Per molti è un mito. Per altri è un esempio. Per qualche filoamericano è un terrorista ripulito. Per i liberisti è un pericolo. Josè Mujica, ex guerrigliero dei Tupamaros, è l’attuale presidente dell’Uruguay. La maggioranza dei cittadini italiani lo ha conosciuto pochi giorni fa, quando i media nostrani hanno dato notizia della legalizzazione della marjiuana in Uruguay: 40 grammi al mese, vendita gestita dallo Stato (in modo da togliere terreno sotto i piedi dei narcotrafficanti e delle multinazionali a stelle e strisce, spesso alleati). Si può discutere sul fatto se “il modello uruguayano” per il controllo della marijuana sia applicabile anche in Europa: forse 40 grammi al mese sono troppi e la gestione andrebbe affidata ai comuni e non allo Stato.
Non si può discutere sul fatto che Jose Mujica sia realmente una anomalia nel mondo globale della politica. Leggenda vuole che Mujica viva in una vecchia fattoria, con un piccolo pozzo da cui prelevare l’acqua. Il presidente uruguayano è il più povero tra i presidenti del mondo: trattiene per se solo il corrispettivo di 500 dollari e destina il resto del suo stipendio (circa 7500 dollari) in beneficenza. Durante una intervista alla BBC, ha dichiarato: “Mi chiamano il presidente più povero, ma io non mi sento povero. I poveri sono coloro che lavorano solo per cercare di mantenere uno stile di vita costoso, e vogliono sempre di più. E’ una questione di libertà. Se non si dispone di molti beni allora non c’è bisogno di lavorare per tutta la vita come uno schiavo per sostenerli, e si ha più tempo per se stessi”.
Mujica ha una incrollabile fede nella capacità di riscatto dell’essere umano. Per questa fede, che negli anni Sessanta e Settanta lo ha portato a militare nei guerriglieri Tupamaros, si è fatto 14 anni di carcere, due dei quali passati in totale isolamento in un pozzo sotterraneo. “Sono un rivoluzionario”, ama ripetere, e lo dimostra in ogni ambito. Pensiamo alla correlazione tra ambiente, sviluppo economico e vita sociale: “Lo sviluppo non può, non deve essere contrario alla fecilità dell’uomo e della comunità”. Uomo e comunità, individuo non atomizzato, ma membro di una comunità. Mujica è anche un avversario della "società dei consumi", che ci costringe a lavorare per produrre e per consumare ciò che abbiamo prodotto, non avendo mai i soldi necessari a soddisfare bisogni artificiali, costruiti ad hoc. Se fosse europeo o americano, parlerebbe di downshifting.
Favorevole alla depenalizzazione dell’aborto e ai matrimoni gay, Mujica ama in maniera spasmodica la Natura. Non ha mai rinnegato il suo passato da guerrigliero: l’Uruguay era un regime, e i regimi non si cambiano per via elettorale. Appena la democrazia, seppur parziale e limitata, è stata ripristinata, Mujica ha dato vita al Frente Amplio, coalizione di sinistra con molte anime. Come leader del Frente Amplio ha vinto le elezioni presidenziali uruguayane del 2009.
Mujica e il Frente Amplio possono essere un modello? Non propriamente: possono essere un riferimento, politico-culturale ma anche elettorale, cui tendere anche in Europa, ma sempre contestualizzando il modello alla propria realtà e alla propria storia.
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