lunedì 14 marzo 2011

Riflessioni atomiche




Il Giappone è un Paese serio. Ha costruito case, palazzi, negozi, fabbriche, scuole, seguendo rigorosissimi criteri antisismici. Mica come gli italioti palazzinari che hanno costruito la casa dello studente a L'Aquila.

Pensate che il terremoto in Giappone ha avuto una potenza pari a 20-30 mila volte quello de L'Aquila. Ci chiediamo: se quel terremoto fosse avvenuto in Italia, quanti morti avrebbe fatto? Oggi probabilmente parleremmo di una nazione decimata.

Contro la forza e la violenza della Natura poco si può fare: anche il rigorosissimo Giappone ha dovuto pagare un ingente contributo di sangue. La cosa più grave e più preoccupante, però, è che quattro impianti nucleari risultano danneggiati, e due di questi destano preoccupazione.

Allora ho pensato: se in Italia si tornasse al nucleare (come il Sistema vuole), siamo sicuri che gli impianti verranno costruiti in maniera rigorosa, più rigorosa di quanto avviene in Giappone? Siccome l'Italia è un Paese ad alto rischio sismico, ci sarebbe la garanzia che un eventuale e probabile terremoto in una penisola costellata di impianti nucleari non produrrebbe danni ancor maggiori di quanto già avviene oggi?

La mia risposta ad entrambe le domande è stata NO, non c'è sicurezza nè garanzia, anzi vi sono molti più dubbi che certezze. Se in Italia si costruisce come è successo a L'Aquila o ad Acerra, figuriamoci cosa accadrebbe con una centrale nucleare!

Quindi la mia avversione al nucleare non è pregiudiziale, non solo almeno. E' conseguenza di una analisi sulla classe imprenditoriale edile italica. Non mi fido dei palazzinari, di chi vende sogni e non solide realtà. Non mi fido della classe politica italica, schiava del nordismo affarista che vede nel Sud il luogo ideale in cui costruire impianti nucleari.

Se il Sud potesse autonomamente gestire la propria politica energetica, sicuramente riuscirebbe a vivere di eolico, idroelettrico, solare. Riuscirebbe a stringere accordi macroregionali coi paesi del Maghreb e coi fornitori di gas e petrolio, che nella fase di ricerca e sviluppo delle rinnovabili garantirebbero l'approvvigionamento energetico del Sud.

Invece no: siamo schiavi dell'Italia e del nuclearismo toscopadano al cui soldo, vi sono gli ascari meridionali.
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3 commenti:

  1. Il nucleare è un'idiozia.
    Non è necessario, in un'ottica sviluppista (che io comunque aborro) ed è ovviamente contraddittorio in quella decrescentista (alla quale appartengo).

    Produce energia in modo sbagliato e soprattutto energia che non serve, che va ad alimentare un modello di sviluppo a mio avviso da bocciare a monte.

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  2. @ Simone: condivido la tua critica al modello sviluppista e sposo le tesi del movimento per la decrescita. Il tutto in un'ottica macroregionale nella quale il Sud, dotato dalla natura di acqua, vento e sole, non ha per niente bisogno di energia nucleare.

    @ Mariano: grazie! Sono felicissimo di questa tua visita sul mio blog!

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