Non ci trovo nulla di strano. Sono personalmente convinto che Il Giornale e Libero siano quotidiani di regime, quindi non mi stupisce la possibilità che i sedicenti giornalisti che vi lavorano possano fabbricare dossier ad hoc al fine di screditare chiunque osi contrastare o anche solo criticare l'operato di Berlusconi.
Da parte mia, nessuna solidarietà a gente come Sallusti e a quotidiani come Il Giornale.
MILANO - Il direttore del quotidiano "Il Giornale" Alessandro Sallusti e il vicedirettore Nicola Porro sono indagati nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Napoli su presunte minacce al presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. L'ipotesi formulata dai pm è di concorso in violenza privata.
La sede del quotidiano e le abitazioni dei giornalisti in queste ore sono oggetto di perquisizioni da parte dei carabinieri del Noe, il nucleo operativo ecologico, alla ricerca di documenti a sostegno dell'accusa: la presunta raccolta di un dossier riguardante il presidente di Confindustria, dopo che l'imprenditrice aveva formulato critiche nei confronti del Governo 1.
In particolare, i pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock intendono approfondire alcune conversazioni tra i due giornalisti indagati e il segretario del leader degli industriali relative a insistenze affinché la Marcegaglia "correggesse" alcune dichiarazioni forti contro l'azione del governo, minacciando la pubblicazione di notizie che l'avrebbero danneggiata. Di qui l'indagine, scaturita da alcune intercettazioni disposte nell'ambito di una diversa inchiesta condotta dai magistrati partenopei.
Dalle conversazioni e da un sms sarebbe emersa la presunta intenzione di una campagna di stampa nei confronti della Marcegaglia. Una " fabbrica del fango 2", secondo gli investigatori, simile alla campagna di stampa condotta nell'estate 2009 contro il direttore di Avvenire, Dino Boffo 3, costretto poi a dare le dimissioni, mentre l'allora direttore del Giornale, Vittorio Feltri, subì una sospensione di sei mesi 4 dall'Ordine dei giornalisti.
I decreti di perquisizione sono stati emessi dai due pm e vistati dal procuratore Giovandomenico Lepore. Lo stesso Lepore conferma che le perquisizioni si inquadrano come sviluppi di una indagine napoletana "su altri fatti" dalla quale sono emersi elementi tali da rendere necessari "approfondimenti in via d'urgenza" su una possibile attività di dossieraggio ai danni di Emma Marcegaglia. Al momento i carabinieri si trovano nell'ufficio del direttore del quotidiano. In redazione sono giunti anche i componenti del Comitato di redazione. Presente anche un perito nominato dall'autorità giudiziaria.
Le intercettazioni. Di particolare rilievo, secondo i magistrati, l'sms inviato il 16 settembre dal vicedirettore Porro a Rinaldo Arpisella, responsabile dei rapporti con la stampa della Marcecaglia: "Ciao Rinaldo domani super pezzo giudiziario sugli affari della family Marcecaglia". Pochi minuti dopo intercorre una telefonata tra i due. Porro afferma: "...adesso ci divertiamo, per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcecaglia come pochi al mondo!". Aggiungendo che non si trattava di uno scherzo e di aver "spostato i segugi da Montecarlo a Mantova" con riferimento - spiegano i pm - alla città centro di riferimento degli interessi economici e familiari del presidente di Confindustria.
Gli inquirenti registrano poi una telefonata tra Arpisella e un responsabile delle relazioni esterne di Mediaset chiedendo un intervento di Confalonieri. In un colloquio successivo, il responsabile Mediaset parla dell'avvenuto intervento del presidente di Mediaset presso "Il Giornale" e del fatto che la Marcecaglia lo aveva poi ringraziato.
Nel decreto viene poi riportato un passaggio di un'altra telefonata, del 22 settembre, tra Porro e Arpisella. Il giornalista: "...dobbiamo trovare un accordo perché se no non si finisce più qui...la signora se vuole gestire i rapporti con noi deve saper gestire...quello che cercavo di dirti è che dobbiamo cercare di capire come disinnescare in maniera reciprocamente vantaggiosa, vantaggiosa nel senso diciamo delle notizie delle informazioni della collaborazione no...".
Marcegaglia: "Percepii la minaccia". Interrogata dai pm il 5 ottobre in qualità di "persona informata dei fatti", Emma Marcegaglia racconta di aver percepito "un rischio reale e concreto per la mia immagine e la mia persona...". Un passaggio della testimonianza del presidente degli industriali è riportato nel decreto di perquisizione eseguito oggi. "Dopo il racconto che Arpisella mi fece - dichiara la Marcecaglia - ho sicuramente percepito 'l'avvertimento' come un rischio reale e concreto per la mia persona e per la mia immagine, tanto reale e concreto che effettivamente ci mettemmo, anzi mi misi personalmente, in contatto con Confalonieri".
"Il Giornale e il suo giornalista - aggiunge il leader degli industriali - hanno tentato di costringermi a cambiare il mio atteggiamento nei confronti del Giornale stesso concedendo interviste che, per la verità, io sul Giornale almeno recentemente non avevo fatto...Non mi era mai capitata una cosa simile, e cioè non mi era mai capitato che un quotidiano ovvero qualsivoglia altro giornale tentasse di coartare la mia volontà con queste modalità per ottenere un'intervista ovvero in conseguenza di dichiarazioni precedentemente rilasciate".
La sede del quotidiano e le abitazioni dei giornalisti in queste ore sono oggetto di perquisizioni da parte dei carabinieri del Noe, il nucleo operativo ecologico, alla ricerca di documenti a sostegno dell'accusa: la presunta raccolta di un dossier riguardante il presidente di Confindustria, dopo che l'imprenditrice aveva formulato critiche nei confronti del Governo 1.
In particolare, i pm Vincenzo Piscitelli e Henry John Woodcock intendono approfondire alcune conversazioni tra i due giornalisti indagati e il segretario del leader degli industriali relative a insistenze affinché la Marcegaglia "correggesse" alcune dichiarazioni forti contro l'azione del governo, minacciando la pubblicazione di notizie che l'avrebbero danneggiata. Di qui l'indagine, scaturita da alcune intercettazioni disposte nell'ambito di una diversa inchiesta condotta dai magistrati partenopei.
Dalle conversazioni e da un sms sarebbe emersa la presunta intenzione di una campagna di stampa nei confronti della Marcegaglia. Una " fabbrica del fango 2", secondo gli investigatori, simile alla campagna di stampa condotta nell'estate 2009 contro il direttore di Avvenire, Dino Boffo 3, costretto poi a dare le dimissioni, mentre l'allora direttore del Giornale, Vittorio Feltri, subì una sospensione di sei mesi 4 dall'Ordine dei giornalisti.
I decreti di perquisizione sono stati emessi dai due pm e vistati dal procuratore Giovandomenico Lepore. Lo stesso Lepore conferma che le perquisizioni si inquadrano come sviluppi di una indagine napoletana "su altri fatti" dalla quale sono emersi elementi tali da rendere necessari "approfondimenti in via d'urgenza" su una possibile attività di dossieraggio ai danni di Emma Marcegaglia. Al momento i carabinieri si trovano nell'ufficio del direttore del quotidiano. In redazione sono giunti anche i componenti del Comitato di redazione. Presente anche un perito nominato dall'autorità giudiziaria.
Le intercettazioni. Di particolare rilievo, secondo i magistrati, l'sms inviato il 16 settembre dal vicedirettore Porro a Rinaldo Arpisella, responsabile dei rapporti con la stampa della Marcecaglia: "Ciao Rinaldo domani super pezzo giudiziario sugli affari della family Marcecaglia". Pochi minuti dopo intercorre una telefonata tra i due. Porro afferma: "...adesso ci divertiamo, per venti giorni romperemo il cazzo alla Marcecaglia come pochi al mondo!". Aggiungendo che non si trattava di uno scherzo e di aver "spostato i segugi da Montecarlo a Mantova" con riferimento - spiegano i pm - alla città centro di riferimento degli interessi economici e familiari del presidente di Confindustria.
Gli inquirenti registrano poi una telefonata tra Arpisella e un responsabile delle relazioni esterne di Mediaset chiedendo un intervento di Confalonieri. In un colloquio successivo, il responsabile Mediaset parla dell'avvenuto intervento del presidente di Mediaset presso "Il Giornale" e del fatto che la Marcecaglia lo aveva poi ringraziato.
Nel decreto viene poi riportato un passaggio di un'altra telefonata, del 22 settembre, tra Porro e Arpisella. Il giornalista: "...dobbiamo trovare un accordo perché se no non si finisce più qui...la signora se vuole gestire i rapporti con noi deve saper gestire...quello che cercavo di dirti è che dobbiamo cercare di capire come disinnescare in maniera reciprocamente vantaggiosa, vantaggiosa nel senso diciamo delle notizie delle informazioni della collaborazione no...".
Marcegaglia: "Percepii la minaccia". Interrogata dai pm il 5 ottobre in qualità di "persona informata dei fatti", Emma Marcegaglia racconta di aver percepito "un rischio reale e concreto per la mia immagine e la mia persona...". Un passaggio della testimonianza del presidente degli industriali è riportato nel decreto di perquisizione eseguito oggi. "Dopo il racconto che Arpisella mi fece - dichiara la Marcecaglia - ho sicuramente percepito 'l'avvertimento' come un rischio reale e concreto per la mia persona e per la mia immagine, tanto reale e concreto che effettivamente ci mettemmo, anzi mi misi personalmente, in contatto con Confalonieri".
"Il Giornale e il suo giornalista - aggiunge il leader degli industriali - hanno tentato di costringermi a cambiare il mio atteggiamento nei confronti del Giornale stesso concedendo interviste che, per la verità, io sul Giornale almeno recentemente non avevo fatto...Non mi era mai capitata una cosa simile, e cioè non mi era mai capitato che un quotidiano ovvero qualsivoglia altro giornale tentasse di coartare la mia volontà con queste modalità per ottenere un'intervista ovvero in conseguenza di dichiarazioni precedentemente rilasciate".
http://www.repubblica.it/cronaca/2010/10/07/news/marcegaglia_il_giornale-7809811/?ref=HRER1-1
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