Eccomi. Sono tornato. Come promesso, dopo un mese di stop, riprende l'attività del blog. Chi vi scrive ha una fede al dito, ha realizzato un sogno, e spera di realizzarne altri. Anzi, per l'esattezza: dopo l'età dei sogni, ora bisogna passare all'età dei progetti.
Si dice sovente che ogni viaggio ci cambia. Beh, posso dire che mai un viaggio mi ha cambiato più di questo. 3700 km in 16 giorni, sulle highways della California, con l'Oceano Pacifico sulla destra oppure attraverso il deserto della Death Valley. Incontrare un amico surfista che non vedevi da anni, o una cugina che ti ricorda dodicenne.
Non una vacanza, ma un viaggio: le colline di San Francisco, il villaggio di pescatori di Morro Bay, le spiagge di Los Angeles, la vivibilità e il lifestyle di San Diego, gli eccessi di Las Vegas, l'inaccessibilità di Sequoia, la maestosità selvaggia dello Yosemite, il far west della Old Sacramento. Ogni luogo una immagine, un profumo, un tramonto diverso, un gusto particolare. E poi lo sport: tutti i giorni, a tutte le ore, eppure mai invasivo, mai estremista come il nostro calcio.
E' stata dura tornare in Italia e sentire che ancora si parla di nucleare, di crisi della maggioranza, di opposizione incapace. Lì, in California, altro che nucleare: animalismo e ambientalismo a manetta, educazione clamorosamente alta.
Qui, in Italia, se vuoi andare in spiaggia devi pagare "la discesa a mare" attraverso il "lido"; lì, in California, l'Oceano è di tutti, le spiagge sono libere, e sul lungomare puoi giocare a pallavolo o basket, fare pesi o skateboard, giocare a squash: tutto gratis, tutto offerto dalle istituzioni locali.
Non è oro tutto quello che luccica, per carità. Anche lì c'è violenza, discriminazione, e puoi star tranquillo che se capiti in una rissa è molto probabile che uno o più litiganti abbia una pistola. Però sapete cosa non o trovato in America: l'indifferenza. Il menefreghismo.
Non ne ho trovato nemmeno un briciolo.
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