lunedì 18 ottobre 2010

Non chiamateli camorristi




E' troppo facile chiamarli "camorristi". Se un napoletano lotta contro uno stato che vuole costruire una ennesima discarica nel proprio territorio, continuando a non risolvere una "emergenza" che dura da 17 anni, allora è un camorrista. Se a lottare è un lombardo o un veneto, allora è un cittadino che difende il proprio territorio.

Il fatto che la camorra abbia avuto ed abbia interesse affinchè l'emergenza rifiuti non sia risolta, se non come dice lei, non è negabile; non è possibile, però, nemmeno incorrere per l'ennesima volta nell'errore di definire camorrista tutti coloro che lottano per la salvaguardia del proprio territorio e della propria salute.

La verità, come sempre, è un'altra: l'Italia non vuole risolvere il problema. Non c'è riuscito il centrosinistra bassolinian-jervoliniano. Non ci riuscirà Caldoro. Nè i governi di centrosinistra nè il governo Berlusconi e il commissario Bertolaso vogliono risolvere la questione. Il SUD deve rimanere la pattumiera d'Italia, per la felicità dei leghisti e per permettere ad altre città di giovarsi della situazione in cui versano Napoli, Palermo e, a breve, Roma.


Fanno bene a lottare, i cittadini. E se c'è qualche camorrista, poco male: anche nelle istituzioni ci sono i camorristi, ma ciò non impedisce agli sbirri di caricare e pestare i cittadini che manifestano.

Lo Stato non deve nascondere i propri fallimenti dietro il paravento della camorra. Uno Stato che non riesce a risolvere il problema camorra è incapace o connivente: in entrambi i casi, va combattuto e abolito.



da Repubblica.it

TERZIGNO - Scontri tra polizia e manifestanti alla Rotonda di Terzigno, quando gli agenti in tenuta antisommossa hanno rimosso il blocco composto da circa duecento persone che impediva agli autocompattatori di portare la spazzatura nella discarica. La polizia ha caricato, i manifestanti hanno risposto con una fitta sassaiola, lancio di bottiglie e un enorme falò per sbarrare la strada agli agenti. Due poliziotti e un carabiniere sono rimasti feriti. Tre donne, invece, riferiscono i comitati, sono rimaste contuse per le manganellate al volto. E intanto la Iervolino lancia l'allarme-salute.

GLI SCONTRI - Uno dei manifestanti si è lanciato sotto una camionetta della polizia per impedire agli agenti di proseguire. Altre due camionette e un'auto dei carabinieri, seguite da numerosi uomini delle forze dell'ordine, hanno rimosso il blocco, mentre i manifestanti che si opponevano gridavano "resistenza". "Ci siamo distesi a terra, sotto le camionette, ma siamo stati presi di forza e picchiati con i manganelli", denuncia l'avvocato Lucio Pisacane, che abita in via Panoramica a Boscoreale. "Ci hanno detto che dovevano raggiungere la discarica per dare il cambio ai colleghi - continua - e poi hanno reagito al blocco forzandolo con mezzi corazzati".

IL BLOCCO - Prima degli scontri, durante la notte, decine di camion erano stati bloccati lungo la strada per la discarica, tra Terzigno e Boscoreale. Si sono formate code fino ai caselli dell'autostrada. Sedici automezzi risultano danneggiati. Uno, di una ditta di Benevento, è stato bruciato. Dopo i tafferugli è tornata la calma, ma resta il clima di grande tensione e di attesa, per l'incontro tra i sindaci dei paesi vesuviani e il prefetto. I comitati contestano l'apertura di una seconda discarica in località cava Vitiello, accanto a quella, attualmente in funzione, della Sari.

SOS DEL SINDACO - Sulla nuova crisi le parole preoccupate del sindaco Iervolino. La "gravissima situazione che negli ultimi giorni ha seriamente compromesso il regolare funzionamento del sistema di raccolta e smaltimento dei rifiuti urbani nell'ambito cittadino e provinciale" viene segnalata dal primo cittadino di Napoli in una lettera al premier Berlusconi, ai sottosegretari Letta e Berolaso, ai presidenti di Regione Campania e Provincia di Napoli, al generale Morelli, coordinatore dell'unità operativa per l'emergenza rifiuti, nonchè al prefetto di Napoli.

L'impossibilità di conferimento presso la discarica di Terzigno ha impedito di smaltire notevoli quantità di rifiuti che ora giacciono lungo le strade della città. "Tale quantità è giunta oggi a 520 tonnellate alle quali vanno aggiunte le 600 tonnellate contenute in 80 compattatori carichi di rifiuti che non hanno potuto essere conferiti".

"Si tratta di un grave rischio igienico e sanitario e di un pericolo per l'ordine pubblico che richiedono l'immediato intervento delle autorità nazionali e locali", dice Iervolino.

Il sindaco ha tra l'altro chiesto al prefetto di Napoli un incontro urgente con i presidenti della Giunta regionale e provinciale e ha invitato il governatore Caldoro "a voler offrire ogni utile contributo per superare l'attuale fase di difficoltà nell'ambito dei poteri a lui conferiti dalla legge".
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