sabato 28 dicembre 2013
Bathory - Ring of Gold
Silver, the moon high over pond of water calm and dark
Woe, mist, the breath of the dragon, sweeping down mountain side
All still, the day asleep, the sun rests in nest of the Gods
Afar high adventures await me, I hear my brothers calling
Spring is here and the ice breaks free
The endless sky and open sea
I will sail where the Raven will lead me
Fly on black wings, high and free
I shall return with the wind the day
From high adventures, swelling sail
Autumn red comes to Asa bay
Meet me by the well where the water, crystal clear, flows free
From deep within the great mountain towering to the sky
I will be awaiting you coming down treading the trails of elves
Bare feet, let your hair down like the mist across the pond
In dawn of time, before gods and man
When earth and shy was first divided
A star did fall into river deep
A star of gold into silvery water
While I sail, by this you shall remember me
Wear it, yours forever to deep
To bind us beyond end of time, to thee I give a ring of gold
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venerdì 27 dicembre 2013
Furor Gallico - Medhelan
Và, Belloveso, la dea ti indica la strada,
Non ti fermare, non dubitare, non ti fermare
Oltre le Alpi il destino ti aspetta
Nella terra che chiameranno la gallia cisalpina
Rit.
La tua stirpe rimarrà nella storia
Luogo sacro landa di mezzo sarà
Di te noi conserviam la memoria
Nel luogo che chiamiamo Medhelan
Là troverai finalmente la tua terra,
Terra di fiumi, boschi e cacciagione in quantità
I segni degli dei ti guideranno al tuo destino,
Al luogo sacro, landa di mezzo tu arriverai
Rit.
La tua stirpe rimarrà nella storia
Luogo sacro landa di mezzo sarà
Di te noi conserviam la memoria
Nel luogo che chiamiamo Medhelan
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giovedì 26 dicembre 2013
Boxing day in Premier League
Oggi si gioca la "giornata dei regali" del campionato inglese di calcio. Da vecchio militante di curve e movimento ultras, sono un fan del calcio inglese (nonchè sostenitore del West Ham United).
Bye bye!
Oggi ho deciso di postare tre video, riguardanti tre inni cantati negli stadi inglesi da tre tifoserie diverse tra loro, ma uniche per attaccamento alla maglia.
I'm forever blowing bubbles è l'inno del West Ham.
You'll never walk alone è l'inno del Liverpool.
Blue moon è l'inno del Mancester City.
Bye bye!
mercoledì 25 dicembre 2013
Merry Black Metal Christmas
martedì 24 dicembre 2013
Dropkick Murphys - The season's upon us
Oggi è la vigilia di Natale... e questa canzone dei Dropkick Murphys è perfetta!
Gustatevi anche il video!
La stagione [natalizia] incombe su di noi, è quel periodo dell’anno,
Brandy e eggnog, allegria in abbondanza
Ci sono luci sugli alberi e ci sono ghirlande da appendere
Ci sono dispetti e caos e canzoni da cantareCi sono campane e c’è l’agrifoglio, i bambini sono super-entusiasti
Il vero amore trova un bacio sotto il vischio fresco
Alcune famiglie sono incasinate mentre altre stanno bene
Se credete che la vostra sia folle, beh, dovreste vedere la mia
Le mie sorelle sono delle svitate, vorrei non averne affatto
I loro mariti sono dei perdenti, e anche i loro figil
Mio nipote è un orribile idiota saccente
Una volta mi ha dato un bel regalo, una scatola incartata piena di merda
Gli piace bombardare a palle di neve i cantori delle canzoni natalizie
Vorrei farlo uscire fuori e fargli sentire ben altro che Deck the Halls.*
Con una famiglia così, devo confessarlo
Stari decisamente meglio solo, distrutto e depresso
[Chorus:]
La stagione [natalizia] incombe su di noi, è quel periodo dell’anno,
Brandy e eggnog, allegria in abbondanza
Ci sono luci sugli alberi e ci sono ghirlande da appendere
Ci sono dispetti e caos e canzoni da cantare
Dalle mie parti, lo chiamano Natale
A mia madre piace cucinare, conosce i nostri punti deboli e ci pungola
Mio fratello ha appena portato a casa un’altra ragazzona
Gli occhi che roteano, sussurra “amore, vieni” dalla cucina
Tornerei a casa più spesso se solo la smettessero di fare stronzate
Papà, invece, è un vecchio stronzo egoista
Beve whiskey da solo con il mio povero cane
Che non riporta mai indietro la roba perché non gliene può fregar di meno
Ha sporcato il mio orsacchiotto e ha lasciato me a spicciare il casino
[Chorus:]
La stagione [natalizia] incombe su di noi, è quel periodo dell’anno,
Brandy e eggnog, allegria in abbondanza
Ci sono luci sugli alberi e ci sono ghirlande da appendere
Ci sono dispetti e caos e canzoni da cantare
Dalle mie parti, lo chiamano Natale
La tavola è pronta, facciamo un brindisi
In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
Sono contento che questo giorno arrivi solo una volta l’anno
Potete tenervi le vostre opinioni, i vostri regali, il vostro “buon anno”
Dalle mie parti, lo chiamano Natale
Dalle mie parti, lo chiamano Natale
Gustatevi anche il video!
La stagione [natalizia] incombe su di noi, è quel periodo dell’anno,
Brandy e eggnog, allegria in abbondanza
Ci sono luci sugli alberi e ci sono ghirlande da appendere
Ci sono dispetti e caos e canzoni da cantareCi sono campane e c’è l’agrifoglio, i bambini sono super-entusiasti
Il vero amore trova un bacio sotto il vischio fresco
Alcune famiglie sono incasinate mentre altre stanno bene
Se credete che la vostra sia folle, beh, dovreste vedere la mia
Le mie sorelle sono delle svitate, vorrei non averne affatto
I loro mariti sono dei perdenti, e anche i loro figil
Mio nipote è un orribile idiota saccente
Una volta mi ha dato un bel regalo, una scatola incartata piena di merda
Gli piace bombardare a palle di neve i cantori delle canzoni natalizie
Vorrei farlo uscire fuori e fargli sentire ben altro che Deck the Halls.*
Con una famiglia così, devo confessarlo
Stari decisamente meglio solo, distrutto e depresso
[Chorus:]
La stagione [natalizia] incombe su di noi, è quel periodo dell’anno,
Brandy e eggnog, allegria in abbondanza
Ci sono luci sugli alberi e ci sono ghirlande da appendere
Ci sono dispetti e caos e canzoni da cantare
Dalle mie parti, lo chiamano Natale
A mia madre piace cucinare, conosce i nostri punti deboli e ci pungola
Mio fratello ha appena portato a casa un’altra ragazzona
Gli occhi che roteano, sussurra “amore, vieni” dalla cucina
Tornerei a casa più spesso se solo la smettessero di fare stronzate
Papà, invece, è un vecchio stronzo egoista
Beve whiskey da solo con il mio povero cane
Che non riporta mai indietro la roba perché non gliene può fregar di meno
Ha sporcato il mio orsacchiotto e ha lasciato me a spicciare il casino
[Chorus:]
La stagione [natalizia] incombe su di noi, è quel periodo dell’anno,
Brandy e eggnog, allegria in abbondanza
Ci sono luci sugli alberi e ci sono ghirlande da appendere
Ci sono dispetti e caos e canzoni da cantare
Dalle mie parti, lo chiamano Natale
La tavola è pronta, facciamo un brindisi
In nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
Sono contento che questo giorno arrivi solo una volta l’anno
Potete tenervi le vostre opinioni, i vostri regali, il vostro “buon anno”
Dalle mie parti, lo chiamano Natale
Dalle mie parti, lo chiamano Natale
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lunedì 23 dicembre 2013
Alice in Chains - Nutshell
Inseguiamo bugie stampate male
Fronteggiamo il sentiero del tempo
E combattiamo ancora
E combattiamo ancora
Questa battaglia tutti soli
Nessuno da piangere
Nessun posto da chiamare casa
Oooh..oooh
Oooh..oooh
Il mio regalo dell?ego ? stuprato
La mia privacy ? frugata
E ancora cerco
E ancora cerco
Ripeto nella mia mente
Se non posso essere solo
Preferirei essere morto
Oooh..oooh
Oooh..oooh
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domenica 22 dicembre 2013
Pearl Jam - Black
Hey... oooh...
Pagine di canovacci vuoti, pagine intatte di creta
Venivano stese e sparse davanti a me come fece una volta il suo corpo.
Tutti I cinque orizzonti hanno rivoltato la sua anima
Come la terra attorno al sole
Ora l'aria che ho gustato e respirato è cambiata
Ooh, io le ho insegnato tutto
Ooh, so che mi dava tutta se stessa
E ora le mie mani ruvide si irritano sotto le nuvole
Di tutto quello che c'era.
Oh, le foto sono state tutte lavate nel nero, sono state tatuate completamente?
Cammino fuori
Sono circondato da alcuni bimbi che giocano
Posso sentire le loro risate, allora perché sono così insensibile?
Oh, e pensieri contorti che mi ronzano in testa
Sto brancolando, oh, sto brancolando
Come può il sole tramontare così velocemente
E ora le mie mani ruvide tengono i cocci di tutto ciò che c'era
Tutte le foto sono state tutte lavate nel nero, sono state tatuate completamente
Tutto l'amore diventato cattivo ha dipinto il mio mondo di nero
Vedo tutto tatuato, tutto ciò che sono, tutto ciò che sarà
Yeah
Uh huh uh huh ooh
So che un giorno avrai una vita bellissima,
so che sarai il sole nel cielo di qualcun altro,
ma perchè
perchè, perchè non può, perché non può essere mio?
aah uuh
troppo difficile, troppo difficile
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sabato 21 dicembre 2013
Strengthcode, groove thrash metal from Rome
Oggi vi propongo una band romana che ha appena rilasciato il proprio debut album, "Inside power". Gli Strengthcode, dediti al Thrash Metal o, come amano definirlo, "Groove" Metal, non sono in realtà una novità del panorama italico. Da anni, infatti, girano la penisola come cover band dei Pantera. Avete mai sentito parlare degli Hostile? Ecco. quelli che ieri erano gli Hostile, oggi sono gli Strengthcode.
Oggi vi propongo la title track. HORNS UP! \m/
Oggi vi propongo la title track. HORNS UP! \m/
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venerdì 20 dicembre 2013
Come a scuola
Oggi è venerdì.
Se fossi stato ancora uno studente liceale, sarebbe stato il mio ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie. Un giorno speciale, perché sentivi la sensazione di essere libero (anche se solo per due settimane).
Raramente mi è capitato di riprovare quel sapore di libertà. Per questo motivo, da oggi ho deciso che cominciano le mie "vacanze natalizie". Continuerò ad aggiornare il blog, ma utilizzerò soprattutto canzoni, piuttosto che articoli e poesie. Perché le mie vacanze di natale da liceale passavano sempre ascoltando tanta, tantissima musica.
Se fossi stato ancora uno studente liceale, sarebbe stato il mio ultimo giorno di scuola prima delle vacanze natalizie. Un giorno speciale, perché sentivi la sensazione di essere libero (anche se solo per due settimane).
Raramente mi è capitato di riprovare quel sapore di libertà. Per questo motivo, da oggi ho deciso che cominciano le mie "vacanze natalizie". Continuerò ad aggiornare il blog, ma utilizzerò soprattutto canzoni, piuttosto che articoli e poesie. Perché le mie vacanze di natale da liceale passavano sempre ascoltando tanta, tantissima musica.
Do svidanijia
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giovedì 19 dicembre 2013
Assedio al Lusso, una bella iniziativa
Sabato 21 dicembre alle ore 14,30 da Piazza San Marco a Firenze parte la manifestazione “Assedio al lusso” contro l’impoverimento generalizzato, le politiche di austerità anti-proletaria. Sarà una protesta che girerà nelle strade centrali della Firenze Vetrina nel pieno dello shopping natalizio.
La manifestazione è stata proposta dal Movimento Lotta per la Casa e definita in una serie di assemblee aperte dove hanno partecipato e si sono fatti coorganizzatori varie realtà tra cui l’USI FI e ha aderito l’Ateneo Libertario Fiorentino.
Come area liberaria fiorentina saremo in piazza con bandiere, uno striscione ad Hoc ed un nostro volantino. L’invito ovviamente è ai compagni delle altre località a partecipare con bandiere ed altro.
In allegato il nostro volantino, firmato da Ateneo Libertario F., USI FI e Individualità Anarchiche.
CONTRO IL LUSSO DI LOR SIGNORI
PER L’UNITA’ DI TUTTI GLI OPPRESSI E DI TUTTI GLI SFRUTTATI
Perché oggi siamo qui a manifestare la nostra rabbia contro il lusso invece di fare shoppimg?
1. Perché avremmo ben poco da comprare, Gli stipendi quando esistono sono fermi, mentre i prezzi volano. Il lavoro non c’è o quando c’è è precario, è a intermittenza, è a capriccio di Lor Signori! Più di un italiano su 10 è povero in canna, uno su 3 è sull’orlo della miseria. In Grecia questi numeri sono doppi. Tra i lavoratori immigrati i poveri sono la larga maggioranza.
2. Perché i beni di lusso vanno alla grande nonostante la crisi e questo dimostra che non siamo tutti sulla stessa barca. Al contrario ci sono in giro parecchi pescecani che sulla crisi si sono arricchiti ancora di più di quanto lo fossero già: grandi e medi imprenditori, banchieri, finanzieri, speculatori, politici, burocrati e lacchè di vario genere.
3. Perché molte delle merci che vengono vendute a prezzi esorbitanti nel centro di Firenze, sono prodotte grazie allo sfruttamento schiavistico e disumano dei lavoratori di etnie diverse dalla nostra, i quali spesso ci rimettono direttamente la vita! (vedi la recente tragedia dei lavoratori cinesi morti bruciati in una fabbrica tessile pratese).
4. Perché noi al contrario dei cosddetti “Forconi” non lottiamo per una “comunità nazionale” . Noi lottiamo per la comunità degli oppressi, degli sfruttati, indipendentemente dalla nazionalità, dall’etnia, dal colore della pelle. E lottiamo contro la “comunità” degli oppressori, degli sfruttatori, dei pescecani di ogni razza e colore.
5. Perché è da qui, dalla Città –Vetrina di Firenze, che è partita la scalata politica del ”ragazzo prodigio”, portatore di un modello sociale che esalta tutto lo schifo di questa sistema. Stiamo parlando di quel Matteo Renzi, sindaco di Firenze e neo –segretario del PD che si è fatto conoscere in questi anni a Firenze per gli sgomberi violenti della povera gente, per la svendita del patrimonio immobiliare oubblico, per le privatizzazioni selvagge (vedi l’ATAF) e per i tagli all’assistenza degli anziani e dei disabili. Quello stesso Renzi che come futuro premier promette fin da ora un lavoro ancora più precario di quello di oggi.
6. Perché siamo stanchi di consumi imposti, di un modello di vita che non ci appartiene,di una pubblicità che mostra un benessere inesistente, mentre intanto i tagli continui alla sanità costringono ormai le persone a pagarsi praticamente ogni tipo di diagnosi e cura, o in molti casi a rinunciare di curarsi.
7. Perché vogliamo una società diversa non più basata sul comando e sullo sfruttamento, ma sull’uguaglianza, sulla libertà, sull’autodeterminazione consapevole degli individui.
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Banca d'Italia: "L'Unità ha impoverito il Sud"
Il processo di verità storica che da tempo sta squarciando il muro di oblìo eretto a difesa di una mistificata interpretazione delle vicende unitarie e post unitarie della nostra nazione, ha trovato nuovo e solidissimo impulso per merito di una pubblicazione scientifica edita da un’istituzione dall’indiscussa affidabilità quale la Banca d’Italia. Se fino ad oggi si è potuto confutare, su basi storiografiche peraltro tutte da verificare, quanto asserito da chi, carte alla mano, mira a dimostrare come il presunto processo unitario si sia risolto nei fatti in una feroce e avvilente colonizzazione del Mezzogiorno, oggi scende in campo la Banca d’Italia, con il suo indiscusso prestigio, a sancire, sulla base di incontestabili analisi e dati statistici, la verità di fatti troppo a lungo vergognosamente manipolati.
Ebbene, a contraddire definitivamente un’ideologia mistificatrice della realtà di episodi che hanno costretto il Mezzogiorno ad una immeritata situazione d’inferiorità, irrompono con l’autorevolezza che gli deriva dalla reputazione di studiosi il Prof. Stefano Fenoaltea, docente di Economia Applicata all’Università di Tor Vergata (Roma), insieme al collega Carlo Ciccarelli, Dottore di Ricerca in Teoria economica ed Istituzioni nella stessa Università.
Nel loro accuratissimo saggio, il cui alto valore scientifico ha meritato per i due economisti l’onore della pubblicazione da parte della Banca d’Italia, gli studiosi dell’Università di Tor Vergata hanno non solo reso manifesto, potremmo dire, ma bensì confermato come all’origine dell’attuale sottosviluppo del Sud ci sia una bugiarda unificazione nazionale. Sin dalle prime pagine del loro lavoro di ricerca, apparso peraltro solo in lingua inglese nei “Quaderni di Storia Economica di Bankitalia”, n. 4, luglio 2010 (domanda: perché non in italiano e con adeguato resoconto pubblico?), Stefano Fenoaltea e Carlo Ciccarelli affermano così esplicitamente: “L’arretratezza industriale del Sud, evidente già all’inizio della prima guerra mondiale non è un’eredità dell’Italia pre-unitaria» (Through the Magnifying Glass: Provincial Aspects of industrial Growth in Post-Unification Italy, pag.22).
A scrupoloso fondamento del loro studio, corredato da minuziose tabelle statistiche, gli economisti di Tor Vergata prendono in esame i censimenti ufficiali del neonato Stato italiano, precisamente negli anni 1871, 1881, 1901 e 1911. La disponibilità di una notevole massa di dati nazionali e regionali ha offerto l’opportunità a Fenoaltea e Ciccarelli di comprendere a fondo, come sostanzia loro ricerca, lo sviluppo dell’Italia nei primi decenni dopo l’unificazione. Orbene, il meticoloso lavoro eseguito aggiunge, ai dati già disponibili, un’analisi dei dati disaggregati relativi alla produzione industriale in 69 province tra il 1871 e il 1911, determinando gli studiosi a svelare che: «Il loro esame disaggregato rafforza le principali ipotesi revisioniste suggerite dai dati regionali». Più eloquente di così…e, si sottolinea ancora, qui sono i numeri che parlano esplicitamente!
La tabelle pubblicate da Fenoaltea e Ciccarelli mostrano che nel 1871 il tasso di industrializzazione del Piemonte era del l’1.13%, quello della Lombardia 1.37%, quello della Liguria 1.48%. Da evidenziare come, a questo punto, fossero già trascorsi dieci anni di smantellamento dell’apparato industriale dell’ex Regno delle Due Sicilie, con il ridimensionamento di importanti stabilimenti come le officine metallurgiche di Pietrarsa, a Portici (Napoli) (oltre 1000 addetti prima dell’unificazione ridotti a 100 nel 1875), nonché quelle di Mongiana in Calabria (950 addetti nel 1850 ridotti a poche decine di guardiani nel 1873): ebbene, nonostante l’opera devastatrice dei presunti liberatori scesi dal Settentrione, l’indice di industrializzazione della Campania era ancora dello 1.01%, con Napoli, nel dato provinciale, all’1.44% e quindi più di Torino che era solo all’1.41%.
L’indice di industrializzazione della Sicilia era allo 0.98%, quindi agli stessi livelli del Veneto che era al 0.99%, la Puglia era allo 0.78% con la provincia di Foggia allo 0.82%: molto più di province lombarde come Sondrio, allo 0.56%, e vicinissima ai livelli di industrializzazione dell’Emilia, lo 0.85%. La Calabria era allo 0.69%, con la provincia di Catanzaro allo 0.78% e perciò allo stesso livello di Reggio Emilia e più di Piacenza, che era allo 0.76%, ma anche di Ferrara allo 0.74%.
Il tasso di industrializzazione della Basilicata era allo 0.67%, un indice che per quanto a prima vista basso era comunque più alto di aree liguri come Porto Maurizio che era allo 0.61%. L’Abruzzo era invece allo 0.58%, con L’Aquila a 0.63%.
Detto questo, appare drammatico come, quarant’anni dopo, nel 1911, l’indice di industrializzazione del Piemonte fosse salito all’1.30% mentre quello della Campania era sceso a 0.93%, con Napoli all’1.32%. La Lombardia era arrivata all’1.67%, la Liguria all’1.62%, mentre la Sicilia era crollata allo 0.65%, la Puglia allo 0.62%, la Calabria allo 0.58%, la Basilicata allo 0.51%.
Questo resoconto piuttosto tragico ma fondato su incontrovertibili riscontri scientifici, perché i numeri si possono occultare ma se resi noti non possono certamente ingannare, rende chiaro come la Banca d’Italia, pubblicando il qualificato studio di Stefano Fenoaltea e Carlo Ciccarelli, abbia certificato ufficialmente con la sua autorevolezza come l’arretratezza industriale del Sud non sia un’eredità dell’Italia pre-unitaria ma bensì un sottosviluppo voluto da una unificazione nazionale strumentalizzata in modo scellerato ai danni del Mezzogiorno.
Tratto da Onda del Sud
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mercoledì 18 dicembre 2013
Belly Bluster, arrembaggio identitario!
Ieri ho postato una splendida versione di "Brigante se more", celeberrimo inno identitario composto da Eugenio Bennato. Gli autori di questa versione sono i Belly Bluster, combo casertano che cerca di coniugare musica folk, rock, punk e temi identitari.
Come promesso, L'Insorgente li ha contattati ed intervistati.
Gustatevela tutta!
Ciao ragazzi. Raccontateci un po’ di come vi siete formati… e soprattutto perché! Cosa vi ha spinto a formare i Belly Bluster?
Ciao Antonio, beh si parte sempre da un fattore comune... amici, affetto, pub e follia!
Amici di bevuta e di vita che suonicchiando in vari gruppi più o meno "seri" hanno deciso poi di divertirsi e di creare un gruppo che fosse qualcosa di diverso! Qualcosa che li slegasse dal classico concetto di band, che comunemente è quello di " svoltiamoci la vita con la musica"!
I Belly Bluster sono nati per divertimento, e soprattutto per intrattenimento!
Si, ci piaceva molto l'idea di poter far divertire chi veniva ai nostri concerti e allo stesso tempo di creare un mix esplosivo di follia, tutto questo senza il peso del rendimento, delle aspettative!
Volendo usare una categoria musicale, possiamo dire che il vostro genere è il Combat Folk? Quali sono le vostre influenze musicali?
Direi che sì, possiamo affermare che facciamo Combat Folk.
Ci siamo ispirati molto ai Dropkick Murphys, ai Paddy and the Rats, ai Floggin Molly e molti altri che seguono la scia del Folk irlandese miscelato alla musica rock. Ma ci abbiamo inserito poi le singole influenze dei membri. Ciascuno di noi ha un forte background che parte dall'Hard Rock, passa per l'HipHop, attraversa il Punk, colpisce la musica Classica e abbraccia la musica popolare che è alla base delle nostre radici.
Siamo quasi come un cocktail esplosivo, uno di quelli che prendi il sabato sera per chiudere in bellezza la settimana!
Musica per l’insorgenza: quali sono le vostre posizioni politiche ed esistenziali?
Non ne abbiamo! I Belly Bluster non hanno bandiera, l'unico credo è la Pirateria!
Siamo in un momento storico di grande caos e di insoddisfazione, dove credere è quasi sempre sbagliare, perchè chi più chi meno, fa buchi nell'acqua e anche la bandiera più severa, arriva a volte ad essere rappresentata da soggetti che ne rovinano e sciupano l'ideale e gli obiettivi.
Per cui noi siamo Briganti che hanno abbracciato a lungo la causa, ma che sono stati traditi da chi era al comando e ora sono in mare hanno come unica legge la pirateria!
Songwriting: come nasce una canzone dei Belly Bluster?
Mi viene quasi da sorridere pensando a come nasce una nostra canzone! E' riduttivo raccontare come nasce una canzone ma grossomodo è così :
E' tutto senza controllo, arriva qualcuno che dice ho un nuovo rif... o una nuova idea.. gli altri ascoltano e boom! Viene fuori una canzone! Gli strumenti vanno da soli, la penna di Betty Hop viaggia, il Capitano chiude gli occhi e dirige l'orchestra! Si lima qua e là, Eric e Padre Pedro si lanciano negli arrangiamenti e tutto diventa realtà, da una sola idea di Iron magari buttata per gioco e si parte! Inutile dire che Adamas al violino e GumGum alla batteria in fase di creazione sono uno spettacolo, due strumenti così lontani che cercano di venirsi incontro e danno il meglio!
Se una persona non conosce i Belly Bluster, quali canzoni gli consigliereste di ascoltare?
Gli consiglieremo di chiudere gli occhi, armarsi di spensieratezza e raggiungersi al primo bar!
Non siamo vincolabili in un solo genere, siamo un po' per tutti i gusti, l'unica linea guida è: la voglia di muoversi e liberare il proprio corpo e la propria mente dalle catene della routine!
La vostra versione di “Brigante se more” è assolutamente fantastica. Come certamente saprete, essa è anche un inno identitario, cantato nelle iniziative dei movimenti meridionalisti. Come vi ponete rispetto al risveglio identitario che sta coinvolgendo tutto il Sud?
Siamo felicissimi che ci sia un risveglio!
Siamo fieri della nostra origine, siamo fieri di essere le radici e amiamo il nostro sud!
(ci sarà un perché se ancora nessuno di noi ha la minima intenzione di muoversi verso il nord!)
Noi restiamo qui e cerchiamo di dare il massimo per cambiare le cose o per lo meno per dimostrare che anche il SUD ha elementi validi su cui appoggiarsi.
Speriamo che molti di più abbraccino questa idea e che si riesca a risollevare l'immagine di questo Sud che ha bisogno di aria nuova!
Siamo ai saluti. Grazie per l’intervista e aggiornateci sempre sui vostri concerti!
Grazie a te e siamo contentissimi che "Brigante se more" sia arrivata fino all'Insorgente!
Le date sono sempre pubblicate sul nostro sito www.bellybluster.com e sulla nostra pagina facebook http://www.facebook.com/bellybluster/
A presto! La ciurma della Belly Bluster vi saluta e salpa per una nuova avventura!
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Josè Mujica, il presidente tupamaro
Per molti è un mito. Per altri è un esempio. Per qualche filoamericano è un terrorista ripulito. Per i liberisti è un pericolo. Josè Mujica, ex guerrigliero dei Tupamaros, è l’attuale presidente dell’Uruguay. La maggioranza dei cittadini italiani lo ha conosciuto pochi giorni fa, quando i media nostrani hanno dato notizia della legalizzazione della marjiuana in Uruguay: 40 grammi al mese, vendita gestita dallo Stato (in modo da togliere terreno sotto i piedi dei narcotrafficanti e delle multinazionali a stelle e strisce, spesso alleati). Si può discutere sul fatto se “il modello uruguayano” per il controllo della marijuana sia applicabile anche in Europa: forse 40 grammi al mese sono troppi e la gestione andrebbe affidata ai comuni e non allo Stato.
Non si può discutere sul fatto che Jose Mujica sia realmente una anomalia nel mondo globale della politica. Leggenda vuole che Mujica viva in una vecchia fattoria, con un piccolo pozzo da cui prelevare l’acqua. Il presidente uruguayano è il più povero tra i presidenti del mondo: trattiene per se solo il corrispettivo di 500 dollari e destina il resto del suo stipendio (circa 7500 dollari) in beneficenza. Durante una intervista alla BBC, ha dichiarato: “Mi chiamano il presidente più povero, ma io non mi sento povero. I poveri sono coloro che lavorano solo per cercare di mantenere uno stile di vita costoso, e vogliono sempre di più. E’ una questione di libertà. Se non si dispone di molti beni allora non c’è bisogno di lavorare per tutta la vita come uno schiavo per sostenerli, e si ha più tempo per se stessi”.
Mujica ha una incrollabile fede nella capacità di riscatto dell’essere umano. Per questa fede, che negli anni Sessanta e Settanta lo ha portato a militare nei guerriglieri Tupamaros, si è fatto 14 anni di carcere, due dei quali passati in totale isolamento in un pozzo sotterraneo. “Sono un rivoluzionario”, ama ripetere, e lo dimostra in ogni ambito. Pensiamo alla correlazione tra ambiente, sviluppo economico e vita sociale: “Lo sviluppo non può, non deve essere contrario alla fecilità dell’uomo e della comunità”. Uomo e comunità, individuo non atomizzato, ma membro di una comunità. Mujica è anche un avversario della "società dei consumi", che ci costringe a lavorare per produrre e per consumare ciò che abbiamo prodotto, non avendo mai i soldi necessari a soddisfare bisogni artificiali, costruiti ad hoc. Se fosse europeo o americano, parlerebbe di downshifting.
Favorevole alla depenalizzazione dell’aborto e ai matrimoni gay, Mujica ama in maniera spasmodica la Natura. Non ha mai rinnegato il suo passato da guerrigliero: l’Uruguay era un regime, e i regimi non si cambiano per via elettorale. Appena la democrazia, seppur parziale e limitata, è stata ripristinata, Mujica ha dato vita al Frente Amplio, coalizione di sinistra con molte anime. Come leader del Frente Amplio ha vinto le elezioni presidenziali uruguayane del 2009.
Mujica e il Frente Amplio possono essere un modello? Non propriamente: possono essere un riferimento, politico-culturale ma anche elettorale, cui tendere anche in Europa, ma sempre contestualizzando il modello alla propria realtà e alla propria storia.
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martedì 17 dicembre 2013
Belly Bluster - Brigante se more
Una fantastica versione della famosa canzone di Eugenio Bennato. Gli autori sono un supercombo casertano, i Belly Bluster, dediti alla sperimentazione e alla commistione di generi e tematiche diverse, dal rock alla celtica, dal punk alla musica popolare. Se proprio vogliamo catalogarli in un genere, possiamo forse utilizzare la categoria del Combat Folk, a cui appartengono gruppi come Modena City Ramblers e Dropkick Murphys.
L'Insorgente proverà a contattare e ad intervistare questo fantastico gruppo!
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lunedì 16 dicembre 2013
Giunta militare??? Ma jatevenne...
Sono giorni che vado ripetendo che la "rivolta dei forconi" ormai ha altri protagonisti. Di forconi ne sono rimasti pochi: la maggioranza è composta da gente incazzata, giovani studenti, precari più o meno organizzati e soprattutto tanti fascisti. Da CasaPound a Forza Nuova, passando attraverso altre sigle più o meno conosciute, è il fascismo a predominare nelle piazze. Prova ne sia il farneticante comunicato con cui il "movimento" auspica l'avvento di una giunta militare che ristabilisca l'ordine nella fase di transizione tra Seconda e Terza Repubblica.
Si, avete letto bene: una giunta militare. Come i colonnelli in Grecia, come Pinochet in Cile, come la dittatura dei desaparecidos in Argentina. Sarà che sono un inguaribile libertario, nonché un antimilitarista convinto (da non confondere coi pacifisti e coi gandhiani; io sono contro gli eserciti degli Stati, non contro la violenza in genere), ma l'idea di una giunta militare non mi alletta affatto.
Non scambio una dittatura per un'altra. Combatto TUTTE le dittature e i regimi accentratori.
Non scambio una dittatura per un'altra. Combatto TUTTE le dittature e i regimi accentratori.
Lottare per cambiare padrone non è insorgere.
Ed io sono un insorgente.
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domenica 15 dicembre 2013
L’Europa degli inciuci: anche la Germania applica il “modello italiota”
Il mio articolo pubblicato sul sito di Insorgenza Civile
Che i tedeschi siano stati gli inventori della Grosse Koalition è risaputo. Che il sistema tedesco ormai non riesca a produrre, da varie legislature, maggioranze chiare e distinguibili è una anomalia, che pare ispirata all’Italia.
Sì, è una “anomalia italiana” visto che proprio l’Italia è famosa per la cronica incapacità di dar vita a governi forti e a maggioranze coese persino quando le elezioni favoriscono nettamente un candidato (l’ultimo governo Berlusconi poteva contare sulla maggioranza più ampia della storia repubblicana, eppure…).
Figuriamoci, poi, quando le urne danno un responso di sostanziale parità tra due o tre poli: la paralisi totale, ciò che il sistema finanziario europeo e mondiale non può assolutamente permettersi.
E’ assolutamente necessario dar vita a governicchi, persino a grosse coalizioni o larghe intese, affinché “si tuteli la stabilità”, si metta mano “alle riforme urgenti di cui ha bisogno il Paese”, e altre amenità del genere.
La grande coalizione tedesca permetterà alla Merkel di diventare, per la terza volta, cancelliere della repubblica federale (eguagliando Adenauer e Kohl), nonostante il suo partito, la CDU, non avesse vinto le elezioni. A darle una mano ci penseranno quei fenomeni della SPD, sempre più dediti all’autolesionismo tipico del PD nostrano.
L’ultima volta che la SPD hanno realizzato una grande coalizione con la Merkel, hanno raggiunto il secondo peggior risultato della loro storia (parliamo di un partito centenario…). E allora? Cosa facciamo? Cambiamo marcia e la piantiamo di sostenere governi indecenti, che garantiscono solo i potentati economico-finanziari e demoliscono le condizioni di lavoro e di vita dei tedeschi (e degli europei, visto che la Germania è la “padrona del vapore” in Europa)? Ovviamente no! Facciamo un’altra volta una grande coalizione, e inventiamoci pure una sorta di primarie del programma di governo (notare l’ascendenza del tafazzismo piddino, danke); facciamo votare i nostri iscritti dicendogli che l’alternativa all’alleanza con la Merkel è il baratro dello stallo, con conseguenti nuove elezioni (perché allearsi coi pericolosi bolscevichi della Linke e coi Verdi non è nemmeno in discussione); prendiamo un plebiscito e diciamo alla Merkel: “Ok, la nostra base è favorevole”.
Secondo voi, questo governo sarà nel segno dell’alternativa o della continuità con le politiche di austerity che stanno condannando i popoli europei alla canna del gas? Questo governo sosterrà o contrasterà le decisioni del Bildeberg e della commissione Trilaterale? Questo governo favorirà la nascita di una Europa federale dei popoli o garantirà la sopravvivenza di una Unione Europea avvertita come nemica dai cittadini europei? Non è necessario attendere i posteri, per l’ardua sentenza…
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Penthagon: rispetto, coerenza e Thrash Metal!
Per i lettori metallari, oggi l'Insorgente è lieto di proporvi l'intervista a Marco Spagnuolo, vocalist partenopeo della thrash metal band bresciana PENTHAGON. Chi bazzica l'underground metal italico avrà certamente sentito i Penthagon e il loro primo omonimo albun, edito nel 2012.
A conclusione dell'intervista, postiamo anche una loro canzone-manifesto.
Ciao Marco. Raccontaci un po' di come, e perchè, sono nati i Penthagon!
Ciao Antonio, I Penthagon presero forma nel 2008. Ricordo che in quel periodo eravamo tutti amici di comitiva oppure ottime conoscenze o colleghi di lavoro... L'allora batterista fece una corte spietata ad alcuni di noi perché accettassimo di mettere in piedi un progetto "diverso per genere e proposta musicale". Il perché...è anche motore di ciò che probabilmente ci ha spinto a continuare fino ad oggi...eravamo curiosi di sapere come sarebbe stato provare tutti insieme (ai tempi ognuno di noi veniva da band e generi totalmente diversi) e vedere cosa potesse nascere...senza troppe menate o obblighi. Mi ricordo che ci si voleva concentrare subito sui concerti...Ma dopo pochissimo tempo iniziammo a scrivere i nostri primi pezzi. sensazione bellissima che ti fa credere di poter andare avanti.
Quali sono le vostre influenze musicali?
Ascoltiamo molta musica e tanti generi, Dall'hard Rock al Death. Di sicuro i nostri riferimenti musicali sono di stampo Heavy, Thash, Progressive e Death. Band come NEVERMORE, ANNIHILATOR, DREAM THEATER... Riassumendo il tutto, ma ce ne sarebbero moltissime altre!
Musica per l’insorgenza: quali sono le vostre posizioni politiche ed esistenziali?
La nostra politica è la musica...siamo cresciuti con essa ed ora, che siamo "grandi" e molti di noi accasati, viviamo per essa. Non abbiamo mai avuto o voluto sfoggiare un'appartenenza politica. Rispettiamo il pensiero altrui anche se diverso dal nostro...Come noi speriamo sempre che la nostra musica possa piacere agli altri indipendentemente dalla fazione politica, religione, cultura, pelle o altro. se la politica ragionasse così...
Songwriting: come nasce una canzone dei Penthagon?
La musica e le parole dei testi vengono dall'animo e non per forza devono parlare d'amore (a quello ci pensano i vari "artistoidi" del momento)... Il periodo è quello che è...e da persone "normali" (parola grossa ahahah), con il privilegio di poter scrivere e farsi ascoltare nel modo più bello, abbiamo deciso di dare sfogo alle nostre paure, a ciò che odiamo, a ciò che ci circonda...in alcuni casi sembrava quasi utopico quello che scrivevamo...era a cavallo tra il 2009 ed il 2011...cose che, quest'anno purtroppo, sono all'ordine del giorno.
Se una persona non conosce i Penthagon, quale vostra canzone gli consiglieresti di ascoltare? Avete una canzone-manifesto?
Per le persone che non conoscono i Penthagon... Gli direi di ascoltare "DIGITAL TRAP BOX" (qui) oppure "IN THE NAME OF PEACE"(qui) , contenuti nel nostro omonimo disco "PENTHAGON", uscito a gennaio 2012.
Tu sei di Napoli, e vivi a Brescia. Sei un meridionale che vive in una roccaforte leghista. Ci racconti qualcosa della tua esperienza?
Sono nato e cresciuto a Napoli...vivo a brescia dal '97, da quando avevo appena compiuto 18 anni. Sinceramente non ho mai sofferto situazioni particolari di razzismo...certo qualche occasione ci fu...ma stemperata nel modo migliore.
Mi è sempre piaciuto pensare che "ognuno abbia ciò che si merita". se una persona parte verso altre realtà con i presupposti sbagliati, il rischio di essere discriminato è più alto perché si predispone all'inimicizia. Non voglio dire che sia facile ma ti cito una frase detta da Alessandro Siani in una trasmissione televisiva "...noi del Sud (tutto) abbiamo questa caratteristica che, quando lavoriamo al Nord, dobbiamo dimostrarci 2 volte...la prima volta perché dobbiamo superare la diffidenza che hanno nei nostri confronti. La seconda perché dobbiamo dimostrare effettivamente il nostro valore. E solo alla fine di questo percorso possiamo dire una cosa, che noi sappiamo bene, e cioè che noi del Sud abbiamo una marcia in più". Mi piace pensare che sia lo stesso viceversa.
Come promesso, a conclusione dell'intervista ecco una canzone dei Penthagon.
Horns up!
Come promesso, a conclusione dell'intervista ecco una canzone dei Penthagon.
Horns up!
sabato 14 dicembre 2013
A Natale, ennesimo pacco ai napoletani: aumenta la tangenziale!
Ogni anno c’é l’usanza di aumentare il pedaggio della tangenziale.
Siamo alle solite: chi tira la questione di qua chi la tira di là, da destra e da sinistra la tangenziale di Napoli diventa il regalo di Natale meno gradito per il napoletano e lo strumento politico più usato nelle feste.
Leggendo l’articolo di ieri apparso sul quotidiano Il Roma apprendiamo che alcuni consiglieri comunali hanno deciso di occuparsi della questione, purtroppo non nell’interesse degli utenti ma come troppo spesso accade ultimamente nell’interesse dell’ente pubblico che si discosta da quello del cittadino.
Se è vero che nelle stanze del Comune di Napoli doveva entrare aria nuova, come disse il sindaco De Magistris in campagna elettorale, allora perchè i consiglieri comunali che si sono occupati della vicenda tangenziale e che oggi protestano per gli aumenti ingiustificati non si uniscono alla battaglia di insorgenza per rendere la tangenziale gratuita quanto meno nei tratti interni tra quartiere e quartiere, lasciando il pedaggio esclusivamente in caso di uso come autostrada, cioè da Pozzuoli a Casoria?
La tangenziale di Napoli è l’unica arteria stradale interamente a pagamento d’Europa: le altre sono tutte gratuite quando usate come strade urbane. Conosciamo però tutti la vergogna: ad esempio dallo stadio al Vomero o addirdittura dall’Arenella alla zona Ospedaliera, per fare pochi metri si deve pagare l’ ingiustificato balzello.
A fine anno tutti si scandalizzano, mentre noi diciamo da anni con insorgenza civile che deve cambiare il sistema illegale applicato a Napoli e solo a Napoli: il metodo di pagamento del pedaggio autostradale deve essere quello proporzionato al chilometraggio effettivo come prevede la legge.
La scusa con la quale l’Anas ha confermato le concessioni ai privati ( leggi Autostrade per l’Italia e Atlantia gruppo Benetton) per la tangenziale di Napoli sarebbe collegata al residuo di un non meglio specificato mutuo risalente a 40 anni fa nonché ad investimenti e modernizzazione solo recentemente avviati. Infine Il minacciato aumento di 5 cent/euro, e’ vergognoso rappresentando circa il 6 per cento sul 90 cent/euro di pedaggio. Vedremo l’aumento consentito dall’Anas che proporzioni avrà.
E’ ora di insorgere: la tangenziale di Napoli e’ il simbolo della continua ed inarrestabile sopraffazione dell’Italia sull’antica e gloriosa capitale del Mezzogiorno e pertanto e’ obbligatorio per ogni rappresentante dei cittadini napoletani unirsi alla battaglia di insorgenza civile promossa da anni (e per primi negli ultimi decenni) al fine di renderla gratuita, dopo anni di abusi, mancata manutenzione, lucro nordista sulle spalle di Cittadini del Sud , mancati investimenti , pedaggi ingiustificati, assunzioni (poche) e licenziamenti (tanti grazie all’ automazione).
Perlomeno quando usata come strada urbana da quartiere a quartiere.
Ecco, la rivoluzione arancione passi per il grigio dell’asfalto della Tangenziale! Insorgere e’ giusto!
Gianluca Bozzelli, tratto da Insorgenza.it
Giù le mani dal Parco Regionale dell'Abruzzo!
E' incredibile, ma con un blitz dell'ultimo minuto tra pochi giorni potrebbero demolire il Parco Regionale Sirente Velino in Abruzzo, dove vivono specie protette come l'orso marsicano!
Il Consigliere Regionale Luca Ricciuti ha proposto di eliminare oltre 4.000 ettari di fascia protetta a ridosso dei Comuni di Rocca di Mezzo e Rocca di Cambio per “creare una zona di caccia e per consentire alcuni progetti immobiliari”!
Ciò implicherebbe che questo territorio destinato alle specie protette e non, tra le quali l’ orso marsicano e il lupo, finirebbe nelle mani di cacciatori e costruttori. Il tutto verrà discusso giovedì 12 Dicembre (data slittata al 17 dicembre in seguito alle proteste) e abbiamo pochi giorni per fermarli! In estate la nostra offensiva mediatica ha funzionato, continuiamo a farci sentire!
Non permettiamo questo scempio e questa violenza verso uno dei pochi polmoni verdi ancora rimasti in Italia! Firma subito la petizione e condividila con tutti! Consegneremo tutte le firme al Presidente del Consiglio regionale appena prima dell'inizio della seduta decisiva.
Firma la petizione su Avaaz
Firma la petizione su Avaaz
Tokarev: rime e musica che puzzano di strada
Oggi e domani sull'Insorgente potrete leggere due interviste a gruppi musicali diversi nel genere, ma egualmente distanti (per non dire opposti) alla musica che il Sistema ci propina negli ultimi anni, dai rapper alla Moreno fino a robaccia come One Direction.
Tokarev e Penthagon sono due gruppi dell'underground italico: i primi suonano rap militante; i secondi si dedicano ad un metal davvero heavy, con bordate di death ma senza rinunciare ad una buona dose di melodica.
Oggi partiamo coi Tokarev, gruppo proveniente dalle Puglie, di cui abbiamo già proposto l'ultimo singolo pochi giorni fa.
Quando vi siete formati? E soprattutto: perché? Cosa vi ha spinto?
Ci siamo formati prima come coppia nella vita e poi come coppia nella musica nell'autunno 2007.Inizialmente ci chiamavamo TirakeCHE, nome rimasto tale fino al 2010, divenuto TKE nel 2011 e Tokarev da meno di un anno.
I primi pezzi variavano come genere dal dub al reggaemuffin politico.Il nostro primo pezzo in assoluto che non si trova su internet s'intitola "6 Dicembre 2007" che, oltre ad essere un nostro messaggio personale agli Eroi che persero la vita quella notte in fabbrica (Thyssen), è anche un grido di rabbia e sdegno nelle orecchie 'sorde' del capitalismo.
Quali sono i vostri riferimenti musicali?
Siamo cresciuti con i New Trolls, la PFM, Le Orme, i Deep Purple, i Led Zeppelin, i Nirvana, i Black Sabbath...in pratica la musica che ascoltavamo in macchina quando eravamo piccoli...Poi, Articolo 31, Caparezza, Kaos, Pooglia Tribe ma, in primis, i 99 Posse che hanno segnato la nostra maturazione umana e politica. Ricordo le date in Puglia di Almukawama experiment 3 dei 99, dove eravamo in prima fila sopra la transenna. O ancora il sound system delle manifestazioni che sparava Curre Curre Uaglio', Ripetutamente, O'document ecc. Oggi li continuiamo ad ascoltare assieme a Noyz Narcos, Clementino, Keny Arkana e i Dope Dod.
Musica per l’insorgenza: quali sono le vostre posizioni politiche ed esistenziali?
Oggi risulta difficile parlare di politica visto che il nostro ideale è morto del tutto quando noi siamo nati (fatta eccezione per Cuba). Purtroppo la questione dall'89 in poi si è evoluta troppo velocemente, manipolata dal finto ottimismo del capitalismo, figlio, probabilmente, del 'sogno americano' che ci è stato per molti versi imposto ed è tornato alla ribalta più forte che mai. Negli ultimi vent'anni, le menti sono state fermate e riprogrammate secondo modelli di vita effimeri e secondo i canoni spietati della globalizzazione. Noi siamo Castristi.
Songwriting: come nasce una canzone dei Tokarev?
Non lo sappiamo neanche noi, c'è quel momento particolare in cui parte la base (di solito del nostro beatmaker Fatmike) e, senza neanche dirci nulla, iniziamo a scrivere e ad addentrarci nel nostro mondo. Di solito cominciamo dal ritornello e da una buona bottiglia di vodka...
“Faccio sanguinare asfalto e inchiostro tra punti e virgole”: è corretto dire che nei vostri versi si sente “puzza di strada”?
Assolutamente si. Ci sono ansie e situazioni che ti forgiano, che ti fanno crescere per poi diventare parte di te; emozioni che solo la strada può trasmettere.
Voi siete di Bari. Siete “Terroni”, come il libro del pugliese Pino Aprile. Che ne pensate del meridionalismo, della rinascita dell’orgoglio meridionale, dei movimenti identitari e antisistema che contestano l’Italia, il tricolore, ecc…?
Come spesso accade, la parte più forte, quella con più risorse, viene prima "democraticamente" saccheggiata e poi emarginata; crediamo sia accaduto questo al Meridione, quindi vivendo dall'interno le problematiche del nostro Sud non possiamo che supportare e comprendere il popolo che si unisce sotto il grido di ribellione. Però, allo stesso tempo, ci sentiamo emotivamente danneggiati quando frange di estrema destra (solita tecnica) cercano di infiltrarsi e attirare l'attenzione dei media sulle loro ariane imprese del cazzo, servendosi delle problematiche di chi in piazza è sceso perchè ha perso casa, lavoro, parenti, affetti...LA VITA.
Bene ragazzi. Grazie per il tempo concesso all'Insorgente per questa intervista.
Grazie a te e buona musica ribelle dai Tokarev!
N.B. per tutti i gruppi musicali, gli artisti, gli scrittori: L'Insorgente è uno spazio aperto a tutte le forme di lotta antisistema. Su queste pagine c'è sempre spazio per voi. Contattatemi!
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venerdì 13 dicembre 2013
Rammstein - Ich Will
Io voglio
Voglio che vi fidiate di me
Io voglio
Voglio che mi crediate
Io voglio
Voglio sentire i vostri sguardi
Io voglio
controllare ogni battito del cuore
Io voglio
Voglio sentire le vostre voci
Io voglio
Voglio disturbare la pace
Io voglio
Voglio che mi vediate bene
Io voglio
Voglio che mi capiate
Voglio la vostra fantasia
Io voglio
Voglio la vostra energia
Io voglio
Voglio vedere le vostre mani
Io voglio
affondare in un applauso
Mi vedete?
Mi capite?
Mi percepite?
Mi sentite?
Potete sentirmi?
Ti sentiamo
Potete vedermi?
Ti vediamo
Potete percepirmi?
Ti percepiamo
Non vi capisco
Io voglio
Vogliamo che vi fidiate di noi
Vogliamo che crediate a noi in tutto
Vogliamo le vostre mani
Vogliamo affondare in un applauso - si
Potete sentirmi?
Ti sentiamo
Potete vedermi?
Ti vediamo
Potete percepirmi?
Ti percepiamo
Non vi capisco
Potete sentirci?
Vi sentiamo
Potete vederci?
Vi vediamo
Potete percepirci?
Vi percepiamo
Non vi capiamo
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giovedì 12 dicembre 2013
Schattenlicht - Frei
Oggi vi propongo una Black Metal band anarchica, proveniente dall'Austria. Che ve ne pare?
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mercoledì 11 dicembre 2013
Il forcone e il tricolore
Sono arrivato al nord col mio forcone.
Sul treno mi guardavano strano,
mi avranno preso per un coglione.
"Che cazzo ci fa quest'africano
col forcone sulla nostra metro?".
Per loro, un siciliano non è italiano.
Dai finestrini - è lercio il vetro! -
vedo tanta gente sulle banchine:
bomber scuro e sguardo tetro,
sul petto spille e mostrine,
e cantano, in mano il tricolore,
"Onore e fedeltà, fino alla fine!".
Uno di loro mi vede con terrore,
e chiama gli altri: "Camerati,
eccovi un negro, un italiano di colore!".
E giù sorrisi sguaiati,
pacche sulle spalle e braccia tese,
rumore con gli anfibi lucidati.
Questi son gli italiani, gente cortese?
Io vedo solo luridi fascisti
che parlano di Patria, ma ogni mese
stanno in corteo insieme ai leghisti.
Se questa è l'Italia
dove i meridionali sono visti
come razza inferiore, torno in Sicilia
e nel mio splendido Sud.
Non è il tricolore la bandiera mia.
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Forconi a Napoli: tricolore e estrema destra allontanano il Popolo
Quando insorgere è giusto!
Prima di cominciare devo raccontarvi un retroscena. Qualche giorno fa, aggirandomi su facebook, mi accorgo che un mio vecchissimo amico di scuola, Massimo Ostuni, è uno degli organizzatori del blocco indetto dai Forconi il 9 dicembre e siccome non lo vedevo né sentivo da anni e sulla sua pagina ho trovato traccia delle mie stesse battaglie, come la sovranità monetaria, l’ingiustizia del precariato, la dittatura Europea e la lotta alle lobby massoniche, decido di contattarlo. Gli domando come mai la decisione di portare come simbolo la bandiera italiana, cosa che per altro ha fatto scegliere, in modo sofferto, a noi di insorgenza, di non partecipare.
Lui mi spiega subito che è una imposizione dal coordinamento nazionale e che loro a Napoli non sono d’accordo, ma che l’importanza della protesta, secondo lui doveva superare anche questo. Decido di presentargli comunque Nando Dicè (che già ne aveva parlato nei giorni scorsi con Mariano Ferro, spiegandogli le ragioni della nostra non-adesione), per trovare un punto d’incontro. Nulla di fatto: anche se Nando e la gran parte del movimento di Insorgenza si trovavano d’accordo su tutti i principi del blocco, si era deciso che non si poteva accettare l’imposizione della bandiera.
Chi conosce il reale significato di quella bandiera non può sfilare impugnandola: per noi è il simbolo della distruzione e decadenza del sud, oltre ad essere di chiara creazione massonica. Che senso ha insomma sventolare la bandiera di questo stato, che noi combattiamo? Avremmo potuto dare supporto alla protesta, dicemmo dunque a Massimo, solo se il tricolore non fosse stato un’obbligo, ma il coordinatore di tutta la Campania, un romagnolo, non volle sentire ragioni: la bandiera italiana doveva esserci.
Il giorno del blocco io, per curiosità, scendo in piazza per vedere come stava andando la manifestazione ripromettendomi di non attivarmi e di non cedere alla mia facile voglia di protestare. Ero lì semplicemente per guardare: ma mi fu subito chiaro che purtroppo il plebiscito sperato dagli organizzatori non c’era stato, anzi incominciava a serpeggiare la sfiducia, condita coi soliti luoghi comuni: ” A Napoli non si riesce mai a fare niente “, “Qui in Campania siamo tutte pecore e non alziamo la testa” eccetera. E così scoppio, gridando la mia rabbia e rammentando che Napoli, invece, ha sempre risposto ai grandi appuntamenti.
Insomma, se solo avessero portato la memoria a qualche giorno prima avrebbero potuto ricordare i centomila di #fiumeinpiena (tra cui noi) e i sessantamila di terra dei fuochi (tra cui noi), e che forse era questa manifestazione che non parlava di Napoli nè ai napoletani. E poi che ne può mai sapere un romagnolo, di come si fanno le cose a Napoli?
Insomma in breve tempo la gente che era in piazza capisce che era stata usata, nel nome del tricolore, e per giunta da uno che non sapeva nulla delle nostre zone: in quel momento propongo di autorganizzarci , senza tricolore, inserendo tra le tematiche del blocco anche quella dei rifiuti.
Tutti d’accordo. Fatta eccezione per un piccolo gruppo: non molti, ma molto grossi, vestiti in un modo che non lasciava dubbi: erano ultrà vicini a Casapound. Mi si avvicinano con molto irruenza , e confesso di aver pensato: ecco è arrivato il momento d’escogitare una fuga repentina. Eppure, anche se c’è mancato poco, in barba a tutti i pronostici non sono stato malmenato. I tipi però erano veramente incazzati: io avevo dato voce a un malcontento serpeggiante della piazza. Il giochino con le bandiere tricolore era arrivato alla fine delle sue ore. La gente che era lì aveva capito: Napoli per scendere in piazza vuole essere sovrana nelle sue scelte.
Quanto a Massimo, poi… be’, lui alla fine ha inviato una lettera al coordinamento nazionale. “In virtù della scarsa organizzazione locale, del mancato sostegno organizzativo nazionale (seppure con continue sollecitazioni) , dell’avvenuto presidio a Piazza carlo III non previsto originariamente (insieme ad altre zone di cui non è stata data comunicazione ALCUNA) e nonostante la buona fede dei tanti partecipanti che senza nessuna strumentalizzazione hanno dato l’anima, sono costretto a comunicare le mie dimissioni dal coordinamento 9 \12 di Napoli.
La scelte nazionali di “imporre” come simbolo la Bandiera Tricolore, ha permesso non solo la facile infiltrazione dai membri dell’estrema destra, ma ha anche sfavorito sul territorio Napoletano (e credo in tutto il sud) l’adesione dei tanti movimenti identitari che avrebbero voluto sostenere la protesta e l’obiettivo “COMUNE”, rendendo possibile anche alla città di Napoli la potenziale forte partecipazione.
Nel ringraziare tutti gli amici che hanno dal primo momento sostenuto l’evento e l’organizzazione, rinnovo tutta la mia adesione ai princìpi ispiratori della protesta, che mi hanno spinto con spirito libero e di giustizia a lottare per una causa che credevo questa volta possibile. Mi resta la soddisfazione di aver lottato sul territorio, aver incontrato persone perbene disposte a scendere in campo per tutelare i propri diritti, aver guardato negli occhi la speranza. Faccio a tutti i miei migliori auguri e spero vivamente riuscirete a realizzare tutti i vostri sogni, invitando pertanto alle persone interessate alla protesta a comunicare con gli altri referenti. Buona fortuna”.
Gigi Lista, tratto dal sito di Insorgenza Civile
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martedì 10 dicembre 2013
Tokarev - Come De Niro
Un bellissimo brano dei Tokarev, con un testo fantastico. Poetico e militante, come piace all'Insorgente. Vi preannuncio che nei prossimi giorni pubblicherò una breve intervista ai Tokarev. Intanto beccatevo 'sto pezzo:
C'era una volta un fiore nato sull'asfalto grigio
la penna porta il conto traccia l'ultimo respiro
dopo crescerà ma per qualsiasi cosa accada
come De Niro puzzerà sempre di strada
Ho il respiro spento vivo il mio inferno all'interno
delle mie prigioni dodici mesi d'inverno
non sopporto le voci scrivo di getto per pochi
mi capisce chi dalle emozioni è stato fatto fuori
Ragazzo non gioire conta solo i giorni amari
l'astinenza è un'altalena innesca meccanismi strani
poeti metropolitani scrivono dei malaffari
i miei affari fatti nel silenzio di una sera a Bari
E dimmi cosa vuoi insegnarmi se non hai mai preso il volo
se la strada non la bazzichi e sei solo anche se non sei solo
ogni via racchiude il sacrificio il calvario sul micro
la storia nel mito gli anni sul viso un figlio in affido
E tu che cazzo vuoi insegnarmi ora che ho preso il volo
Icaro non da lezioni a un falco per come volare in alto
stai parlando con chi puzzerà di asfalto
e porterà il sottosuolo caldo tipo oro nell'impianto
rit.
Perchè la strada è un negozio che vende odio e dolori
un bilancino che da un peso alle emozioni
sopra mari di abilità trampolini e tuffatori
il costume fa la vanità la stoffa fa i campioni
Faccio sanguinare asfalto e inchiostro tra punti e virgole
di un'altra notte giovane che arrotolo dentro le cinque
nuove sono le cinque buone
puttane artisti azionisti e suore vanno a fare colazione
Suonano il clacson c'è tanto traffico
uno su mille ce la fa se aspira al massimo
vincere facile non è mica una moda di ora
certe donne fanno carriera dopo aver fatto carriola
Ragazza tu che mi ascolti sappi
guadagnarti il pane senza scendere a ricatti
sii educata e di te parleranno i fatti se ti piaci sarai bella
l'intelligenza passa dal cuore non ha dieci in pagella
rit.
COME DE NIRO
Brano dei Tokarev. Produzione Fatmike (Sottosuono Rec.)
Foto: Beppe Ardito
Grafica: Lorenz Tora
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Ucraina in rivolta, per cambiare padrone
Il mio articolo pubblicato sul sito di Insorgenza Civile :
Sono giorni che la stampa europea dedica le prime pagine e svariati approfondimenti ai “venti di rivolta in Ucraina”.
In effetti, migliaia di persone sono scese in piazza ed hanno occupato le sedi delle istituzioni della repubblica ucraina a seguito dell’annunciato NO del presidente Janukovich all’ingresso dell’Ucraina in Europa: una metodologia di lotta interessante, che andrebbe approfondita.
Ovviamente, pennivendoli di ogni risma si sono affrettati a stigmatizzare la posizione di Janukovich, accusato di servilismo nei confronti della Russia putiniana e di scarsa lungimiranza: l’Europa è un fatto ineludibile, fuori da ogni discussione, e solo i folli non vorrebbero entrarci.
In realtà, alla base della decisione di Janukovich vi sono varie motivazioni di carattere pratico, non certo “ideale”: l’analisi, e il conseguente terrore, delle conseguenze che la crisi economica ha avuto sulle nazioni europee con economia meno forte; l’indisponibilità di Bruxelles a discutere molte delle condizioni-capestro che manderebbero a gambe all’aria la già fragile economia ucraina; il pesante debito che l’Ucraina ha contratto nei confronti della Russia, soprattutto per quanto concerne gli approvvigionamenti energetici.
Contro Janukovich troviamo un variegato “fronte democratico”, stando alle formulazioni della stampa liberaldemocratica ed europeista; in realtà, l’opposizione si compone di fascisti e nazionalisti di Svoboda alleati coi liberisti di Alleanza Democratica, fino agli arancioni orfani della Tymosenko: di democratico c’è ben poco, ma alla stampa europea non interessa sottilizzare.
E’ molto più urgente distruggere ogni tentativo di opposizione all’espansione dell’Unione (Bancaria e Finanziaria) Europea verso Est, magari foraggiando le rivolte locali.
I cittadini ucraini si stanno rendendo conto che, piuttosto che la Libertà tanto agognata, stanno semplicemente rischiando di cambiare padrone? La storia recente e lontana insegna che le vere, le uniche liberazioni avvengono dentro al Popolo e dal Popolo, non grazie a qualche forza esterna (politica, economica, finanziaria, militare). La distruzione dell’ultima statua di Lenin presente in Ucraina, che ha stimolato le pratiche onanistiche dei tanti Bruno Vespa europei, non è un simbolo di liberazione: rischia semplicemente di simboleggiare il cambio di guinzaglio.
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lunedì 9 dicembre 2013
Uno che sa ancora dire di no
Odiateci pure. Dite che siamo fuori dal mondo e dal tempo. Insegnateci che le cose girano come dite voi, e non come vorremmo farle girare noi. Non vi stiamo più a sentire. Non vi caghiamo più.
Silenzio.
Voce gutturale.
L'Oltretomba è qui. Siamo demoni su questa terra, dominata da angeli in doppiopetto e cravatta firmata, conto in banca gonfio e speculazioni finanziarie redditizie. Brave persone, non c'è che dire. Causano più morti del nazismo, ma lo fanno in nome della Libertà, della Liberaldemocrazia, del Liberismo. Che è l'antitesi della Libertà.
Al vostro vangelo liberale contrappongo il mio antivangelo. Edizione limitata: unica copia. Il tempo di scriverlo, e ve lo sbatterò in faccia.
Di tanto in tanto un fumo si alza, una barricata si solleva, un lacrimogeno viene lanciato. Di tanto in tanto le città tornano a vivere. Gli angeli nei loro uffici, i demoni nelle strade. I padroni agli aperitivi, gli schiavi a riempire carrelli.
E' questa la vita? Voi ci dite di si. Io dico di no.
Chi cazzo sono io? Nessuno. Sono semplicemente uno che ancora sa dire di no. Il mio spirito preferisce spezzarsi, piuttosto che piegarsi. E se morte desiderate, state perdendo tempo: non potete uccidere chi è già cadavere.
Voi ci vedete anonimi, nelle vostre aziende, sui vostri treni, nei vostri supermercati. Passiamo al vostro fianco, sotto i vostri occhi, continuamente. Eppur non vi accorgete di noi. E' questa la nostra forza: siamo ovunque. Senza pubblicità e senza rivendicazione.
Noi non rivendichiamo. Noi neghiamo.
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Forestali, il volantino di Insorgenza
domenica 8 dicembre 2013
Il SUD dimenticato dalle primarie del PD
Oggi si vota per le primarie del PD. Io non andrò a votare. Perchè? Ve lo spiega bene questo articolo:
Il gioco delle tre carte è il trucco di prestigio più conosciuto nel mondo, ed è anche quello più utilizzato da molti truffatori per poter raggirare il pubblico: anche se fosse eseguito con onestà, è impossibile per il giocatore poter vincere.
Il puntatore è il Sud, le tre carte sono i candidati alle primarie del PD, Matteo Renzi, Gianni Cuperlo e Giuseppe Civati, il gioco avrò luogo dopo domani, domenica 8 dicembre dalle ore 8,00 alle ore 20,00 in tutti i circoli del Pd, che è poi il vero prestigiatore.
Le tre carte sono state presentate in diretta televisiva, negli studi di X-factor, il 30 novembre da Sky tg 24, ma di parole per convincere il Sud a puntare non s’è ne è sentita una, non è tema prioritario, non è nei pensieri principali di nessuno dei tre, anche perché è chiaro che per Renzi, Cuperlo e Civati ci sono puntatori più importanti di noi meridionali.
Di Sud si può parlare, insomma, ma in documenti “residuali”, come le mozioni congressuali dei magnifici tre che ci siamo andati a studiare a fondo, parola per parola. Ovviamente tutti e tre i “papielli” ( per chi non fosse napoletano, la parola ” papiello” sta ad indicare un testo o un discorso lungo, prolisso e noioso) riservano per l’elettorato del Sud, un paragrafetto apposito, quasi come se non facessimo parte di un problema generale: troppe poche parole rispetto alla lunghezza dei tre documenti che indicano qual è il vero interesse dei candidati – guarda caso due toscani ed un lombardo – per la nostra terra.
E parliamo, per il grosso pubblico, quello più boccalone, di candidati che all’occorrenza si scagliano contro la stessa classe dirigente di cui fanno parte, classe che è stata al Governo, dimenticando completamente di affrontare i problemi della “colonia Sud”, che poi è la stessa classe che loro hanno appoggiato e di cui si sono serviti.
Ma vediamo cosa dicono le tre mozioni sul sud: Civati si sofferma sulle carenze infrastrutturali, ma indica che il maggior problema del Sud è culturale bisogna quindi intervenire sull’istruzione per renderci più civili. Bene.
Per Cuperlo la sinistra fa fatica a pronunciare la parola “Sud”, perché il problema non esiste né la riguarda, mentre i governi di destra hanno investito solo al Nord essendo dichiaratamente antimeridionalisti. E bla bla.
Per Renzi, infine, il problema riguarda principalmente gli interventi frammentari della destra (certo, perché in questi ultimi vent’anni ha governato solo la destra, eh?).
I tre candidati, però, sono tutti d’accordo sul fatto che il Sud è la “frontiera europea della crisi”: la soluzione comune è quella di interventi mirati con investimenti strutturali a lungo e breve termine per valorizzare le “potenzialità inespresse”, facendo sì che “l’afflusso di fondi non dia adito a rendite”. Il problema principale, secondo questi tre manichini, è l’assenza di comunicazione tra la classe politica e la popolazione meridionale, restia ai cambiamenti proposti, e ignorata dalla classe dirigente.
Per manifestare, al contrario, la sua vicinanza alle popolazioni meridionali, Renzi ci ha fatto sapere che, nel caso in cui dovesse vincere, e solo in quel caso, farà visita nei territori della “Terra dei fuochi”: lo sapeva Renzi, sindaco di Firenze, che anche in Puglia sono stati scaricati veleni tossici industriali provenienti dalla Regione Toscana? Dunque le sue dichiarazioni strumentali sulla “Terra dei Fuochi” per dimostrare all’elettorato che “noi non stiamo nei nostri circoli, ma affrontiamo i problemi reali” , può anche tenerle per se.
Perchè noi abbiamo bisogno di una politica che rappresenti davvero i nostri interessi e non che sfrutti una situazione così grave per farsi pubblicità.
Insomma, siete ancora così convinti di voler votare per uno di questi tre alle primarie?
Elena Lopresti
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sabato 7 dicembre 2013
Death to birth
Una prosa lirica, ispirata dall'ascolto di questa splendida canzone dei Pagoda:
Adesso è tardi. Davvero è tardi.
Mi sento giù. Mi sento sotto un treno che cammina sulle mie idee. Sui miei sogni adolescenziali, che adesso hanno la barba ingrigita. Adesso è tardi. Davvero è tardi.
Ho trovato la fonte del suono delle mie lacrime. Hanno un sapore amaro e puzzano di gioventù, come gli alberi su cui abbiamo lasciato morire i frutti delle battaglie dei nostri padri.
Mi guardo indietro e vedo te, tra le sue braccia. Quelle braccia dovevano essere le mie, prima che morissi di nascita. Avrei dovuto cingerti io, difenderti da tutto e tutti, stringerti come si stringe un tesoro d'aria. So che non conoscerò mai qualcosa di simile ai battiti che il mio cuore ha avuto ogni volta che i tuoi occhi si sono tuffati dentro ai miei.
Ogni mattina mi ritrovo faccia a faccia con me stesso, e vince sempre lui. Lo specchio dovrebbe essere un arbitro imparziale, ma non è più così da quando io e te non guardiamo più lo stesso albero e la stessa luna.
venerdì 6 dicembre 2013
In ricordo del Mandela non globalizzato
Quando viene a mancare uno dei riferimenti ideali e politici della gioventù, si avverte sempre un vuoto. Avrei voluto scrivere tante cose riguardanti il "mio" Nelson Mandela, ma non ne sono stato capace. O meglio: ho trovato chi ha scritto meglio di me le cose che volevo dire io. E ve lo propongo qui sotto:
Nelson Mandela è morto a 95 anni. Il presidente del Sudafrica, Jacob Zuma, ha annunciato giovedì sera in un commosso discorso televisivo alla nazione la scomparsa del suo predecessore, eroe della lotta all’apartheid nel Paese. «I nostri pensieri – ha detto – sono con la sua famiglia, con i colleghi e amici e con il popolo sudafricano». Zuma, come tutto il mondo in queste ore, ha espresso «profonda gratitudine» per Mandela e ha ordinato il lutto nazionale. Le bandiere saranno a mezz’asta in tutto il Paese da oggi al giorno delle esequie. «La sua anima riposi in pace. Dio benedica l’Africa», ha detto ancora Zuma.«Voglio ricordare con semplici parole la sua umiltà, la sua grande umanità per la quale il mondo intero avrà grande gratitudine per sempre». Nel suo annuncio Zuma si è rivolto ripetutamente a Mandela col suo popolare soprannome: Madiba.
Nel 1991 Nelson Mandela dichiarò “abbiamo imbracciato le armi per non essere più sottomessi, per non morire schiavi”.
Ma chi pensa che la condizione di schiavitù sia prerogativa dell’uomo nero, E’ RAZZISTA!
Esistono almeno due Mandela, secondo noi: quello che in nome delle proprie origini tribali, della propria tribù, della propria Identità, si è fatto anni di galera e di lotta anche armata.
Ed esiste un secondo Mandela , quello che funzionale al sistema Globalizzato, prende i Nobel, frequenta la politica e le Star di Hollywood finaziate dall’alta finanza.
E’ evidente che sino a quando l’economia speculativa finanziaria aveva tutto l’interesse a conservare al proprio interno aree economiche protette, Mandela doveva stare in galera. Quando, insomma, la finanza decise che l’Oro, i diamanti e le ricchezze enormi del Sud Africa andavano globalizzate, Mandela si trasformò nell’uomo della provvidenza anti razzista del mondo.
Ma vi facciamo notare che gli stessi che oggi lodano Mandela erano in partiti o in schieramenti ideologici che all’epoca in cui Mandela era in carcere e rifiutò di uscire per non rinunciare alla “Lotta armata” , governavano Paesi che votarono contro agli embarghi economici al Sud Africa.
Se l’ipocrisia fosse denaro, voi sareste miliardari…. ops…. lo siete. E lo siete anche di più, grazie alle ricchezze del Sud Africa. L’uomo vero, il tribale, il guerrigliero, quello che difendeva la sua lingua non riconosciuta che per essere se stesso ha messo sul piatto della vita anni di galera, quello si, quello è un nostro simbolo. L’Uomo politico internazionale, l’uomo immagine, il premio nobel, l’uomo di sport mondiale, simbolo di multinazionali e alta finanza , non ci appartiene, soprattutto se ci domandiamo, quante miniere d’oro e diamanti, oggi sono di proprietà dei neri?
Noi vogliamo piangere quel giovane Mandela, ricordandolo per quello che ha determinato i suoi anni di galera. L’essere se stesso.
Nando Dicè
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giovedì 5 dicembre 2013
Vite Passate
Da tempo riflettevo sulla necessità di far diventare L'Insorgente qualcosa di più di un semplice blog personale, dove il sottoscritto dava semplicemente sfogo alle proprie passioni, polemiche, riflessioni.
Credo profondamente che tutto ciò che pensiamo, diciamo, scriviamo, dipingiamo... insomma, ogni nostra creazione non appartiene solo a noi. Non avremmo mai potuto realizzare qualcosa (una poesia, una canzone, un romanzo, un dipinto, una scultura, un film) senza ricevere influenze da ogni parte: dal nostro quartiere, dai nostri amici, dal lavoro che facciamo, dai libri che leggiamo, dai film che vediamo, dalla musica che ascoltiamo.
Tutto è in relazione. Tutto è paritario. Una sorta di baratto mistico-mentale. Senza competizione. Senza profitto. Senza major o editori del cazzo. Hai qualcosa da dire? Sull'Insorgente puoi farlo. Hai ancora una fiamma dentro? Non la far spegnere.
Libertà. Comunità. Poesia. Rivolta. Negazione.
C'è chi ha risposto all'appello. Lo conosco da anni, e so che anche la sua fiaccola arde ancora, nonostante la vita abbia provato e provi ogni giorno a spegnerla. Ha scritto una poesia grunge: valutate voi, secondo me è clamorosamente bella. Si intitola "Vite Passate", e l'autore si chiama Fabrizio.
Tutto è in relazione. Tutto è paritario. Una sorta di baratto mistico-mentale. Senza competizione. Senza profitto. Senza major o editori del cazzo. Hai qualcosa da dire? Sull'Insorgente puoi farlo. Hai ancora una fiamma dentro? Non la far spegnere.
Libertà. Comunità. Poesia. Rivolta. Negazione.
C'è chi ha risposto all'appello. Lo conosco da anni, e so che anche la sua fiaccola arde ancora, nonostante la vita abbia provato e provi ogni giorno a spegnerla. Ha scritto una poesia grunge: valutate voi, secondo me è clamorosamente bella. Si intitola "Vite Passate", e l'autore si chiama Fabrizio.
Inciampo nella disfatta
Circondato da un grumo di gente
Rigetto pensieri di carta
Inondato da ciò che si sente
con la mente ritorno al passato
le mie mani si muovono lente
conati per ciò che ho mangiato
ed il viso diviene bollente
ripenso a ciò che son stato
e a ciò che rifiuto abilmente
ritrovo un sorriso ormai perso
per ciò che pensava la gente
Mi chiedo cos’è mai successo
Al ragazzo che irrideva la sorte
E ritrovo ginocchia sbucciate
E le scarpe sempre più rotte
Così Immerso tra le piaghe del tempo
dedicandoti queste poche righe
concludo magari in un modo violento
con un bel brindisi alle nostre nuove vite
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