IL CASO. Lo scorso novembre Alemanno annunciava lo stop a Malagrotta. Invece c’è ancora incertezza. Verdi: «Subito un ciclo virtuoso».
La Capitale non sa ancora dove metterà la propria immondizia. Era il 12 novembre 2010, quando su questo giornale veniva pubblicato un articolo di Alessandro De Pascale, in cui si evinceva che «Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nei giorni scorsi ha assicurato che “entro la fine di novembre definiremo la nuova area, diremo quando entrerà in funzione il nuovo impianto e solo allora daremo l’ultima proroga per Malagrotta”». Per Alemanno, entro aprile doveva esserci la chiusura di Malagrotta e la scelta della nuova discarica, ma il presidente di Regione Polverini ha detto che per il nuovo sito ci vorranno ancora alcuni giorni.
Su Notizie Radicali Massimiliano Iervolino ha commentato: «Il Lazio non è la Campania semplicemente perché nella Regione della Capitale esiste la discarica più grande d’Europa, una discarica illegale che va contro tutte le leggi nazionali ed europee». L’esponente radicale ha denunciato come l’intenzione non sia quella di chiudere il sito di Malagrotta, ma di estenderlo verso l’adiacente area definita “Testa di Cane”. Saputa la notizia gli abitanti di Valle Galeria hanno reagito con forza, mandando una lettera a Renata Polverini con la richiesta di non utilizzare ancora la zona per una nuova discarica. Immediata la risposta della governatrice: «(...)Vorrei smentire categoricamente l’ipotesi Testa di Cane. Vorrei rassicurare quelli del comitato civico che so che si stanno agitando. Possono stare tranquilli, non c’è nessun progetto su Testa di Cane né mai ci sarà».
Resta quindi il dubbio (o il mistero) su quale sarà la nuova discarica romana; ma soprattutto su quali politiche si stiano attuando per superare l’epoca dei commissariamenti e delle proroghe. Il Piano rifiuti presentato dalla Regione Lazio all’Europa prometteva di raggiungere, entro 2011, il 60 per cento di raccolta differenziata. Siamo arrivati a un terzo dell’anno e la situazione non sembra sia cambiata molto. «Perché non si vuole mettere in pratica nel Comune di Roma e nella Regione Lazio un trattamento dei rifiuti basato sulla filosofia delle “quattro erre”, riconosciuta e sancita dalle direttive della Comunità europea?».
Lo dichiara Nando Bonessio, presidente dei Verdi del Lazio, che aggiunge: «Cosa osta a ridurre, riutilizzare, riciclare e recuperare, e a chiudere il ciclo dei rifiuti senza bruciare e senza aprire nuove discariche?».Come non bastasse la confusione creatasi, la sostituzione della Tari (tariffa rifiuti) con la Tia (tariffa igiene ambientale) porterà un aumento del costo per i romani tra il 12 e il 15 per cento, anche grazie alla reintroduzione dell’Iva. Per Bonessio «si tratta di aumenti dovuti all’utilizzo di una tecnologia obsoleta, (...) non si fa nulla per il contenimento dei rifiuti, non si coinvolge la cittadinanza e non si avviano filiere virtuose». L’esponente ecologista ha concluso avvisando della preparazione di «iniziative che coinvolgano la cittadinanza nel chiedere che Roma scelga la raccolta differenziata».
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La Capitale non sa ancora dove metterà la propria immondizia. Era il 12 novembre 2010, quando su questo giornale veniva pubblicato un articolo di Alessandro De Pascale, in cui si evinceva che «Il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, nei giorni scorsi ha assicurato che “entro la fine di novembre definiremo la nuova area, diremo quando entrerà in funzione il nuovo impianto e solo allora daremo l’ultima proroga per Malagrotta”». Per Alemanno, entro aprile doveva esserci la chiusura di Malagrotta e la scelta della nuova discarica, ma il presidente di Regione Polverini ha detto che per il nuovo sito ci vorranno ancora alcuni giorni.
Su Notizie Radicali Massimiliano Iervolino ha commentato: «Il Lazio non è la Campania semplicemente perché nella Regione della Capitale esiste la discarica più grande d’Europa, una discarica illegale che va contro tutte le leggi nazionali ed europee». L’esponente radicale ha denunciato come l’intenzione non sia quella di chiudere il sito di Malagrotta, ma di estenderlo verso l’adiacente area definita “Testa di Cane”. Saputa la notizia gli abitanti di Valle Galeria hanno reagito con forza, mandando una lettera a Renata Polverini con la richiesta di non utilizzare ancora la zona per una nuova discarica. Immediata la risposta della governatrice: «(...)Vorrei smentire categoricamente l’ipotesi Testa di Cane. Vorrei rassicurare quelli del comitato civico che so che si stanno agitando. Possono stare tranquilli, non c’è nessun progetto su Testa di Cane né mai ci sarà».
Resta quindi il dubbio (o il mistero) su quale sarà la nuova discarica romana; ma soprattutto su quali politiche si stiano attuando per superare l’epoca dei commissariamenti e delle proroghe. Il Piano rifiuti presentato dalla Regione Lazio all’Europa prometteva di raggiungere, entro 2011, il 60 per cento di raccolta differenziata. Siamo arrivati a un terzo dell’anno e la situazione non sembra sia cambiata molto. «Perché non si vuole mettere in pratica nel Comune di Roma e nella Regione Lazio un trattamento dei rifiuti basato sulla filosofia delle “quattro erre”, riconosciuta e sancita dalle direttive della Comunità europea?».
Lo dichiara Nando Bonessio, presidente dei Verdi del Lazio, che aggiunge: «Cosa osta a ridurre, riutilizzare, riciclare e recuperare, e a chiudere il ciclo dei rifiuti senza bruciare e senza aprire nuove discariche?».Come non bastasse la confusione creatasi, la sostituzione della Tari (tariffa rifiuti) con la Tia (tariffa igiene ambientale) porterà un aumento del costo per i romani tra il 12 e il 15 per cento, anche grazie alla reintroduzione dell’Iva. Per Bonessio «si tratta di aumenti dovuti all’utilizzo di una tecnologia obsoleta, (...) non si fa nulla per il contenimento dei rifiuti, non si coinvolge la cittadinanza e non si avviano filiere virtuose». L’esponente ecologista ha concluso avvisando della preparazione di «iniziative che coinvolgano la cittadinanza nel chiedere che Roma scelga la raccolta differenziata».
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