Nell'affaire Ruby, vi sono tre cose che imporrebbero, anzi impongono, le dimissioni di Berlusconi dalla carica di Presidente del Consiglio. Due episodi - non due reati, chiariamolo subito - che sono indicativi dell'uomo politico che governa i cittadini della penisola italica.
Il primo: può una persona dalla vita privata così "particolare" riuscire a mantenere la lucidità e l'indipendenza necessarie per svolgere al meglio le proprie funzioni? Oppure risulta essere facilmente ricattabile da questo o quel faccendiere, da questa o quella mignottocrate, da questo o quel imprenditore?
Il secondo: quale modello di vita è, per i giovani e per le giovani, il modello di vita berlusconiano? L'idea che tutto ciò che si fa entro le mura domestiche è lecito? L'idea che, per avere successo, basta frequentare il Sultano di turno, magari cedendo a qualche avance sessuale? L'idea che se mi presento scosciata ad una cena, potrei magari uscirne con una collana o una audi?
Il terzo: è lecito consentire, senza indignarsi, che un premier intervenga affinchè la Polizia di Stato rilasci una cittadina straniera sprovvista di documenti e accusata di furto? E coloro che non hanno santi, nè in paradiso nè ad Arcore, magari rimangono in galera e qualcuno - vedi Stefano Cucchi - ci esce solo coi piedi davanti?
Questi tre episodi, che non sono reati, sono già sufficienti a richiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi.
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