e poi puzzi. La crisi dei rifiuti sarà anche colpa loro?". Ovviamente l'80% del pubblico ha risposto di si e la trasmissione era tutta impostata su questa interpretazione. Noi, che sappiamo quali sono le reali cause di questo disastro, che sappiamo chi c'è dietro, chi specula sul Cip 6, sugli appalti e sui rifiuti tossici abbiamo il dovere di reagire. Abbiamo il dovere di rovesciare con la corretta informazione questi stereotipi disgustosi. I cittadini della Campania non possono puntualmente veder aggiunta la beffa al danno

Cordiali saluti
Fabio Forlano

E questa è la risposta del Direttore di TeleLombardia:

“Caro Direttore,

Ho scoperto che Telelombardia è finita al centro di una polemica per il titolo del nostro programma Orario Continuato di due giorni fa. Giustamente, alcuni tuoi lettori si sono indignati. Lo capisco. Il collega, nel tentativo di lanciare un sondaggio «a effetto» ha maldestramente parafrasato un film con esiti pessimi.

Me ne scuso personalmente, anche perché quella mezz’ora di trasmissione in diretta m’era sfuggita. Tengo però a ribadire che mai, in nessun momento del programma (che sono andato a rivedere) c’è stato alcun commento razzista o polemico nei confronti di Napoli e del gravissimo problema-rifiuti che sta affrontando. Anzi.

Ti posso garantire che il razzismo è quanto di più lontano esista dalla nostra cultura giornalistica e di emittenti televisive, sebbene abbiamo il compito di rappresentare nel modo più completo le diverse opinioni del nostro territorio. Chi segue i nostri programmi e notiziari lo può ben testimoniare.

Un caloroso abbraccio.

Fabio Ravezzani
Direttore responsabile
Telelombardia e Antenna3”


Fabio Ravezzani è l'uomo nella foto. Se qualche meridionale lo vede per strada, o sa dove abita, e vuole fargli visita per chiedere delucidazioni... faccia pure.
P.s. a quei meridionali che ancora sventolano il Tricolore: la sedicente Italia ci odia. Rendetevene conto, e reagite.

L'OLIGARCA
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venerdì 22 ottobre 2010

Identità brigante

I briganti


Lo Stato italiano è stato una dittatura feroce che ha messo a ferro e fuoco l'Italia meridionale e le isole, squartando, fucilando, seppellendo vivi i contadini poveri che scrittori salariati tentarono d'infamare col marchio di briganti. (A.Gramsci)

Il Regno delle Due Sicilie aveva due volte più monete di tutti gli altri Stati della Penisola messi insieme (F.S.Nitti)

La guerra contro il brigantaggio, insorto contro lo Stato unitario, costò più morti di tutti quelli del Risorgimento. Abbiamo sempre vissuto si dei falsi: il falso del Risorgimento che assomiglia ben poco a quello che ci fanno studiare a scuola. (I.Montanelli)

La mafia nasce e si sviluppa subito dopo l’unificazione del Regno d’Italia (Rocco Chinnici)

Non vi può essere storia più iniqua di quella dei piemontesi nell’occupazione dell’Italia Meridionale. In quel luogo di pace, di prosperità, di contento generale che si erano promessi e proclamati come conseguenza certa dell’unità d’Italia, non si ha altro di effettivo che la stampa imbavagliata, le prigioni ripiene, le nazionalità schiacciate ed una sognata unione che in realtà è uno scherno, una burla, un impostura (Mc Guire, deputato scozzese)

Entrammo nel paese, subito abbiamo incominciato a fucilare i preti e gli uomini, quanti capitava, indi il soldato saccheggiava ed infine abbiamo dato l’incendio al paese abitato da circa 4500 abitanti . quale desolazione, non si poteva stare d’intorno per il gran calore, e quale rumore facevano quei poveri diavoli che la sorte era di morire abbrustoliti e chi sotto le rovine delle case. (C.Margolfo, bersagliere entrato a Pontelandolfo nel 1861)
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Toh, guarda quanti mascalzoni nordisti!



Roma, 22 ott. (Apcom) - Nelle carceri italiane è boom di detenuti di origine settentrionale o meglio 'padana', visto che sono invece stabili le presenze dietro le sbarre dei veneti. Crollano, a sorpresa, le presenze di detenuti meridionali. E' quanto emerge dal settimo rapporto di Antigone sulle condizioni carcerarie secondo il quale il nord 'produce' ben 9.782 detenuti, ossia quasi il 15% del totale dei detenuti e il 25% degli italiani in galera: non sono mai stati così tanti nella storia penitenziaria italiana. Basti pensare che nel 2001 i detenuti nati in Lombardia erano poco più di un terzo rispetto a quelli nati in Campania e che oggi sono pochi di meno. Crollano, invece, le presenze di detenuti pugliesi, campani, calabresi, siciliani, sardi mentre crescono moltissimo i detenuti emiliani e toscani. I detenuti del centro Italia sono 9.291, quelli del sud e delle isole 17.612. E, in totale, il centro-nord ha addirittura più detenuti del centro-sud. Singolare il fatto che a 'crollare' sia il numero di detenuti delle 4 regioni del sud più a rischio di presenza di criminalità organizzata: Campania, Sicilia, Puglia, Calabria, che producono 17.439 detenuti, ossia il 25% del totale. Erano addirittura 25.668 nel 2001, ossia poco meno del 50% del totale, stranieri compresi.
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Munnezza, munnezza! (Pino Aprile)




Dove finisce la monnezza sottratta alla vista e alle telecamere? (Tanto, l’importante è che non si veda). Per Terroni, mi capita di andare ovunque, in paesi in cui non ero mai stato (e sì che ho girato); dove credo si vada giusto se sai che esiste e hai qualcuno incontrare: insomma, o sei il fornitore di merendine o hai parenti lì, sennò… È quello che pensai quando arrivai a San Bartolomeo in Galdo, dove ebbi la felice sopresa (per fortuna, non rara) di incontrare un gruppo di ragazzi svegli, simpatici, impegnati nella ricerca dei modi e dei progetti per rivitalizzare un paese, il proprio, che l’emigrazione ha dimezzato. Sono laureati, pieni di idee e volontà. E vogliono farcela. Ce la faranno. Puntano anche sul turismo, ma… E indicai il posto. Monnezza, appena sotto il paese. Una discarica. Cominciai a fare domande, vennero fuori le solite porcherie (beh, è monnezza, no?) esiliate lontano dalla curiosità. Come dire: problema risolto, perché non lo si vede più. Così, chiesi a Sergio Truglio, che a San Bartolomeo mi aveva invitato, a nome dell’associazione Steven B. Biko, di saperne di più. Ecco, qui sotto, cosa mi ha inviato. Mentre l’Italia assiste al massacro di Terzigno a colpi di monnezza e manganello, tante altre Terzigno avvelenano terra e acqua e popolo, nel silenzio di una finta soluzione.

La costruzione della discarica iniziò nel 1996, doveva essere usata inizialmente solo come discarica consortile (Consorzio BN3) (i paesi a nord est di Benevento). La capienza totale era di 60000 t. Nel 1999 venne aperta e furono sversati 33000 t di rifiuti “tal quali”, ma già nel 2000 a seguito di un’impennata dell’emergenza rifiuti a Napoli e Provincia, fu usata per sversare i rifiuti del napoletano. Nel 2004 tra FOS (frazione organica stabilizzata, stabilizzata solo sulla carta, a giudicare dal nauseabondo odore che aleggiò per mesi a SBiG) e rifiuti “tal quali”, si arrivò a 70000 t. di immondizia, + 10000 t. sulla capienza iniziale. Le comiche iniziano nel 2006, in seguito ad un nuovo picco dell’emergenza rifiuti, l’ordinanza commissariale regionale 437 recita: “utilizzando e ampliando le volumetrie residue, vi è la possibilità di ulteriori abbancamenti di rifiuti, valutati in almeno 10500 t.”. Al 1 febbraio 2007 quell’”almeno 10500 t” si era già trasformato in oltre 30000 t. Insomma una discarica con capienza 60000 t, si è ritrovata a contenerne oltre 100000 t. con un plus di 40000 t. Ovviamente il percolato è tracimato, a questo punto, vi sono state nuovamente delle iniziative di Legambiente della Valfortore e del Comitato per la difesa del territorio, i quali hanno filmato e inviato a vari enti (Corpo Forestale dello Stato, Carabinieri, Arpa –Campania, Puglia e Molise-, Acquedotto Pugliese) dei filmati sulla tracimazione del percolato (i filmati sono in mio possesso). Il percolato, attraverso una sequenza di valloni (dei Preti, Capuano, Cupo) ha raggiunto il fiume Fortore, che riempie l’invaso di Occhito, il quale dà da bere a quasi tutta la Capitanata, su segnalazione del Corpo Forestale di SBiG, è intervenuto il Nucleo Investigativo di Polizia Ambientale e Forestale del Coordinamento di Benevento del Corpo Forestale dello Stato che ha provveduto al sequestro della discarica (l’ordine è prot. Con n. 1284 del 13/02/2007). Nel 2010 dopo ben tre anni, frattanto il percolato veniva drenato settimanalmente con autobotti, per evitare che tracimasse (due, tre autobotti settimanali hanno un costo), il Prefetto ha stanziato i fondi per la bonifica. A tutt’oggi l’unica cosa che è stata fatta è la copertura della discarica con un telo, sperando che sia sufficiente ad evitare in inverno nuove tracimazioni del percolato.

Per quanto riguarda l’alga rossa nell’invaso di Occhito, ho letto le spiegazioni più disparate di vari “esperti”, c’è quello che afferma che in un invaso artificiale, la formazione dell’alga è fisiologica, a quell’altro che dà la colpa ai fertilizzanti azotati, ad un altro che afferma che la presenza dell’alga è dovuta a scarichi civili non controllati. Si parla del depuratore di Campobasso come maggiore indiziato, la discarica di SBiG non è citata in nessun articolo di giornale, sta di fatto che è stata posta sotto sequestro a seguito delle segnalazioni di Legambiente della Valfortore e del Comitato di Tutela del Cittadino, ai vari enti (Acquedotto Pugliese, Corpo Forestale dello Stato, Arpa etc etc) e delle pressioni di questi enti alla Polizia Ambientale sui pericoli di inquinamento delle falde acquifere.

Mi diceva un membro del Comitato, che questo inverno, un PM di Foggia e dei tecnici dell’Acquedotto Pugliese hanno fatto dei rilevamenti in elicottero, per verificare la connessione tra discarica di SBiG e invaso di Occhito. Però non ho trovato conferma di un’eventuale inchiesta della Procura di Foggia. Solo un’indiscrezione giornalistica non confermata in questo anno.

Pino Aprile

http://www.pinoaprile.it/?p=165
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A Terzigno brucia il tricolore


... ed io godo. E' sempre poco.
L'Italia odia i meridionali, è arrivato il momento che i meridionali comincino ad odiare l'Italia.
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giovedì 21 ottobre 2010

Diffidato il tg1 di Minzolini

Augusto Minzolini, il servo del Regime


Agcom contro Tg1, Fede e Studio Aperto. Una diffida al Tg1 e un richiamo al Tg4 e a Studio Aperto per "il forte squilibrio" a favore della maggioranza e del governo: è la decisione adottata oggi dalla commissione servizi e prodotti dell'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, in base ai dati del monitoraggio sul pluralismo per il periodo luglio-agosto-settembre 2010. "Qualora tale squilibrio perdurasse - avverte l'Agcom - verranno adottati ulteriori provvedimenti". La pronuncia dell'Agcom arriva dopo le ripetute accuse al tg diretto da Minzolini sia da parte dell'opposizione, sia da parte dei finiani. Accuse che adesso vengono confermate anche dall'Autorità che punta il dito contro l'eccessivo squilibro a favore del governo. Sbilanciamento ancor più grave nel caso del principale telegiornale del servizio pubblico.

Piccata la replica di Fede: "Dopo 50 anni di giornalismo ai miei livelli non c'è agenzia che mi possa venire a dire come devo fare il mio mestiere. Rispondo alla mia coscienza non a quella di Agcom, che è un parlamentino politico dove prevalgono anche scelte ideologiche".

"Dai dati che ho disposizione, non risulta questa disparità di trattamento che rileva l'AgCom. Rai e Autorità dovrebbero mettersi per prima cosa d'accordo sui dati da utilizzare", replica invece il direttore del Tg1 Augusto Minzolini all'Ansa. "I dati dell'Osservatorio di Pavia, che abbiamo a disposizione - fa sapere Minzolini - vedono ad agosto l'istituzionale al 4,5%, il governo al 34,9%, la maggioranza al 28,7% e l'opposizione al 29,1%. A settembre l'istituzionale è al 13,7%, il governo al 36,5%, la maggioranza al 21,5% e l'opposizione al 25,6%. Come si vede i dati sono sostanzialmente in linea con la divisione 30 al governo, 30 alla maggioranza, 30 all'opposizione. E bisogna considerare che Fli è conteggiato nella maggioranza. Questa discordanza di dati è già una stranezza". "In secondo luogo - prosegue il direttore del Tg1 - nell'ultimo periodo le vicende politiche hanno riguardato prevalentemente la maggioranza e il governo ed il criterio di notiziabilità va comunque considerato. Infine, in estate il governo resta presente, mentre i politici vanno in vacanza e c'è un problema di reperibilità. Io ad esempio non ho potuto realizzare uno speciale Tg1 ad agosto sulla crisi della maggioranza perché non siamo riusciti a raccogliere voci sufficienti per chiudere i servizi".

Il consigliere d'amministrazione della Rai Nino Rizzo Nervo, ironizza: "Potrei con una battuta dire che l'allievo ha superato il maestro visto che il Tg1 ha ricevuto dall'Agcom una 'diffida' e il TG4 solo un 'richiamo', ma la decisione adottata dall'Autorità per le comunicazioni deve essere presa molto sul serio perchè conferma quanto ho più volte denunciato in consiglio di amministrazione senza ottenere alcun riscontro da parte del direttore generale".

Per Fabrizio Morri, capogruppo Pd in vigilanza, la diffida a carico del tT1, "conferma che quando l'opposizione denuncia il fatto che quello che era il più autorevole telegiornale italiano da troppo tempo ormai nasconde le notizie o le propone in modo squilibrato si afferma una cosa vera".

La replica del Tg1. "E' assolutamente improprio parlare di 'forte squilibrio' a favore della maggioranza e del governo da parte del Tg1 che ha sempre raccontato e sempre continuerà a raccontare gli avvenimenti politici secondo il principio del pluralismo". Lo dichiara la direzione del telegironale riguardo la diffida dell'agcom.

"Risulta strano - si legge - che l'Agcom entri così pesantemente nell'agone politico, parlando di violazione del pluralismo da parte della nostra testata con conseguente diffida del Tg1, senza aver mai indicato preventivamente a quale dato quantitativo ci si debba effettivamente attenere. Risulta altresì singolare che la commissione parlamentare di Vigilanza si avvalga, così come ovviamente fa la Rai, dei dati dell'Osservatorio di Pavia che vengono tempestivamente comunicati al Parlamento, mentre l'Agcom si avvale di quelli dell'Isimm pubblicati con frequenza non certa specie in assenza di competizione elettorale. La sanzione ex post è quindi difficilmente accettabile. E' auspicabile che questi problemi di ordine metodologico vengano definiti dall'Agcom".

NAPOLI - Liverpool





Stasera c'è NAPOLI - Liverpool, valevole per la Coppa Uefa (o Europa League, che dir si voglia).

In nottata c'è stato qualche problemino per le strade di Napoli: poca roba, gli inglesi sono già stati dimessi. Forse qualcuno di loro ha confuso Napoli con Milano: pensavano di venire a Napoli e camminare impunemente per la città, intonando cori alle 3 di notte, bevendo come cessi e rompendo i coglioni. Ma Napoli non è Milano. Se si vogliono atteggiare ad hooligans, a Napoli non c'è minestra. Se stanno buoni, tifano per la loro squadra e se ne tornano nella loro nebbiosa patria, nessuno romperà loro i coglioni.

Ovviamente ora diranno che difendo la violenza: falso. Io condanno la violenza, quando è gratuita. Un branco di 20 deficienti che scende alle 3 di notte per pestare presunti tifosi di un'altra squadra, quando non scenderebbe mai per difendere il proprio posto di lavoro, si qualifica da solo.

Io condanno i pennivendoli di regime. Io condanno Sky Sport 24 che ripete da stamattina questa notizia, come per dire: non andate allo stadio, non andate in trasferta, compratevi la partita su Sky (Murdoch) o su Mediaset Premium (Berlusconi). Io condanno che una scazzottata diventi L'EVENTO di una notte. Io condanno che stamattina, il padre che voleva andare col figlio allo stadio, dopo aver sentito decine di volte la notizia di scontri tra napoletani ed inglesi, non ci andrà. Io condanno che chi voleva andare in trasferta a Liverpool, adesso per paura non andrà. E questo perchè? Perchè 20 persone hanno picchiato stanotte alle 3 qualche tifoso del Liverpool. Quindi 20 persone diventano "gli ultras napoletani", o peggio ancora "i napoletani" in genere. Questo episodio che conta un cazzo diventa l'episodio fondamentale del pre-partita.

Ecco cosa fa il Sistema, il regime. Ecco cosa fa.

mercoledì 20 ottobre 2010

Esempi di democrazia liberale

Ecco come il liberale e democratico Stato italiano tutela il diritto alla salute delle popolazioni vesuviane, in lotta perchè non vogliono l'ennesima discarica di munnezza nel loro territorio. Da notare che il Parco Nazionale del Vesuvio ha già 10 (dieci) discariche abusive non bonificate della camorra e 3(tre) discariche dello Stato. Quale parco nazionale AL MONDO ha 13 discariche??? Risposta: nessuno.
I "camorristi" che lottano contro la discarica sono, come vedete, donne disperate che vanno contro i manganelli dello Stato armate di rosario e lacrime.






Ecco, inoltre, come il liberale e democratico Stato italiano tutela la pastorizia in Sardegna, la cui economia è notoriamente fondata su turismo, industria e, appunto, pastorizia e prodotti tipici. I pastori sardi sono sul lastrico, e lo Stato cosa fa? Manda i poliziotti a pestare i "rivoltosi", i "guerriglieri", e a sparare AD ALTEZZA D'UOMO lacrimogeni.



Stiamo solo aspettando che ci scappi il morto???

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martedì 19 ottobre 2010

Meglio punire che vendicare




In alcune situazioni estreme la legge è inadeguata. Per porre rimedio alla sua inadeguatezza è necessario agire al di fuori della legge, per ottenere la giustizia naturale. Questa non è una vendetta: la vendetta non è un motivo valido, è una risposta emotiva. No, non vendetta...Punizione! (Frank Castle)
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Chi è un Oligarca?




Oligarca è colui che non fa affidamento sulla Massa.

Oligarca è colui che è estraneo alla Massa.

Oligarca è colui che ha compreso che bastano poche persone per cambiare le cose.

Oligarca è colui che crede nella minoranza attiva.

Oligarca è chi crede che democrazia e liberalismo siano contrari, non sinonimi.

Oligarca è colui che si ribella, insieme a pochi altri.

Pochi altri oligarchi.
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"Noi coi rosari, lo Stato coi manganelli"

Li voglio vedere quei maiali pronti a dire che "sono tutti camorristi" quelli che lottano per la loro terra e per i propri figli.
E vorrei che qualcuno sputasse in faccia al Questore, capace di definire "guerriglia organizzata" la sacrosanta lotta della popolazione.
Questa qui sotto è una "guerrigliera", secondo quei maiali del Sistema che ci governa:




da IlMattino.it
La protesta contro la discarica si sposta sul tetto del Comune di Terzigno. Sei persone, due donne e quattro uomini, minacciano di lanciarsi nel vuoto se il prefetto non parlerà con loro. «Abbiamo chiesto un incontro con il prefetto - spiega uno dei manifestanti raggiunto telefonicamente dal Mattino - se questo incontro dovesse saltare siamo pronti a morire. Ci butteremo nel vuoto pur di far finire questa sceneggiata. Anziché morire lentamente per le malattie - continua - preferiamo morire subito nella speranza che le prossime generazioni possano finalmente essere libere. Siamo stanchi di ricevere false promesse».

«Noi con i rosari, loro con i manganelli». «Erano le sei, eravamo una decina di donne quando ci siamo visti davanti centinaia tra carabinieri, poliziotti e finanzieri. Abbiamo mostrato i rosari, qualcuno di noi aveva un ramoscello di ulivo ma loro erano armati e con i manganelli e sono passati». Così Luisa Lettieri racconta quanto successo questa mattina. «Per colpa di questa discarica - ha aggiunto - ho perso la mia casa. Abito vicino allo sversatoio e non posso permettere che il futuro dei miei figli sia compromesso».

lunedì 18 ottobre 2010

Non chiamateli camorristi




E' troppo facile chiamarli "camorristi". Se un napoletano lotta contro uno stato che vuole costruire una ennesima discarica nel proprio territorio, continuando a non risolvere una "emergenza" che dura da 17 anni, allora è un camorrista. Se a lottare è un lombardo o un veneto, allora è un cittadino che difende il proprio territorio.

Il fatto che la camorra abbia avuto ed abbia interesse affinchè l'emergenza rifiuti non sia risolta, se non come dice lei, non è negabile; non è possibile, però, nemmeno incorrere per l'ennesima volta nell'errore di definire camorrista tutti coloro che lottano per la salvaguardia del proprio territorio e della propria salute.

La verità, come sempre, è un'altra: l'Italia non vuole risolvere il problema. Non c'è riuscito il centrosinistra bassolinian-jervoliniano. Non ci riuscirà Caldoro. Nè i governi di centrosinistra nè il governo Berlusconi e il commissario Bertolaso vogliono risolvere la questione. Il SUD deve rimanere la pattumiera d'Italia, per la felicità dei leghisti e per permettere ad altre città di giovarsi della situazione in cui versano Napoli, Palermo e, a breve, Roma.


Fanno bene a lottare, i cittadini. E se c'è qualche camorrista, poco male: anche nelle istituzioni ci sono i camorristi, ma ciò non impedisce agli sbirri di caricare e pestare i cittadini che manifestano.

Lo Stato non deve nascondere i propri fallimenti dietro il paravento della camorra. Uno Stato che non riesce a risolvere il problema camorra è incapace o connivente: in entrambi i casi, va combattuto e abolito.



da Repubblica.it

TERZIGNO - Scontri tra polizia e manifestanti alla Rotonda di Terzigno, quando gli agenti in tenuta antisommossa hanno rimosso il blocco composto da circa duecento persone che impediva agli autocompattatori di portare la spazzatura nella discarica. La polizia ha caricato, i manifestanti hanno risposto con una fitta sassaiola, lancio di bottiglie e un enorme falò per sbarrare la strada agli agenti. Due poliziotti e un carabiniere sono rimasti feriti. Tre donne, invece, riferiscono i comitati, sono rimaste contuse per le manganellate al volto. E intanto la Iervolino lancia l'allarme-salute.

GLI SCONTRI - Uno dei manifestanti si è lanciato sotto una camionetta della polizia per impedire agli agenti di proseguire. Altre due camionette e un'auto dei carabinieri, seguite da numerosi uomini delle forze dell'ordine, hanno rimosso il blocco, mentre i manifestanti che si opponevano gridavano "resistenza". "Ci siamo distesi a terra, sotto le camionette, ma siamo stati presi di forza e picchiati con i manganelli", denuncia l'avvocato Lucio Pisacane, che abita in via Panoramica a Boscoreale. "Ci hanno detto che dovevano raggiungere la discarica per dare il cambio ai colleghi - continua - e poi hanno reagito al blocco forzandolo con mezzi corazzati".

IL BLOCCO - Prima degli scontri, durante la notte, decine di camion erano stati bloccati lungo la strada per la discarica, tra Terzigno e Boscoreale. Si sono formate code fino ai caselli dell'autostrada. Sedici automezzi risultano danneggiati. Uno, di una ditta di Benevento, è stato bruciato. Dopo i tafferugli è tornata la calma, ma resta il clima di grande tensione e di attesa, per l'incontro tra i sindaci dei paesi vesuviani e il prefetto. I comitati contestano l'apertura di una seconda discarica in località cava Vitiello, accanto a quella, attualmente in funzione, della Sari.

SOS DEL SINDACO - Sulla nuova crisi le parole preoccupate del sindaco Iervolino. La "gravissima situazione che negli ultimi giorni ha seriamente compromesso il regolare funzionamento del sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani nell'ambito cittadino e provinciale" viene segnalata dal primo cittadino di Napoli in una lettera al premier Berlusconi, ai sottosegretari Letta e Berolaso, ai presidenti di Regione Campania e Provincia di Napoli, al generale Morelli, coordinatore dell'unità operativa per l'emergenza rifiuti, nonchè al prefetto di Napoli.

L'impossibilità di conferimento presso la discarica di Terzigno ha impedito di smaltire notevoli quantità di rifiuti che ora giacciono lungo le strade della città. "Tale quantità è giunta oggi a 520 tonnellate alle quali vanno aggiunte le 600 tonnellate contenute in 80 compattatori carichi di rifiuti che non hanno potuto essere conferiti".

"Si tratta di un grave rischio igienico e sanitario e di un pericolo per l'ordine pubblico che richiedono l'immediato intervento delle autorità nazionali e locali", dice Iervolino.

Il sindaco ha tra l'altro chiesto al prefetto di Napoli un incontro urgente con i presidenti della Giunta regionale e provinciale e ha invitato il governatore Caldoro "a voler offrire ogni utile contributo per superare l'attuale fase di difficoltà nell'ambito dei poteri a lui conferiti dalla legge".
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Inception




Cosa attecchisce su un uomo più di un virus? A questa domanda risponde colui che ha concepito Inception, il nuovo film con protagonista Leonardo Di Caprio. "L'Idea", è la risposta. Se una idea entra nella mente di un uomo, penetra in profondità, fino alle viscere del subconscio, è quasi impossibile estirparla. "Quasi" impossibile. Perché si può sempre estirpare una idea dal subconscio. Basta sostituirla con un'altra idea, altrettanto forte e radicata, stimolante e radicale. Se è possibile estirpare una idea, è altrettanto possibile innestarla. E cambiare le persone. E cambiare il mondo.


Un thriller fantascientifico di alto livello, con un ritmo sostenuto ed una sceneggiatura avvincente. Un film che stanca la mente, perchè la fa lavorare tantissimo.
Ve lo consiglio.
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giovedì 14 ottobre 2010

Elogio di Ivan Bogdanov




E' stato capace di monopolizzare l'attenzione di tutt'Europa. Armato di passamontagna, tronchesina, maglietta con tibie e teschio, tatuaggi in bella vista.

Ha salutato con il braccio destro teso e le mani che indicavano il 3: il Widerstandsgruß, saluto della Resistenza. I giornalisti italiani, nel vedere anche Stankovic fare quel saluto, hanno detto: "Il giocatore vuole far capire che se continuano così avranno la partita persa 3 a zero a tavolino". Questo è il livello medio di ignoranza dei giornalisti sportivi (e non) italiani.

E' entrato in uno stadio italiano, dove - secondo le normi vigenti - non si può entrare con una bottiglia d'acqua provvista di tappo, con un passamontagna ed una tronchesina, ed è stato per quasi un'ora a tagliuzzare la rete di protezione senza che NESSUNO muovesse un dito.

Ivan Bogdanov è un genio... del male, forse, ma certamente un genio. Tutto ciò che egli voleva, ha ottenuto: visibilità per se stesso, per il suo popolo e per gli ideali ultranazionalisti di cui è portatore.


Cosa risponde il ministro Maroni a chi gli fa notare che le forze dell'ordine non sono state capaci nè di prevenire, nè di fermare lo spettacolo indegno che tutti hanno visto? Dice che, grazie alla polizia, si è evitata una carneficina. Tradotto: siccome la polizia italiana ha saggiamente evitato di entrare nel settore ospiti, non c'è stato spargimento di sangue.

Quindi non fa niente che i serbi girassero già dal pomeriggio per Genova (città tristemente nota per altri scontri) a sfasciare vetrine e a fare a botte. Non fa niente che in uno stadio italiano siano entrati forbici, passamontagna, fumogeni (cosa vietata da ANNI per noi poveri tifosi italiani). L'importante è che non ci sia scappato il morto. Perfetto.


Come mai, caro ministro leghista Maroni, a me è impedito entrare in uno stadio italiano con tronchesina, passamontagna e fumogeni?

Come mai, caro ministro leghista Maroni, prima di entare in uno stadio italiano devo gettare per terra il tappo di una bottiglia d'acqua?

Come mai, caro ministro leghista Maroni, non sono stati effettuati i controlli di routine che io e milioni di tifosi siamo costretti a sorbirci ogni partita?

Come mai, caro ministro leghista Maroni, il sindaco di Genova afferma: "Per conto mio questa è una responsabilità soprattutto del ministro Maroni. Il fatto che non si riesca a mettere in atto una prevenzione che impedisca a 400 persone di mettere a fuoco una città, questo qualcuno me lo deve spiegare"?


In attesa che ella (non) risponda a queste domande, e in attesa della tessera del tifoso anche per il Sindaco ultras di Genova, NON le auguriamo ogni bene e NON le porgiamo

Distinti Saluti
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martedì 12 ottobre 2010





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La retorica e l'ombra



L'Italia sta piangendo, o fingendo di piangere, i propri militari morti in Afghanistan. Il Ministro La Russa si starà "godendo lo spettacolo", come gli aveva detto un parente di un caduto. Il sangue ancora non è stato lavato, e già si parla di mettere le bombe sugli aerei italiani, che al momento sono armati di semplici mitragliatrici. Le lacrime ancora sgorgano, ma l'inumana realpolitik già impone al nostro servile pseudogoverno di obbedire al diktat americano: c'è una guerra da combattere.

Non voglio ricordare, per l'ennesima volta, che la Costituzione vigente in Italia "rifiuta la guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali": l'articolo 11, come tanti altri articoli costituzionali, è puntualmente aggirato o ignorato.

Voglio solo ricordare quel padre che disse: "Non piango un figlio caduto per la Patria. Piango un figlio andato in missione perchè non c'è lavoro".

E ora lasciatevi andare alla retorica patriottarda e ai servizi di Studio Aperto e Porta a Porta con musica triste ed immagini di quattro vite che furono e che non saranno più.

Io me ne torno nell'ombra.


P.s. metà degli "alpini" è meridionale: http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2010-10-12/oggi-roma-funerali-alpini-083056.shtml
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lunedì 11 ottobre 2010

Lynyrd Skynyrd - Simple Man

To Rachel

I wanna be a simple kind of man
Be something you can love and understand.



A Rachele

Io voglio essere un semplice uomo
essere qualcosa che tu possa amare e capire.
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venerdì 8 ottobre 2010

Gli "Opposti estremismi" in salsa liberal




Mario Pirani, editorialista di La Repubblica, ha pubblicato un articolo in cui mette in guardia gli italiani per bene del "pericolo fascista". La Destra di Storace si è alleata con la Fiamma Futura di Puschiavo, noto esponente della destra radicale: insieme i due movimenti potrebbero arrivare, secondo il canuto osservatore debenedettiano, al 3% sul piano elettoriale. L'alleanza tra questa destra definita "neofascista" (il neofascismo nacque talmente tanti anni fa che non è più tanto "neo") e il Popolo della Libertà sancirebbe uno spostamento a destra dell'Esecutivo, con grave rischio per la democrazia liberale italiana, lasciando maggior spazio al Centro e ad una alleanza dello stesso con la Sinistra, rappresentata dal Pd. Ovviamente, tale alleanza è l'unica capace di garantire libertà e democrazia in Italia.

Tradotto in parole povere: secondo Pirani il pericolo per la democrazia italiana sono i fascisti, che si stanno infiltrando (se non sono già infiltrati) dentro il Pdl e, tramite questo contenitore, nelle istituzioni. Solo Pd e Terzo Polo possono arginarli.

Sembra di leggere Il Giornale o Libero: il pericolo per la democrazia italiana sono i comunisti, siano essi in Rai, nella Magistratura, nelle Istituzioni (tramite il Pd), nei sindacati (tramite la CGIL). L'unico argine alla deriva sovietica della democrazia liberale italiana è stato ed è Berlusconi.

La costante dei due speculari ragionamenti è la seguente: la democrazia liberale italiana è un valore che va difeso, sia dai fascisti (ripuliti o meno) sia dai comunisti (pentiti o meno). Il Sistema liberaldemocratico e capitalista va tutelato. In pratica, una riproposizione in salsa liberal della teoria degli "opposti estremismi" di andreottiana memoria.

Il pericolo per la democrazia italiana non sono: le leggi ad personam, gli accordi con le mafie, la disoccupazione, la precarietà, i tassi usurai delle banche, l'impossibilità di avere una casa, l'immigrazione selvaggia, i modelli culturali imposti dalla televisione, la massificazione del Popolo, l'omologazione culturale, l'inquinamento, la forbice tra ricchi e poveri, l'evasione fiscale.

Sono i fascisti, secondo Pirani. Sono i comunisti, secondo Sallusti.
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giovedì 7 ottobre 2010

Il Giornale, La Marcegaglia, i dossier, il Regime Berlusconiano




Non ci trovo nulla di strano. Sono personalmente convinto che Il Giornale e Libero siano quotidiani di regime, quindi non mi stupisce la possibilità che i sedicenti giornalisti che vi lavorano possano fabbricare dossier ad hoc al fine di screditare chiunque osi contrastare o anche solo criticare l'operato di Berlusconi.

Da parte mia, nessuna solidarietà a gente come Sallusti e a quotidiani come Il Giornale.


MILANO - Il direttore del quotidiano "Il Giornale" Alessandro Sallusti e il vicedirettore Nicola Porro sono indagati nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Napoli su presunte minacce al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. L'ipotesi formulata dai pm è di concorso in violenza privata.

La sede del quotidiano e le abitazioni dei giornalisti in queste ore sono oggetto di perquisizioni da parte dei carabinieri del Noe, il nucleo operativo ecologico, alla ricerca di documenti a sostegno dell'accusa: la presunta raccolta di un dossier riguardante il presidente di Confindustria, dopo che l'imprenditrice aveva formulato critiche nei confronti del Governo 1.

In particolare, i pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock intendono approfondire alcune conversazioni tra i due giornalisti indagati e il segretario del leader degli industriali relative a insistenze affinché la Marcegaglia "correggesse" alcune dichiarazioni forti contro l'azione del governo, minacciando la pubblicazione di notizie che l'avrebbero danneggiata. Di qui l'indagine, scaturita da alcune intercettazioni disposte nell'ambito di una diversa inchiesta condotta dai magistrati partenopei.

Dalle conversazioni e da un sms sarebbe emersa la presunta intenzione di una campagna di stampa nei confronti della Marcegaglia. Una " fabbrica del fango 2", secondo gli investigatori, simile alla campagna di stampa condotta nell'estate 2009 contro il direttore di Avvenire, Dino Boffo 3, costretto poi a dare le dimissioni, mentre l'allora direttore del Giornale, Vittorio Feltri, subì una sospensione di sei mesi 4 dall'Ordine dei giornalisti.

I decreti di perquisizione sono stati emessi dai due pm e vistati dal procuratore Giovandomenico Lepore. Lo stesso Lepore conferma che le perquisizioni si inquadrano come sviluppi di una indagine napoletana "su altri fatti" dalla quale sono emersi elementi tali da rendere necessari "approfondimenti in via d'urgenza" su una possibile attività di dossieraggio ai danni di Emma Marcegaglia. Al momento i carabinieri si trovano nell'ufficio del direttore del quotidiano. In redazione sono giunti anche i componenti del Comitato di redazione. Presente anche un perito nominato dall'autorità giudiziaria.

Le intercettazioni. Di particolare rilievo, secondo i magistrati, l'sms inviato il 16 settembre dal vicedirettore Porro a Rinaldo Arpisella, responsabile dei rapporti con la stampa della Marcecaglia: "Ciao Rinaldo domani super pezzo giudiziario sugli affari della family Marcecaglia". Pochi minuti dopo intercorre una telefonata tra i due. Porro afferma: "...adesso ci divertiamo, per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcecaglia come pochi al mondo!". Aggiungendo che non si trattava di uno scherzo e di aver "spostato i segugi da Montecarlo a Mantova" con riferimento - spiegano i pm - alla città centro di riferimento degli interessi economici e familiari del presidente di Confindustria.

Gli inquirenti registrano poi una telefonata tra Arpisella e un responsabile delle relazioni esterne di Mediaset chiedendo un intervento di Confalonieri. In un colloquio successivo, il responsabile Mediaset parla dell'avvenuto intervento del presidente di Mediaset presso "Il Giornale" e del fatto che la Marcecaglia lo aveva poi ringraziato.

Nel decreto viene poi riportato un passaggio di un'altra telefonata, del 22 settembre, tra Porro e Arpisella. Il giornalista: "...dobbiamo trovare un accordo perché se no non si finisce più qui...la signora se vuole gestire i rapporti con noi deve saper gestire...quello che cercavo di dirti è che dobbiamo cercare di capire come disinnescare in maniera reciprocamente vantaggiosa, vantaggiosa nel senso diciamo delle notizie delle informazioni della collaborazione no...".

Marcegaglia: "Percepii la minaccia". Interrogata dai pm il 5 ottobre in qualità di "persona informata dei fatti", Emma Marcegaglia racconta di aver percepito "un rischio reale e concreto per la mia immagine e la mia persona...". Un passaggio della testimonianza del presidente degli industriali è riportato nel decreto di perquisizione eseguito oggi. "Dopo il racconto che Arpisella mi fece - dichiara la Marcecaglia - ho sicuramente percepito 'l'avvertimento' come un rischio reale e concreto per la mia persona e per la mia immagine, tanto reale e concreto che effettivamente ci mettemmo, anzi mi misi personalmente, in contatto con Confalonieri".
"Il Giornale e il suo giornalista - aggiunge il leader degli industriali - hanno tentato di costringermi a cambiare il mio atteggiamento nei confronti del Giornale stesso concedendo interviste che, per la verità, io sul Giornale almeno recentemente non avevo fatto...Non mi era mai capitata una cosa simile, e cioè non mi era mai capitato che un quotidiano ovvero qualsivoglia altro giornale tentasse di coartare la mia volontà con queste modalità per ottenere un'intervista ovvero in conseguenza di dichiarazioni precedentemente rilasciate".


http://www.repubblica.it/cronaca/2010/10/07/news/marcegaglia_il_giornale-7809811/?ref=HRER1-1
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