Una prosa lirica, ispirata dall'ascolto di questa splendida canzone dei Pagoda:
Adesso è tardi. Davvero è tardi.
Mi sento giù. Mi sento sotto un treno che cammina sulle mie idee. Sui miei sogni adolescenziali, che adesso hanno la barba ingrigita. Adesso è tardi. Davvero è tardi.
Ho trovato la fonte del suono delle mie lacrime. Hanno un sapore amaro e puzzano di gioventù, come gli alberi su cui abbiamo lasciato morire i frutti delle battaglie dei nostri padri.
Mi guardo indietro e vedo te, tra le sue braccia. Quelle braccia dovevano essere le mie, prima che morissi di nascita. Avrei dovuto cingerti io, difenderti da tutto e tutti, stringerti come si stringe un tesoro d'aria. So che non conoscerò mai qualcosa di simile ai battiti che il mio cuore ha avuto ogni volta che i tuoi occhi si sono tuffati dentro ai miei.
Ogni mattina mi ritrovo faccia a faccia con me stesso, e vince sempre lui. Lo specchio dovrebbe essere un arbitro imparziale, ma non è più così da quando io e te non guardiamo più lo stesso albero e la stessa luna.
Nessun commento:
Posta un commento